Alcune osservazioni a margine
Il 6 giugno il Ministro Maria Chiara Carrozza ha presentato le linee programmatiche del suo ministero di fronte alle Commissioni riunite Istruzione di Camera e Senato.
Un programma ambizioso che guarda addirittura al 2020. Nessuna critica ad una visione di ampio respiro, per quanto a questo governo si assegnino 18 mesi di vita, poichè è solo avendo un orizzonte che spazia lontano che si possono definire interventi coerenti a breve e medio termine. Proprio da questo punto di vista, ci sia consentito di mettere in evidenza alcuni punti su cui ci sarebbe piaciuto trovare l’indicazione dei passaggi attraverso i quali avvicinarci concretamente alla meta. Poiché non ci appartiene il linguaggio politically correct, cercheremo di evidenziare senza infingimenti alcuni punti che secondo la visione dell’ADi appaiono carenti o in qualche misura contraddittori. In particolare:
- Decentralizzazione
- Dispersione scolastica
- Istruzione tecnica e professionale
- Professionalità docente, merito e carriera
Decentralizzazione
Scrive il Ministro
Il buon governo dell’istruzione poggia, in primo luogo, sulla ricerca del corretto equilibrio tra funzioni statali e regionali. In altri termini, un eccesso di centralismo può determinare effetti negativi sulle dinamiche pluralistiche che devono presiedere al sistema di istruzione e, allo stesso modo, l’avvio di processi devolutivi può rischiare di incrinare gli elementi di unitarietà che costituiscono il tessuto connettivo del sistema. Prioritaria, allo stato, è l’esigenza di tutelare l’unità del sistema di istruzione, sotto il profilo del rispetto degli elementi fondanti della sua architettura complessiva e, soprattutto, della necessità di garantire l’erogazione sul territorio nazionale dei livelli essenziali delle prestazioni. La ulteriore devoluzione di funzioni, di strutture, di personale e di risorse in materia di istruzione non pare, pertanto, in questa fase, la corretta direzione da intraprendere per affrontare i problemi pressanti che investono la scuola italiana, perché porrebbe a forte rischio la tenuta unitaria del sistema, con la conseguenza di alimentare le asimmetrie territoriali. La risposta alle urgenti necessità del sistema di istruzione va ricercata, dunque, innanzitutto nella garanzia della tenuta unitaria del sistema, in funzione di garanzia del principio di eguaglianza sostanziale. |
Signor Ministro, l’analisi da Lei prodotta della situazione dell’istruzione in Italia non è forse la dimostrazione che più di 150 anni di centralismo non hanno prodotto né quell’unità del sistema né quell’eguaglianza sostanziale degli apprendimenti da Lei auspicate? E’ strano che siano soprattutto ministri appartenenti al centro sinistra (ora Lei e prima di Lei il ministro Fioroni) che frenino l’attuazione del nuovo Titolo V voluto e varato da un governo di centrosinistra. Il Ministro dichiara di voler giungere ad una sottoscrizione dell’Intesa con le Regioni per quanto concerne la determinazione degli organici e del dimensionamento scolastico, ma perché nessun accenno alla bozza di accordo del 19 giugno 2012 tra Governo, Regioni e Province autonome per l’attuazione del Titolo V? E perchè si ripropone la “valorizzazione” del “ruolo fondamentale” degli Uffici Scolastici Regionali, quando più volte la Corte Costuzionale ha indicato che vanno superati? Rimaniamo convinti che occorra procedere sulla via della decentralizzazione anche se all’inizio dovesse essere un’attuazione a macchia di leopardo, come abbiamo ampiamente dimostrato nella prima sessione, Autonomia e decentralizzazione, del nostro seminario internazionale Il Tallone di Achille.
La questione delle scuole paritarie nell’ambito della decentralizzazione
“in un’ottica di decentramento funzionale e strutturale, una soluzione equilibrata vada ricercata nella individuazione di specifiche e idonee forme di cooperazione, collaborazione e coordinamento tra apparati statali e regionali, che insieme si rapportano al sistema delle scuole autonome e delle scuole paritarie” |
E’ strano che ci si dimentichi, che in Italia fra le scuole paritarie vi sono le scuole dell’infanzia comunali. Queste scuole stanno vivendo gravissime tensioni, strozzate nei finanziamenti e nella possibilità di assumere il personale. Bisognerebbe una volta per tutte prendere atto che la separazione della gestione dello stesso grado scolastico fra Comuni e Stato è un’anomalia tutta italiana. E’ tempo di fermare la drammatica, totalmente cieca, progressiva distruzione del patrimonio centenario delle scuole dell’infanzia comunali, e di avviare responsabilmente un processo di unificazione fra scuole comunali e statali, e comunque consentire nell’immediato per le scuole comunali analoghe norme a quelle delle scuole statali per l’assunzione del proprio personale insegnante.
Dispersione scolastica
E’ inutile, a nostro avviso, continuare a denunciare gli altissimi tassi di dispersione in Italia insieme a quelli drammatici dei NEET, senza andare alla radice di questo fenomeno e trovare soluzioni adeguate. E’ un tema che l’ADi affronta da anni e che ha recentemente riproposto nella seconda sessione del seminario internazionale Il tallone di Achille, all’interno del tema dell’istruzione tecnica e professionale, con l’eloquente titolo Un figlio non voluto. L’ADi considera che la questione affondi le sue radici nella scuola media unica, in quella che avrebbe dovuto essere il più importante processo di democratizzazione dell’istruzione in Italia. Occorre in primo luogo procedere a una sostanziale e formale unificazione fra scuola primaria e secondaria di 1° grado, ora solo apparentemente unite entro il 1° ciclo e gli istituti comprensivi. Il secondo passaggio è una profonda revisione dell’istruzione tecnica e professionale
Istruzione tecnica e professionale
Non riproponiamo qui quanto abbiamo sviluppato nella seconda sessione del seminario Il tallone di Achille sopra menzionato. Vogliamo solo insistere, accoratamente, sull’unificazione di istruzione e formazione professionale ( con l’eliminazione degli istituti professionali di stato), su curricoli impostati sull’imparare facendo, sull’avvio di una seria istruzione in alternanza scuola/lavoro , sull’inclusione quindi dell’apprendistato negli ordinamenti come via ordinaria di acquisire qualifica e diploma.
Professionalità docente, merito e carriera
Prendiamo atto, purtroppo, che tutta la complessa questione della professione docente viene rimandata alla contrattazione sindacale, nessun cenno su un nuovo Statuto giuridico dei docenti. Tutto viene riconsegnato a quell’inconcludente contrattazione che dal 1987 rimanda a successive commissioni le modalità della costruzione di un’articolazione della funzione docente. In quanto al merito, se il buon giorno si vede dal mattino non riusciamo ancora a scorgere un’alba promettente. L’ennesima “indecente” sanatoria dei TFA speciali, cancellano per i prossimi 20 anni merito e ingresso nella scuola di giovani laureati bravi e motivati. Non abbiamo più parole da spendere su questa politica fatta di sanatorie e rinvii.
Buon lavoro Signor Ministro…
e ci perdoni se non ci siamo uniti al coro dei laudatores, e abbiamo ritenuto più utile sottolineare i punti di “non allineamento” e le nostre proposte. L’abbiamo fatto perché in un momento così drammatico per il paese consideriamo che l’unica via d’uscita sia una convinta volontà d’innovazione. Se questo è vero allora occorre mettere in campo il contributo critico di tutti coloro che ai vari livelli esprimono delle responsabilità.