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Concluso il seminario internazionale ADi 2012

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Eravamo in tanti, di nuovo. E in quel salone, che puntualmente si riempie, si sono intrecciati curiosità, ricerca di spunti, voglia di scambi, desiderio di “visioni”, per ritrovare insieme il gusto e il senso del fare scuola. All’interno il resoconto dettagliato delle tre sessioni del seminario


“O LA SCUOLA O LA VITA”
Gli studenti questi sconosciuti.
Strategie per un incontro possibile

Quel clima speciale che ogni anno rivive nel Salone di San Domenico

[stextbox id=”grey” image=”null”]Seminario internazionale ADi 2012[/stextbox]

Eravamo in tanti, di nuovo: colleghi che da anni non mancano all’appuntamento, nuovi arrivi che ogni anno si aggiungono.

E in quel salone, che puntualmente si riempie, si sono intrecciati curiosità, ricerca di spunti, voglia di scambi, desiderio di “visioni”, per ritrovare insieme il gusto e il senso del fare scuola.

Non sono mai incontri ritualistici.

C’è calore, si respira reciprocità e fiducia. Una sorta di “capitale sociale” che si allarga e getta ponti, una rete di legami, che vivono molto sul web, ma che ogni anno puntualmente, a fine febbraio, si materializzano nell’antico salone di San Domenico in Bologna. Colleghi docenti e dirigenti da tutte le parti d’Italia, dal Trentino alla Sicilia, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, docenti universitari, amministratori, rappresentanti del Ministero, ricercatori.

E quel caldo clima di affetto e di apprezzamento ripaga ampiamente, noi dell’ADi, della fatica e dello stress che accompagna sempre la costruzione di un simile evento.

[stextbox id=”warning” image=”null”]1^ Sessione
Essere Studenti oggi[/stextbox]

Seminario internazionale ADi 2012 1^ sessione
Alessandra Cenerini - Stefano Versari - Luisa Ribolzi

Dopo l’apertura della presidente Alessandra Cenerini e il saluto del Direttore dell’USR dell’Emilia Romagna Stefano Versari, ha preso avvio la prima sessione, coordinata dalla sociologa Luisa Ribolzi, che ha preliminarmente inquadrato le tre relazioni della mattinata.

Seminario internazionale ADi 2012 - Michele Pasqualotto
Michele Pasqualotto

Michele Pasqualotto di Data Giovani ha avuto il compito di  delineare, in termini statistici,  l’evoluzione dei giovani italiani negli ultimi 40 anni.

Un’interessante analisi dei cambiamenti intervenuti nelle giovani generazioni dal 1971 al 2011 in relazione a demografia, famiglia, istruzione, mercato del lavoro, presenza nei centri di potere (politica, dirigenza, imprese), amicizie ecc…

Ha poi analizzato fenomeni recenti, quali i social media, l’utilizzo del web, per concludere con la percezione che i giovani hanno oggi di sé. Un panorama di cambiamenti profondi su cui non si riflette a sufficienza e a cui la scuola non ha finora saputo dare risposte.

Seminario internazionale ADi 2012 - Luigi Berlinguer
Luigi Berlinguer

C’è stato poi un gradito fuori programma: l’applauditissimo saluto di Luigi Berlinguer, un ministro della Pubblica Istruzione ancora amato da tanti.

Seminario internazionale ADi 2012 - François Dubet
François Dubet

E’ seguita la relazione del sociologo francese François Dubet che ci ha fornito una rappresentazione degli  studenti e della loro evoluzione dal punto di vista sociologico. Ha delineato le mutazioni intervenute  con il passaggio dalla scuola d’élite a quella di massa: il distanziamento da principi e valori un tempo «sacri» a favore dell’individualismo, del gusto personale e dell’utilitarismo. La cultura giovanile entrata nella scuola ha sconfitto forme tradizionali di controllo sociale relative all’abbigliamento, alla disciplina e allo stile di relazione con i professori e l’amministrazione. L’esperienza formativa dei giovani si costruisce oggi fra due polarità : 1) la gerarchia e la competizione scolastica, 2) la vita e la cultura dei giovani.

