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A Scuola nella fase 2 della pandemia, i rischi del rientro

di

di Francesco Stucchi, Presidente ADi Lombardia

Fase 2 e probabile rientro a scuola a settembre

Al momento il rientro a scuola più probabile è collocato a settembre, quando ci troveremo nella così detta fase due dell’emergenza. E’ stato detto che in questa seconda fase dovremo convivere con il virus. Si tratta di una fase che durerebbe fino alla scoperta del vaccino o di una cura efficace, ma non sembra che questi risultati siano concretamente raggiungibili entro settembre per cui dobbiamo prepararci a fare scuola con la convivenza del Covid 19.

Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che per la seconda fase dell’emergenza, è quasi pronto un protocollo per la sicurezza da osservare al momento della ripresa delle attività produttive. In primo luogo è posta la questione dell’igiene. Il Corriere dà i dettagli: 1) i locali andranno puliti due volte al giorno e sanificati; 2)vanno puliti i sistemi di areazione; 3) dovranno essere installati erogatori con disinfettante per le mani all’ingresso dei locali; 4) chi lavora a contatto con il pubblico indosserà guanti e mascherine,5) la distanza di sicurezza di almeno un metro va mantenuta; 6) a bordo di autobus e metropolitane si potrà stare solo seduti e i posti non potranno essere tutti occupati (distanza di sicurezza).
Per ora non si parla di indicazioni per la scuola.

Norme sulla sicurezza e obiettivi per la riduzione del rischio

Vediamo allora di prefigurare possibili scenari per il rientro scolastico a settembre.

In termini di sicurezza della scuola, come di qualsiasi altro luogo di lavoro, ci rifacciamo al D.Lgs 81 del 2008 che, essendo un testo unico raccoglie normative di tipo prescrittivo e norme cosiddette prestazionali. Non saranno, forse, impartite norme prescrittive rigide e minuziose su cosa fare in ogni singola scuola, proviamo pertanto ad affidarci a elementi prestazionali che impongono ad ogni datore di lavoro di valutare il rischio ed emanare prescrizioni per la sua riduzione (il rischio zero è un traguardo astratto). Gli obiettivi per la riduzione del rischio da quello che possiamo sapere ora riguardano, oltre a rigorose norme igieniche: 1) la precoce individuazione della persona che può contagiare, 2) l’uso di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), 3) il distanziamento sociale.

La controversa questione del Ds datore di lavoro

Parlare di datore di lavoro a scuola non è così semplice.

L’orientamento della giurisprudenza in materia di sicurezza riconosce la titolarità delle relative responsabilità sia ai dirigenti degli Enti Locali proprietari degli edifici, sia ai Dirigenti delle istituzioni scolastiche.

L’individuazione a datore di lavoro dei Dirigenti scolastici è avvenuta con il DM 21 giugno 1996 n. 292, ma la distinzione delle responsabilità dell’Ente proprietario degli edifici scolastici rispetto a quelle del Dirigente Scolastico non è stata adeguatamente chiarita dal successivo DM 29 settembre 1998 n. 382.

Infatti i Dirigenti Scolastici non dispongono direttamente di nessuna risorsa economica per esercitare tutte le responsabilità loro attribuite in tema di sicurezza, né tantomeno per intervenire autonomamente in via ordinaria o straordinaria sui rischi delle strutture degli edifici scolastici.

I possibili provvedimenti da adottare

Al di là della controversa e non secondaria questione del datore di lavoro, in ogni istituzione scolastica si dovrà fare riferimento al Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP), composto dallo stesso DS, il responsabile di questo servizio, l’esperto (RSPP), a volte il medico competente, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS), sono inoltre presenti le due squadre di primo soccorso: sanitario e antincendio.

Sarà quindi compito del SPP collaborare col DS per aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi secondo i principi di prevenzione e protezione del rischio.

1. Il primo problema riguarda l’ambiente aula, se costruita dopo il 1975 sarà di circa 50 metri quadrati, supponendo di contenere 25 studenti più gli insegnanti abbiamo meno di due metri quadrati a testa per assicurare la distanza sociale, dovrebbe quindi essere obbligatorio l’uso di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) in questo caso mascherine del tipo “sanitario” mono uso. La scuola dovrebbe essere in grado di fornire tutti i giorni per tutti mascherine sanitarie mono uso. Il sistema scolastico dovrà essere in grado di garantire la fornitura di circa 9.500.000 mascherine al giorno. Ci potrebbero essere problemi di impatto sui diversi ordini di scuole, non dovrebbero esserci problemi per gli studenti della secondaria di primo e secondo grado ad adattarsi all’uso costante delle mascherine, sugli altri ordini di scuole va studiata la possibilità. La scuola dell’infanzia sembra la più problematica sia per l’età che per il tipo di didattica che svolge. Bisogna tenere presente che il funzionamento della scuola dell’infanzia e della scuola primaria è necessario anche per permettere ai genitori di riprendere il lavoro. Sappiamo, comunque, dall’esperienza delle prove di evacuazione condotte in questi anni, che i bambini della scuola dell’infanzia, correttamente informati, sono quelli che si comportano meglio.

2. Altro strumento di prevenzione riguarda la misurazione della temperatura corporea, si potrebbe prevedere la presenza in ogni aula di un termometro digitale per misurare la temperatura all’inizio e alla fine della giornata, e un saturimetro per ogni plesso scolastico a disposizione della squadra di primo soccorso sanitario.

3. Altro momento di affollamento sono gli ingressi e gli intervalli, si potrebbero organizzare gli ingressi a gruppi rispetto al modulo lezione, se si decide di utilizzare un modulo lezione di trenta o di quarantacinque minuti si organizza l’ingresso, gli intervalli e l’uscita scaglionati sull’unità modulo. Questo può presentare soprattutto per le scuole di secondo grado con bacino di utenti extraurbani, la difficoltà per l’organizzazione dei trasporti pubblici.

4. La questione trasporti pubblici rappresenterebbe comunque un problema di affollamento che andrebbe affrontato. Rimane il problema dei trasporti anche se si andasse verso soluzione più drastiche di doppi turni delle attività.

5. Altra possibilità è l’introduzione di una didattica “blended” parte in presenza e parte on line. Senza aspettarci specifiche e puntuali circolari ministeriali si potrebbe partire considerando la possibilità che alcuni indirizzi hanno di utilizzare la “quota dell’autonomia” e fare una serena valutazione di come è andata l’esperienza di quest’anno, sentendo il parere degli insegnanti, degli studenti e dei genitori ed ogni scuola potrà apportare le modifiche del caso. E’ uno strumento che per funzionare ha bisogno della condivisione di tutti i soggetti. Lo strumento è già utilizzato e in qualche modo normato in alcuni licei quadriennali.

6. La scelta di ridurre il numero di studenti per classe presenta diversi ordini di problemi: l’esistenza di spazi utilizzabili, l’aumento considerevole dell’organico, un pesante intervento sulla continuità didattica per le classi intermedie.

7. Per la questione fondamentale della pulizia e della frequente sanificazione degli ambienti, si potrebbe pensare da un lato di ridurre al minimo la presenza dei collaboratori scolastici durante l’orario delle attività e la loro concentrazione al termine delle attività, dall’altro i proprietari dell’edificio dovrebbero garantire una sanificazione periodica e frequente degli spazi (oltre che, ahimè, la regolare manutenzione) oppure finanziare l’attività che verrebbe poi attuata dalla scuola tenendo conto delle attività e del calendario.

Anche la seconda fase potrebbe essere foriera di sperimentazioni.

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