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Per chi suona la campana? Aspettando i risultati dell’indagine PISA 2009

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N. Bottani, in attesa dei risultati di PISA 2009, che saranno pubblicati il 7 dicembre,ripercorre il significato e l’evoluzione di questa originale indagine ciclica sulle competenze dei quindicenni e azzarda alcune previsioni.

di Norberto Bottani

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Attesa per i risultati dell’indagine PISA 2009 sulla competenza in lettura

Martedì 7 dicembre saranno pubblicati i risultati dell’indagine Pisa svolta nella primavera del 2009. Il programma internazionale di valutazione del profitto scolastico (Programme for International Student Assessment, PISA) valuta le competenze dei quindicenni in tre settori: la comprensione della lettura di testi vari, la cultura matematica e la cultura scientifica.

Originalità dell’indagine PISA: il ricorso ciclico

Uno degli aspetti originali di questo programma di valutazione, iniziato nel 2000, è l’impostazione ciclica dei test. In altri termini, le prove strutturate somministrate ai quindicenni nelle scuole vengono ripetute ogni tre anni, riservando ogni volta uno spazio maggiore ad uno dei tre ambiti di indagine.

Nel 2000, la parte predominante della prova era stata dedicata alla comprensione della lettura (circa 150 domande del test), mentre la parte riservata al settore della matematica e delle scienze era alquanto ridotta.

Nel 2003, quando si è ripetuta l’indagine, la parte del leone l’ha fatta la cultura matematica, mentre lo spazio riservato alla lettura alle scienze era molto ridotto. Nel 2006, tre anni dopo, la priorità è stata riservata alla cultura scientifica.

Per la prima volta dunque, nel 2009, si riprende il ciclo dall’inizio e si ripassa il test del 2000 con il focus sulla comprensione della lettura. Per svolgere un’operazione del genere, era indispensabile, tenere segrete la maggior parte delle domande del test. Infatti, solo una minima percentuale delle domande è stata pubblicata per dare un’idea ai responsabili politici, agli insegnanti, alle famiglie, di come fosse impostato il test, messo a punto da un gruppo di specialisti nel quale risiedevano alcuni dei maggiori esperti mondiali di ogni settore specifico (lettura, matematica e scienze).

Altra originalità: lo scollamento dai curricoli scolastici

Un’altra peculiarità di PISA risiede nell’impostazione dei test. Benché le prove siano somministrate nelle scuole, le domande dei test non riguardano i contenuti dei programmi scolastici ma situazioni che si incontrano nella vita quotidiana. Il test mira a verificare se i quindicenni, a una età che più o meno corrisponde alla fine dell’obbligo scolastico, sono attrezzati per capire e agire responsabilmente nella società contemporanea.

In altri termini PISA aspira a verificare se ciò che si impara a scuola serve nella vita di tutti i giorni. In un certo senso PISA è una valutazione della bontà del sistema scolastico ma  in un altro senso pare non avere nulla a che fare con la valutazione del sistema scolastico. L’indagine è ambigua ed è per questa ragione di difficile interpretazione.

Una novità assoluta: la comparazione nel tempo

Non è mai successo finora nelle indagini internazionali comparate che si potessero confrontare i punteggi conseguiti in una prova con quelli ottenuti in precedenza perché in genere nei test somministrati agli allievi non si inserivano le stesse domande. Quello che in termini tecnici si chiama ancoraggio degli items non era praticato per cui era impossibile comparare i punteggi di un’indagine con quelli di un’altra anche se le due indagine vertevano sulla stessa disciplina, per esempio sulla cultura matematica che in quarant’anni è stata valutata tre volte.

La grande novità dell’indagine Pisa impostata dall’OCSE consiste per l’appunto nella possibilità di comparare i risultati tra le varie indagini grazie all’impostazione ciclica del programma.

