[stextbox id=”alert” image=”null”]GUARDARE AL FUTURO[/stextbox]
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Superare lo statalismo, decentralizzare,
differenziare i modelli di gestione e di carriera docente,
ripensare che cos’è pubblico nella scuola pubblica
Il 28 agosto 2010 si è svolto il triennale Congresso dell’ADi, Associazione Docenti Italiani, che dal 2004 è aperta anche ai dirigenti scolastici, che vi aderiscono sempre più numerosi.
L’assemblea dei delegati ha riconfermato la principale vocazione dell’Associazione che è quella di essere un laboratorio di ricerca educativa comparata, un centro qualificato di sviluppo professionale di docenti e dirigenti scolastici, un’agenzia di sostegno all’innovazione delle scuole autonome e reti di scuole nonché all’attività delle Regioni e degli Enti Locali sul terreno dell’istruzione, e ultimo, ma non per importanza, una voce critica costruttiva nei confronti dei processi di riforma che stanno investendo la scuola italiana.
L’assemblea ha confermato le linee portanti dell’associazione, sintetizzabili in:
- decentralizzazione dell’istruzione alle regioni ivi compreso tutto il personale scolastico secondo quanto stabilito dal dettato costituzionale,
- potenziamento dell’autonomia delle scuole, assurta essa stessa a norma costituzionale,
- valorizzazione della funzione docente attraverso un nuovo stato giuridico con particolare riferimento a standard professionali, valutazione, reclutamento e differenziazione di carriera,
- sviluppo e generalizzazione dei sistemi di rendicontazione e di valutazione a tutti i diversi livelli.
A questi obiettivi su cui da anni si spende l’ADi, attraverso elaborazioni, proposte, confronti ed audizioni, l’Assemblea ha all’unanimità indicato un ulteriore obiettivo non secondario.
La consapevolezza di questa difficilissima fase di transizione e degli scenari che si stanno aprendo, sollecitati anche dalle nuove modalità di apprendimento delle giovani generazioni, ci impone di essere aperti a nuovi modelli di gestione e governo della scuola, che spezzino i vincoli e i fardelli burocratici dello statalismo. La difesa della “scuola pubblica” non può ridursi a difesa della “scuola statale”. Non è più tempo di difendere lo status quo.
Occorre seriamente chiedersi “Che cosa è pubblico in una scuola pubblica”, e insieme sostenere modelli alternativi e differenziati di scuole autonome, che meglio perseguano qualità ed equità in educazione (garantire a tutti i giovani i livelli essenziali di istruzione e insieme valorizzare i diversi talenti). Alcuni riferimenti per tale svolta possono essere ricercati nelle charter schools americane e nelle academies inglesi. Non scuole paritarie, ma scuole pubbliche finanziate con fondi pubblici, che possono però avvalersi di nuovi partner e sperimentare forme avanzate e innovative di organizzazione degli studi, dei tempi scuola e di utilizzo del personale scolastico.
L’Assemblea ha delegato la presidenza e l’esecutivo, composto dai presidenti regionali, ad approfondire questo tema, con il pieno coinvolgimento degli associati.
L’Assemblea ha eletto presidente Alessandra Cenerini, che ha a sua volta nominato Giampaolo Sbarra alla vicepresidenza.