24 febbraio 2014
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Un Presidente del Consiglio incaricato, che dedica alla scuola più dell’11% (6367 caratteri su 54678) del suo discorso, è degno di nota e di compiacimento.
Le sue parole non hanno avuto il pathos del famoso discorso di Tony Blair “Ask me my three main priorities for Government and I tell you: EDUCATION, EDUCATION, EDUCATION”, ma sono state comunque parole forti: “Noi pensiamo che non ci sia politica alcuna che non parta dalla centralità della scuola”
Se dalle affermazioni di principio, tra cui anche l’esigenza di riconoscimento sociale per gli insegnanti, si passa alle indicazioni programmatiche, le cose cambiano. Nel merito ha toccato solo due temi che gli derivano dalla sua esperienza di Sindaco: l’edilizia scolastica e gli asili nido. Temi particolarmente importanti, ma pur tuttavia settoriali.
D’altra parte il PD non ha mai saputo esprimere una propria idea di scuola, basti pensare che per anni ha avuto responsabile dell’istruzione un personaggio vacuo come Francesca Puglisi.
Con il governo Renzi, cambierà qualcosa nella condizione degli insegnanti e nell’organizzazione della scuola e dei curricoli? Nutriamo dubbi, perché la scuola è un terreno minato e qualsiasi politica che vada a incidere sulla formazione degli organici, se non è “aggiuntiva”, scatena reazioni furibonde e non è quello che serve a Renzi in questa fase, considerata la debolezza del suo governo e la possibilità di elezioni sempre dietro l’angolo.
Ci sono due temi che andrebbero comunque con coraggio affrontati: l’istruzione professionale, seppellendo il monstrum creato da Fioroni, e i licei di 4 anni, facendo finalmente finire la scolarizzazione con la maggiore età.
Temi che si potranno affrontare seriamente se si concederà alle scuole, che si cimenteranno in questa impresa, un’autonomia autentica, con la possibilità di modificare anche alcune condizioni normative e retributive degli insegnanti.
L’ADi ha ipotesi puntuali nel merito e ha messo a punto uno strumento organizzativo, gli Istituti una statuto speciale, capaci di liberare le scuole dalle pastoie della burocrazia e metterle in condizioni di affrontare efficacemente la sfida dell’innovazione.
Anche di questo si parlerà al seminario internazionale Acchiappanuvole. Studenti e scuole nell’era digitale
Parte integrale sulla scuola nel discorso di Renzi al Senato
24 febbraio 2014
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Noi pensiamo che non ci sia politica alcuna che non parta dalla centralità della scuola.
(Commenti dal Gruppo M5S).
Mi piacerebbe che chi ha la presunzione di avere la verità in tasca avesse la possibilità di confrontarsi con le insegnanti delle scuole e le famiglie nella loro vita di tutti i giorni, perché l’idea che da questa parte ci sia la casta e dall’altra ci siano i cittadini si è un po’ rovesciata. Lo dico a una parte di questo Parlamento. (Commenti dal Gruppo M5S). Chi di noi tutti i giorni ha incontrato cittadini, insegnanti, educatori e mamme sa perfettamente che c’è una bellissima e straordinaria richiesta che è duplice. Da un lato si chiede di restituire valore sociale all’insegnante, e questo non ha bisogno di alcuna riforma, ma di un cambio di forma mentis.
MUSSINI (M5S). Ha bisogno di soldi!
RENZI, Non ha bisogno di denaro, riforme, commissioni di studio: c’è bisogno del rispetto che si deve a chi quotidianamente va nelle nostre classi e assume su di sé il compito struggente e devastante di essere collaboratore della creazione di una libertà, della famiglia e delle agenzie educative. Il compito di un insegnante è straordinario. Ci avete mai parlato con gli insegnanti e ascoltato quello che dicono oggi?
(Commenti dal Gruppo M5S).
RENZI,. Parlavo degli insegnanti. (Commenti della senatrice Lezzi). Qual è la priorità che questo Paese ha nei confronti degli insegnanti? Sicuramente lo sa il Ministro dell’istruzione pubblica e dell’università: coinvolgere dal basso in ogni processo di riforma gli operatori della scuola. Non c’è dubbio. Ma c’è una priorità a monte: recuperare quella fiducia, quella credibilità, recuperare quella dimensione per cui se qui si fanno le cose, allora nelle scuole si può tornare a credere che l’educazione sia davvero il motore dello sviluppo. Ci sono fior di studi di economisti che dimostrano come un territorio che investe in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica è un territorio più forte rispetto agli altri.
