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Come si impara a leggere nei Paesi europei – Indagine di Eurydice

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Come si impara a leggere nei Paesi europei. Indagine di Eurydice
Dal sito di Norberto Bottani un commento e una sintesi utilissimi sull’importante rapporto Eurydice sull’insegnamento della lettura nella scuola primaria e secondaria di 1° grado.Il tema è analizzato da 4 punti di vista: i curricoli, la formazione degli insegnanti, le difficoltà di lettura, la promozione sociale della lettura

dal sito di Norberto Bottani

[stextbox id=”info” image=”null”] Finalmente un documento utile e importante[/stextbox]

Teaching reading in EuropeAlla fine di maggio il Centro di documentazione sulla scuola dell’Unione Europea, Eurydice, ha pubblicato un rapporto molto utile e significativo sull’insegnamento della lettura nella scuola primaria e nella scuola secondaria di 1° grado.

Sono affrontati quattro temi:

1)    i curricoli ufficiali per l’insegnamento della lettura;

2)    la formazione degli insegnanti alla lettura;

3)    i problemi posti dagli studenti cattivi lettori;

4)    il posto della lettura nella società.

E’ un documento opportuno che finalmente non si limita a sfornare le solite classifiche sulle medie dei punteggi nei test di comprensione della lettura, ma che si sforza di analizzare le iniziative e le riforme adottate dai Paesi Membri in questi ultimi dieci anni per stimolare e migliorare l’insegnamento della lettura nelle scuole.

Purtroppo in questo decennio i risultati non sono cambiati gran che, sono statici. Dunque qualcosa non va. Nella massa di istruzioni, circolari, leggi, raccomandazioni, riforme dei curricoli proposte dalle autorità scolastiche e dai governi si trova di tutto, indicazioni d’avanguardia, in sincronia con i risultati della ricerca scientifica, ed altri invece assai bizzarri come per esempio l’insistenza sull’insegnamento precoce della lettura.

Qualcosa non va. Il passaggio dalle istruzioni impartite dai governi alle scuole alla pratica didattica della lettura non è affatto ovvio: alle buone intenzioni non corrispondono gli atti, tranne che in qualche raro sistema scolastico.

Il documento non è molto critico a questo riguardo: accenna a ritardi, a mancanze ma non denuncia né fallimenti né carenze. Eppure ci sono. In ogni modo si tratta di un documento interessante che merita attenzione.

Purtroppo ancora una volta questo documento è disponibile nella versione integrale soltanto in inglese,  e in sintesi in francese

[stextbox id=”info” image=”null”]Lo stato della lettura nei Paesi dell’Unione europea: un mezzo disastro[/stextbox]

Lo stato della lettura in EULa commissione europea si è data come obiettivo scolastico di ridurre le percentuale dei  quindicenni fortemente insufficienti in lettura, matematica e scienze. Entro il 2020, la proporzioni dei quindicenni deboli in questi tre ambiti dovrebbe essere inferiore al 15% in tutti i Paesi dell’Unione europea.

Affinché questo obiettivo, molto onorevole, dignitoso e non straordinario (sarebbe anzi il minimo che si potrebbe pretendere dai sistemi scolastici), sia conseguito e non si riduca soltanto all’ennesima “strombazzata” internazionale e presa in giro dell’opinione pubblica e degli insegnanti, c’è molta strada da fare. Il documento che Eurydice ha licenziato a fine maggio è un contributo molto utile, anzi indispensabile, per non fallire l’obiettivo almeno nel campo della lettura. Era ora che qualcosa di simile fosse prodotto e messo in circolazione dalle organizzazione internazionali.

Gli autori del documento sono : Isabelle De Coster (coordinatrice), Nathalie Baidak, Akvile Motiejunaite, Sogol Noorani.

Il responsabile dell’analisi secondaria dei dati statistici è Christian Monseur dell’Università di Liegi.

