Continua con buon successo di pubblico la serie di webinar Invalsi su Zoom e Youtube.
Riferiamo di due tenuti in luglio 2020, che aprono prospettive, sempre che non rischino di finire come le tante stelle comete che hanno solcato per un attimo gli irredimibili cieli della scuola italiana.
Valutazione e valorizzazione nella Dad. Un’esperienza nella scuola secondaria di secondo grado
Il 7 luglio: “Valutazione e valorizzazione nella Dad. Una esperienza nella scuola secondaria di secondo grado”, un tema non direttamente legato ai “prodotti” Invalsi, ma che tocca l’argomento della valutazione in tempi di lockdown. Insegnanti di materie umanistiche hanno presentato i percorsi e gli strumenti utilizzati da 4 istituti superiori e precisamente licei.
Come ben detto da uno dei presentatori non si tratta di elaborazioni nuove, ma dell’utilizzo in una circostanza particolare di pratiche maturate nel tempo di modalità di valutazione innovative che utilizzano la descrizione e la categorizzazione delle competenze, la loro collocazione su diversi livelli e le attività di autovalutazione da parte degli studenti. Se vogliamo, la parte originale sta nella individuazione di indicatori di performance relativi ai comportamenti tipici della didattica a distanza
Il valore di quanto presentato sta in tre punti, ossia nel fatto che si tratti di:
- didattica giocata e non solo chiacchierata nei corsi di formazione,
- licei e insegnanti di materie umanistiche
- licei in relazione fra di loro collocati in diverse parti d’Italia.
Nei due decenni precedenti i licei si sono dimostrati abbastanza impermeabili se non ostili a queste tematiche e curiosamente proprio per mano dei settori più sensibili ed attivi negli anni ‘70 ed ‘80 cioè le materie umanistiche ed in primis la filosofia. Gli insegnanti di questa area culturale hanno spesso vissuto le innovazioni metodologiche come l’assalto dei figli minori, cioè della pedagogia, che miravano a vanificare attraverso un blabla metodologico il valore intrinseco dei contenuti di una area del sapere caratteristica del mondo culturale italiano. Non che questo timore fosse e sia del tutto infondato.
Questa esperienza, che probabilmente ne rappresenta, nell’aria del tempo, molte altre sembra superare questa impasse: qualcuno ha perfino posto la domanda se queste pratiche siano trasferibili anche agli Istituti Tecnici e Professionali. Forse è il caso di ricordare che sono nate proprio lì, ma che vi stanno anche agonizzando, perchè richiedono tempo ed impegno maggiori della ordinaria amministrazione e si esauriscono in assenza di un sostegno adeguato alle avanguardie di insegnanti che se ne sobbarcano il peso, idest in assenza di una formalizzazione delle articolazioni di carriera.
Rapporto sulla sperimentazione Invalsi del Rapporto di Autovalutazione per la scuola dell’infanzia
Ultimo di questa stagione sperimentale di successo il webinar del 15 luglio in cui Michela Freddano e Cristina Stringher hanno presentato il Rapporto sulla sperimentazione Invalsi del Rapporto di Autovalutazione per la scuola dell’infanzia.. Rapporto sulla sperimentazione perché il Servizio Nazionale di Valutazione non ha fin dall’inizio ricompreso questo segmento, peraltro non obbligatorio. La sperimentazione del RAV per la scuola dell’infanzia è partita nel 2015 ed ha attraversando diverse fasi anche per la polverizzazione degli istituti. Nella presentazione è stata molto sottolineata la positività di essere riusciti ad ottenere un ampio coinvolgimento delle organizzazioni impegnate in questo campo. Anche la partecipazione delle scuole è stata alta poichè alle più di 400 scuole campionate se ne sono aggiunte molte volontarie fino a raggiungere il numero di 1700 circa e quasi tutte hanno portato a termine il loro lavoro. Il format che ne è uscito e stato approvato da più dell’80% delle scuole coinvolte
Se nel nostro Paese è difficile fare accettare la valutazione agli insegnanti, nella scuola dell’infanzia questo problema è anche maggiore per un settore che non pone al centro l’aspetto cognitivo, pur avendo superato la funzione meramente assistenziale. Forse qui sta la spiegazione della curiosa contraddizione fra i risultati di apprendimento degli allievi in PISA ed Invalsi e la percentuale altissima di iscrizioni-circa il 90%- a questo ordine di scuola che OECD considera preliminare a buoni risultati.
I dati presentati dal Rapporto ci dicono che le scuole hanno una alta opinione del proprio lavoro poichè circa l’80%si colloca ai livelli apicali 5-6 -7 ma evidentemente si basano su mere impressioni, poiché estremamente esigua è la percentuale di scuole che utilizzano strumenti condivisi di registrazione dei propri risultati. E’ evidente che si tratterà di lavorare molto su questo piano uscendo dalla sperimentazione
In proposito nel webinar da parte del MIUR si è parlato di un anno di riflessione anche per far convergere questo modello con quello utilizzato nella scuola primaria visto che molte scuole dell’infanzia si trovano a fare parte di istituti comprensivi che arrivano fino alla scuola media.
Gradualità che si capisce anche perché non sembra chiaro dove il SNV per gli altri ordini di scuola vada ad approdare. Anche prima del coronavirus le visite esterne alle scuole erano in surplace e la fase della rendicontazione sociale di fine 2019 ha assunto l’aspetto dell’adempimento.
Che il RAV rischi di finire come le tante stelle comete che hanno solcato per un attimo gli irredimibili cieli della scuola italiana?