PRIMI VAGITI DELLA VALUTAZIONE IN ITALIA
Il tema della valutazione del sistema scolastico
(utilizzo per comodità quest'espressione per non
ripetere in modo stucchevole ogni volta "sistema dell'istruzione e dell'istruzione e della formazione")
comincia ad essere posto in Italia agli inizi degli anni 90. Se i miei ricordi sono corretti, l'idea fu formulata nel
corso della Conferenza nazionale sulla Scuola del 1990.
Molti interlocutori incontrati a quell'epoca e che avevano partecipato a questa conferenza hanno ripetutamente espresso il loro compiacimento per un tale passo: finalmente, sembrava loro, che qualcosa si fosse mosso nella buona direzione e che l'Italia stesse per agganciarsi ai sistemi scolastici più avanzati.
La ragnatela degli intrighi politici
Immediatamente dopo, tra il 1990 e il 1995, iniziarono le grandi manovre per individuare a chi assegnare la responsabilità del futuro centro di valutazione della scuola. Con grande tempestività si cominciò a tessere la ragnatela degli intrighi politici che abitualmente sorgono attorno ai centri di potere reali o supposti.
Pochissimi in Italia avevano, a quell'epoca, un'idea chiara delle competenze tecniche richieste per far funzionare un centro del genere la cui missione del resto non era ancora stata definita.
Tutti però sapevano che ci sarebbero state le spoglie del CEDE da spartirsi e questo era di per sé sufficiente per suscitare gli appetiti.
In via subordinata, si può anche supporre che, da qualche parte, si ragionasse anche sul ruolo che un centro del genere avrebbe potuto svolgere per difendere un determinato orientamento politico in materia d'istruzione e scuola, oppure l'operato della maggioranza governativa che controllava la scuola.
Gli schieramenti politici si diedero dunque subito da fare per occupare il terreno ben prima che la partita iniziasse, anzi prima di sapere quale sarebbe stata la partita da giocare.
Uno dei primi concorrenti a mettersi in pista fu il CENSIS che poteva vantare un'esperienza indiscussa di analisi e valutazione della politica della scuola in Italia. Il CENSIS infatti era la sola agenzia che all'epoca produceva un rapporto annuo sullo stato della scuola in Italia.
Secondo la misteriosa logica delle procedure decisionali in vigore nell'amministrazione scolastica italiana, il CENSIS ricevette l'incarico di svolgere un'indagine internazionale sui modelli d'organizzazione adottati in vari Paesi per la valutazione del sistema scolastico. L'indagine fu condotta da Giorgio Allulli, che fece per l'occasione pressoché il giro del mondo.
L'Italia di fronte all'indagine OCSE-INES
L'altro evento considerevole di quel quinquennio è costituito dalla pubblicazione da parte dell'OCSE dell'insieme degli Indicatori internazionali dell'istruzione (INES).
La preparazione della prima edizione, pubblicata nel 1992, e delle successive ( 1993, 1995), ha rappresentato un vero tour de force per i colleghi italiani che di colpo presero coscienza dell'incompatibilità delle statistiche scolastiche italiane rispetto agli standard internazionali imposti dall'UNESCO, dall'OCSE e dall' Unione Europea.
Non solo molte categorie di dati italiani sulla scuola non erano internazionalmente compatibili, ma, peggio, molti dati mancavano od erano imprecisi. In circostanze come queste, qualsiasi valutazione diventa pressochè impossibile, perché non si può impostare una valutazione di massa e un'analisi dei risultati senza una base statistica solida.
Orbene, i dati sulla scuola in Italia, ancorchè incompleti, erano in parte trattati manualmente e per di più elaborati e conservati da organismi diversi : alcuni dall'ISTAT, altri dal Servizio di statistica del Ministero, altri dalle Direzioni generali.
Bisogna a questo punto rendere omaggio allo sparuto gruppetto di funzionari, che tra mille difficoltà ed incomprensioni, si sono dati da fare per capire i criteri delle classificazioni internazionali, adattare i dati italiani e comporre tabelle coerenti con gli standard di qualità internazionali. Si sono fatti miracoli a questo riguardo, dando prova che era possibile cambiare qualcosa.
