A MARGINE DELLO SCIOPERO DEL 5 MAGGIO
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Il massiccio sciopero del 5 maggio non lascia sul terreno né vincitori né vinti, solo una scuola che non riesce a scorgere un orizzonte verso cui tendere.
La principale responsabilità del Governo è avere deciso una massiccia immissione in ruolo a prescindere dai posti vacanti e disponibili, senza nè visione, nè priorità, nè strumenti operativi, pretendendo come contropartita una delega in bianco su tutto il resto.
La promessa infondata del totale superamento della “supplentite” e l’assegnazione strumentale ai dirigenti scolastici della gestione delle nuove assunzioni, da “insaccare” nell’“organico dell’autonomia”, sono state il detonatore della protesta. Il risultato: una preoccupante frattura fra dirigenti e docenti, di cui le farneticanti contrapposizioni fra preside sceriffo e preside sindaco sono triste testimonianza.
E ancora non ha giovato la totale chiusura verso i sindacati, contro cui L’ADI ha fatto peraltro battaglie storiche, considerando la loro alleanza con la burocrazia il più potente strumento di conservazione. Ma ciò che andava fatto non poteva essere la loro eliminazione tout court, bensì una chiara e improcrastinabile separazione fra le competenze della legge -un nuovo stato giuridico– e quelle della contrattazione, da ridimensionare, questo sì, drasticamente.
Ora si tratta di ripartire senza compromessi al ribasso, ma con la consapevolezza della fragilità dell’impianto proposto dal Governo, che non può essere rabberciato né da emendamenti populisti né dal perdurante ricatto del “ prendere o lasciare”, o tutto o niente assunzioni.
L’ADI ha formulato precise proposte, così come altre associazioni professionali, perché il Ministro non ha MAI inteso confrontarsi con l’associazionismo professionale? E’ ora di farlo.