Di fronte a questa diversità di attese e comportamenti,  i modelli pedagogici tradizionali rimangono adatti solo a una minoranza di studenti. La questione fondamentale, oggi, è dunque definire che tipo di istituzione scolastica possiamo e dobbiamo costruire, se si desidera uscire dal raccconto della crisi e della nostalgia. Una domanda a cui nessun governo ha finora dato risposta..

Seminario internazionale ADi 2012 - Paul Kelley
Paul Kelley

Paul Kelley ha concluso la sessione, con un messaggio assolutamente positivo : Voi siete la generazione  di insegnanti che nel corso della vostra vita professionale  avrete la possibilità di conoscere, grazie alle neuroscienze e alla tecnologia,  quali sono i meccanismi attraverso i quali avviene l’apprendimento  e quali gli strumenti per renderlo accessibile a tutti”.

Partendo dai risultati delle ricerche scientifiche ha quindi illustrato  i cambiamenti che ha introdotto nella scuola che ha diretto per 17 anni, che vanno dalla costruzione del nuovo edificio secondo i più aggiornati principi di architettura scolastica, alla decisione di iniziare le lezioni alle 10 per rispettare i ritmi circadiani degli adolescenti, all’apprendimento intervallato per favorire i meccanismi di costruzione della memoria a lungo termine.

[stextbox id=”warning” image=”null”]2^ Sessione
La rottura delle regole[/stextbox]

Seminario internazionale ADi 2012 - 2^ sessione
Roberto Cubelli - Elena Ugolini

La seconda sessione è stata introdotta e coordinata  dallo psicologo Roberto Cubelli.

Il Sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini, impegnata in prima persona sul fronte degli insegnanti, ha portato il gradito e apprezzato saluto suo e del Ministro Profumo.

I temi affrontati nella sessione pomeridiana,  La rottura delle regole, hanno suscitato varie perplessità e alcune critiche, probabilmente perché non si è riusciti  a mostrare con sufficiente chiarezza le diverse facce delle questioni poste e a problematizzarle in termini più espliciti.

Seminario internazionale ADi 2012 - Marcello Dei
Marcello Dei

La prima relazione, Ragazzi si copia, è stata condotta da Marcello Dei, autore dell’omonimo libro, noto a tanti insegnanti per il più famoso Le Vestali della classe media, scritto con Marzio Barbagli. Dei ha riferito della sua ricerca sul copiare in classe, integrata da un miniquestionario volante fatto al mattino fra insegnanti e dirigenti presenti al seminario, da cui si è dedotto che su alcune questioni la  percezione fra docenti e discenti non differisce molto: né gli uni né gli altri ritengono particolarmente condannabile il copiare da un punto di vista etico generale. Alcuni interventi hanno sottolineato come il copiare sia un falso problema, poiché l’attenzione va posta su una diversa didattica che “non induca in tentazione”, una didattica fondata da un lato sul fare collaborativo e sul lavoro di gruppo e dall’altra sull’uso delle nuove tecnologie.

Ciò che però dal dibattito non è emerso è la questione ancora confusa ed irrisolta della valutazione nel nostro Paese. In Italia da un lato non si pratica, se non in rari casi, la valutazione formativa o assessment for learning, come direbbero gli inglesi, nella quale il termine copiatura non dovrebbe avere nemmeno cittadinanza (sarebbe come barare con l’istruttore di scuola guida), dall’altra si pratica male o non si pratica affatto una rigorosa valutazione certificativa (quante scuole fanno verifiche comuni per la certificazione delle competenze dell’obbligo? Quante scuole praticano verifiche comuni per classi parallele, in cui i docenti si scambiano le classi per certificare gli apprendimenti raggiunti? ecc..). D’altra parte la pretesa legislativa di promuovere solo con la sufficienza in tutte le discipline induce costantemente a “falsi in atto pubblico” e non certo a certificazioni veritiere delle reali competenze acquisite. In questa confusione di modalità valutative e di ruoli, passa nell’indifferenza  generale la questione del copiare. E non ci si scandalizza per fenomeni clamorosi di cheating  (che in inglese vuol dire inganno) nelle prove INVALSI o agli esami di maturità. Contro queste  pratiche si è scagliato  invece Dei, esprimendo un severo giudizio etico.