[stextbox id=”info” image=”null”]Imparare a leggere[/stextbox]

[stextbox id=”grey” image=”null”]Imparare a leggere[/stextbox]

Come non molti insegnanti sanno, la lettura non si impara una volta per tutte nella scuola primaria. Uno dei grandi pregi dell’indagine PISA è stato proprio quello di dimostrare che l’apprendimento della lettura deve essere prolungato al di là della scuola primaria e che in un certo senso non si finisce mai d’ imparare a leggere. Le grandi indagini internazionali sulle competenze in lettura della popolazione adulta (per esempio l’indagine IALS o l’indagine ALL) hanno dimostrato che si può disimparare a leggere se non si continua anche in età adulta. Quindi, la capacità di lettura non è né naturale, né un dono, né una competenza acquisita una volta per tutte. Occorre mantenersi allenati. Più si legge meglio si legge.

Peraltro, tutta la carriera scolastica è condizionata dalle competenze in lettura. Se non si riesce a leggere bene, a leggere in fretta e a capire quel che si legge, invariabilmente si collezionano pessimi risultati a scuola e non si progredisce negli apprendimenti scolastici. Per esempio non si può risolvere un problema di matematica o di fisica se si fa fatica a leggere l’enunciato. Le stesse difficoltà si incontrano in geografia o in storia. La lettura è una competenza alla base di quasi tutti gli apprendimenti e non è un caso se in questi ultimi decenni le indagini internazionali e nazionali sulle competenze lettura degli studenti o perfino degli allievi delle scuole primarie si siano moltiplicate come i funghi.

[stextbox id=”info” image=”null”]Il documento di Eurydice sulla lettura[/stextbox]

Questo documento è benvenuto perché per la prima volta un’indagine pan-europea offre una rappresentazione globale nelle competenze in lettura e identifica alcuni fattori chiave che hanno un impatto sull’acquisizione di queste competenze per la popolazione giovane dai 3 ai 15 anni.

Il documento di Eurydice sulla lettura Come si è detto, il documento affronta quattro temi essenziali:

1)    gli approcci all’insegnamento,

2)    il trattamento delle difficoltà che si incontrano nell’apprendimento della lettura,

3)    la formazione degli insegnanti all’insegnamento della lettura,

4)    la promozione della lettura al di fuori della scuola.

All’analisi di ognuna di queste questioni è dedicato un capitolo.

Le quattro questioni sono vagliate alla luce dei risultati prodotti dalle indagini scientifiche, dalle ricerche universitarie, dall’analisi delle politiche nazionali e dei programmi adottati in questo settore nei vari sistemi scolastici nonché dalle migliori pratiche constatate in questo campo.

Vi è una precisa descrizione di che cosa i vari Paesi stanno facendo per migliorare le competenze in lettura nonché dove questi Paesi stanno sbagliando.

L’indagine che riguarda 31 Paesi (i 27 Stati membri dell’Unione Europea più l’Islanda, il Lichtenstein, la Norvegia e la Turchia) indica che sono stati effettuati progressi nell’adozione nel corso del primo decennio del XXI secolo di politiche che incrementano l’insegnamento alla lettura , ma spesso queste politiche sono diluite, sfasate, non sono imperniate sui gruppi di studenti ed alunni più deboli come per esempio i maschi, i figli delle famiglie più povere o sbandate, i figli dei migranti. Per il momento soltanto 4 Paesi e mezzo dell’Unione Europea hanno conseguito l’obiettivo di ridurre al di sotto dell’15% della popolazione scolastica la proporzione dei lettori deboli.

Questi Paesi sono :

  1. il Belgio (comunità fiamminga),
  2. la Danimarca,
  3. l’Estonia,
  4. la Polonia,
  5. la Finlandia.

Soltanto in otto Paesi si sono previsti specialisti della lettura distaccati nelle scuole a sostegno degli insegnanti e degli studenti. Questi Paesi sono:

  1. la Danimarca,
  2. la Finlandia,
  3. l’Islanda,
  4. l’Irlanda,
  5. Malta,
  6. la Norvegia,
  7. la Svezia,
  8. il Regno Unito.

