Le risposte alle critiche
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In risposta a queste critiche si argomenta:
1) L'istruzione non può prescindere da riferimenti al mondo del lavoro, questo non significa sottomissione al "mercato", o "aziendalizzazione della scuola", ma dare ai giovani maggiori possibilità di inserimento nella vita attiva e nel mondo del lavoro
2 ) La pedagogia che sostiene l'introduzione delle competenze non è il comportamentismo, ma, al contario, il sociocostruttivismo (9) , almeno questa, si dice, è la sfida di chi ha concepito i curricoli impostati sulle competenze. Questo approccio infatti :
situa le conoscenze in un contesto e le definisce in funzione di situazioni . Il concetto di "situazione" diventa l'elemento centrale dell'apprendimento per competenze. I contenuti dei programmi scolastici sono importanti, ma non sufficienti. Non si tratta più di insegnare contenuti disciplinari decontestualizzati (l'area di un trapezio, la somma di frazioni, il procedimento di un calcolo ecc..) ma anche di definire le situazioni in cui l'allievo può costruire queste conoscenze e sviluppare le relative competenze.
In sintesi attribuisce questi caratteri alle competenze:
- sono costruite (e non trasmesse),
- sono situate in contesti e situazioni (e non decontestualizzate) ,
- necessitano di una pratica riflessiva (non sono accettate senza essere messe in discussione) ,
- sono valide temporaneamente (non sono definite una volta per tutte).
Inoltre:
- a) mobilitano e coordinano una serie di risorse (cognitive, affettive, sociali, contestuali ecc.),
- b) affrontano i diversi compiti posti da una data situazione,
- c) verificano la pertinenza sociale dei risultati
3) Si afferma infine che i curricoli per competenze costituiscono una rivoluzione copernicana, e insieme la più grande sfida mai lanciata agli insegnanti. Il loro compito diventa complesso: gestire delle situazioni per permettere all'allievo di costruire delle conoscenze e sviluppare delle competenze.
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