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CONCLUSO IL 5° CONGRESSO DELL’ADi

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Il 5° Congresso dell’ADi, convocato a Castellamare di Stabia il 25 agosto 2013, ha modificato lo statuto e cambiato la denominazione dell’Associazione, per dare compiuta visibilità ai dirigenti scolastici, che da vari anni sono parte integrante dell’associazione.

 Castellamare di Stabia[1] 25 agosto 2013 

L’ADi diventa Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani

br_ago1Il 5° Congresso dell’ADi, convocato a Castellamare di Stabia il 25 agosto 2013, ha modificato lostatuto e cambiato  la denominazione dell’Associazione,  per dare compiuta visibilità ai dirigenti scolastici, che da vari anni sono parte integrante dell’associazione. La denominazione, pur mantenendo l’acronimo ADi, è divenuta Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani.

Alla guida dell’Associazione è stata confermata Alessandra Cenerini, la quale ha designato come vicepresidente nazionale il giovane dirigente scolastico, Roberto Fiorini, a sottolineare  la duplice natura dell’ADi, associazione professionale di docenti e dirigenti scolastici.

[stextbox id=”info” image=”null”]L’impegno al ricambio generazionale entro l’Associazione[/stextbox]

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Alessandra Cenerini, nell’accettare la riconferma a presidente nazionale, ha espresso la ferma volontà  di considerare questo il suo ultimo mandato e ha dichiarato, contestualmente, il proprio impegno a favorire e incentivare, in questo triennio, il ricambio generazionale in tutte le articolazioni dell’associazione.

 

A questo fine il Consiglio direttivo sarà costituito, oltre che dai presidenti regionali, anche dai responsabili di dieci aree di approfondimento scelti tra la nuova generazione di associati.

[stextbox id=”info” image=”null”]Le linee programmatiche per il  triennio 2013-2016[/stextbox]

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Il Congresso, nel riconfermare le elaborazioni e proposte ripetutamente avanzate in questi anni dall’ADi, si è particolarmente soffermato su decentralizzazione, nuovo statuto della professione docente e dirigente, innovazioni attraverso la creazione di Istituti a statuto speciale.

L’associazione  ritiene che la scuola sia giunta a un punto di rottura irreversibile, che richiede il drastico abbandono di atavici miti (quali l’unicità della funzione docente e lo Stato datore di lavoro, gestore degli organici, dei concorsi e della mobilità) e l’assunzione di  innovazioni cruciali. Fra queste l’ADi considera prioritarie:

1) Formazione Iniziale Docenti

br_ago4Come nei Paesi con i migliori risultati scolastici  l’Italia deve garantire le seguenti condizioni:
a) accesso dei migliori studenti alla formazione iniziale a numero programmato, attraverso rigorose selezioni in ingresso, che tengano conto anche delle attitudini e competenze trasversali, da questo punto di vista lotta senza riserve contro i PAS;
b) estensione ai docenti della secondaria del modello di formazione iniziale  3+2 con tirocinio contestuale e laurea abilitante;
c)
formulazione degli standard professionali generali e specifici della docenza e del codice deontologico della professione, entrambi formulati da una commissione nazionale  mista insegnanti e docenti universitari.

2) Decentralizzazione del reclutamento dei docenti. Concorsi di  scuole e/o reti di scuole, collegando l’incarico a tempo determinato direttamente al ruolo

Le vicende recenti avrebbero dovuto definitivamente convincere MIUR e sindacati che non è più possibile gestire il reclutamento centralmente. L’ADi ritiene che i passaggi per un reclutamento efficace che sconfigga il precariato e dia stabilità alle scuole siano:
a)
istituzione dell’Albo Regionale degli abilitati;
b) programmazione triennale regionale
dei posti vacanti e disponibili  su criteri omogenei nazionalmente definiti;
c) applicazione della normativa europea,
che prevede condizioni dei docenti a tempo determinato omogenee a quelle dei docenti a tempo indeterminato,  immissione in ruolo degli abilitati dopo 3 anni su posto vacante e disponibile,
d) assunzione per concorso  degli incaricati a tempo determinato su posti vacanti e disponibili, indetto e gestito da singole scuole e/o reti di scuole (commissioni esterne con membro interno), a cui possono concorrere solo i candidati inseriti nell’albo regionale degli abilitati (finchè ci saranno le GAE il 50%  andrà riservato a tali graduatorie,che vanno rigorosamente chiuse, ma bisognerebbe sottoporre anche questi candidati al concorso di scuola o di rete),
e) valutazione annuale degli incaricati a tempo determinato,
f) immissione in ruolo dopo 3 anni nella stessa scuola, con obbligo di permanenza per altri 3 anni, al fine di garantire continuità, identità e appartenenza.

3) Progressione della retribuzione docente

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Per tutti i nuovi assunti a tempo determinato e indeterminato la progressione della  retribuzione dovrà svilupparsi al massimo in 15 anni, con obbligo della formazione in  servizio (obbligo esteso comunque a tutti)

4) Articolazione e differenziazione della carriera docente

E’ oggi improcrastinabile la differenziazione della docenza in carriere distinte, con specifiche scale retributive. Ciò per due motivi:
a) la docenza è un lavoro di squadra che non può svilupparsi nello spontaneismo ma deve essere sostenuto da qualificate competenze e responsabilità definite,
b) l’autonomia scolastica può dispiegare le sue potenzialità solo se può contare su un’efficace organizzazione tecnica del lavoro.

