Una sintesi delle analisi dei focus di PISA 2006 e 2009
di Tiziana Pedrizzi
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Quali sono i fattori che influenzano i risultati scolastici?
Un obiettivo importante dell’indagine OCSE–PISA è quello di individuare fattori correlati con i risultati, in termini sia di possibili politiche di sistema che dell’esistenza di diverse caratteristiche di gruppi e/o individui. I governi infatti finanziano queste ricerche anche per individuare quali provvedimenti eventualmente adottare per raggiungere performance migliori. Per questa ragione dopo il 2009 – oltre a dedicare a ciò un ampio capitolo nel suo rapporto internazionale – OCSE ha prodotto Focus che approfondiscono determinanti o problemi considerati cruciali, che in questo sito sono stati singolarmente riportati.
Alla vigilia della presentazione del Rapporto internazionale PISA 2012 e di quello nazionale italiano il 3 dicembre 2013, può essere utile sintetizzare quanto di più interessante è uscito da questi Focus, poiché essi possono indicare piste ulteriori di approfondimento anche sulle nostre realtà.
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]Le caratteristiche dei sistemi scolastici[/stextbox]
Una maggiore ricchezza nazionale e più elevate spese di istruzione non sono di per sé garanzia di migliori risultati degli studenti; ciò che conta è come le risorse sono utilizzate.
Mentre il numero degli studenti per classe non sembra avere, al di sopra di certi limiti, una significativa influenza, ciò che conta è la qualità degli insegnanti e la tendenza del sistema a credere nel successo di tutti dando le opportunità e gli strumenti per riuscirci.
(Focus 13)
Il 90% degli studenti dei paesi OCSE – i più avanzati economicamente e quelli che conseguono i più alti livelli di competenza -ha frequentato la scuola dell’infanzia.
Ma non si tratta solo di una ricaduta automatica.
Infatti, trasversalmente fra i diversi paesi, a parità di status economico–sociale, la frequenza di almeno un anno di scuola dell’infanzia determina una differenza di 54 punti nel livello delle competenze.
(Focus 1)
Si conferma che il tempo impiegato in ore ed attività aggiuntive a livello di gruppo o individuale non sembra avere grande peso.
In ogni caso bisogna che siano gli insegnanti stessi dell’allievo a seguirlo in queste attività e che lo studente sia ben convinto della loro utilità. Ma potrebbe anche essere che i sistemi che adottano questi strumenti siano quelli con i livelli più bassi per altri fattori e che comunque il gap non riesca ad essere colmato. Bisogna ricordare che questi paragoni avvengono sui dati dello stesso anno e non hanno una dimensione longitudinale.
(Focus 3)
Bocciature e trasferimenti: più numerose sono, nei diversi sistemi formativi, meno gli studenti sono competenti. Anche qui evidentemente non si tratta di un rapporto causa-effetto, ma della dimostrazione della inefficacia di questi strumenti a livello di massa per migliorare effettivamente gli apprendimenti.
Secondo gli analisti PISA, ciò avviene perché la scuola e gli insegnanti, avendo a disposizione strumenti di apparente soluzione dei problemi quali le bocciature, non mettono in atto politiche di personalizzazione efficaci. E questo sembra molto probabile.
(Focus 6)
La diffusione delle scuole private non innalza il livello degli apprendimenti nel loro complesso. Gli studenti delle scuole private in generale vanno meglio, ma, a parità di background economico – sociale , il vantaggio si azzera nella maggior parte dei paesi.
In realtà in molte situazioni sembra che i governi considerino la loro maggiore libertà rispetto alla gestione ed alla flessibilizzazione di metodi e contenuti come uno stimolo per le scuole pubbliche.
(Focus 7)
Autonomia e rendicontazione debbono andare insieme per essere positivamente efficaci. Con il termine rendicontazione non si intende nulla di fumoso e generico, ma forme differenziate di utilizzo e/o pubblicizzazione dei risultati delle valutazioni esterne. Se la autonomia viaggia senza che nessuno ne risponda, il rischio è quello di peggiorare la situazione. Attenzione: qui i risultati sono da prender con cautela, sia perché vengono ricavati anche da una domanda che chiede le “impressioni dei presidi”, sia perché in proposito le realtà nazionali sono diversissime e le definizioni si prestano ed equivoci. Un esempio: molti presidi italiani hanno considerato l’esposizione dei cartelloni dei risultati degli scrutini una forma di rendicontazione degli esiti.