Il copiare, questa tollerata “furbizia italica”, ha, a suo avviso, qualche attinenza  con casi di malcostume quotidiano: prove di concorso fraudolente, test di ammissione alle facoltà taroccati, giochi televisivi truccati, falsi invalidi, per non parlare di evasione fiscale, di false attività finanziate dall’Ue e via elencando. Forse val la pena meditare.

Seminario internazionale ADi 2012 - Cristina Bonaglia
Cristina Bonaglia

Altre perplessità ha suscitato la questione “corpo e abbigliamento”, trattato da Cristina Bonaglia, ed esemplificato con la sfilata di alunni di due scuole che hanno adottato, anche se non in termini di obbligo, l’uniforme ( molto semplice, riducibile a felpa e jeans) e di altri studenti abbigliati in modo estremo, ma assolutamente normale per loro a scuola. Anche in questo caso il messaggio non era banale. Esiste un legame forte e complesso tra pratiche vestimentarie e costruzione dell’identità sociale,culturale, di genere e professionale e di queste con la comunicazione umana.

Si pensi al dibattito in Francia con la commissione Stasi che, in nome della laicità, ha portato tra l’altro a vietare il velo alle ragazze islamiche dentro alla scuola, o al dibattito sviluppatosi recentemente negli Stati Uniti a seguito della ricerca del Department of Economics ( 2011) sull’influenza dell’uniforme sui risultati scolastici e l’assenteismo.  Nessuno è particolarmente affezionato all’idea dell’uniforme, abbandonata dopo le contestazioni al sistema del 1968,  ma era opportuno porlo perché il complesso rapporto dei giovani con il proprio corpo passa anche attraverso l’abbigliamento. E questo va comunque inserito in un clima scolastico che abbia come propri principi la pulizia, il decoro, il rispetto degli ambienti e delle persone.

Seminario internazionale ADi 2012 - Scene del film La ClasseRoberto Cubelli ha quindi introdotto il tema della disciplina commentando alcune scene del film La classe, che sono state direttamente proiettate nel salone di San Domenico.

Seminario internazionale ADi 2012 - Cécile Carra
Cécile Carra

Ha concluso la sessione pomeridiana  Cécile Carra che ha affrontato, per l’appunto, il tema della disciplina e del clima scolastico. Per risolvere i conflitti, ha affermato Carra, ci sono tre modalità prevalenti di intervento adottati dalle scuole – sanzionare, negoziare e socializzare- che ha analizzato nelle loro caratteristiche e nei loro effetti.  Ha quindi posto  particolare accento sull’esigenza di un clima scolastico che favorisca l’adesione alle norme, sottolineando come i comportamenti scorretti fino alla violenza non siano dovuti solo a fattori esterni alla scuola, come spesso si assume, ma anche all’incapacità della scuola di creare condizioni in cui tutti si sentano trattati in modo equo, rispettati e coinvolti nelle decisioni. C’è pertanto un ampio spazio di intervento per la scuola e laddove questo avviene i risultati sono tangibili

[stextbox id=”warning” image=”null”]3^ Sessione
Fuggitivi e ribelli[/stextbox]

Seminario internazionale ADi 2012 - Luigi Illiano
Luigi Illiano

La terza sessione è stata introdotta e coordinata da Luigi Illiano, giornalista del Sole 24Ore.

La prima relazione, Gli invisibili: i ragazzi che sfuggono alla scuola,  è stata svolta da Orazio Niceforo, esperto di sistemi educativi e redattore di Tuttoscuola, che ha fornito un’accuratissima panoramica della grave situazione italiana, una delle più preoccupanti a livello europeo, in relazione alla dispersione scolastica nei giovani fino a 18 anni e agli effetti dell’abbandono precoce nella fascia 18-24-29 (con un accento  particolare sui NEET), sottolineando con forza gli squilibri fra Nord e Sud del nostro Paese.

