La FCPE (Fédération des Conseils de Parents d’Elèves) e l’ICEM-Pédagogie Freinet (Institut Coopératif de l’École Moderne) stanno denunciando il fatto che nella scuola primaria si continua a dare compiti a casa, e fanno appello a insegnanti e genitori per organizzare due settimane senza compiti a casa a partire dal 26 marzo, e insieme immaginare altri modi per comunicare il lavoro fatto in classe e altre modalità di accompagnamento dell’istruzione dei bambini.
[stextbox id=”info” image=”null”]Scuola primaria[/stextbox]
E’ noto che la pratica dei compiti a casa persiste nella scuola primaria nonostante diverse decisioni ministeriali l’abbiano interdetta in via di principio da moltissimo tempo. La circolare del 29 dicembre 1956 aveva decretato “ la soppressione dei compiti a casa” con delle motivazioni significative: “Sei ore in classe impiegate bene rappresentano il massimo oltre il quale un supplemento di lavoro può solo apportare fatica. Una fatica che può pregiudicare la salute fisica e l’equilibrio nervoso dei bambini. Infine i compiti scritti, fatti fuori della classe, senza la presenza dell’insegnante e spesso in cattive condizioni materiali e psicologiche, riveste un interesse educativo limitato. Conseguentemente, non si dovrà richiedere agli alunni di fare compiti scritti fuori dalla classe. Questa prescrizione ha carattere imperativo”
Benchè “imperativa” questa circolare è rimasta lettera morta. Ed è proprio richiamandosi a quella circolare che Jean-Pierre Chevènement ha giustificato nel febbraio del 1985 il suo tentativo di ristabilirla ufficialmente. Ma invano, per l’opposizione del primo ministro Laurent Fabius. In Settembre 1995, nel mezzo del dibattito sui “ritmi scolastici”, François Bayrou (allora ministro dell’istruzione) decise che per “per lottare contro le disuguaglianze delle situazioni familiari si dovranno sostituire i compiti a casa con lo studio in classe”. Nella realtà, però, la pratica dei compiti a casa non è mai cessata nella scuola primaria.
[stextbox id=”info” image=”null”]Scuola secondaria[/stextbox]
Per quanto concerne l’insegnamento secondario è ora di prendere coscienza di un paradosso storico.
La “democratizzazione” (o piuttosto la “massificazione”) della scuola secondaria è stata storicamente accompagnata dalla quasi scomparsa degli études dirigées (lezioni di sostegno a gruppi di alunni per lo svolgimento dei compiti assegnati al mattino, a volte a pagamento) che hanno costituito un aspetto essenziale dell’insegnamento secondario nel corso della terza Repubblica (1870-1940 ndr) e anche della quarta (1946-1958 ndr); e questo avveniva quando l’insegnamento secondario si rivolgeva a un élite molto selezionata (meno del 5% di una classe di età nella 3^ Repubblica, meno del 10% di una classe di età nella 4^ Repubblica).
Quindi, nonostante si fosse in presenza di una popolazione scolastica selezionata, c’era allora una forte organizzazione di “sostegno” (svolta da un corpo di insegnanti di ripetizione) rivolta non solo agli allievi della propria scuola, ma anche ai semiconvittori e a studenti esterni. Quel corpo è scomparso, come la quasi totalità dell’organizzazione dei corsi di sostegno, proprio all’inizio dell’avvento della scuola di massa, e qui sta il paradosso storico.
All’inizio della campagna presidenziale- 25 ottobre 2006- Nicolas Sarkozy annunciò di voler generalizzare i così detti “studi con la sorveglianza di insegnanti” (études surveillées ), invocando l’apertura della scuola fino alle 18 con la presenza di docenti disponibili ad aiutare gli allievi, in modo che, usciti da scuola, studenti e famiglie non dovessero più pensare ai “compiti”.
Un impegno simile, ancora più pregnante, fu assunto dal partito del presidente, l’UMP, ma nella realtà non si è fatto quasi nulla.
Si comprende dunque il motivo per cui la più grande associazione di genitori abbia avviato una campagna su questi temi e si stia rivolgendo direttamente ai candidati alla Presidenza della Repubblica.
Infine si prenda nota (per il futuro…) della risposta di François Holland: “La mia posizione è che una grande parte dei compiti venga fatta durante l’orario scolastico (…) Se vogliamo lottare contro le lezioni private, che è una nuova forma di disuguaglianza (…), la parte principale dei compiti deve essere fatta con i professori; l’accompagnamento, l’aiuto ed il sostegno devono essere fatti da associazioni o dallo stesso servizio pubblico con personale che non sia necessariamente costituito da insegnanti”
Nota
Claude Lelièvre (19 maggio 1946) è storico dell’educazione, professore ordinario all’Università Paris Descartes