In teoria, l’edizione 2009 dell’indagine Pisa dovrebbe permettere di mostrare come, in ogni sistema scolastico che ha partecipato all’indagine, il profitto degli allievi si è evoluto nel corso del decennio, comparando i risultati in lettura del 2000 con quelli del 2009. L’OCSE sostiene anche che sarebbe possibile comparare i risultati di matematica e di scienze, ma questa affermazione va presa con cautela e richiederebbe di essere verificata in modo scientifico perché il numero degli items di matematica e scienze inseriti nel test del 2000 era esiguo. Inoltre, è opportuno segnalare, che non si dispone ancora di informazioni tecniche sufficienti per potere affermare, prove alla mano, che la comparabilità tra i risultati del 2000 e quelli del 2009 sia pertinente. Questo sarà un bel problema scientifico da affrontare nei prossimi anni.

L’evoluzione tra il 2000 e il 2009

Quest’anno, i media, i responsabili politici, gli ambienti scolastici di molti paesi presteranno molta attenzione all’evoluzione  che si è avuta nei risultati tra il 2000 il 2009 mentre si trascurerà la graduatoria dei sistemi scolastici come invece è successo nelle edizioni precedenti, soprattutto nel 2000. Col passare degli anni infatti l’obnubilazione per la classifica è calata anche perché l’OCSE è riuscita a dimostrare che le classifiche erano pertinenti (vedi articolo in questo sito cliccando qui).

Si ricordi che nelle versioni precedenti del programma Pisa, in testa alla classifica si erano collocati sempre gli stessi sistemi scolastici, ossia quello finlandese, coreano, giapponese, canadese, mentre i quindicenni italiani si sono trovati  nel gruppo di coda.

Previsioni

Quale pronostico si può fare sull’esito dell’indagine Pisa 2009 che non mancheremo di commentare quando saranno pubblicati dall’OCSE?
In primo luogo, dando come scontato il fatto che i sistemi scolastici non evolvono rapidamente, possiamo anticipare che la classifica del 2000 non sarà sconvolta. Più o meno l’ordine dei sistemi scolastici almeno per quel che riguarda i punteggi conseguiti dai quindicenne nella comprensione della lettura dovrebbe essere assai simile a quello di dieci anni fa. Ci saranno però alcune novità che certamente la classe politica e i media non mancheranno di “strombazzare”.

In taluni sistemi scolastici i quindicenni  otterranno risultati migliori di quelli di dieci anni fa, il che non vorrà comunque dire che il sistema scolastico nel suo complesso sia migliorato; altri sistemi scolastici invece retrocederanno nella classifica, ma saranno pochi ; la gran massa non cambierà posizione. I quindicenni del 2009 otterranno punteggi in lettura non molto dissimili da quelli dei loro coetanei di dieci anni fa che adesso hanno 25 anni. Idealmente si dovrebbe comparare la comprensione in lettura dei venticinquenni di oggi con quelli dei quindicenni del 2000. Un’ indagine di questo tipo è estremamente costosa. Si può fare, ma mancano le risorse e forse la volontà politica per realizzarla.

Chi salirà, chi scenderà e chi rimarrà dov’era

Quali sono i paesi che probabilmente miglioreranno il loro ordine nella graduatoria? Con una buona probabilità di non essere smentiti si può affermare che si noterà un progresso nella classifica dei sistemi scolastici che hanno impostato dopo la pubblicazione dei risultati dell’indagine Pisa 2000 (pubblicazione avvenuta nel dicembre 2001) un rigoroso programma di promozione della lettura nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado, come è avvenuto in Germania, in Inghilterra ed in parte anche in Svizzera. Si può per esempio prevedere che le prestazioni dei quindicenni tedeschi saranno migliori il che permetterà di placare gli animi in Germania e di far tirare un sospiro di sollievo a tutti i responsabili dell’istruzione dei vari sistemi scolastici regionali tedeschi.

