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I PROGRAMMI ELETTORALI DEI PARTITI SULL’ISTRUZIONE

di

ADi esaminerà i programmi relativi all’istruzione per le elezioni del 25/09. Qui contenuto e commento di quello di Azione e Più Europa

image001Sappiamo che in questi due mesi non troveremo in nessun partito e in nessuna coalizione quelle riforme dell’istruzione che abbiamo finora invano sollecitato, ma ugualmente esamineremo, commenteremo e proporremo.

Il primo programma proposto è quello del Patto Repubblicano di Azione di Carlo Calenda e Più Europa di Emma Bonino, che dovrà confrontarsi con quello degli alleati.

ISTRUZIONE E RICERCA NEL PROGRAMMA DEL PATTO REPUBBLICANO
DI AZIONE E PIÙ EUROPA

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Il programma del Patto Repubblicano è costituito da 14 punti di cui il 9° è Istruzione e Ricerca, nel quale non nascondiamo di avere sperato, ma che si sta rivelando una grande delusione. Si potrà ancora cambiare e migliorare? Lo speriamo. Di seguito il contenuto del programma e, a seguire, il nostro commento

Gli obiettivi per Istruzione e ricerca sono così sintetizzabili:

  1. Lotta alla dispersione scolastica attraverso la definizione di aree di crisi sociale in cui a) inviare i migliori insegnanti (retribuiti adeguatamente), b) diminuire il numero di allievi per classe, c) portare a 40 ore settimanali tutta la scuola primaria
  1. Obbligo scolastico ai 18 anni
  1. Rafforzamento dell’educazione civica
  1. Libertà di scelta educativa
  1. Completamento degli investimenti del PNRR
  1. Maggiore coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico negli ITS
  1. Raddoppiare gli investimenti nella ricerca di base e applicata fino a raggiungere l’1,1% del Pil entro 5 anni.

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1. Sul 1° punto – lotta alla dispersione scolastica – le proposte del Patto Repubblicano sono o vecchie o generiche. Le aree di crisi sociale, a parte il nome, non sono una novità.  Abbiamo già avuto, senza particolari successi, le scuole situate in zone a rischio.  Migliore la situazione delle Zones d’éducation prioritaire in Francia. Dichiarare che saranno mandati i migliori insegnanti è generico e del tutto inefficace. Chi sceglie i migliori insegnanti, su quale base e sono sufficienti buoni insegnanti?  Il problema è dare autentica autonomia alle istituzioni scolastiche (v. Proposta ADI degli ISAS, Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale), caratterizzate da 1) maggiori poteri ai Dirigenti scolastici, che vanno scelti e valutati sulla base dei risultati, 2) un’organizzazione che possa contare su figure di leadership intermedia, 3) una forte collaborazione fra le reti di scuole del territorio, 4) possibilità direttamente di reclutare il personale, 5) grande flessibilità del curricolo. L’attenzione va posta a partire dal sistema 0-6, con la costituzione delle scuole dei 2 anni presso le scuole dell’infanzia (non generiche e mai decollate sezioni primavera) laddove non ci sono i nidi, che siano gratuite come le scuole dell’infanzia. La mensa gratuita in ogni scuola.

2. Il 2° punto-Obbligo scolastico a 18 anni è altrettanto generico e fuorviante. La prima cosa che balza agli occhi è che si parli di obbligo scolastico anziché di obbligo formativo, escludendo tutti i percorsi dell’Istruzione e Formazione Professionale regionali (IeFP) e dell’apprendistato, presso cui da anni si può assolvere l’obbligo di istruzione e formazione. Senza contare che l’art. 2 comma c della Legge 53/2003 aveva già assicurato “a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età;(…) La fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato”. Una dizione molto più corretta di obbligo scolastico a 18 anni, che appare un non senso dal momento che tutta la scolarizzazione del 2° ciclo finisce a 19 anni.

