Dall’epoca della prima idea di sperimentazione proposta dal ministro Profumo e attuata dal ministro Carrozza, alle prime classi con curricolo di studi ridotto, sperimentate nel quadro dell’autonomia, sotto il ministero Giannini, alla più recente pianificazione nazionale dei percorsi brevi della scuola secondaria superiore, realizzata dal ministro Fedeli, il “liceo quadriennale” fa parlare di sé, tra impeti di entusiasmo, conati di rigetto, scommesse e preoccupazioni.
Già il ministro Profumo aveva istituito una commissione che doveva occuparsi di valutare le possibili opzioni, anche in un’ottica di rivisitazione dell’intero ciclo di studi secondari, che potessero portare i giovani studenti italiani a conseguire il diploma di istruzione superiore a 17/18 anni invece che a 18/19 e tale commissione si era espressa a favore della riduzione da cinque a quattro anni del secondo ciclo. Ciò allo scopo di disporre un allineamento dei percorsi di studio italiani con la maggior parte di quelli degli altri Paesi e con gli stessi licei in lingua italiana all’estero.
Una sperimentazione rivoluzionaria alla quale sono state ammesse dal Miur, in prima battuta, 100 scuole in tutta Italia, di cui solo cinque in Sicilia, che potranno attivare una sola classe a partire dall’A.S. 2018/19; tra queste è il 2o Istituto di Istruzione Superiore “Arangio-Ruiz” di Augusta (SR), in cui insegno.
Avremo un solo indirizzo, il liceo scientifico delle scienze applicate, con maggiore focus sulla lingua straniera, lezioni di Fisica in italiano e in inglese, una community online per il confronto tra studenti e docenti, riflettori puntati sulle competenze e i talenti individuali.
Aumenterà il monte orario per le materie scientifiche e l’Inglese, ma non in maniera eccessiva, poiché al “Ruiz” sono già previste ore in più dedicate ai laboratori di Fisica, Chimica, Biologia e Informatica.
Ma la vera, importante rivoluzione dovrà avvenire nell’utilizzo di nuove strategie didattico-educative e di nuove metodologie nel processo di insegnamento-apprendimento, dentro e fuori l’aula scolastica.
La riorganizzazione delle programmazioni delle varie discipline non potrà infatti tradursi in una compressione forzata, e funestamente esplosiva, dei contenuti attualmente sviluppati, ma dovrà necessariamente prevedere una nuova tipologia di lezioni, in cui i docenti dovranno utilizzare materiali originali e personalizzati e una didattica integrata con le tecnologie dell’informazione e comunicazione.
In questo contesto, gli insegnanti dovranno saper essere coach, tutor e mentor dei loro studenti in momenti di condivisione e non di semplice trasferimento delle conoscenze, servendosi di approcci moderni come il problem solving, il debate, la formazione esperenziale.
Fuori dalle mura dell’aula, inoltre, si apriranno i nuovi orizzonti dell’e-learning, con il tutorato in piattaforma moodle, il flip teaching, il project-based learning.
Anche i metodi di valutazione dovranno essere svecchiati, sebbene sarà molto difficile svincolarsi dai voti; i docenti dovranno essere capaci di utilizzare, quali validi strumenti di valutazione, le attività di cooperative learning, in gruppi in cui l’apprendimento tra pari ha la stessa valenza di una spiegazione frontale e la capacità di presentare un progetto originale sulla base di quanto appreso può contare più di una verifica sui meri contenuti stessi.
Io, da docente, mi sento di scommettere sugli alunni; molti di loro accoglieranno con entusiasmo la nuova offerta formativa e raggiungeranno risultati che ci renderanno fieri di loro; per questo penso che il principale filtro nella selezione dei candidati alla prima classe del nuovo liceo quadriennale dovrebbe essere la loro motivazione, ancor prima dei risultati di uscita dalla secondaria di primo grado.
D’altra parte, mi chiedo se tutti i docenti saranno in grado di accettare la sfida del liceo quadriennale, che richiede imperativamente uno stravolgimento, indubbiamente in positivo, dei metodi tradizionali di insegnamento.
Fortunatamente la sperimentazione arriva in un periodo in cui si è posto molto l’accento sull’importanza dell’aggiornamento del corpo docente e, avendo in questi ultimi anni operato anche nel campo della formazione per ADi, relativamente alle nuove metodologie, posso affermare di essere fiduciosa nel fatto che alcuni insegnanti, possano uscire vittoriosi da tale sfida. Ritengo, dunque, che l’assegnazione del corpo docente alla prima classe del liceo quadriennale debba tenere conto dei percorsi di formazione seguiti dai docenti negli ultimi anni e che molto più dell’anzianità di servizio debba contare l’esperienza maturata nell’applicazione delle nuove strategie didattiche, integrate con le ICT e con la metodologia CLIL.
In conclusione, di questo quadro intitolato “percorso quadriennale”, di cui è stato scelto il soggetto ma rimane da decidere la tecnica pittorica e l’accostamento dei colori, vedo l’ADi come musa ispiratrice, poiché da anni si impegna nel “seguire le tracce della scuola che verrà”, captando dal mondo intero i primi segnali dell’innovazione, valorizzando “i tesori nascosti dell’apprendimento” tramite la diffusione delle moderne metodologie, proponendo da tempo l’allineamento agli standard europei dell’età di uscita degli studenti dalla secondaria superiore, in un’ottica di internazionalizzazione della scuola italiana.
Daniela Averna