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USA: i sorprendenti risultati del “nuovo paternalismo”

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USA: i sorprendenti risultati del nuovo paternalismo in sei scuole di periferia

In un libro edito dal Fordham Institute, David Whitman illustra come sei scuole di periferia frequentate da neri e ispanici siano riuscite a colmare lo storico gap, usando metodi che si richiamano a un nuovo paternalismo . (17 novembre 2008)

 


Il libro di D. Whitman edito dal Thomas B. Fordham Institute

Un libro di David Whitman, Sweating the Small StuffInner-City Schools and the New Paternalism, edito in giugno 2008 dal Thomas B. Fordham Institute, illustra i sorprendenti risultati ottenuti in sei scuole di periferia in diverse città degli Stati Uniti, frequentate da afroamericani e ispanici, tutte gestite secondo i principi del “nuovo paternalismo”. Con questo termine l’autore definisce “l’imposizione” agli studenti di comportamenti corretti, la tolleranza zero verso il disordine, e il pretendere che si perseguano e raggiungano gli obiettivi posti.

Non grandi riforme ma un’azione educativa vigile, rigorosamente strutturata

Non grandi riforme, dunque, non grandi programmi, ma il progredire costante per piccoli passi, Sweating the Small Stuff per l’appunto, inculcando comportamenti corretti come sedersi in modo appropriato, attraversare la hall silenziosamente, salutare i visitatori, fare i compiti giornalieri ecc… A questo si accompagna il monitoraggio quotidiano, la distribuzione di premi alle eccellenze e di punizioni a chi infrange le regole.

Con tali metodi gli studenti hanno non solo colmato il gap che li divide dalla media degli studenti bianchi, ma hanno anche raggiunto risultati più alti di quelli ottenuti dagli studenti bianchi delle classi abbienti.

Va ricordato che negli USA quando i giovani arrivano alla scuola secondaria di 2° grado il divario negli apprendimenti fra bianchi e altre etnie è enorme: mediamente un ragazzo nero che frequenta l’ultimo anno della secondaria superiore ha le stesse competenze in lettura di un allievo bianco di terza media e competenze matematiche di uno di seconda media. La percentuale di diplomati è molto più bassa e quella dei laureati ancora più bassa.

Gli studenti neri e ispanici delle sei scuole di periferia descritte in questo libro, al contrario, superano i punteggi medi dei bianchi che frequentano le scuole migliori.

Le sei scuole oggetto dell’indagine

Le sei scuole citate sono :

  1. the American Indian Public Charter School in Oakland
  2. Amistad Academy in New Haven
  3. Cristo Rey Jesuit High School in Chicago
  4. KIPP Academy in the Bronx
  5. the SEED school in Washington, D.C.
  6. University Park Campus School in Worcester

 

Mentre molti osservatori americani hanno scritto che queste scuole di periferia sono senza speranza, mentre le teste d’uovo di Washington discettano sulla riforma della scuola secondaria e le maggiori fondazioni investono decine di milioni di dollari in convegni, progetti pilota, queste sei scuole stanno già mostrando nei fatti come si possono cambiare le cose.

I principi e il metodo

 

Whitman ci conduce per mano dentro a queste scuole e ce ne fa percepire il clima, i principi ispiratori, gli alti standard, ci fa conoscere la giornata scolastica a tempo pieno, l’anno scolastico più lungo e un ingrediente speciale che dà il tono a tutto, sebbene molti esperti in educazione lo demonizzino: una sana potente moderna versione del paternalismo. Gli insegnanti sono impegnati in un’azione esplicitamente rivolta a forgiare il carattere degli studenti, a inculcare la cultura della gentilezza, dell’integrità morale e dell’impegno rigoroso. Non si tratta di vaghi inviti ad essere gentili e a lavorare sodo, gli insegnanti traducono questi obiettivi in regole e comportamenti concreti, tengono costantemente la situazione sotto controllo e intervengono ogni volta che è necessario. Così facendo si crea un’atmosfera nella quale gli studenti apprendono meglio e che viene via via apprezzata da tutti. Un ambiente ordinato facilita l’apprendimento. I giovani si sentono considerati e rispettati dai loro insegnanti, molti dicono che la loro scuola è la loro seconda casa.

I risultati

 

La maggior parte di questi ragazzi si orienta verso l’università. Delle sei scuole descritte nel libro, le tre secondarie superiori mandano più dell’85% dei loro diplomati al college, mentre solo il 31% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di famiglie a basso reddito in tutti gli States si iscrivono all’università e tra i giovani di famiglie benestanti si iscrive circa il 75%. Gli studenti che frequentano le tre scuole medie descritte nel testo hanno un punteggio che si colloca nell’80° e 90° percentile nei test nazionali.

Nel libro ci sono dati comparativi dei risultati di queste sei scuole rispetto a quelli delle scuole dei quartieri vicini, dei distretti e della nazione.

 

Il “nuovo paternalismo”

 

Politiche paternalistiche, intese in senso ampio, sono quelle in cui il governo interferisce con la libertà degli individui per il loro bene, imponendo, ad esempio, di portare il casco o devolvere soldi per la pensione, anche se non lo vogliono.

