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Discorso di apertura della seduta plenaria del Parlamento europeo di Ursula von der Leyen

di

Nuova Presidente della Commissione Europea

Signor Presidente,

Onorevoli parlamentari,

Esattamente 40 anni fa, Simone Veil è stata eletta prima donna presidente del Parlamento europeo e ha illustrato la sua visione per un’Europa più giusta e più unita.

È grazie a lei e a tutte le altre icone europee che io oggi presento a voi la mia visione dell’Europa.

E a 40 anni di distanza, posso dire con orgoglio che finalmente abbiamo una candidata donna alla carica di Presidente della Commissione europea.

Sono io quella candidata grazie a tutti gli uomini e le donne che hanno abbattuto le barriere e sfidato le convenzioni. Sono io quella candidata grazie a tutti gli uomini e le donne che hanno costruito un’Europa di pace, un’Europa unita, un’Europa dei valori.

È la mia fede nell’ Europa che mi ha guidato per tutta la mia vita e la mia carriera – come madre, come medico e come donna politica.

È il coraggio e l’audacia di pionieri come Simone Veil che sono al cuore della mia visione per l’Europa.

Ed è mia intenzione guidare la Commissione europea nello stesso spirito.

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Signor Presidente,

Onorevoli parlamentari,

I padri e le madri dell’Europa hanno creato una cosa potente dalle macerie e dalle ceneri delle guerre mondiali. La pace.

Un forte mercato comune, commercio senza confini, viaggi, ricerca e posti di lavoro. Oggi 500 milioni di europei vivono in libertà e prosperità, da Riga a Limassol e da Atene a Lisbona.

La generazione dei miei figli non può concepire una vita senza questo senso dell’Europa come casa. Quando nacque questa fortunata generazione, noi, la vecchia generazione, pensammo che sarebbe sempre stato così.

Eppure in questo momento è chiaro a ciascuno di noi che dobbiamo ancora una volta prendere posizione e lottare per la nostra Europa. Il mondo intero ha di fronte le sfide di sviluppi dirompenti che non hanno lasciata indenne l’Europa.

Cambiamento demografico, globalizzazione dell’economia mondiale, rapida digitalizzazione del nostro ambiente di lavoro e, naturalmente, cambiamento climatico. Nessuno di questi meta-sviluppi è nuovo: la scienza li ha previsti tempo fa. La novità è che noi, cittadini europei, indipendentemente dal paese in cui viviamo, percepiamo e sperimentiamo i loro effetti in prima persona.

Che si tratti di coltivatori di frumento finlandesi che soffrono la siccità o francesi che affrontano una mortale ondata di calore: tutti noi sentiamo chiaramente gli effetti del cambiamento climatico. Che si tratti di pensionati irlandesi che devono interagire con le banche online o di lavoratori polacchi con 20 anni di esperienza che devono affrontare una riqualificazione per evitare di essere licenziati: tutti noi sentiamo gli effetti concreti della digitalizzazione. Che si tratti di regioni in Europa in cui scuole, ospedali o aziende devono chiudere: tutti noi sentiamo gli effetti concreti del cambiamento demografico.

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Tutto ciò ha lasciato alle persone la sensazione di perdere il controllo. Di legami meno stretti all’interno delle nostre comunità. Nessuna di queste sfide scomparirà. Ma ci sono stati diversi modi di reagire a queste tendenze. Alcuni si stanno volgendo verso regimi autoritari, altri stanno comprando la loro influenza globale e creano dipendenze investendo in porti e strade. E altri ancora si stanno volgendo verso il protezionismo.

Nessuna di queste opzioni è per noi. Noi vogliamo il multilateralismo, vogliamo un commercio equo, difendiamo l’ordine basato sulle regole perché sappiamo che è meglio per tutti noi. Dobbiamo agire alla maniera europea. Ma se vogliamo percorrere la via europea, dobbiamo prima riscoprire la nostra unità. Se siamo uniti all’interno, nessuno ci dividerà dall’esterno.
Se eliminiamo i divari tra di noi, possiamo trasformare le sfide di oggi in opportunità di domani.

Un’Unione europea che vuole di più.

La nostra sfida più pressante è mantenere il nostro pianeta sano. Questa è la più grande responsabilità e opportunità dei nostri tempi. Voglio che l’Europa diventi il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Per far sì che ciò accada, dobbiamo compiere insieme passi coraggiosi. Il nostro obiettivo attuale di ridurre le emissioni del 40% entro il 2030 non è sufficiente. Dobbiamo andare oltre.

