Autonomia di Lombardia e Veneto
Il 22 ottobre è stato l’anniversario del referendum con cui i cittadini di Veneto e Lombardia hanno detto sì all’autonomia. Ora si è prossimi alla legge che dovrà definire come viene applicata.
Il Veneto chiede addirittura 23 nuove materie di competenza, fra queste c’è l’istruzione. La proposta veneta è praticamente pronta, quella lombarda non ancora e comunque tutto dovrà passare dal Parlamento.
Entrambe le Regioni hanno come modello di “regionalizzazione” dell’istruzione la provincia autonoma di Trento, il cui sistema scolastico è indipendente da quello nazionale.
La questione docente
E’ bene ricordare in premessa che secondo il nuovo Titolo V della Costituzione (2001) lo Stato non è più il datore di lavoro, poiché in materia di istruzione ad esso competono solo le “norme generali” “ i “livelli essenziali delle prestazioni” e i “principi fondamentali. Nonostante ciò, finora sono falliti tutti i tentativi di dare attuazione alla decentralizzazione della gestione dell’istruzione, in primo luogo a causa della questione docente.
Ora le cose potrebbero cambiare e l’opposizione attenuarsi. Al Nord, infatti, il problema degli insegnanti sta diventando molto pesante per la difficoltà crescenti a coprire le cattedre. E’ quindi probabile che le resistenze alla regionalizzazione del personale potranno essere superate se, come pare voglia fare il Veneto, gli stipendi saranno alzati, come è a Trento e a Bolzano.
E’ evidente che la decentralizzazione della gestione comporterà che i concorsi sia per i docenti che per i dirigenti scolastici siano regionali, così come in Trentino sono provinciali (e le cose vanno molto meglio !)
Sarà inoltre inevitabile agire sui trasferimenti, quantomeno ponendo limitazioni.
Il passaggio degli USR alla Regione
E’ evidente che in una tale situazione gli Uffici Scolastici Regionali, USR, che sono emanazione del MIUR, dovranno essere assorbiti dalla Regione.
La storica posizione dell’ADI sulla decentralizzazione regionale
L’ADi, fin dalla sua origine, ha sempre sostenuto la causa della decentralizzazione dell’istruzione. E di fronte alle difficoltà a trovare intese nazionali per tutte le Regioni, si è dichiarata in favore anche di forme differenziate nei tempi.
Questa scelta di campo deriva da un’analisi obiettiva della situazione, che dimostra come il centralismo non abbia garantito nazionalmente né qualità né equità dell’istruzione (e pertanto, verosimilmente, il miglioramento passerà solo attraverso il superamento dell’asfissiante gestione centralistico-burocratica del MIUR).
La proposta di legge ADI sugli Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale, ISAS
La scommessa, ora, è fare convivere bene decentralizzazione regionale e autonomia scolastica. Va cioè perseguito un giusto, ma non scontato, equilibrio fra autonomia degli istituti e maggiori poteri regionali. Un equilibrio in grado di garantire da un lato condizioni alle scuole per un effettivo miglioramento degli apprendimenti e dall’altro strumenti a livello territoriale per una maggiore equità del sistema.
Ora, poiché l’autonomia scolastica ha sofferto in questi anni degli stessi limiti e vincoli della decentralizzazione, l’ADi ha elaborato una proposta di legge di Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale, ISAS, che liberino dalle pastoie burocratiche quelle scuole che hanno volontà e competenze per auto-organizzarsi e realizzare quelle forme audaci di autonomia che il DPR 275 aveva lanciato nel lontano 1999, ma che il centralismo ha ucciso sul nascere.
Un Convegno ADI sugli ISAS in Veneto e Lombardia
L’ADi ritiene che le Regioni in cui si possa in prima istanza lanciare la proposta degli ISAS siano quelle più avanzate sul versante della decentralizzazione. Per questo intende programmare entro il 2018 due convegni sugli Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale in Veneto e Lombardia