Così cantava Giorgio Gaber, in altri tempi.
Dalla quantità di voci che si sono levate per entrare criticamente nel merito delle Nuove Indicazioni, dal coro di proteste delle scuole nei confronti di un sondaggio che inizialmente non permetteva in nessun modo di esprimere il proprio parere e dalla qualità del dibattito in corso possiamo dire che il mondo della scuola, e di chi lavora con essa, partecipa attivamente, con convinzione e con cognizione di causa alla discussione di questo importante passaggio.
La questione è quanto la sua voce sarà ascoltata e quanto le Nuove Indicazioni saranno alla fine un testo… partecipato. Ce lo dirà la distanza che ci sarà tra la prima bozza (definita “materiali per il dibattito pubblico”) e il testo definitivo.
Intanto alcuni numeri. Le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 erano costituite da 35.000 parole, 215.000 caratteri spazi esclusi. Le Nuove Indicazioni 2025 sono costituite da 68.000 parole (senza calcolare i nomi degli esperti e le appendici), 423.000 caratteri spazi esclusi. Quasi il doppio. Laddove la richiesta iniziale era stata di essenzializzare…
Il testo – prima ancora di entrare nel merito dell’impostazione culturale – richiede ancora molto lavoro. Oltre che ridondante, per ora risulta frammentario e disorganico, come se le commissioni avessero lavorato una separata dall’altra, a volte confuso e contradditorio, con un tono più prescrittivo che orientativo, perfino nei cosiddetti “suggerimenti”.
Si constata che, almeno, non è saltata su un punto decisivo la continuità con le Indicazioni del 2012 (e con quelle del 2007). La visione unitaria del primo ciclo, e dunque l’impostazione unitaria di ogni disciplina per scuola primaria e scuola secondaria di primo grado, è stata mantenuta. Almeno su questo, non si torna indietro.
Molti però gli aspetti fondamentali che sono carenti e che dovrebbero essere modificati, integrati, migliorati in modo sostanziale. Mancano, per non citarne che alcuni
– gli insegnanti come professionisti e…
– … il loro lavoro collegiale;
– gli studenti, cioè la centralità della persona come soggetto che apprende;
– l’apprendimento come processo (con i contributi di cognitivismo, costruttivismo e neuroscienze);
– la growth mindset o mentalità dinamica (al di là della citazione del termine) che – occorre dirlo – si muove su una traiettoria opposta rispetto al concetto di ‘talento’;
– gli studenti con background migratorio;
– l’approccio interculturale;
– l’educazione alla relazione (oltre le differenze di genere);
– la libertà come autonomia (e partecipazione!).
Per entrare nel dettaglio pubblichiamo un primo contributo di Giovanni Campana, che analizza in modo attento e approfondito la Premessa e le Finalità delle Nuove Indicazioni, in attesa di proseguire nel commento al seguito del testo delle Nuove Indicazioni: https://adiscuola.it/pubblicazioni/nuove-indicazioni-2025-vs-indicazioni-2012-confronto-sulle-premesse/