Dobbiamo volere di più. È necessario un approccio in due fasi per ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030 del 50, se non del 55%. L’UE avrà un ruolo di guida nei negoziati internazionali per far crescere il livello di ambizione delle altre principali economie entro il 2021. Per ottenere un impatto reale, non dobbiamo essere ambiziosi solo a casa nostra – dobbiamo farlo, sì – ma il mondo deve muoversi insieme.

Per far sì che ciò accada, presenterò un Green Deal per l’Europa nei primi 100 giorni in carica. Presenterò la prima Legge europea sul clima, che tradurrà in legge l’obiettivo del 2050.

Questa accresciuta ambizione richiederà investimenti su vasta scala. I fondi pubblici non basteranno. Proporrò un Piano di Investimenti per un’ Europa Sostenibile e trasformerò alcune parti della Banca Europea per gli Investimenti in una Banca per il Clima. Questo sbloccherà 1 trilione di euro di investimenti nel prossimo decennio.

Significa cambiamento. Tutti noi e tutti i settori dovranno contribuire, dall’aviazione al trasporto marittimo, al modo in cui ognuno di noi viaggia e vive. Le emissioni devono avere un prezzo che modifichi il nostro comportamento. Per completare questo lavoro e per garantire che le nostre aziende possano competere su un piano di parità, introdurrò un’imposta sul carbonio alle frontiere europee (Carbon Border Tax) per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.

Ma ciò che è buono per il nostro pianeta deve anche essere buono per le persone e le regioni. Naturalmente sono consapevole dell’importanza dei fondi di coesione. Ma serve di più. Abbiamo bisogno di una transizione equa per tutti. Non tutte le nostre regioni hanno lo stesso punto di partenza, ma condividiamo tutti la stessa destinazione. Questo è il motivo per cui proporrò un Fondo per la transizione equa per sostenere le persone più colpite.

Questa è la via europea: siamo ambiziosi. Non lasciamo nessuno dietro. E offriamo prospettive. Se vogliamo avere successo con questo piano ambizioso, abbiamo bisogno di un’economia forte. Perché ciò che vogliamo spendere dobbiamo prima guadagnarlo.

Per questo abbiamo bisogno di rafforzare la spina dorsale delle nostre economie: le piccole e medie imprese. Sono innovative, sono imprenditoriali, sono flessibili e agili, creano posti di lavoro, forniscono formazione professionale ai nostri giovani. Ma possono fare tutto questo solo se hanno accesso al capitale ovunque in questo enorme mercato unico. Liberiamoci da tutte le barriere. Apriamo le porte. Completiamo finalmente l’Unione dei mercati dei capitali. Le nostre PMI lo meritano.

E dobbiamo lavorare all’interno del Patto di stabilità e crescita. Dove sono necessari investimenti e riforme, dovremmo assicurarci che possano essere realizzati. Dovremmo sfruttare tutta la flessibilità consentita dalle regole. Siamo orgogliosi della nostra economia. Vogliamo renderla più forte.

Ma c’è anche una logica chiara e semplice. Non sono le persone a servire l’economia. È l’economia che è al servizio delle persone. Nella nostra Economia di Mercato Sociale dobbiamo conciliare il mercato con il sociale. Pertanto rifocalizzerò il nostro semestre europeo per assicurarci di rimanere in linea con i nostri obiettivi di sviluppo sostenibile.

E sosterrò tasse eque, sia per le industrie di mattoni e malta che per le imprese digitali. Quando i colossi della tecnologia realizzano enormi profitti in Europa, questo va bene perché siamo un mercato aperto e ci piace la concorrenza. Ma se realizzano questi utili beneficiando del nostro sistema scolastico, dei nostri lavoratori qualificati, delle nostre infrastrutture e della nostra sicurezza sociale, se è così, non è accettabile che realizzino profitti, ma a malapena paghino le tasse perché sanno eludere il nostro sistema di tassazione. Se vogliono beneficiare, devono condividere l’onere.

Sfruttare al massimo il potenziale dell’Europa

Onorevoli parlamentari,

La via europea significa anche sfruttare a pieno il nostro potenziale: la nostra gente, il nostro talento, la nostra diversità. Si tratta di creare un’unione più giusta e più equa. Questa idea mi guiderà ogni giorno in cui sarò in carica – come è avvenuto per tutta la mia carriera.

