Il28 e 29 ottobre si è tenuto a Parigi il 1° Forum Mondiale dell’educazione e formazione per tutto l’arco della vita, sotto l’Alto Patronato del Presidente Sarkozy, nell’ambito della presidenza francese dell’Unione Europea.
Il Forum, che ha visto più di 1000 partecipanti, è stato organizzato dal Comitato mondiale per l’educazione e la formazione per tutto l’arco della vita (Cmef), in collaborazione con il Centro INFFO (Centro per lo sviluppo dell’informazione e formazione permanente), il Consiglio regionale d’Ile-de-France (Crif), e l’ UNESCO-Bureau de la prospective
Il Forum ha aperto a dei mondi che non si incontrano spesso nei dibattiti sull’educazione: mondo dell’impresa e mondo dell’educazione, Paesi del Sud e Paesi del Nord, formazione scolastica e formazione permanente.
L’insieme degli interventi ha sottolineato l’ esigenza di rivisitare il Rapporto Delors del 1996, che aveva sì affermato che Il concetto di educazione lungo tutto l’arco della vita si profila come una delle chiavi d’ingresso nel XXI secolo, ma non aveva integrato dimensione economica e formazione e non aveva considerato le modificazioni profonde indotte dalla mondializzazione e dallo sviluppo delle tecnologie della comunicazione.
E’ stato detto che l’apprendimento ha tre dimensioni: sociale, economica e culturale. Questa è la confluenza che si verifica nell’educazione lungo tutto l’arco della vita, come hanno in particolare evidenziato i rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo.
I diversi interventi hanno poi sottolineato come l’avvento della società della conoscenza e l’affermazione del concetto di educazione e formazione per tutta la vita implichino grandi trasformazioni nel mestiere degli insegnanti, nelle loro pratiche, nell’organizzazione delle scuole, nei sistemi scolastici.
Come insegnare ciò che il Rapporto Delors considerava i pilastri dell’apprendimento: imparare ad imparare, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare a essere? Come favorire l’acquisizione dell’autonomia e della responsabilità? Come trasmettere i valori del pluralismo e della democrazia? Come rispondere alle incitazioni a intraprendere partenariati al di fuori delle mura scolastiche, a farsi carico dei bisogni individuali e di socializzazione, a sviluppare dei contratti educativi?
Tutto ciò comporta che si immagini e si metta in essere un sistema di riconoscimento dei saperi informali e non formali acquisiti dai docenti nel corso dell’insegnamento e fuori di esso, in sintesi che si ponga la scuola nella società della conoscenza, collaborativa, evolutiva e reattiva alle evoluzioni dell’ambiente circostante. A ciò si è accompagnato però un forte monito a rimanere saldamente ancorati all’apprendimento dei fondamentali: mai dovranno essere trascurati i saperi di base, le competenze essenziali.
Questa è in breve, è stato detto, una rivoluzione copernicana!
Il direttore dell’Unesco, Koïchuro Matsura, ha infatti fortemente sottolineato che l’educazione e la formazione per tutta la vita non sono semplicemente un’aggiunta alla formazione scolastica, ma un modo globale nuovo di immaginare il nostro rapporto con il sapere.
Non è più il sapere che ruota attorno alla società, ma la società che ruota attorno al sapere.
Ed è proprio nell’emergere di una società della conoscenza inclusiva, partecipativa, aperta e globale che gli insegnanti rappresentano una forza motrice, ha concluso Koïchuro Matsura.
Interessante, dal nostro punto di vista, l’intervento di Alain Rousset, presidente della Regione Aquitaine e presidente dell’Associazione delle Regioni della Francia, il quale alla domanda A quale livello bisogna gestire la formazione per tutto l’arco della vita ha affermato che la sola vera risposta sta nel livello regionale. E lì, secondo lui, che il mondo economico e il mondo della formazione sono più complementari e dove sono più efficaci le azioni per l’evoluzione del contesto economico e formativo.
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