Seminario internazionale ADi 2012 - Orazio Niceforo
Orazio Niceforo

Nella seconda parte della  relazione, Niceforo ha delineato, con un occhio attento alle soluzioni internazionali, possibili scenari per uscire da una situazione che ci mantiene lontanissimi dagli obiettivi di Lisbona e in coda alla classifica dei Paesi europei.

In primo luogo la costruzione di un  grande flessibilizzazione e personalizzazione dei percorsi e la creazione di un vero sistema di istruzione e formazione  tecnico- professionale ancora mancante nel nostro Paese, tuttora diviso fra istruzione statale e regionale. E ancora, la sostituzione del valore legale dei titoli con la certificazione delle competenze, la riduzione di un anno del secondo ciclo e della durata complessiva dell’istruzione dagli attuali 13 a 12 anni, come avviene pressoché in tutti i Paesi sviluppati del mondo. In questo quadro va poi attentamente considerata l’eliminazione delle ripetenze che sono un enorme spreco di risorse umane ed economiche . Secondo Ocse-Pisa i sistemi scolastici che prevedono la ripetenza non sono quelli con i risultati migliori. In testa alle classifiche 2009 stanno infatti i Paesi dove la bocciatura è quasi inesistente (Giappone, Corea, Norvegia) o eccezionale (Finlandia, Nuova Zelanda).

[stextbox id=”grey”  image=”null”]Seminario internazionale ADi 2012 - Recita degli studenti[/stextbox]

 Le relazioni sono state intervallate dalla rappresentazione di un gruppo di studenti su un testo di Rosario Drago che ha trattato cinque temi: 1) L’atteggiamento della scuola nei confronti dell’autonomia e della responsabilizzazione dei giovani, 2) Le gite scolastiche tra burocrazia e realtà, 3) Gli studenti e la politica, 4) Gli studenti, la scuola e le nuove tecnologie, 5) I sentimenti degli insegnanti e degli studenti verso la scuola

Ogni tema si è snodato in tre momenti: un’introduzione, un inserto teatrale di vita studentesca, un quadro di “Altri Tempi”.

Seminario internazionale ADi 2012 - Rosario Drago
Rosario Drago

Rosario Drago, è intervenuto subito dopo, iniziando la sua pregnante relazione con le parole di Margareth Mead “Coloro – genitori o insegnanti – che credono di poter educare  i giovani facendo riferimento alla loro adolescenza, sono perduti”. (Generazioni, 1946),  si è quindi inoltrato nell’analisi delle due culture (lui le ha definite “i due programmi”) che oggi vivono una vita parallela: quella scolastica e quella costruita autonomamente dagli adolescenti. Il precario equilibrio tra le due produce tre effetti destabilizzanti sul piano: 1) della socializzazione, 2) dei saperi scolastici, 3) del principio educativo.

Ha poi sottolineato come l’effetto della tensione fra attività autonomamente scelte dai giovani fuori della scuola e programma scolastico abbia prodotto l’irreversibile erosione della cultura generale, immutata da 150 anni,  tra cui la storia della letteratura italiana, le lingue morte, la storia (come enciclopedia universale), l’educazione fisica, la religione (in particolare dopo i 16 anni). Mentre, contemporaneamente, nozioni oggi fondamentali per capire il mondo, come economia e finanza, sono apprese fuori dalla scuola (TV, famiglia).

Bisogna allora ripensare l’educazione alla luce di 3 considerazioni: 1) gli adolescenti vivono una forte tensione fra esigenza di riuscire a scuola e attività fuori dalla scuola  (sport, musica, social network ecc..) per loro vitali e attraverso le quali si formano, 2) la scuola appare in deficit di intensità  (noia, routine, scarso interesse, evasione ed elusione,comportamenti opportunistici diffusi, ecc.), 3) la scuola  non è in grado di: a)conciliare un discorso competitivo (voti, ecc.) con  altre forme di riconoscimento (espressività,creatività), b) tenere assieme la sua esigenza per i risultati  cognitivi  con il bisogno di autorealizzazione degli adolescenti, c) riconoscere e assumere le pratiche intuitive  (per tentativi  ed errori) delle procedure  informatiche, d) praticare la pluralità e simultaneità delle attività stesse.

