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OCSE – Assicurare il benessere dei bambini (2009)

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OCSE- Assicurare il benessere dei bambini (01-09-09). L’Italia agli ultimi posti
Il primo settembre 2009 è stato pubblicato il primo rapporto OCSE sul benessere dei bambini. Fra i 24 Paesi partecipanti, l’Italia risulta agli ultimi posti, nonostante la spesa complessiva per i bambini si situi molto vicino alla media globale dell’OCSE.

L’Italia agli ultimi posti

www.oecd.org/els/social/childwellbeing

Il primo settembre 2009 è stata pubblicata  la prima indagine dell’OCSE sul benessere dei bambini: uno studio comparato che mette a confronto 24 Paesi membri, tra cui l’Italia.

br9_ocseScrive l’OCSE:

Il benessere dei bambini è una delle principali priorità delle politiche pubbliche nei  Paesi dell’OCSE.

Ma qual è l’effettivo grado di benessere dei bambini oggi? Quali sono gli investimenti sostenuti per i bambini dai vari Stati? Quali sono le politiche sociali per la famiglia che hanno un maggior impatto nei primi anni di vita dei bambini? Crescere con un solo genitore è dannoso per i bambini? E le disuguaglianze che persistono fra le generazioni  minacciano il benessere dei bambini?

La pubblicazione affronta queste domande e molte altre, qual è il livello medio di benessere dei bambini oggi?”

Il capitolo 2  (Comparative Child Well-being across the OECD, solo in inglese) costruisce e analizza i vari indicatori del benessere dei bambini nei Paesi dell’OCSE. Questi indicatori si riferiscono a 6 dimensioni fondamentali:

  1. Il benessere materiale
  2. L’alloggio e ambiente
  3. L’educazione
  4. La salute e la sicurezza
  5. I comportamenti a rischio
  6. La qualità della vita scolastica

Il capitolo 7  (Doing Better for Children: The Way Forward, solo in inglese) presenta una serie di Raccomandazioni per migliorare il benessere dei bambini

Il rapporto sull’Italia – Fare di più per i bambini

http://www.oecd.org/dataoecd/21/8/43590380.pdf

br9_ocse2 La prima pubblicazione dell’OCSE sul benessere dei  bambini mostra che la spesa dell’Italia per i bambini si situa molto vicino alla media globale dell’OCSE.

La differenza tuttavia aumenta quando si osservi il dato sugli investimenti per i bambini  piccoli, dove l’Italia spende l’80% della media OCSE, che è la metà di quanto viene speso nelle fasce di età più alte.

Nonostante questi dati sulla spesa media complessiva, non distante dalla media OCSE, i bambini italiani hanno situazioni peggiori dei loro coetanei di altri paesi in molte aeree di rilievo per la misura del benessere.

Il reddito familiare medio è relativamente basso secondo gli standard dell’OCSE, e i tassi di povertà infantile sono relativamente elevati. Il tasso di povertà infantile in Italia é infatti del 15,5%, a fronte di una media OCSE del 12,4%.

Nonostante i bassi tassi di fecondità in Italia, poco meno di un bambino italiano su due vive in famiglie «sovraffollate» (48%) rispetto a meno di uno su tre in generale nell’OCSE (30%). Allo stesso modo, un bambino su tre vive in cattive condizioni ambientali locali rispetto a un bambino su quattro in media nei paesi dell’OCSE.

L’Italia mostra bassi risultati scolastici sia in termini di prestazioni che di equità.

I bambini di età compresa tra 0-5 anni in Italia ricevono la metà degli investimenti dedicati ai bambini italiani nelle fasce di età più alte.

Anche i risultati scolastici dei bambini italiani sono molto bassi. L’Italia si situa la quart’ultimo posto per rendimento scolastico medio, e al penultimo posto (prima solo del Messico) in termini di equità, ossia in termini di divario tra gli studenti con buoni e bassi risultati.

Anche il numero di giovani italiani che non sono né occupati, né in programmi di formazione, né a scuola riflette i bassi rendimenti scolastici dell’Italia che si ritrova, ancora una volta, ad occupare il terz’ultimo posto tra i paesi dell’OCSE, prima solo di Messico e Turchia.

Le statistiche suggeriscono anche che i bambini italiani non si «divertono» a scuola. Solo il 13% dei bambini italiani trovano la scuola divertente, la seconda cifra più bassa tra i paesi dell’OCSE, che rappresenta meno della metà della media OCSE (27%).

L’Italia spende molto meno per i bambini piccoli della media OCSE. Una spesa maggiore per bambini piccoli é verosimilmente in grado di generare cambiamenti positivi e, anzi, è probabile che sia più equa per i bambini più svantaggiati.

Il co-autore del rapporto dell’OCSE Simon Chapple conclude che:

“l’Italia ha bisogno di nuovi investimenti sui bambini più piccoli, specialmente se mirati ad agire nel lungo periodo e nelle aree in cui la spesa corrente è bassa. Per i bambini più grandi, occorre concentrarsi sull’obiettivo di migliorare i risultati scolastici e rendere l’istruzione più equa in modo che i bambini di tutte le classi sociali possano lasciare la scuola con migliori qualificazioni e dunque migliori prospettive di lavoro”.

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