Metodologia

MetodologiaCome è di regola nei documenti pubblicati da Eurydice l’analisi sfrutta diverse banche dati. In primo luogo, si sono utilizzate le informazioni fornite dalle Unità nazionali di Eurydice (per l’Italia, l’ Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica, ANSAS). Questo è un passo classico di tutte le indagini di Eurydice che sono sempre un compromesso tra sensibilità e opinioni politiche diverse, un prodotto diplomatico in un certo senso.

 Le informazioni riguardanti l’Italia sono state fornite dai collaboratori che hanno lavorato per l’unità italiana di Eurydice [Simona Baggiani, Alessandra Mochi dell’ANSAS di Firenze, Lina Grossi dell’Invalsi].

L’attendibilità delle informazioni provenienti dalle Unità nazionali di Eurydice non è sempre elevata, perché manca una verifica rigorosa dell’esattezza delle informazioni e la comparabilità dei dati è spesso discutibile, perché la tassonomia e le definizioni dei termini non sono univoche. La procedura adottata per il controllo della pertinenza delle informazioni qualitative non è del resto molto trasparente.

1) In primo luogo le informazioni sulle politiche nazionali sono state raccolte sfruttando le risposte a tre questionari [1] Ogni questionario verteva su uno dei tre temi principali dell’indagine. Quindi i questionari sono stati costruiti partendo da una scelta teorica iniziale, frutto di un lavoro concettuale svolto a monte.

2) In secondo luogo è stata svolta un’analisi approfondita delle istruzioni emanate all’interno dei vari sistemi scolastici sull’insegnamento della lettura. Questi documenti sono stati forniti dalle Unità nazionali di Eurydice.

Le analisi di questi documenti sono sempre un’operazione molto delicata. In questo caso si è utilizzato una griglia di nove punti chiave. La matrice è stata concepita da un esperto specialista dell’insegnamento della lettura e può essere consultata cliccando qui.

Diversi esperti hanno in seguito esaminato con la matrice elaborata dallo specialista dell’insegnamento della lettura i documenti politici, le linea guida per l’insegnamento della lettura distribuiti alle scuole. Questo lavoro è sfociato in un’ analisi comparata delle istruzione per l’insegnamento della lettura nelle scuole europee.

3) In terzo luogo, questa analisi, che possiamo chiamare qualitativa, è stata completata con un’analisi secondaria dei principali risultati forniti dalle indagini internazionali sulla lettura ( PIRLS dell’IEA, PISA, e TALIS dell’OCSE). Questo è l’elemento quantitativo dell’indagine. Il documento è stato redatto dall’unità di Eurydice ed è stato verificato dalle Unità nazionali Eurydice che hanno partecipato all’indagine . Non c’è stato quindi nessuna verifica da parte delle istanze politiche scolastiche responsabili dei sistemi scolastici e dei curricoli ufficiali.

I risultati delle indagini internazionali sulla lettura [2]

 EurydiceLa media dei punteggi nel testo di comprensione della lettura dei quindicenni dei Paesi dell’Unione europea nell’indagine Pisa tra il 2000 e il 2009 nonché la proporzione di lettori deboli nello stesso gruppo di età è rimasto stabile in un decennio. Non c’è proprio da cantare gloria per i sistemi scolastici e per tutti gli apparati scolastici. È diminuito leggermente il divario tra punteggi più elevati e quelli più bassi, il che lascia supporre che c’è stata in 10 anni una certa omogenizzazione dei risultati.

Nel 2009, approssimativamente uno studente su cinque (ossia grosso modo il 20% dei quindicenni dei 27 Paesi dell’Unione europea) aveva problemi di lettura. Il dato è preoccupante. Come si è sopra detto, soltanto in sei Paesi la proporzione degli studenti con grosse difficoltà nella comprensione della lettura era inferiore al “target” del 15% degli studenti fissato negli obiettivi dell’Europa dell’educazione, obiettivo da conseguire entro il 2020.