Abbiamo fatto molta strada da quando ero Ministro per gli affari di famiglia e ho dovuto lottare per introdurre la retribuzione parentale o l’accesso all’assistenza per l’infanzia. Ma la lotta per l’equità non si ferma mai. È ancora troppo difficile arrivare a fine mese per le famiglie che pure lavorano sodo. Voglio garantire che il lavoro paghi. In un’Economia di Mercato Sociale, ogni persona che lavora a tempo pieno dovrebbe guadagnare un salario minimo che basti per una vita dignitosa. Pertanto metteremo a punto un quadro generale, ovviamente nel rispetto dei diversi mercati del lavoro. Ma penso che l’opzione ottimale sia quella di avere contrattazioni collettive tra sindacati e associazioni dei datori di lavoro perché possano adattare il salario minimo al settore o alla regione in questione. Certo, sono consapevole che ci sono diversi modelli, ma dobbiamo creare un quadro generale. E voglio una protezione migliore per coloro che perdono il lavoro quando la nostra economia subisce un duro colpo. Un Programma europeo di riassicurazione dei sussidi di disoccupazione sosterrà le nostre economie e i nostri cittadini in periodi di shock esterni. Ovviamente ci sono assicurazioni sulla disoccupazione a livello nazionale, ma in Europa è necessario un piano di riassicurazione per questi forti shock esterni.

Voglio anche più uguaglianza ed equità per i nostri giovani. La disoccupazione giovanile è al 14,2% in Europa, ma va dal 5% al 40% in alcuni paesi. Non possiamo accettarlo. I giovani hanno aspirazioni, vogliono lavorare, vogliono avere un futuro – ed è nostro compito far sì che raggiungano questi obiettivi. Per questo motivo mi assicurerò che la Garanzia per i giovani, che ho avviato quando ero Ministro per il Lavoro nel nostro Consiglio, funzioni al meglio in tutti gli Stati membri. E sosterrò l’idea del Parlamento europeo di triplicare il bilancio per Erasmus plus, nel quadro del prossimo bilancio a lungo termine.

Dobbiamo prenderci cura dei più vulnerabili: i nostri figli. Dobbiamo combattere la povertà. Come madre di sette figli so bene che fa la differenza per tutta la vita se i bambini hanno accesso all’istruzione, allo sport, alla musica, a cibo sano e ad un ambiente amorevole. Abbiamo bisogno di una Garanzia per i bambini per contribuire a garantire che ogni bambino in Europa a rischio di povertà ed esclusione sociale abbia accesso ai diritti più fondamentali come l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Li rafforzerà e renderà autonomi e ci sarà uno straordinario ritorno se li sosteniamo quando sono giovani. Questo fa parte del mio piano d’azione per dare vita al nostro Pilastro dei diritti sociali.

E inizierò a casa dando l’esempio: garantirò la piena parità di genere nel mio Collegio dei Commissari. Se gli Stati membri non proporranno abbastanza donne Commissarie, non esiterò a chiedere nuovi nomi. Dal 1958 ci sono stati 183 commissari. Solo 35 donne. Meno del 20%. Rappresentiamo la metà della nostra popolazione. Vogliamo la nostra giusta parte. Dobbiamo anche parlare apertamente della violenza contro le donne. Se 1 donna su 5 ha già subito violenza fisica o sessuale nell’Unione europea e il 55% delle donne è stato molestato sessualmente, questo chiaramente non è un problema femminile. Proporrò di aggiungere la violenza contro le donne nell’elenco dei crimini Ue definiti nel Trattato. E l’Unione europea dovrebbe aderire alla Convenzione di Istanbul.

Ne sono convinta: se colmiamo i divari tra noi, emergeremo più forti come Unione.

Difendere i valori dell’Europa

Onorevoli parlamentari,

La culla della nostra civiltà europea è la filosofia greca e il diritto romano. E il nostro continente europeo ha attraversato il suo periodo più buio quando siamo stati governati da dittatori e lo stato di diritto è stato bandito. Per secoli, gli Europei hanno combattuto duramente per la loro libertà e indipendenza.

Lo stato di diritto è lo strumento migliore per difendere queste libertà e proteggere i più vulnerabili nella nostra Unione. Questo è il motivo per cui non ci possono essere compromessi quando si tratta di rispettare lo stato di diritto. Non ci saranno mai. Farò in modo di utilizzare completamente e integralmente gli strumenti di cui disponiamo a livello europeo. Inoltre, sostengo fortemente un meccanismo per lo stato di diritto valido in tutta l’UE. Per essere chiari: il nuovo strumento non è un’alternativa agli strumenti esistenti, ma uno strumento aggiuntivo.

La Commissione sarà sempre il custode indipendente dei trattati. La Giustizia è cieca: difende lo stato di diritto ovunque venga attaccato.

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Onorevoli parlamentari,

Lo stato di diritto è universale. Si applica a tutti. Negli ultimi cinque anni, oltre 17.000 persone sono annegate nel Mediterraneo, che è diventato una delle frontiere più letali al mondo. In mare esiste il dovere di salvare vite umane e nei nostri Trattati e convenzioni è previsto il dovere giuridico e morale di rispettare la dignità di ogni essere umano.

