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Inghilterra: crescono i genitori imprigionati per l’assenteismo dei figli

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Inghilterra: crescono i genitori messi prigione per lassenteismo dei figli
Statistiche recenti dicono che ogni 15 giorni durante lanno scolastico un genitore viene messo in prigione per non avere impedito al figlio di stare assente da scuola.

br9_enmulta_cLe statistiche mostrano che ogni 15 giorni nel corso di un trimestre un genitore viene messo in prigione per non avere impedito al figlio di stare assente da scuola 

Patricia Amos, la prima madre di una “fughinista” ad essere  incarcerata nel 2002, accese un controverso dibattito internazionale.

Patricia Amos
Patricia Amos

Da allora le misure adottate in Inghilterra contro i genitori di studenti assenteisti sono cresciute in modo impressionante senza più fare scalpore:  10.000 condanne nel 2007, il 76% in più rispetto al 2000, di cui 133 incarcerazioni.

 Nonostante queste misure le assenze sono cresciute rispetto al 1997. Le ultime statistiche, pubblicate il 5 febbraio 2009, dimostrano che c’è stato un incremento annuo del 41% nella stipulazione di “contratti” con i genitori per contrastare l’assenteismo dei loro figli.

Eppure il governo laburista insiste nel considerare necessarie queste misure repressive (multe e carcere) per combattere questa piaga.

L’ex ministro Estelle Morris: “Ho molti dubbi ora”

Estelle Morris,  ministro dell’istruzione quando fu introdotta l’incarcerazione per genitori di studenti assenteisti, ha però oggi seri dubbi sull’efficacia del carcere e dice che ora se fosse ministro abrogherebbe la norma

…ma nessun pentimento da parte dell’attuale governo

Nonostante il fallimento di queste misure restrittive l’attuale sottosegretario laburista all’infanzia, Delyth Morgan, insiste nel sostenere che vanno sostenute sia le scuole che i provveditorati nell’utilizzo di queste misure per contrastare assenze e cattiva condotta (Commento:speriamo che questi propositi non giungano all’orecchio del trio “Gelmini-Tremonti-Brunetta” …)  

I conservatori a sostegno del carcere

I conservatori hanno sostenuto l’introduzione del carcere come misura contro i genitori di studenti assenteisti. E ora denunciano l’incapacità dei laburisti di intervenire con più rigore (!) nei confronti della condotta e della disciplina.

Le opinioni contrastanti di chi ha subito il carcere

Emma Garza
Emma Garza

Ci sono contrastanti opinioni ed esperienze fra le famiglie che hanno direttamente subito il carcere. Emma Garza ora ventiduenne (la figlia di Patricia Amos, la prima madre imprigionata per l’assenteismo della figlia)  dice che il carcere fu una “misura shock” che funzionò, e lei smise di fare fughino.

Ma Rose Connor, una madre che fu imprigionata nel 2006, quando era incinta di 7 mesi, dice che “fu una perdita di tempo, perché suo figlio non è mai più tornato a scuola”.

Che dire di questa assurda vicenda?

La lettura di queste notizie sui quotidiani inglesi ci lascia allibiti. Possibile non considerare che l’assenteismo è fenomeno che riguarda principalmente i ragazzi di famiglie in condizioni sociali disagiate e che altri dovrebbero essere gli strumenti per intervenire? Possibile che ancora non si voglia prendere atto che questa scuola, con i suoi riti, i suoi orari, i suoi metodi respinge una quantità crescente di ragazzi? Forse anziché incarcerare i genitori andrebbero assunte misure (e non diciamo altro) contro chi, dai politici ai responsabili scolastici, insistono nel volere imporre questa scuola, costi quel che costi, senza cercare quantomeno di capire cosa è cambiato nel XXI secolo nei modi di apprendere e nella socializzazione delle nuove generazioni.

E  in Italia … non ci sono statistiche del fenomeno

Una cosa fondamentale che andrebbe subito fatta è quella di darsi strumenti permanenti di conoscenza del  fenomeno dell’assenteismo, che non va confuso con quello dei drop out. La conoscenza di qualsiasi fenomeno è il primo strumento per poter intervenire. I pochi dati raccolti sono impressionanti specialmente per quanto riguarda gli istituti professionali. Si veda a questo proposito l’introduzione  che la presidente dell’ADI, Alessandra Cenerini, fece al seminario internazionale “I dilemmi dell’istruzione tecnica e professionale” del febbraio 2004.

Ogni scuola dovrebbe periodicamente, dati alla mano, riflettere su questo fenomeno per capirne le ragioni e intraprendere nuove vie. La stessa cosa dovrebbe avvenire a livello nazionale, ben sapendo che il concetto di “obbligo”   aiuta sempre meno a risolvere il problema.

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