(Focus 9)
Cosa possono fare i genitori? Molto, a quanto pare. Ma, attenzione, non tanto fare insieme i compiti. Gli analisti rilevano la ininfluenza di quelli che definiscono “giochetti addestrativi con le parole”, mentre segnalano l’importanza della lettura di libri da parte dei genitori durante il primo anno di scuola. Indipendentemente dal background socio-economico della famiglia – chi ha beneficiato di questa abitudine ha ottenuto punteggi più elevati nell’indagine PISA 2009 sulle competenze linguistiche. A quindici anni, invece, hanno una correlazione positiva le discussioni su argomenti generali o famigliari.
(Focus 10).
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]Le caratteristiche degli insegnanti[/stextbox]
Non c’è relazione generalizzata fra livello degli apprendimenti e la presenza di un sistema di pagamento degli insegnanti basato sul merito.
Nelle nazioni con stipendi comparativamente più bassi gli studenti tendono ad andare meglio, se sono in uso modalità salariali basate sul merito, mentre nei paesi in cui gli insegnanti sono pagati meglio ciò non avviene.
Ma bisogna che le valutazioni del merito siano valide affidabili ed accettate dal mondo della scuola.
(Focus 16)
I voti degli insegnanti corrispondono ai risultati di PISA? I voti sono importanti non solo per la giustizia scolastica ma anche perché orientano le scelte ulteriori di studio di studenti e famiglia.
Ma PISA ha rilevato un fatto sconcertante e cioè che gli insegnanti sistematicamente premiano alcune caratteristiche degli studenti che non hanno relazione con l’apprendimento.
Per esempio, una volta depurati i dati dalle altre variabili, le ragazze e gli studenti di più alto livello economico-sociale ricevono voti più alti dei loro pari con ugual livello di performance.
(Focus 26)
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]Le caratteristiche degli studenti[/stextbox]
Gli studenti immigrati vengono sempre più chiaramente distinti in studenti di prima e seconda generazione. In alcuni paesi avanzati la differenza si sta assottigliando, anche se rimane il gap.
Oltre che il background socioeconomico inferiore, sembra ovviamente contare come problema preliminare e fondamentale il possesso della lingua in cui dovranno studiare, perciò viene raccomandata come chiave per il miglioramento una efficace educazione linguistica compensativa.
Comunque lo svantaggio sociale determina basso livello dei risultati; la concentrazione in una scuola di studenti che non parlano a casa la lingua in cui ricevono istruzione non è tanto determinante, quanto la concentrazione di svantaggiati socialmente. Anche il periodo di arrivo è importante: gli studenti immigranti sono particolarmente a rischio se arrivano all’età della scuola secondaria inferiore dopo gli 11 anni (arrivi tardivi), da paesi meno sviluppati dove la lingua non è la stessa della nuova lingua di istruzione.
(Focus 11) , (Focus 22) e (Focus 29), )
La disciplina della classe sembra avere in tutte le rilevazioni PISA grande influenza sui livelli di apprendimento, perché dove la disciplina è allentata gli insegnanti sprecano tempo e gli studenti non sono concentrati.
Contrariamente a quanto si pensa, dal 2000 la disciplina sembra divenuta migliore e la maggior parte degli studenti OCSE dichiara di fruire di un contesto disciplinare positivo e di positive relazioni con gli insegnanti, soprattutto in termini funzionali.
(Focus 4)
Gli studenti di status più alto hanno esiti di apprendimento migliori e leggono di più (PISA 2009)per piacere; il loro gap con gli studenti di status più basso si è ampliato dal 2000 al 2009.
L’interesse per una lettura non strettamente funzionale ai doveri scolastici sembra essere un buon predittore di successo, non solo scolastico, ma anche professionale per gli adulti.
(Focus 8)
Gli studenti che sanno come riassumere le informazioni tendono ad avere migliori risultati in lettura.
