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Alla scoperta dei “Tesori nascosti dell’apprendimento”

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La splendida cornice della biblioteca di San Domenico ha anche quest’anno messo in risalto i fervidi colori di cui si è tinto il Seminario Internazionale Adi 2018, sullo sfondo di una Bologna innevata e nebbiosa.

Si è parlato di come le neuroscienze possano potenziare il processo di insegnamento-apprendimento; si è discusso di imprenditorialità e creatività, dipingendo scenari che per la scuola italiana appaiono ancora futuristici e utilizzando una tecnica pittorica di tipo impressionista, che con rapide pennellate delinea paesaggi e figure che riescono a far vibrare il cuore.

E’ con queste metafore che vorrei rendere il lettore partecipe dello stato d’animo con cui rientro in Sicilia, poiché la mia intenzione non è di fare una sintesi dei contenuti, per i quali attendiamo la pubblicazione ufficiale degli atti del seminario, ma quella di costituire mezzo di propagazione di quell’onda di energia che ancora una volta si è generata.

Dunque, avuta notizia della cancellazione del mio volo da Catania, mezz’ora prima della partenza, già abbondantemente ritardata rispetto all’orario previsto, prendo l’auto e parto alla volta di Bologna, nonostante le avverse condizioni metereologiche.

Affronto pioggia, ghiaccio e rallentamenti in autostrada e, finalmente, giungo a destinazione.

Beh, se “Resilienza, intraprendenza e creatività” sono le nuove parole d’ordine, come dice la prima relatrice che ascolto, allora mi sento di far parte del “Teacher Changemaker Movement”!!

Ma, scherzi a parte, il cambiamento nella scuola richiede tempo e il percorso, per nulla in discesa, è più volte indicato nei vari interventi con parole come: Metodo, Confronto, Esperienza, Sfida, e delineato ponendo enfasi sulla necessità di cambiare modo di pensare, modo di lavorare, modo di vivere insieme spazi e tempi.

Tanto più in un’epoca come la nostra, che si fa forte dell’intelligenza collettiva, la quale grazie a una fitta rete di links amplifica quella del singolo, l’intraprendenza diventa una competenza individuale e di gruppo, in cui i docenti devono ripetere a se stessi e gridare agli studenti “YOU can!”, nel duplice significato singolare e plurale del pronome inglese.

E ancora a più voci ci viene detto, nel corso del seminario, che le competenze nella scuola del XXI secolo, non maturano in un processo di insegnamento statico, in cui gli insegnanti travasano conoscenze come certezze, in una sfida continua contro il tempo per coprire il curricolo, ma l’apprendimento è attivo, la conoscenza si acquisisce tramite le evidenze e i docenti devono piantare negli studenti il seme della curiosità che, spontaneamente, li porterà ad approfondire e a scoprire.

In questo contesto la capacità di autovalutazione, supportata da scientifici algoritmi di orientamento, diventa più significativa della valutazione tradizionale che, semmai, esorcizza lo spettro dell’autoreferenzialità, dà visibilità e merito all’impegno, si fa garanzia di supporto da parte degli educatori nel caso di un fallimento.

A chiusura del convegno, quando saluto i colleghi, tante idee mi frullano in mente, mi sento rinvigorita da nuova energia, pronta ad affrontare ogni sfida.

La mattina successiva, continuo a ripetere in silenzio la frase pronunciata da Michelangelo a 70 anni, che un relatore ha ricordato nella sua presentazione: “Sto ancora imparando! ”; fa da sottofondo ai miei pensieri il rumore delle rotelle del trolley sulla neve ghiacciata.

Bologna dorme ancora, avvolta in una leggera nebbia … che bella!

Giungo alla mia auto e … “My God, mi hanno fracassato il lunotto posteriore e un finestrino laterale!”.

In quel momento, confesso che la mia “resilienza” e la mia “empatia” coi bolognesi hanno vacillato un tantino!!

Daniela Averna

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