Le attività scelte dagli adolescenti hanno, per contro, una grande capacità di legame, di circolazione e di accesso, li portano a provare la loro forza di carattere, i loro ideali, la loro individualità. Così diventano del tutto inefficaci gli appelli alle regole.

Non si può tergiversare oltre: bisogna assumere questi problemi e, in modo laico e spassionato,  trovare la forza e la volontà di imboccare altre strade.

Seminario internazionale ADi 2012 - Norberto Bottani
Norberto Bottani

Ha concluso il seminario la relazione di Norberto Bottani, Alcuni flash su nuovi scenari educativi.

Bottani ha suddiviso la sua relazione in tre parti: 1) omaggio a un grande maestro, 2) le migliori informazioni statistiche sulle scuole, 3) lo spartito di un  “concerto grosso” per la scuola

Nella prima parte ha ricordato Pierre Bourdieu (1930-2002), di cui si celebra quest’anno il decennale della morte. Bourdieu si è molto occupato di scuola. Per questa ragione occorre conoscerlo e discuterne le idee. Il suo testo fondamentale, Sullo Stato, raccoglie il corso fatto al “Collège de France”  negli anni 1989-1992. Dice Bourdieu: “Tutti abbiamo in testa, volenti o nolenti, il pensiero di Stato”. Lo Stato è il nome che si dà ai principi nascosti, invisibili, dell’ordine sociale e nello stesso tempo del dominio sia fisico che simbolico e della violenza fisica e simbolica” . Bottani trae spunto da queste affermazioni per dire che di fronte ai problemi posti dalle giovani generazioni e dalle nuove tecnologie dobbiamo liberarci dal pensiero di Stato, dal virus del potere dello Stato. Non è lo Stato che può risolverli, per questo è inutile continuare a sbattere la testa contro il muro, il muro dello Stato.

Nella seconda parte ha trattato dell’indispensabilità dei dati, non c’è nessuna possibilità di intervento se non si possiedono i dati necessari. “Senza dati sei una persona come le altre con un’opinione”. E questo deve cominciare dalle scuole. Occorre pretendere ed ottenere la pubblicizzazione dei dati. La scuola invece continua a rimanere una scatola nera e le statistiche che servono sono quasi sempre irreperibili. I dati devono essere offerti in un modo che siano comprensibile a tutti, troppo spesso, infatti, le statistiche sono decifrabili  solo da grandi specialisti. Bottani ha ricordato che è stata recentemente pubblicata la classifica delle migliori statistiche per la gente comune (Open Data Intelligent) e tra queste non figura assolutamente la scuola.

Smetana: Moldava
Smetana: Moldava

Infine la terza parte, il Concerto Grosso per la scuola, che è stato rappresentato dal dipanarsi del poema sinfonico la Moldava di Smetana: lo scorrere del fiume,  dalla sorgente alla foce, quando finalmente placato confluisce nell’Elbe.

Bottani ha assunto la fase iniziale a raffigurare l’irruzione delle masse giovanili nella scuola accompagnata dallo sconcerto degli insegnanti incapaci di arginare questa moltitudine che ha invaso “il tempio”. Si immagina poi un secondo movimento, ispirandosi alla seconda parte della sinfonia, che accompagna il progressivo placarsi dell’irruzione iniziale attraverso la costruzione  di un nuovo capitale sociale, fatto di alleanze con le forze locali, le famiglie e gli studenti, di una nuova approfondita competenza professionale che sa ascoltare e capire gli studenti, di nuovi ponti costruiti sulla demolizione degli antichi schemi burocratici (orari rigidi, luoghi fissi, lezioni canoniche ecc). E sarà quello il momento di dare ampio spazio all’autonomia e alla responsabilizzazione degli studenti, non più “obblighi” d’istruzione, ma “diritti-doveri” contrattati, condivisi e rispettati.

E’ la prima volta che Norberto Bottani si sforza di esprimere una visione sufficientemente ottimistica del futuro dell’istruzione. Assumiamolo come un felice auspicio a conclusione del nostro seminario!

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