Potranno probabilmente progredire anche i sistemi scolastici nei quali non si è impostata una politica sistematica di miglioramento della lettura o di sviluppo di esercizi di lettura in classe ma nei quali la partecipazione all’ indagine Pisa 2009 è stata presa sul serio dalle scuole e dagli insegnanti che invece nel 2000 l’avevano in parte boicottata o in parte preso sotto gamba. L’interesse che i media hanno riservato a questa indagine è stato tale da creare una pressione sufficiente sugli insegnanti  per rivedere i curricoli e prestare più attenzione alla lettura oppure all’insegnamento della matematica e delle scienze. Basta un nonnulla per far capire ai quindicenni che dovevano rispondere seriamente a tutte le domande del test e non accantonare quelle difficili. Questo è senz’altro successo. In taluni sistemi scolastici la combinazione di questo fattore con quello descritto nel paragrafo precedente permetterà di realizzare un miglioramento statisticamente significativo del punteggio medio.

In altri sistemi scolastici invece, il clima generale nel quale si svolgono le valutazioni non è cambiato: la maggioranza degli insegnanti è contraria alla valutazione, moltissimi sono scettici, la cultura della valutazione è del tutto assente, non esiste una tradizione scientifica di verifica dei risultati della valutazione, la pedagogie si occupa di altre cose. In queste condizioni, è probabile che i risultati dell’indagine 2009 siano stazionari, ossia non siano sostanzialmente diversi da quelli del 2000, oppure perfino siano peggiorati. Questo è probabilmente il caso della Francia o della Spagna. Bisogna ricordare che rimanere  stazionari mentre gli altri progrediscono significa regredire.

L’Italia

Cosa si può prevedere per quel che riguarda il punteggio dei quindicenni italiani? In Italia, la classe politica non ha molto reagito o non ha affatto reagito alla pubblicazione dei risultati dell’indagine Pisa. Maggior attenzione invece si è riscontrata tra i dirigenti scolastici e i responsabili nella politica scolastica. Si è discusso dei mediocri risultati italiani, si è suonato il campanello d’allarme.

Anche il clima tra gli insegnanti nel corso di questo decennio rispetto alla valutazione è cambiato in meglio. L’ostilità nei confronti delle valutazioni su larga scala è calata, se ne è parlato in molti seminari e in molti incontri, la cultura della valutazione tra gli insegnanti è migliorata.

L’indagine Pisa sul piano nazionale è stata affrontata con maggiore serietà, la preparazione è stata talora perfino fuori luogo, perché non si fa una preparazione specifica per un test di questo genere, non si allenano gli studenti per riuscire bene in una prova, ma si deve educare ad acquisire le competenze, come quella di capire testi di varia natura. Questo è un lavoro a lungo termine, che va svolto anno dopo anno, che non si improvvisa su due piedi con l’unico obiettivo di riuscire ad ottenere un miglior punteggio in una prova internazionale e per vantarsi con sciocco nazionalismo dei miglioramenti conseguiti che non sono , in casi del genere, che temporanei.

Infine, taluni editori scolastici dopo la pubblicazione nel quadro teorico di riferimento dell’indagine Pisa sulla competenza in lettura del 2000 e degli items resi pubblici, hanno ritoccato i manuali scolastici per cui, pur senza nessun cambiamento sostanziale dei curricoli, in certe scuole, non ovunque, sono stati adottati manuali “Pisa conformi”.

Tutto sommato, dunque, ci si può aspettare un miglioramento dei punteggi dei quindicenni italiani nelle prove di Pisa 2009 e forse anche nel solo test di comprensione della lettura. Ci si potrà quindi chiedere se questo progresso potrebbe significare un reale miglioramento del sistema scolastico italiano nel suo insieme oppure se sarà il frutto di azioni congiunturali, di provvedimenti casuali, e non di una politica vera e propria tesa a migliorare la scuola italiana. La risposta l’avremo, in parte, il 7 dicembre e nei mesi successivi se in Italia qualcuno si deciderà a finanziare ricerche approfondite per capire i risultati dei quindicenni italiani.

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