Se gli studenti svantaggiati utilizzano efficaci strategie di apprendimento nella stessa misura di quelli avvantaggiati, il gap fra i due gruppi può diminuire di quasi il 20%. Uno dei modi in cui il vantaggio socio-economico si traduce in migliori risultati in lettura è offrire più opportunità di sviluppare comprensione dell’efficacia delle diverse strategie di apprendimento. I genitori con buone condizioni socio-economiche, per esempio, investono più tempo nel leggere ai figli quando questi sono giovani e nel raccontare loro storie.
Essi sono anche portati a parlare con i loro figli adolescenti di problemi sociali e politici e di interessarsi a ciò che stanno leggendo.
(Focus 30)
In termini di differenze di genere, si conferma la preferenza delle ragazze per le attività espressive come quella della Lettura, mentre i ragazzi prediligono la Matematica e le attività legate al rapporto con il mondo in termini strumentali e scientifici (Informatica).
Significativo il fatto che la lettura digitale veda il gap dei ragazzi in questo campo diminuire.
(Focus 12)
Aspirazioni di carriera: maschi e femmine mantengono i rispettivi campi di interesse cioè rispettivamente quello delle relazioni con la natura e le tecnologie e quello delle relazioni sociali.
Le ragazze infatti vogliono diventare legislatori, funzionari pubblici di livello dirigenziale, manager e professionisti oppure medici più dei ragazzi, mentre questi prediligono carriere nel campo ingegneristico ed informatico.
La novità consiste nel fatto che le ragazze hanno elevato le loro aspirazioni verso professioni di maggiore prestigio, insieme con le loro performance. Ma il fatto di sapere di più di scienze e matematica non ha cambiato le loro aspirazioni di lavoro. Il che sembra peraltro un fatto generale: i risultati in campo scolastico non sembrano determinare automaticamente le aspirazioni lavorative.
(Focus 14)
Nel campo del proseguimento degli studi a livello terziario in tutti i paesi esiste una percentuale significativa di giovani le cui aspettative in merito non sono ben allineate con le loro reali possibilità.
Molti studenti con basse performance pensano di frequentare in futuro l’università ed altrettanto avviene nel caso contrario.
Ciò può avvenire anche per il malfunzionamento della canalizzazione
(Focus 23)
Quanto sono “verdi” i quindicenni di oggi? Poco, anche negli industrializzati paesi OCSE in cui molto si è lavorato in proposito. Solo un quinto degli studenti ha conoscenza e consapevolezza dei temi ecologici. La scuola sembra un luogo cruciale di informazioni in proposito, anche se questa funzione non viene svolta in modo dedicato.
Comprensione e conoscenza dei problemi vanno di pari passo nelle risposte dei quindicenni. Ma non l’ottimismo, poiché questo atteggiamento risulta negativamente correlato con le performance cognitive: più bassi i punteggi nelle competenze , più ottimistiche le aspettative.
(Focus 21) e (Focus 15) )
Gli studenti in generale sembrano gradire la scuola: non pensano sia stata una perdita di tempo, di non avervi appreso cose utili per il lavoro e la vita adulta; ritengono anche che vi sia stato loro insegnato a prendere decisioni. Ciò avviene soprattutto nei paesi meno avanzati, dove i quindicenni, in questo come in altri casi, sono meno critici degli altri.
Detto questo, all’interno dello stesso paese, gradimento della scuola e buoni risultati vanno insieme e delineano un profilo di studente “ideale”ben socializzato, con buone capacità espressive, che più spesso è una ragazza.
(Focus 24)
Il clima disciplinare buono è una delle poche caratteristiche che, a livello di scuola, in modo robusto, ha relazione con i risultati.
In effetti la forte relazione fra status economico – sociale degli studenti e clima disciplinare suggerisce che l’impatto dello status può essere attenuato da un positivo clima disciplinare.
(Focus 32)
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]Le caratteristiche della scuola[/stextbox]
Le attività extracurriculari (nel campo delle scienze) che le scuole offrono sono molto diffuse in tutti i paesi, eccettuato il Giappone.
Esse sono collegate a migliori performance, attraverso un maggiore piacere nello studio delle Scienze ed una più forte fiducia nella propria abilità nel padroneggiare compiti di carattere scientifico.