Da Presidente del Consiglio io entrerò nelle scuole, una volta ottenuta – se così sarà – la fiducia dal Senato e dalla Camera. Mercoledì mattina, come faccio tutte le settimane, mi recherò in una scuola (la prima sarà un istituto di Treviso, perché ho scelto di partire dal Nord-Est, mentre la settimana prossima andrò in una scuola del Sud), e lo farò perché penso che sia fondamentale che il Governo non stia soltanto a Roma, e quindi mi recherò nelle scuole, come facevo da sindaco, per dare un segnale simbolico, se volete persino banale, per dimostrare che da lì riparte un Paese. Dalla capacità di educare, di tirare via, di tirare fuori (nel senso latino del termine) nasce la credibilità di un Paese, ma per farlo c’è bisogno della capacità di garantire una concretezza amministrativa.
Con quale credibilità possiamo dire questo se continuiamo a tenere gli investimenti nell’edilizia scolastica bloccati da un Patto di stabilità interno che almeno su questa parte va cambiato subito? Come si può pensare che il Comune, la Provincia abbiano competenza sull’edilizia scolastica senza però avere la possibilità di spendere soldi che sono lì bloccati perché esistono norme che si preoccupano della stabilità burocratica ma non si rendono conto della stabilità delle aule in cui vanno a studiare i nostri figli? (Applausi dai Gruppi PD, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE, PI e SCpI). Come è possibile che non ci sia chiarezza su questo aspetto?
Domani scriverò una lettera ai miei colleghi sindaci, oltre 8.000, per chiedere a tutti loro e ai Presidenti delle Province sopravvissuti (Commenti dal Gruppo LN-Aut) di fare il punto della situazione sull’edilizia scolastica, seguendo un bellissimo ragionamento del senatore Renzo Piano. Non so chi di voi ha avuto modo di conoscere le parole, a mio giudizio straordinarie, che Renzo Piano ha pronunciato pochi giorni fa in un’intervista. Piano ha invitato a rammendare i nostri territori, a rammendare le periferie. Credo sia un’espressione molto bella, che dà il senso di ciò di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo bisogno di intervenire nell’edilizia scolastica dal 15 giugno al 15 settembre, con un programma straordinario – dell’ordine di qualche miliardo di euro, e non di qualche decina di milioni – da attuare sui singoli territori, partendo dalle richieste dei sindaci e intervenendo in modo concreto e puntuale. Ma come? Di fronte alla crisi economica parti dalle scuole? Sì: di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole. Di fronte alla crisi economica partire dalle scuole significa partire, innanzitutto, da una tregua educativa con le famiglie e da un intervento nell’edilizia e nella infrastrutturazione scolastica su cui, nelle prossime settimane, vedrete concreti risultati.
È chiaro che il tema della scuola è parziale rispetto al grande tema dell’educazione. Si inizia con gli asili nido. Gli Obiettivi di Lisbona vedono oggi un Paese drammaticamente diviso in due, tra una parte dell’Italia che ha già raggiunto quegli obiettivi (con alcune città che stanno sopra il 40 per cento) e una parte dell’Italia che veleggia su percentuali drammatiche. Alcune non arrivano neanche a doppia cifra: mi riferisco al numero dei bambini che frequentano gli asili nido.
Non è un tema da addetti ai lavori. È il tema vero nella vita di tutti i giorni. (Applausi dal Gruppo PD). È il tema che si collega non necessariamente, ma parzialmente, al fatto che abbiamo la condizione di disoccupazione femminile più alta d’Europa. Ed è inaccettabile in una cornice come quella in cui stiamo vivendo. (Applausi dai Gruppi PD, SCpI e Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE)). È un tema che si collega al fatto che un bambino che non frequenta l’asilo nido ha un’occasione in meno rispetto a un suo coetaneo di un altro Paese.
Però, non vorrei che questo facesse venir meno un giudizio sulle priorità che riguardano la condizione economica. Metto a verbale che la scuola è il punto di partenza, e intervengo sulle quattro riforme che vi proponiamo, che vi proporremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, e la cui urgenza è l’elemento che detta la scansione temporale dei prossimi mesi e dei prossimi anni, e anche il cambio che noi abbiamo fatto all’interno del Governo. [/stextbox]