La proporzione di quindicenni con gravi difficoltà nella comprensione di testi scritti era specialmente elevata in Bulgaria e Romania (circa il 40%).

I fattori più importanti connessi alla buona comprensione di un testo scritto erano il genere e lo stato socio familiare. In media le ragazze sono migliori dei ragazzi in lettura e questa disparità di genere cresce con l’età.

Curriculi per l’insegnamento della lettura

CurriculumI curricoli per l’insegnamento della lettura nonché le linee guida per la lettura che le autorità centrali dei sistemi scolastici compilano per le scuole sono tra loro diversissimi sia per quel che riguarda la lunghezza che la forma. Nondimeno, secondo il documento dell’Unione Europea, sembra che questi documenti riflettano assai bene le conoscenze recenti prodotte dalla ricerca scientifica sulle modalità più efficaci per l’insegnamento della lettura e sullo sviluppo delle competenze in lettura.

Secondo queste indagini, le basi per apprendere a leggere devono essere poste in modo molto rigoroso in un’età precoce. Questa è la ragione per la quale nei curricoli di tutti Paesi si insiste moltissimo sull’educazione prescolastica e sul ruolo dell’educazione prescolastica nell’acquisizione delle competenze in lettura [3]

La comprensione della lettura può essere migliorata insegnando agli studenti ad utilizzare specifiche strategie conoscitive per estrarre e creare significati partendo dai testi scritti. I curricoli nazionali sono a questo riguardo molto divergenti tra loro. Tutti insistono in un modo o in un altro sulle strategie per migliorare la comprensione della lettura ma in  taluni Paesi l’enfasi è posta sui curricoli della scuola primaria e molto meno su quelli dalla scuola secondaria di 1° grado.

La questione dell’impegno nel leggere è affrontata in modi diversi nei curricoli nazionali. Agli insegnanti si consiglia ovunque di non limitarsi unicamente ai testi letterari e di incoraggiare gli studenti a leggere testi di diversa natura, ma un conto è raccomandare questa declinazione e un’altra è praticarla. Secondo i risultati delle ricerche scientifiche, l’apprendimento in gruppo imperniato su testi da leggere e riassumere è un modo efficace per incrementare la motivazione degli studenti a leggere. Secondo quanto afferma il documento, i curricoli ufficiali dell’insegnamento primario includono raccomandazioni di questo tipo in 26 Paesi o regioni e in 18 Paesi si ritrovano anche nei curricoli dell’insegnamento secondario di primo grado[4].

In questi ultimi anni sono state implementate svariate riforme scolastiche imperniate particolarmente sullo sviluppo delle competenze in lettura e si sono impostate o proposte riforme per promuovere l’iniziazione alla lettura già nel corso dell’educazione prescolastica. Un piccolo numero di Paesi ha previsto un aumento nei curricoli del tempo destinato alla lettura a scuola [5]

Le ricerche scientifiche svolte sulla lettura suggeriscono che la valutazione svolta dall’insegnante è un filone importante nell’evoluzione dell’insegnamento della lettura. Purtroppo mentre tutte le linee guida emanate dalle autorità nazionali impongono agli insegnanti obiettivi sull’apprendimento della lettura e sul modo di pianificare il lavoro in questo campo, pochi Paesi forniscono strumenti per svolgere la valutazione, come per esempio scale di valutazione per monitorare i progressi degli studenti e valutare le loro prestazioni rispetto agli obiettivi prescritti.

Lettori in difficoltà

Lettori in difficoltàNei curricoli emanati dalle autorità scolastiche centrali si accenna raramente alle strategie appropriate per affrontare le difficoltà in lettura che incontrano numerosi studenti. In generale, questo problema è lasciato alla creatività e all’abilità dei singoli insegnanti che devono arrabattarsi per scovare come aiutare i lettori in difficoltà.