La costituzione di queste figure presuppone l’eliminazione delle funzioni strumentali, dei comandi per l’autonomia e una riconsiderazione del fondo di istituto, che eviti l’inutile proliferazione di progetti.   Sono ipotizzabili 3 percorsi di carriera, già presenti in altri Paesi, con livelli differenziati al loro interno, definiti da specifici standard professionali:
a) specialisti nell’area della didattica e delle discipline, assunti con concorsi banditi a livello decentrato di scuole e reti di scuole (commissioni esterne con un membro interno);
b) specialisti nell’area gestionale, a livello di scuola (capo dipartimento, responsabile di plesso, vicario ecc..), che si proiettano verso la dirigenza scolastica e oltre, selezionati come al precedente punto a) fino alla dirigenza scolastica.
c) Specialisti di aree specifiche, come ad es. della valutazione, che operano dal livello di scuola e reti di scuole fino a quello regionale e nazionale, selezionati come al precedenti punto a) fino al livello regionale e nazionale esclusi.

Per tutti questi percorsi la selezione avviene previa formazione  attraverso  specifico master e con la costituzione di albi regionali.  Tutte queste figure assumono un orario di servizio di 36 ore settimanali, se hanno l’esonero dall’insegnamento , e di 30 ore settimanali se fruiscono solo di esonero parziale (ad es. specialisti di discipline).

5) Dirigenza scolastica

Sinteticamente si prevedono:

br_ago6a)  una definizione di standard professionali che contemperino gli aspetti manageriali con quelli di leadership educativa,
b)
modalità di attenuazione del carico burocratico-amministrativo;
c) formazione specifica (master) per l’accesso al concorso,
d) istituzione di albi regionali di chi ha acquisito, attraverso la formazione, titolo per l’accesso al concorso,
e) programmazione regionale dei posti su parametri nazionali,
f) concorso sui posti vacanti e disponibili bandito e gestito a livello regionale
ogni qual volta se ne determini la necessità, limitato ai candidati iscritti negli albi regionali;
g) valutazione, h) equiparazione retributiva
che sani le attuali persistenti disparità

6) Istituzione degli Istituti scolastici a statuto speciale.

L’ADI conferma la convinzione che un’efficace ed efficiente innovazione potrà avvenire solo liberando le scuole dagli attuali vincoli connessi alla costruzione degli organici, alla mobilità volontaria degli insegnanti, all’uniformità e rigidità dell’orario di servizio, all’impossibilità delle scuole di intervenire sulla scelta del personale. A questo fine, nella consapevolezza delle enormi difficoltà e resistenze ad attuare trasformazioni generalizzate su tutto il territorio nazionale e in tutte le istituzioni scolastiche, propone che a livello nazionale venga varata una norma che dia alle Regioni, che intendono avvalersene, la facoltà di istituire un certo numero  di istituti scolastici a statuto speciale, riformulando e andando oltre l’art.11 del DPR 275/99. Tali istituti avranno la massima autonomia:

a)    nell’organizzazione e gestione del curricolo, dell’orario delle discipline, delle opzionalità, nonché della durata degli studi (possibilità di portare a 4 anni la durata dell’istruzione secondaria di 2° grado), con rendicontazione e controllo dei risultati;
b)    nell’assunzione del personale e nella ridistribuzione dell’organico del personale docente e ATA entro il budget definito, nonchè nella sua gestione
c)    nella gestione del budget, assegnato sulla base dei costi standard nazionali;
d)    nell’assegnazione ai docenti, almeno di alcune discipline del core curriculum,  di un orario onnicomprensivo di 30 ore settimanali, con flessibilità nell’orario cattedra fino a 24 ore nei casi di necessità, tale da escludere l’assegnazione di spezzoni all’esterno;
e)    nell’assunzione part time dal mondo delle imprese e con contratto ad hoc di specialisti di discipline tecniche o più in generale professionalizzanti;
f)    nella composizione dell’organo di governo della scuola con la possibilità di includere sponsor e componenti esterni.

Infine  si ritiene che i primi istituti che debbano godere di questa opportunità siano gli istituti tecnici e professionali, con la possibilità di trasformare gli attuali Istituti Professionali statali in parte in Istituti di istruzione e Formazione professionale regionali e in parte in Istituti Tecnici.
I motivi di tale scelta sono molteplici:
1) l’improrogabile rilancio dell’istruzione tecnica e professionale,
2)  la necessità di intervenire con strumenti nuovi su dispersione scolastica e ripetenze che qui raggiungono livelli drammatici.

Il Congresso impegna il Consiglio Direttivo a darsi strumenti per definire in modo più dettagliato e puntuale modalità, strumenti e tempi per rendere operative le linee indicate.


[1] NOTA- tutte le immagini sono tratte da Villa San Marco, scavi archeologici di Stabiae  antica

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