“Coraggio, abbiate coraggio!”: questa l’esortazione di una appassionata maestra in pensione, alle future e ai futuri insegnanti (forse), oggi all’ultimo anno di un liceo di scienze umane.
Abbiamo chiesto loro (due classi, 38 tra alunne e alunni) quale “progetto” li avesse appassionati nel loro percorso scolastico, cosa fosse rimasto impresso nelle loro menti e nei loro cuori. I più fortunati, tre di loro, hanno riferito ciascuno di un’unica esperienza: la creazione di un mosaico, un progetto creativo che ha dato loro modo di “stare insieme all’aperto”; un progetto di peer education a tema filosofico in una scuola primaria; la realizzazione di un fumetto per raccontare la vita di un personaggio storico. Fine. Un’unica esperienza rimasta impressa in 13 anni di scuola.
Dall’altro lato della sala che ci ospitava, c’eravamo io e qualche collega, insegnanti ed ex insegnanti, a raccontare della metodologia esperienziale, per progetti, di alcune scuole della California, le High tech high: nessuna programmazione fatta a tavolino, gli insegnanti di queste scuole (dalla scuola dell’Infanzia alla secondaria di secondo grado) hanno ben chiari in mente i traguardi ministeriali da raggiungere, e presenti nel cuore le loro studentesse e i loro studenti, per i quali la scuola deve essere un luogo in cui vivere bene.
Per rendere la scuola un luogo in cui vivere bene, certo, non bastano i progetti: è necessario che questi progetti nascano dalle curiosità, dagli interessi di alunne e alunni, di studenti e studentesse.
E per vederli, all’insegnante servono: umiltà, per accettare di non essere l’unica/o dispensatore del sapere; talento nell’osservazione dell’altro, per riconoscerne le attitudini; creatività, per farne un progetto, in cui le discipline si incontrano e si incrociano, costruendo competenze.
Non è impossibile. E non è neanche così difficile se si ha la volontà di passare da una zona di conforto a una zona di confronto, e mettersi in gioco.
Un passo alla volta, si può fare.
Di passo in passo, di anno in anno, di scuola in scuola…
Il seme
Nell’Istituto Comprensivo in cui lavoro è nell’anno scolastico 2018/2019, con l’avvio della campagna Mille Scuole Aperte promossa dal tavolo interassociativo Saltamuri, che si crea la prima occasione di incontro tra alunne e alunni di ordini di scuola diversi: “è un progetto inconsueto quello che comincia a prendere forma, è come piantare un semino senza conoscere la pianta da cui viene: cosa nascerà? Il ponte è tra una sezione di scuola dell’Infanzia, con alunni di 3 e 5 anni, e cinque classi (prime e seconde) di scuola media”.
Il tema che ha dato allora forma al progetto, il contrasto al razzismo, si è riempito di significato quando abbiamo visto le alunne e gli alunni della scuola secondaria di primo grado, chiedere di tornare nella scuola dell’Infanzia negli anni successivi. A titolo volontario. Fuori dal loro orario scolastico e, in alcuni casi, anche dopo la fine della scuola a giugno.
La pianta
Noi insegnanti abbiamo osservato un progetto che è cresciuto e si è caratterizzato a partire da loro, alunne e alunni, diventando un’esperienza di orientamento ma soprattutto di peer education, educazione tra pari.
Mantenere in vita e far crescere tutto questo richiede studio da parte degli insegnanti (la pedagogia è una scienza) e fiducia nei nostri bimbi e bimbe, giovani ragazzi e ragazze.
Oggi, nel nostro Istituto Comprensivo, avviamo l’anno scolastico con nuove idee da “saltatori di muri”: attività motoria guidata da alunne e alunni di terza media, che fanno da tutors a bimbe e bimbi dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, nella palestra dei “grandi”; un laboratorio creativo che prevede la creazione di un albo illustrato: saranno alunne e alunni di una classe quinta di scuola primaria a guidare bimbe e bimbi della scuola dell’Infanzia; e prosegue il progetto di orientamento e tutoraggio aperto ai giovani studenti e studentesse della scuola media, mentre si apre una finestra per accogliere nella scuola dell’infanzia alunne/i BES degli altri ordini di scuola, perché l’educazione tra pari è una risorsa preziosa per tutte le parti in gioco.
Altri semi
Una pianta, quando diventa matura, è in grado di riprodursi.
Mi chiedo se la nostra lo sia…
Vorrei che quello che abbiamo costruito potesse trasformarsi in una occasione esperienziale, un progetto davvero ad ampio respiro, che coinvolga diverse/i insegnanti di diverse discipline facendole/i uscire dalle proprie ore di lezione tradizionale: potrebbe essere per esempio la realizzazione di un video che racconti le esperienze di “saltatori di muri” fatte nel corso dell’anno scolastico.
Ad alunne ed alunni il compito di: selezionare le foto e i video da utilizzare, scegliere a seconda dei momenti ripresi le diverse colonne sonore, individuare uno spazio del territorio in cui organizzare una proiezione a fine anno, preparare un testo di presentazione, progettare la locandina, organizzare la divulgazione…
Quante competenze in ballo? Tantissime, dalle soft skill o abilità personali o competenze trasversali, a quelle relative alle diverse discipline: italiano, tecnologia, musica, arte…
Sono certa che sarebbe una di quelle esperienze che renderebbe la scuola un luogo in cui stare bene. Una di quelle esperienze che resterebbe impressa nella mente e nel cuore.
Un passo alla volta, si può fare.
Di passo in passo, di anno in anno, di scuola in scuola…
Dora Acri
maestra scuola Infanzia
Foto di Dora Acri
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