2) ABBRACCIARE CON CORAGGIO L’AUTONOMIA SCOLASTICA

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Nel PNRR una forte centralizzazione

L’assetto dell’istruzione che emerge dal PNRR e dalle Linee Programmatiche del MI è una forte centralizzazione, dal cui orizzonte scompaiono addirittura le Regioni.  Investimenti e riforme  passano tutte attraverso il Ministero dell’Istruzione, MI, il Ministero dell’Università e Ricerca, MUR,  come si può vedere dallo schema sotto riportato, dove le Regioni non sono mai nominate.

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Se è comprensibile che la straordinarietà del PNRR e la inderogabile necessità di realizzare gli obiettivi indicati, pena la perdita dei finanziamenti, possano indurre a forme di centralizzazione, rimane assolutamente incomprensibile come si possa, stante l’attuale Costituzione, ignorare totalmente le Regioni, che hanno competenza esclusiva sull’Istruzione e Formazione Professionale, così come hanno precise competenze sugli asili nido, solo per citare due voci fondamentali nel PNRR per l’istruzione.

Ugualmente la centralizzazione non risparmia l’autonomia scolastica, ignorata dal PNRR,  citata in modo ambiguo nelle Linee Programmatiche del MI nel capitoletto Rivitalizzare l’autonomia scolastica nell’unità del sistema nazionale” con queste parole: ” È necessario rilanciare l’autonomia scolastica, senza però incidere sull’unità del sistema nazionale di istruzione”. Un’ambiguità ben presto chiaria, nel senso che ad essere rivitalizzato è soprattutto il Ministero, che programma e gestisce attraverso le proprie “cinghie di trasmissione”, gli USR , come è letteralmente scritto.

Essenziale rilanciare l’autonomia scolastica

ADi guarda con preoccupazione a questa sottovalutazione dell’autonomia scolastica. E’ noto, infatti, che qualsiasi tentativo di rilanciare l’educazione,  di personalizzare l’apprendimento, di tessere attivi collegamenti con la comunità  locale e globale,  di attribuire agli studenti  il   potere di scelta e la responsabilità di gestire il proprio apprendimento, si imbatte nelle rigidità del curricolo, dell’organizzazione delle discipline, dell’orario, del calendario, dell’organico dei docenti, ecc.

Nessun tentativo è riuscito finora a rompere quella secolare struttura scolastica che dai tempi della Ratio Studiorum dei Gesuiti, 1599,  ingabbia l’istruzione.

Ma ora siamo al capolinea. Gli scenari che si aprono nei prossimi 20 anni ci dicono che guarderemo con incredulità alle rigidità dell’ attuale  organizzazione scolastica, che la pandemia del Covid 19 ha già messo in discussione, superando il luogo fisico del fare scuola.

E allora occorre tentare un’altra strada: intervenire sui bisogni dell’educazione anzichè sull’inossidabile ”grammatica” della scuola, fatta di regole e miti, e immaginare un’organizzazione dell’istruzione che sappia dare risposta a quei bisogni. Questo significa prefigurare un’autonomia autentica, libera dai vincoli in cui è stata finora costretta.

Un’operazione questa che deve essere accompagnata dalla lucida consapevolezza che non ci sarà da subito la possibilità  di rilanciare in tutte le scuole  una tale autonomia.

Così, mentre si deve cercare di rimuovere da tutto il sistema  alcuni ostacoli, peraltro in contrasto con la Costituzione e  il Regolamento stesso dell’autonomia,  diventa necessario sperimentare situazioni  di autonomia avanzata laddove ci siano  idee e volontà di innovazione,  spezzando in qualche punto quel circolo vizioso che si è instaurato nelle scuole fra negazione dei diritti e offuscamento dei doveri.

Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale, ISAS

Per sperimentare   un’autonomia che possa intervenire sui curricoli, sugli organici, sulle assunzioni, sui tempi scuola non è sufficiente l’utilizzo dell’art. 11 del DPR 275/99, Regolamento dell’Autonomia, relativo alle sperimentazioni

Per questo ADi ha predisposto un disegno di legge per la costituzione di Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale,  ISAS,  che si sono ispirati alle Academies inglesi Si tratta di autonomia speciale perché:

  • il Consiglio di Istituto assume le caratteristiche di Consiglio di Amministrazione,
  • l’istituto gode di massima libertà nella costruzione del curricolo,
  • gestisce un budget, compreso quello per il personale, senza vincoli di destinazione, calcolato sul costo medio dello studente,
  • pratica l’ assunzione diretta del personale,
  • prevede una pluralità di figure docenti,
  • articola in modo più funzionale profili e competenze del personale ATA,
  • si dà un’organizzazione tecnica articolata funzionale al progetto e ridistribuisce le funzioni del collegio ad organismi competenti.

L’iniziativa di dar vita a questa autonomia avanzata sarà dello stesso Istituto Scolastico o di altri soggetti. Dipende dalla passione e dalla capacità di una parte almeno del corpo professionale, del corpo sociale, delle istituzioni, degli interessati  di farsi avanti.

Gli ISAS  non sono solo legati alla volontarietà, esistono infatti situazioni  che, per evolvere, necessitano di un nuovo autonomo assetto organizzativo, ci si riferisce ad esempio ai nuovi istituti quadriennali, o a  un nuova combinazione di istruzione professionale statale  e istruzione e formazione professionale regionale, oppure ancora al recupero di  situazioni di degrado  dove altissimo è l’abbandono scolastico, tutte situazioni che necessitano di interventi radicali.

L’auspicio è che, fra le riforme che devono accompagnare e sostenere il PNRR, ci sia anche questa riforma, o qualcosa ad essa simile, che dia vita ad Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale o comunque fortemente avanzata.

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