Di questo periodo resta quindi la forte pressione esterna delle organizzazioni internazionali per costringere il Ministero della Pubblica Istruzione a migliorare i propri dati sulla scuola e produrre indicatori sullo stato dell'istruzione comparabili con quelli di altri Paesi.
Alcune proposte eccellenti poi scomparse
Il risultato che più conta però è senz'altro la presa di coscienza, alla testa del ministero, della necessità di dotarsi di un apparato moderno di gestione del sistema scolastico comprendente da un lato un servizio della valutazione e dall'altro una direzione consolidata della statistica scolastica. Il ministero non aveva né l'uno né l'altra.
La prova che qualcosa stava maturando in questo senso la si trova in un documento del ministero che propone una bozza di progetto per l'istituzione di un servizio o sistema nazionale di valutazione delle attività formative ( documento non datato ma che dev' essere probabilmente del 1995 , anteriore al cambiamento di maggioranza politica del 1996). In questo documento si trovano alcune proposte eccellenti che sono del tutto scomparse in seguito.
Vale la pena riassumerle:
Il Servizio nazionale di valutazione fin dall'inizio dev'essere costituito in forma d'istituzione autorevole ed affidabile, per quanto possibile autonoma e indipendente sotto forma di Ente autonomo o di Agenzia a carattere pubblico, finanziato dallo Stato e da altri enti pubblici, dotato di larga autonomia di gestione e d'impostazione tecnico-scientifica (analogamente, si precisava, a quanto avviene per l'ISTAT)
Per realizzarlo si ipotizza la costituzione di un consorzio nazionale per la verifica dei risultati scolastici posto al di sopra delle parti (ministero, singoli istituti, scuole statali e non statali, sindacati, partiti politici), in grado di assumere agli occhi dell'opinione pubblica sufficiente prestigio e autonomia d'azione per dare garanzia d'indipendenza; fra gli enti che potrebbero consorziarsi a tal fine avrebbero potuto rientrare l'Istituto di psicologia del CNRS , l' ISTAT , l' ISFOL , il CENSIS , la fondazione IARD di Milano e l' Istituto Cattaneo di Bologna.
Quale che sia la natura istituzionale dell'organismo previsto, esso avrebbe dovuto strutturarsi con:
- un presidente di nomina governativa ratificata dal Parlamento o elettivo nella soluzione consortile, ma possibilmente con ratifica di Governo e Parlamento
- un comitato direttivo nominato dal governo con ratifica parlamentare o, nella soluzione consortile, eletto da un'assemblea di rappresentanti degli enti consortili e un segretario generale nominato dal Presidente
- una commissione tecnico-scientifica nominata dal presidente su proposta del direttivo.
Queste indicazioni rivelano che per gli autori della bozza la preservazione dell'autonomia del servizio di valutazione era un assioma, un pegno di credibilità. Solo un servizio al di sopra delle parti, scientificamente inoppugnabile, avrebbe potuto guadagnare la fiducia ed il rispetto dei docenti.
Questa preoccupazione sarà al centro delle riflessioni e delle decisioni condotte dalla maggioranza di centro sinistra dopo il 22 aprile 1996. Malauguratamente però questo nobile intento scomparirà in seguito dal proscenio, come se l'indipendenza e l'autonomia del servizio di valutazione dell' istruzione fossero un fattore secondario e non uno costitutivo dell'organizzazione di un sistema nazionale di valutazione della scuola.
Una sola idea rimarrà incastonata in tutte le varianti:
un istituto al servizio all'autovalutazione delle scuole
Nello stesso documento appare inoltre un'altra idea che invece resterà incastonata in tutte le varianti proposte in seguito fino a quella del marzo di quest'anno e cioè quella del servizio alle scuole sotto forma di metodologie, test, strumenti collaudati, prove standardizzate messe a disposizione dei docenti per attività di autovalutazione a livello locale.
Quest'idea di un istituto di valutazione centrale al servizio dell'autovalutazione delle scuole diventerà perfino un punto preponderante nel modello del governo di centro-sinistra.