L’Unione europea può e deve difendere questi valori. L’Unione europea ha bisogno di confini umani. Dobbiamo salvare, ma salvare non basta. Dobbiamo ridurre la migrazione irregolare, dobbiamo combattere i contrabbandieri e i trafficanti – criminalità organizzata – dobbiamo tutelare il diritto di asilo e migliorare la situazione dei rifugiati, ad esempio attraverso corridoi umanitari in stretta cooperazione con l’UNHCR. Abbiamo bisogno di empatia e un’azione decisa.

Sono consapevole di quanto sia difficile e controversa la discussione su questo tema. Dobbiamo affrontare le legittime preoccupazioni di molti e cercare di superare le divergenze. Proporrò un Nuovo Patto su Migrazione e Asilo, compreso il rilancio della riforma di Dublino.

Ciò ci consentirà di tornare ad un’area Schengen pienamente funzionante, il motore principale della nostra prosperità, sicurezza e libertà. Un elemento centrale in questa ambizione è un’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera rafforzata. Dobbiamo raggiungere un corpo permanente di 10.000 guardie di frontiera di Frontex non entro il 2027, ma molto prima, almeno entro il 2024.

Dobbiamo modernizzare il nostro sistema di asilo. Un Sistema Europeo Comune di Asilo deve essere esattamente questo: comune. Possiamo avere confini esterni stabili solo se forniamo un aiuto sufficiente agli Stati membri che subiscono le maggiori pressioni a causa della loro posizione sulla carta geografica.

Abbiamo bisogno di solidarietà. Abbiamo tutti bisogno di aiutarci l’un l’altro e di dare il nostro contribuito. Abbiamo bisogno di una nuova condivisione degli oneri. E dobbiamo offrire forme di cooperazione equa ai paesi di origine e di transito perché è nell’interesse di entrambe le parti. Diplomazia, sviluppo economico, investimenti, stabilità e sicurezza sono necessari affinché le persone abbiano prospettive.

Mi piacerebbe raccontarvi una storia sulle prospettive. Quattro anni fa, ho avuto la fortuna di accogliere un rifugiato di 19 anni proveniente dalla Siria a casa mia insieme alla mia famiglia. Non parlava tedesco ed era profondamente segnato dalla sua esperienza, dalla guerra civile e dalla fuga. Oggi, a distanza di 4 anni, parla correntemente tedesco, inglese e arabo. Di giorno è un leader della comunità, di sera segue un corso di formazione professionale e studia per ottenere per il diploma di scuola superiore. È una fonte di ispirazione per tutti noi. Un giorno, vorrà tornare a casa.

Un leader responsabile nel mondo

Onorevoli parlamentari,

Come Ministra della Difesa, sono stata molte volte in quest’ area devastata dalla guerra. Non dimenticherò mai le parole dell’ex Presidente dell’Iraq Masoum, che ha dichiarato: Vogliamo vedere più Europa qui. Il mondo chiede più Europa. Il mondo ha bisogno di più Europa.

Credo che l’Europa dovrebbe avere una voce più forte e più unita nel mondo – e deve agire velocemente. Ecco perché dobbiamo avere il coraggio di prendere decisioni di politica estera a maggioranza qualificata. E sostenerle uniti.

La pietra angolare della nostra difesa collettiva sarà sempre la NATO. Resteremo transatlantici e dobbiamo diventare più europei. Questo è il motivo per cui abbiamo creato l’Unione europea della difesa. Il nostro impegno per l’Unione Europea di sicurezza e difesa si inquadra in una sicurezza complessiva. La stabilizzazione arriva sempre con la diplomazia, la riconciliazione e la ricostruzione.

I nostri militari, donne e uomini, lavorano fianco a fianco con gli agenti di polizia, i diplomatici e gli operatori per lo sviluppo. Questi uomini e queste donne meritano il massimo rispetto e riconoscimento per il loro instancabile servizio per l’Europa.

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Non posso parlare di Europa senza parlare dei nostri amici del Regno Unito. Per la prima volta nel 2016 uno Stato membro ha deciso di lasciare l’Unione europea. È una decisione seria. Ce ne rammarichiamo, ma la rispettiamo. Da allora, insieme all’attuale governo del Regno Unito, l’Unione europea ha lavorato duramente per organizzare una uscita ordinata del Regno Unito.

L’accordo di ritiro concluso con il governo del Regno Unito fornisce certezza laddove la Brexit ha creato incertezza: nel preservare i diritti dei cittadini e nel preservare la pace e la stabilità sull’isola d’Irlanda. Condivido appieno queste due priorità.