Per lo più, questo miglioramento non è tanto collegato al background degli studenti, quanto a quello delle scuole.
(Focus 18)
Quali sono le differenze fra le valutazioni della scuola ed i livelli effettivi di competenza che emergono in PISA?
Paragonando il livello di performance registrato in PISA con i voti ufficiali della scuola ricevuti nell’ultimo periodo prima dello svolgimento dell’indagine, si può giungere alla conclusione che gli insegnanti sistematicamente premiano alcune caratteristiche degli studenti che non hanno relazione con l’apprendimento. Una volta depurato da altre variabili infatti, le ragazze e gli studenti con status più alto ricevono voti più alti di altri studenti che hanno lo stesso livello di competenze. Ciò è importante soprattutto per la funzione di indirizzo che i voti hanno per studenti e famiglie, in relazione al proseguimento degli studi anche di livello terziario
(Focus 26)
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]Le condizioni economiche[/stextbox]
Non è vero che lo status economico-sociale determina in tutto gli apprendimenti. Il 31% degli studenti provenienti da background economico-sociali svantaggiati è resiliente, cioè spicca fra i suoi pari con le stesse caratteristiche e riesce a collocarsi ai livelli più alti. Ma questo fenomeno è principalmente, anche se non esclusivamente, collocato là dove i risultati sono più alti nel loro complesso. Quali le loro caratteristiche? Fiducia in sé e motivazione, che si esplicitano in una maggiore disponibilità a scegliere materie di carattere teorico (Scienze in particolare visto che l’analisi è effettuata sui dati di PISA 2006) (Focus 5)
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]Le condizioni territoriali[/stextbox]
Gli studenti delle grandi città nella grande parte dei paesi evidenziano livelli di competenza spettacolarmente più alti di quelli che vivono negli altri contesti.
Le grandi agglomerazioni hanno il problema della grande eterogeneità sociale degli allievi, ma hanno il vantaggio di un contesto culturale più ricco, di un luogo di lavoro più attraente per gli insegnanti, di una scelta più ampia fra le scuole e di migliori prospettive di lavoro, che possono rinforzare la motivazione degli allievi.
Quanto alle scuole cittadine, è di vantaggio la maggiore dimensione, la maggiore responsabilità nella allocazione delle risorse, la minore carenza di insegnanti, una maggiore percentuale di insegnanti qualificati ed un rapporto studenti-insegnanti più alto.
(Focus 17) (Focus 28) )
[stextbox id=”info” mright=”240″ image=”null”]L’equità[/stextbox]
Dal 2000 al 2009 26 nazioni hanno migliorato i loro risultati; la maggioranza ha raggiunto questo obiettivo grazie al miglioramento dei livelli più bassi, perché il gap fra i migliori ed i peggiori si è ristretto. Ciò è stato possibile grazie al miglioramento del livello delle ragazze: aumenta pertanto – in senso opposto a quanto generalmente si pensa – l’impatto di genere.
Il target più problematico è dunque quello dei maschi di basso livello economico–sociale. Lo svantaggio socio-economico è collegato a risultati scolastici bassi, ma questo rapporto non è inscindibile e molti paesi hanno dimostrato che la situazione può essere migliorata, anche permanendo invariato il contesto culturale.
(Focus 2) e (Focus 25)
Il buono scuola erogato non a tutti, ma ai ceti meno avvantaggiati, assicura una maggiore equità, perché in tal modo la frequenza delle scuole private vede un maggiore afflusso di questi ultimi.
Nei paesi in cui viene seguita questa politica, che porta alla diminuzione della differenza nello status socio economico fra studenti delle scuole pubbliche e di quelle private, si tendono a raggiungere migliori risultati complessivi.
(Focus 20)
La prevalenza delle differenze all’interno delle scuole (within) sulla differenza fra le scuole (between)nei risultati dei quindicenni di un paese indica un maggiore livello di equità.
In questi casi infatti le differenze sono legate alla variabilità fra individui più che al livello economico – sociale cui appartengono. In molti sistemi infatti a 15 anni è già avvenuta la canalizzazione fra tipi diversi di scuola che accolgono ragazzi delle diverse classi sociali.
(Focus 27)