Periodi d’istruzione intensa individuale o in piccoli gruppi condotti da specialisti della lettura sono indispensabili per vincere le difficoltà in lettura. Attualmente però questi insegnanti specializzati nella lettura teoricamente in grado di aiutare i colleghi esistono soltanto in Irlanda, Malta, nel Regno Unito e nei cinque Paesi nordici.

Il supporto in classe è molto importante. Tuttavia, secondo le informazioni fornite dall’indagine PIRLS del 2006, un personale di supporto complementare (specialisti in lettura, assistenti per l’insegnamento o altri adulti) che lavorano in classe assieme all’insegnante titolare sono fruiti soltanto dal 44% degli studenti dei sistemi scolastici dell’Unione europea, ossia da meno di uno studente su due.

In molti Paesi, ortofonisti oppure psicologi intervengono per aiutare gli studenti con difficoltà in lettura. D’abitudine, queste prestazioni però si svolgono al di fuori della classe e della scuola.

In molti Paesi europei si sono adottate iniziative che sono ritenute positive a livello nazionale per aiutare gli studenti con difficoltà in lettura nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado. Queste iniziative di solito sono azioni correttive, oppure sono impostati per effettuare una precoce diagnosi dei problemi, o per consigliare ausiliari didattici per l’insegnamento della lettura o per la formazione degli insegnanti.

Le procedure amministrative per domandare ed ottenere un supporto complementare per la lettura possono essere alquanto penose e lente per cui può succedere che gli studenti non ricevano immediatamente l’aiuto di cui avrebbero bisogno. Come conseguenza, questi studenti peggiorano gradualmente non soltanto in lettura ma anche in tutte le altre materie nelle quali la lettura è un prerequisito indispensabile.

Conoscenze e competenze richieste per insegnare a leggere

Competenze e conoscenzeL’acquisizione di conoscenze solide dal punto di vista teorico e nel settore della ricerca scientifica sulla lettura durante la formazione iniziale degli insegnanti è cruciale per lo sviluppo di competenze dell’insegnamento della lettura. Idealmente, questa formazione dovrebbe essere ulteriormente approfondita e consolidata nei corsi di perfezionamento professionale che dovrebbero offrire opportunità agli insegnanti per riflettere sul loro lavoro da una prospettiva orientata e ispirata dalla ricerca scientifica.

Altre prospettive importanti nei programmi di preparazione degli insegnanti allo sviluppo delle competenze in lettura includono la formazione in un’ampia gamma di strategie d’ insegnamento e di tecniche appropriate di valutazione, l’abilità a utilizzare molteplici materiali d’insegnamento, nonché la competenza ad adottare un approccio equilibrato e coerente con le conoscenze teoriche e l’’esperienza pratica.

L’indagine citata dell’IEA PIRLS 2006 suggerisce che esiste una relazione tra l’accento posto sull’insegnamento della lettura durante la formazione professionale iniziale degli insegnanti e pratiche efficaci nell’insegnamento della lettura. Gli effetti di una buona iniziazione ai problemi della lettura dei candidati all’insegnamento sono a lunga scadenza perché generano un interesse elevato a partecipare a ulteriori corsi di perfezionamento professionale più avanti nella carriera.

In 18 Paesi su 27 dell’Unione Europea esistono linee guida nelle quali si allude direttamente alla preparazione dell’insegnante all’insegnamento della lettura. Alcuni di questi Paesi hanno emanato anche direttive correlate a specifici aspetti dell’insegnamento della lettura, come per esempio la valutazione, il trattamento delle difficoltà in lettura, la lettura dei nuovi media.

L’indagine dell’OCSE TALIS [6]sulla formazione degli insegnanti, già citata in precedenza,  ha rilevato che la forma più comune di sviluppo professionale degli insegnanti nel settore della lettura e della scrittura consiste in corsi di breve durata, oppure in seminari o conferenze occasionali. È comprovato invece che le modalità migliori di perfezionamento professionale consistono in attività di lunga durata come per esempio la partecipazione a ricerche oppure a gruppi di lavoro, ma queste formule sono poco comuni.

