L@scuola1.0, il Mulino
Ci sono tanti modi per parlare di scuola e tanti punti di vista da cui osservarla, in linea di massima, però, prevale un atteggiamento critico, variamente motivato e variamente orientato.
E quindi si può essere critici con la scuola di oggi perché nostalgici della scuola di un tempo, oppure si può essere critici e pensare alla scuola del futuro.
In tutti i casi, al centro dovrebbero esserci i ragazzi, con la loro cultura e i loro bisogni, calati in un contesto che deve essere conosciuto per poter immaginare un qualche tipo di intervento e di evoluzione.
Mi pare che questa premessa sia adeguata alla presentazione del libro di Giorgio Ostinelli, che si propone indagare alcuni dei problemi che la scuola si trova quotidianamente ad affrontare, e indagando i problemi apre una prospettiva di riflessione sul “tutto” che lega la scuola e la società, nelle sue varie articolazioni.
Ostinelli è uno studioso che crede nella scuola, la osserva con preoccupazione e ne evidenzia le criticità, ma non ne fa motivo di sterile denuncia, bensì di analisi per intervenire.
Se un tempo la scuola riusciva in qualche modo a proteggersi dall’esterno (e non è detto che fosse un pregio), oggi non riesce più ad essere impermeabile, ad anzi per molti versi sono più gli aspetti della società, positivi e negativi, che entrano nella scuola, che gli aspetti della scuola che permeano la società.
Ecco perché è necessario che il mondo dell’educazione si doti di strumenti analitici, innanzitutto per capire le dinamiche sociali e le loro interferenze con la scuola, e di strumenti di sintesi, per capire come intervenire.
Il testo affronta varie problematiche attuali, con una struttura ben precisa caratterizzata da un primo momento in cui parlano i protagonisti, appartenenti dalle varie “componenti” scolastiche, i quali espongono i loro punto di vista sul problema da focalizzare, e spesso quel punto di vista è costituto da pregiudizi o luoghi comuni, poi vi è un’analisi delle opinioni espresse dai protagonisti e infine vi sono esempi di “buone pratiche”.
Il testo si caratterizza per un uso ampio, a sostegno e corredo delle argomentazioni, di analisi internazionali e studi specialistici, che ci portano in un mondo di studi seri che ci stimolano ad andare oltre alle “solite” analisi basate sui dati bruti delle indagini comparative campionarie o censuarie Ocse-Pisa o Invalsi, che vengono usati in modo scandalistico dalla stampa, quando si occupa di scuola.
Quando parla dei ragazzi, e di come i ragazzi si atteggiano nei confronti delle attività scolastiche e dei loro professori, Ostinelli amplia l’orizzonte analitico e apre alle questioni culturali, linguistiche e psicopegagogiche che si pongono nella società dell’informazione e della tecnologia in cui ci collochiamo; per dire, sostanzialmente, che la scuola non può isolarsi, non può pensare di difendersi chiudendo le porte alla tecnologia, ma deve impadronirsene per aiutare i giovani a sviluppare un atteggiamento critico anche nei confronti della tecnologia dell’informazione che di fatto e inevitabilmente pervade le loro vite.
Questo pone, ovviamente, un problema per tutto il sistema scolastico e per gli insegnanti in modo particolare, perché impone “un cambio di paradigma”; gli insegnanti devono entrare in un nuovo modo di pensare il loro ruolo, troppo spesso ancora legato a “miti e credenze consolidati nel tempo”, quali l’ora di lezione, la lezione cattedratica, il voto, la bocciatura.
Sulla bocciatura e sull’integrazione si sofferma, l’autore, con un interessante approfondimento che prende in considerazione analisi e indagini effettuati in molti paesi europei ed extraeuropei, ed anche in questo caso offre ai docenti stimoli per ulteriori approfondimenti e per nuovi confronti con la realtà della scuola militante.
Anche i dirigenti scolastici sono interpellati dalla nova realtà, e devono confrontarsi con le caratteristiche della loro leadership, uscendo da una visione burocratica del loro ruolo.
Tra i temi che vengono affrontati nel libro, ricordo il rapporto scuola-famiglia, il multiculturalismo, la formazione dei giovani rispetto al consumismo, il bullismo e la società della conoscenza, fatta anche di reti e di intelligenza artificiale.
Presentare questi temi sinteticamente è impossibile, ma molte sono le sollecitazioni che provengono dal testo, e molte le buone pratiche e le esperienze italiane e internazionali che possono offrire non dirò dei modelli, ma delle occasioni di confronto e approfondimento.
Giorgio Ostinelli, dicevo all’inizio, ha fiducia nella scuola e nella possibilità di una sua connessione con la realtà contemporanea, non a caso si pone dalla parte di una scuola che “crea situazioni di apprendimento nelle quali ogni allievo possa accedere al sapere secondo le modalità che gli sono più congeniali”; vi è in questa argomentazione il sostanziale rifiuto di una scuola basata sulla “trasmissione di contenuti”; in questo contesto introduce uno stimolante approfondimento sul concetto di “competenza”.
A questo punto voglio ricordare che tanti concetti e tante idee nuove accolti dalla scuola – anche se non sempre compresi e troppo spesso non attualizzati – vengono oggi messi in discussione da autorevoli docenti universitari, che contestano la “scuola delle competenze”, l’utilità delle analisi comparative dell’Invalsi e si richiamano ad una scuola trasmissiva, ancora basata sull’”ora di lezione”.
Ecco, a questi che reclamano la scuola di un tempo (quella che probabilmente da giovani contestavano) Ostinelli contrappone un mondo di studiosi che analizzano la scuola nella società con tutte le possibili e ineludibili interazioni, mettendo al centro il giovane con le sue caratteristiche culturali e con la sua “intelligenza” che va compresa e stimolata; la bibliografia che completa il volume offre una ricchissima panoramica di studi e indagini sui vari temi affrontati.
“Fintanto che l’istituzione scolastica non metterà in discussione in modo profondo il proprio carattere ottocentesco, cercando di dare risposte efficaci ai tempi che viviamo, non farà altro che perpetuare il proprio carattere di universo parallelo”, questa è la riflessione conclusiva che Giorgio Ostinelli ci offre, dandoci appuntamento ad un secondo volume (L@ scuola 2.0) che ci proporrà strategie di intervento didattico realistiche a praticabili.