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SCUOLA DELL’ INFANZIA: L’ANACRONISTICA DIVISIONE FRA SCUOLA STATALE E COMUNALE

Il malessere delle insegnanti comunali

di

Le pesanti condizioni delle insegnanti comunali

Il 31 maggio 2017 entrerà in vigore il  Decreto Legislativo n. 65/2017, Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni .

A distanza  ormai di 50 anni dall’istituzione della scuola dell’infanzia statale, non si è ancora risolta la separazione fra scuole dell’infanzia  statali e comunali, che ne sono state le gloriose anticipatrici. E, cosa ancora più incredibile, le scuole dell’infanzia comunali   continuano a rimanere scuole paritarie  come le  paritarie private, soggette ad autorizzazione e controllo da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale! Tutto questo quando sulla base dell’attuale Decreto 65/2017, i Comuni  sono gli Enti che “autorizzano, accreditano, vigilano sui soggetti privati per l’istituzione e la gestione dei servizi educativi per l’infanzia; coordinano  la  programmazione  dell’offerta  formativa  integrata, promuovono iniziative di formazione in servizio per  tutto  il personale del Sistema integrato”!

Oggi in Italia le scuole comunali rappresentano il 9%, quelle statali il 63% , quelle paritarie private il 28%.  La tendenza dei Comuni  è di chiudere le proprie scuole dell’infanzia, facendo intervenire o lo Stato o il privato. Una politica miope che disperde un patrimonio incalcolabile e il senso di una impresa educativa condivisa, costruita con slancio e profondo spirito democratico.

news-1Entro questa contraddizione si colloca una situazione di grande  sofferenza e disagio  delle insegnanti della scuola comunale dell’infanzia, a lungo tenute precarie e sottoposte ad un orario molto più pesante di quello delle colleghe statali: 30 ore settimanali con i bambini e un monteore annuo doppio per attività integrative.

 Come se ciò non bastasse un Comune come Bologna, che da due anni applica in modo punitivo il Contratto Enti locali, con turni e orari insopportabili  (fino a 10 ore giornaliere), ora avanza la pretesa  di utilizzare le proprie insegnanti come animatrici dei centri estivi, quando le norme contrattuali esistenti non ne prevedono assolutamente la obbligatorietà e lo stesso Decreto n. 83/2008 al punto 7.2 stabilisce che “anche alle scuole paritarie si applica il calendario scolastico definito da ogni Regione”

 La reazione delle insegnanti  è di sfinimento e di esodo incontrollato verso la scuola statale.

Quando si capirà che il benessere dei bambini passa anche e soprattutto attraverso il benessere degli insegnanti e che è follia disperdere il patrimonio delle scuole dell’infanzia comunali?

L’ADi ritiene indispensabile una rivalorizzazione delle scuole comunali anche attraverso l’ omogeneizzazione delle condizioni normative degli insegnanti comunali con quelle dei colleghi statali.  A questo fine appare necessario che alcuni ulteriori paletti siano definiti con decreto ministeriale, ad integrazione delle norme esistenti.

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