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Italia Oggi -Azienda Scuola- martedì 22 luglio 2014

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In un articolo su Italia Oggi, la presidente dell’ADi, Alessandra Cenerini, chiede una moratoria, basta annunci di riforme. Occorre investire sulle energie oggi disponibili, rompere vecchi schemi, puntare su una maggiore autonomia delle scuole. A questo fine rilancia la proposta dell’ADi di Istituti a statuto speciale e indica i terreni su cui intervenire.

LA PROPOSTA: ROMPERE VECCHI SCHEMI E
DARE  PIU’ AUTONOMIA ALLE SCUOLE, ANCHE PER LE ASSUNZIONI

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 BASTA ANNUNCI DI RIFORME, RENZI ABBIA IL CORAGGIO DI BLAIR

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di Alessandra  Cenerini [1]

[stextbox id=”info” image=”null”]La scuola è stanca. Basta annunci di riforme.

Tony Blair e Matteo Renzi
Tony Blair e Matteo Renzi

Chiediamo una moratoria, convinti che  ci sarà rinascita solo scegliendo di investire sulle energie oggi disponibili a seppellire vecchi miti, artatamente mantenuti in vita per preservare lo status quo. Uno status quo da decenni inerte di fronte all’espulsione di migliaia e migliaia di ragazzi  e alla mortificazione di tanti talenti. Uno spreco enorme di risorse umane e sociali.

Occorre coraggio e determinazione ed assegnare, come fece il primo Blair, completa  autonomia a un certo numero di istituti scolastici che  dimostrino nei fatti  che è possibile spezzare le regole dell’organizzazione centralistica della scuola: l’insegnante solitario, che fa lezione in una classe di 25/30 alunni della stessa età, dentro un’aula organizzata con cattedra e banchi allineati, secondo un orario cadenzato da campanelle a scandire un sapere scisso in singole discipline, con poca o nessuna libertà concessa agli studenti nell’organizzazione dei loro studi. Un insegnamento bollato dall’unicità della funzione docente,  della quale sono corollario l’uniformità dell’orario di servizio e della retribuzione, nonché la valutazione del merito per anzianità.

Rompere questi schemi è difficile, ma  necessario e indispensabile.  Come?

L’ADI da tempo propone la creazione di istituti scolastici a “statuto speciale”,  a somiglianza delle academies lanciate  da Blair nel 2000. A tali Istituti vanno garantiti avanzati livelli di autonomia:

  1. la facoltà di assumere il personale, tra cui esperti, e di retribuirlo con il solo vincolo del livello stipendiale minimo,
  2. un orario di servizio onnicomprensivo per una media di 30 ore settimanali da attribuire al nucleo professionale portante degli insegnanti,
  3. la possibilità di assumere figure di leadership intermedia con incarico professionale full time,
  4. una forte autonomia rispetto al curricolo nazionale, ivi compresi orario e calendario scolastico,
  5. un budget complessivo senza vincoli di destinazione e riferito a costi standard,
  6. l’autonoma gestione degli interventi di architettura educativa, supportata da adeguati trasferimenti di risorse,
  7. un Consiglio di Istituto inteso come Consiglio di Amministrazione, con possibilità di avere sostenitori  del mondo imprenditoriale  e dell’università.

Permangono ovviamente alcuni vincoli, quali:

  1. la valutazione esterna attraverso le  prove INVALSI e gli ispettori,
  2. gli esami nazionali,
  3. l’esclusione di qualsiasi selezione/discriminazione nell’accoglienza degli alunni.

L’iniziativa assume senso pieno se rivolta in primo luogo a istituti frequentati da una popolazione scolastica svantaggiata, con la finalità di superare il tasso drammatico di ripetenze ed abbandoni. Si tratta innanzitutto degli istituti professionali, che , come avvenuto a Trento, vanno liberati dalla riforma attuata dal ministro Fioroni, che li ha omologati agli istituti tecnici, togliendo loro la possibilità di impartire autonomamente le qualifiche triennali e i diplomi quadriennali. Occorrerà convertire alcune specializzazioni nell’alveo degli istituti tecnici, ma soprattutto assegnare alla grande maggioranza di queste scuole i curricoli dell’istruzione e formazione professionale regionale  in regime di sussidiarietà, secondo l’attuale modello complementare. Ci confortano i dati Isfol che segnalano i risultati più che soddisfacenti dell’IeFP rispetto  agli IPS.

C’è poi un secondo  terreno fertile di intervento, lanciato dal ministro Carrozza, che va ripreso: i licei quadriennali. Ridurre il tempo standard (in anni scolastici) del curricolo obbliga a rileggere i modelli liceali attuali abbandonando l’illusione dei cambiamenti senza vera innovazione.

Infine, non sono esclusi  a priori nemmeno gli istituti comprensivi che intendano costruire un ciclo unico, superando le storture della vecchia “scuola media”.

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[1] Presidente nazionale ADI, Associazione Docenti Italiani

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