Tuttavia, sono pronta ad un’ulteriore estensione della data di ritiro, qualora ragionevolmente occorra più tempo. In ogni caso, il Regno Unito resterà il nostro alleato, il nostro partner e il nostro amico.

Una nuova spinta per la democrazia europea

Onorevoli parlamentari,

Quando sono arrivata a Strasburgo, 13 giorni fa, ho promesso che sarei venuta per ascoltare. Ho ascoltato le vostre preoccupazioni, le vostre speranze e le vostre aspettative. Le linee guida che vi trasmetto oggi riflettono le nostre discussioni. Ho tratto le mie conclusioni da quanto ho sentito e ho preso le mie decisioni.

Innanzi tutto, voglio che i cittadini europei svolgano un ruolo guida e attivo nella costruzione del futuro della nostra Unione. Voglio che possano dire la loro in una Conferenza sul futuro dell’Europa, che inizi nel 2020 e duri due anni.

In secondo luogo, voglio che lavoriamo insieme per migliorare il sistema degli Spitzenkandidaten. Dobbiamo renderlo più visibile per l’elettorato e dobbiamo affrontare la questione delle liste transnazionali alle elezioni europee come strumento complementare di democrazia europea.

In terzo luogo, sì, sostengo il diritto di iniziativa per il Parlamento europeo. Quando quest’Assemblea, deliberando a maggioranza dei suoi membri, adotta risoluzioni che chiedono alla Commissione di presentare proposte legislative, mi impegno a rispondere con un atto legislativo nel pieno rispetto della proporzionalità, della sussidiarietà e dei migliori principi legislativi.

Sono convinta che la nostra forte collaborazione contribuirà ulteriormente a far sentire la voce della gente.

La promessa dell’Europa

Signor Presidente,

Mio padre aveva 15 anni quando si è conclusa la spaventosa guerra che, attraverso le azioni del mio paese, ha seminato la morte, la distruzione, gli sfollati e la devastazione nel nostro continente.

Ne parlava spesso ai suoi figli: a me e ai miei sei fratelli e sorelle.

Sottolineava soprattutto quanto fosse importante per lui che altri paesi ci avessero nuovamente teso la mano e ci avessero riaccolto nella famiglia delle nazioni democratiche. Iniziò a lavorare alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio e quello che ci diceva all’inizio era:

“Abbiamo ripreso i nostri scambi commerciali e quando i paesi commerciano creano amicizie e gli amici non si sparano a vicenda”.

Fu Capo di Gabinetto di von der Groeben nella Commissione Hallstein e, successivamente, Direttore Generale della Concorrenza. Ecco perché sono nata a Bruxelles come europea, scoprendo solo più tardi di essere tedesca originaria della Bassa Sassonia. Ed è per questo che per me esiste un’unica opzione: unire e rafforzare l’Europa.

Chiunque come me voglia vedere l’Europa diventare più forte, svilupparsi e fiorire potrà contare su di me come fervente sostenitrice. Tuttavia, chiunque voglia indebolire o dividere l’Europa o privarla dei suoi valori troverà in me un fermo avversario.

Quando mio padre era vecchio e stava giungendo alla fine della sua vita, la sua narrativa sull’Europa cambiò. Non parlava più tanto della guerra. Diceva: “L’Europa è come un lungo matrimonio. L’amore non aumenta dopo il primo giorno, ma si approfondisce”. Perché sappiamo di poter contare l’uno sull’altro sia nei momenti belli che in quelli brutti. Perché sappiamo che potremo litigare ma sapremo ritrovare un’intesa. Perché non dimentichiamo mai la ragione per cui all’inizio abbiamo aderito all’unione.

Tutti noi in questa sala viviamo in un’Europa che è cresciuta, maturata e diventata forte con i suoi 500 milioni di abitanti. Oltre 200 milioni di persone sono andate alle urne. Questa Europa conta. Vuole assumersi la responsabilità per se stessa e per il mondo.

Non è sempre facile – lo so – è faticoso ed estenuante, ma è il nostro dovere più nobile! Le persone vogliono vederci ottenere risultati e andare avanti. I nostri giovani lo chiedono a gran voce. I miei figli mi dicono, giustamente: “Non giocare con il tempo – usa il tempo per fare le cose che vanno fatte”.

Questa è la mia missione. E in questo ho bisogno del vostro aiuto e sostegno. Chiedo a tutti gli Europei di partecipare. È la cosa più preziosa che abbiamo: viva l’Europa, es lebe Europa, vive l’Europe, long live Europe!

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