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DILEMMA: LIBRI DIGITALI O STAMPATI?

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Impariamo meglio dai libri stampati o da quelli digitali? La risposta dei ricercatori è un si condizionato a favore della stampa.

All’inizio di quest’anno la psicologa dell’educazione Patricia Alexander, dell’Università del Maryland, ha pubblicato un’approfondita analisi delle ricerche esistenti che hanno comparato la lettura su testo cartaceo e digitale. È stata “scioccata”, afferma, dalla scoperta che su 878 studi potenzialmente pertinenti pubblicati tra il 1992 e il 2017, solo 36 hanno confrontato le due letture, misurandone in modo affidabile gli apprendimenti. (Molti degli altri studi hanno zoomato sugli aspetti della lettura elettronica, come i movimenti degli occhi o i meriti di diversi tipi di schermi.)

Oltre a sottolineare la necessità di ulteriori ricerche, l’analisi dell’Alexander, ha proposto almeno un risultato pratico: se si legge qualcosa di abbastanza lungo – più di 500 parole, o più di una pagina di testo stampato o digitale – la comprensione che si registra con il dispositivo digitale è inferiore rispetto a quella con il testo scritto.

La ricerca suggerisce che la spiegazione va almeno in parte ricercata nel maggior impegno fisico e mentale richiesto dalla lettura su schermo: il fastidio dello scorrimento, e lo sfarfallio di alcuni dispositivi. Ci possono essere anche differenze nella concentrazione, dal momento che in un ambiente digitale si è abituati a navigare e al multitasking. Alcuni ricercatori hanno osservato che leggere un volume stampato lascia maggiormente impresse nella mente le caratteristiche spaziali (ad esempio, la memoria di dove un certo passaggio o diagramma è apparso nel libro).

Patricia Alexander ha fatto anche studi in proprio sul tema. In un esperimento del 2016 ha chiesto a 90 studenti universitari di leggere brevi testi informativi (circa 450 parole) sia su computer sia su stampa. Mentre non ha notato nessuna differenza nella capacità di cogliere l’idea principale del testo qualunque fosse il mezzo utilizzato, ha verificato invece che la lettura su stampa aveva la meglio quando si chiedeva di specificare altri punti chiave e altri dettagli. La finalità di questo tipo di ricerche, come notato dalla stessa Alexander, non è quello di indicare un vincitore nella competizione tra digitale e stampa. Noi tutti nuotiamo in un mare di informazioni elettroniche e non ci sarà nessun ritorno al passato.

La questione principale“, ha detto Patricia Alexander in un’intervista, è capire “quando un lettore è meglio servito da un mezzo piuttosto che dall’altro. E che tipo di lettori? Che età?  Di che tipo di testo stiamo parlando? Tutti questi elementi contano molto.”

Lo studioso olandese Joost Kircz sottolinea che la lettura digitale sta ancora muovendo i primi passi e che continueranno ad emergere nuovi e migliori formati. A suo avviso, il formato lineare di un libro tradizionale è adatto per narrazioni, ma non è l’ideale per i testi accademici o per i documenti scientifici.

“Nella narrativa, l’autore determina rigorosamente il percorso di lettura“, scrive in The Unbound Book, una raccolta di saggi sul futuro della lettura, “ma in un ambiente digitale i testi educativi e scolastici possono offrire una pluralità di percorsi di lettura“. Oltre ai collegamenti ipertestuali, video e audio, che attualmente migliorano molti testi digitali, Kircz vorrebbe vedere innovazioni come collegamenti ipertestuali multipli, magari in un arcobaleno di colori che indicano scopi specifici (annotazione, elaborazione, opinioni contrarie, media, ecc..). Egli immagina anche libri digitali che consentano una varietà di percorsi attraverso una raccolta concentrica di documenti. “Non tutte le informazioni sono lineari o addirittura stratificate”, dice: “Ci sono molte informazioni che sono sferiche. La domanda è: in che misura possiamo imitare la comprensione umana?

Mentre aspettiamo i futuri prodotti digitali, gli studenti, che devono decidere quali libri di testo acquistare, farebbero bene a chiedersi cosa sperano di ottenere dal testo. Come sottolinea Alexander, “se sto solo cercando di imparare qualcosa che verrà verificato con un test e il test è di natura poco profonda, allora il digitale va bene“. Se invece si vuole andare in profondità meglio il libro stampato.

Tratto da The Hechinger Report

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