Negli Stati Uniti, il paternalismo è spesso stato oggetto di controversie poiché il governo ha frequentemente imposto i suoi valori in particolare alle minoranze, tentando di modificare il loro modo ndi vivere.

Il paternalismo educativo non è nuovo- e Whitman ricorda la sua storia complessa, compresi i suoi brutti capitoli. Nel tardo XIX secolo, per esempio, migliaia di bambini indiani nativi americani erano mandati, spesso contro la volontà dei loro genitori, a frequentare dei collegi per indiani dove si tentava di sradicare la loro cultura originaria: i maschi erano costretti a tagliarsi i capelli, abbandonare i loro abiti tradizionali e avere nomi inglesi, gli veniva inculcata la monogamia, la castità e altre virtù cristiane.

All’inizio del XX secolo, le scuole nelle città si assunsero il compito di assimilare milioni di bambini immigrati ai valori della società americana.

Il paternalismo è caduto in disgrazia durante molta parte del XX secolo.

A partire dal 1990, però, il professor Lawrence Mead e altri dell’Università di New York hanno cominciato a riabiltarlo come approccio alle sfide delle politiche sociali. Il “nuovo paternalismo” è molto di più del dire ai poveri come vivere. Il modo migliore di aiutare i poveri a superare i problemi sociali e uscire dal cul di sacco nel quale sono confinati, afferma Mead e con lui altri, è di creare politiche che fissino chiari obiettivi e poi di tenere monitorati i beneficiari per assicurarsi che raggiungano i traguardi definiti.

La chiave di tale politica non sta nelle richieste in sé di determinati comportamenti, ma nel monitoraggio e nell’assistenza fornita alle persone per aiutarle a soddisfare le aspettative che si sono create, quindi, idealmente, a cambiare in meglio il loro stile di vita.

Nei migliori esempi di”nuovo paternalismo” le politiche di welfare post-riforma non chiedono semplicemente agli individui di lavorare in cambio dell’assistenza fornita dal governo ( il così detto “work-fare” al posto di “well-fare”), ma forniscono manager specializzati che insegnano loro come ottenere e mantenere il lavoro e anche nei casi in cui gli individui sono assistiti dalla sicurezza sociale, danno loro forti incentivi per superare tale dipendenza. Secondo il “nuovo paternalismo” queste politiche rafforzano valori che le persone che vengono seguite già hanno, ma che sono incapaci di realizzarli per la mancanza di un adeguato sostegno o per problemi personali.

Le sei scuole non amano essere chiamate paternalistiche

 

I fondatori e i gestori delle scuole esaminate da Whitman non amano essere chiamati “paternalistici”, dicono che loro compito è instillare nei giovani i valori della classe media, coltivare in loro l’aspirazione ad andare all’università, insegnare loro a comportarsi bene, farli abbandonare la cultura della strada. E questo viene fatto in modo esplicito.

Tutto questo contrasta con la consolidata convinzione che i ragazzini delle periferie urbane non ce la possono fare finchè i genitori non dedicheranno loro tantissimo tempo e tantissima cura in più. Queste scuole invece non si aspettano nessun cambiamento da parte dei genitori e si assumono tutte le responsabilità che è necessario assumersi.

Il loro approccio all’insegnamento non è nemmeno nelle grazie della maggioranza degli esperti in educazione, in grande misura progressisti, che tendono a demonizzare la valutazione, l’apprendimento mnemonico, i premi e cose simili, cioè proprio tutto quello che rendono queste sei scuole efficaci.

Queste scuole non godono nemmeno del favore dell’establishment, in primis dei burocrati dell’amministrazione e dei sindacati. Di qui è facile capire perché di questi sei istituti solo uno sia statale, mentre quattro sono charter schools (scuole pubbliche in appalto) e uno è cattolico.

Perché abbiamo scelto di dare spazio a questa esperienza

 

Abbiamo riferito di questo libro non perché vagheggiamo improbabili ritorni al passato, tutt’altro, ma perché in difficili fasi di transizione come questa, segnata da trasformazioni epocali che riguardano l’economia, la trasmissione del sapere, la sua organizzazione, i legami sociali ecc., la scuola deve non solo avere consapevolezza delle profonde modificazioni in atto, per comprenderle e saperne valutare l’impatto, ma deve anche porsi come baluardo, come argine nei confronti di questi caotici rivolgimenti. Deve cioè saper fornire a generazioni ormai del tutto prive di punti di riferimento stabili e sempre più immerse in processi destrutturanti, un ambiente ben organizzato e strutturato secondo regole chiare, condivise e rispettate da tutti, in cui i giovani possano tentare di costruire una propria identità.

Per parte nostra non ci sottrarremo mai agli sforzi di definire una nuova pedagogia e di indagare nuovi modi di apprendere, ma siamo ugualmente consapevoli che le due impostazioni non possono e non debbono escludersi, se sono entrambe rivolte al perseguimento di un’educazione equa e di qualità per tutti.

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Versione integrale inglese del libro di David Whitman, Sweating the Small Stuff – Inner-City Schools and the New Paternalism edito nel giugno 2008 dal Thomas B. Fordham Institute

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