3. Il 3° punto-Rafforzamento dell’educazione civica vuol dire tutto e niente. Che significa? Più ore di educazione civica, aumentando ulteriormente il curricolo? Siamo sempre stati e rimaniamo dell’idea che l’educazione civica si pratica e non si predica. Questo significa che l’educazione civica viene appresa e introietta attraverso il clima della classe e della scuola, attraverso quello che si fa e come si fa, attraverso la collaborazione dentro e fuori la scuola, attraverso un democratico ed avanzato ecosistema dell’apprendimento. 

4. Il 4° punto-Libertà di scelta educativain linea di principio è corretto, ma se non si specifica nulla in relazione ai finanziamenti, si è punto e da capo. Fallì Luigi Berlinguer che non riuscì a rendere efficace la sua legge sulla parità (legge 62/2000) proprio sbattendo contro l’iceberg dei finanziamenti.

5. Il 5° punto- Completamento degli investimenti del PNRR- è ovvio, ma come? Abbiamo visto che le riforme dell’istruzione collegate al PNRR sono state non Si vuole cambiare qualcosa? Cosa? Pensiamo a tutta la questione della professione docente o all’istruzione professionale su cui siamo tante volte intervenuti anche con recenti specifici convegni. Non pare proprio questo il caso

6. Il 6° punto- Maggiore coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico negli ITS- è un punto monco, tocca solo un aspetto, quando il problema è assai più complesso e non risolto con la legge sugli ITS Academy approvata in via definitiva il 12 luglio 2022. Sono rimasti aperti infatti molti problemi da risolvere con i decreti attuativi tra cui: 1) il rapporto tra ITS e lauree triennali professionalizzanti, 2) il rapporto tra Stato e Regioni, 3) finanziamenti e ruolo delle imprese, 4) il sistema di monitoraggio e valutazione. Ma soprattutto non si è costruita una filiera unitaria tra istruzione formazione tecnico-professionale secondaria e terziaria, che dia dignità e nuovo slancio a tutto questo percorso.

7. Il 7° punto- raddoppiare gli investimenti nella ricerca di base e applicata- è sacrosanto, ma non è solo questione di soldi

Ci aspettiamo di più!

TESTO INTEGRALE
9. Istruzione e ricerca

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Il contrasto all’analfabetismo funzionale e alla dispersione scolastica è una priorità per una democrazia liberale. In Italia abbiamo tra i tassi più alti d’Europa di dispersione scolastica e NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro) oltre che pessime performance in lettura e in matematica rispetto agli standard internazionali, in particolare al Sud. I minori sono tra i protagonisti dell’attuale crisi sociale: la povertà minorile è ai suoi massimi storici e riguarda oltre 1 milione 300 mila bambini. Servono dei piani shock. Innanzitutto, la definizione di aree di crisi sociale complessa nelle quali devono essere inviati i migliori insegnanti (retribuiti adeguatamente) e deve essere ridotto il numero di alunni per classe. Passare più tempo a scuola riduce la dispersione scolastica e aumenta la mobilità sociale: tutti i bambini delle scuole primarie statali devono avere diritto al tempo lungo, 40 ore di scuola ogni settimana. È inoltre necessario allungare il periodo della scuola dell’obbligo portandolo a 18 anni e rafforzare l’insegnamento dell’educazione civica e istituzionale in tutti i programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado per insegnare a tutti gli studenti il funzionamento della Repubblica e dell’UE. Deve essere inoltre rispettato il diritto della libertà di scelta educativa e contemporaneamente devono essere portati a termine gli investimenti sulla scuola pubblica previsti dal PNRR. Per quanto riguarda gli ITS, il Ministero dell’Istruzione deve esercitare il suo ruolo di coordinamento con un maggiore coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico al fine di rafforzare il legame diretto con il tessuto imprenditoriale. L’Italia spende per la ricerca circa la metà di quello che spendono i Paesi del Nord Europa. È necessario raddoppiare gli investimenti nella ricerca di base e applicata fino a raggiungere l’1,1% del Pil entro 5 anni.

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