Promozione della lettura nella società

Il coinvolgimento in attività di lettura all’esterno dell’ambiente scolastico dove la lettura è un esercizio formale è cruciale per diventare buoni lettori. Sembrerebbe, sulla base dei documenti raccolti nella rete Euridice, che in molti Paesi europei si siano create agenzie nazionali apposite per coordinare e finanziare queste attività che hanno come obiettivo la promozione della lettura nella società. In taluni Paesi si sono anche adottate strategie specifiche per la promozione della lettura[7].

Nella maggioranza dei Paesi esisterebbero programmi su vasta scala finanziati dello Stato per promuovere la lettura, che si prefiggono di coinvolgere tutti gli strati sociali della popolazione e in modo particolare i bambini e i giovani. Tuttavia, le attività che specificamente sono orientate a migliorare le competenze in lettura dei gruppi sociali che generalmente hanno difficoltà a leggere, come per esempio i bambini e gli adulti delle categorie sociali svantaggiate oppure i maschi, sono rare nella maggioranza dei programmi di promozione della lettura esistenti in Europa.

Svariati programmi concepiti per incitare le famiglie ad interessarsi a manifestazioni culturali prevedono consulenze e corsi di formazione sulla lettura per genitori. In particolare si spiega l’importanza della lettura ad alta voce con i bambini. Tuttavia, varie prove scientifiche indicano che ciò non è sufficiente e che per essere efficaci questi programmi dovrebbero anche aiutare i genitori ad imparare come si insegnano ai figli specifiche competenze nell’ambito della lettura.

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Eurydice, Teaching reading in Europe (rapporto completo in inglese)

Eurydice, L’enseignement de la lecture en Europe (sintesi del rapporto in francese)

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[1] Ma non si spiega come si giunge a una sintesi nel caso di sistemi scolastici federalisti. Per esempio, per il Belgio si è rinunciato a fare una sintesi tra i sistemi scolastici del paese e si forniscono informazioni per tre sistemi scolastici, la comunità fiamminga, la comunità francofona e quella tedesca. Non si spiega cosa è stato fatto con i tre sistemi scolastici del Regno Unito (Scozia, Galles, Inghilterra) e come si sia giunti a un solo dato per il Regno Unito
[2] Qui ci limitiamo a riferire alcuni risultati forniti dall’indagine PISA dell’OCSE
[3] Le ricerche nel settore delle neuroscienze sembrano però contraddire questo convincimento ampiamente diffuso tra i responsabili politici e quelli scolastici al punto che l’estensione dell’educazione prescolastica fino a renderla obbligatoria è diventata l’ortodossia pedagogica delle politiche scolastiche di quest’ultimo decennio.
[4] Questo panorama sembra idilliaco e farebbe pensare che nei Paesi europei si è proprio all’avanguardia in materia d’insegnamento della lettura, ma la realtà è probabilmente diversa. Esiste a quanto sembra un divario considerevole tra i curricoli applicati e i curricoli legali. Questa è per altro una vecchia distinzione sempre pertinente che è però spesso ignorata dagli analisti. Se nella pratica dell’insegnamento quotidiano si applicassero veramente le istruzioni stilate nei curricoli nazionali probabilmente i punteggi nei test sulla comprensione della lettura sarebbero diversi e forse sarebbero migliori
[5] Forse questo è un provvedimento più efficace che non quello di promuovere l’insegnamento precoce della lettura nelle scuole materne.
[6] TALIS è un acronimo per “Teaching And Learning International Survey”, ossia Indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento
[7] Se ciò fosse vero non si capirebbe perché nei Paesi dell’Unione Europea la proporzione di adulti pessimi lettori, che non leggono mai e che fanno fatica a leggere sia molto elevata. Qualcosa non quadra.

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