Il Congresso e le ragioni di un titolo

Il 7° Congresso nazionale dell’ADi, che si terrà a Roma il 25 e 26 febbraio p.v., ha un compito molto impegnativo:  tentare di immaginare e narrare l’educazione di quella che è stata definita la generazione Alpha.

La generazione Alpha ( prima lettera dell’alfabeto greco), che segue la generazione Z (ultima lettera dell’alfabeto latino), indica i nati dal 2010 al 2025.  Una generazione diversissima dalle precedenti,  che nasce quando  “app”  diviene la parola dell’anno e iPad e Instagram fanno la loro dirompente comparsa.

Da sfondo alla generazione Alpha c’è la generazione Z,  a volte chiamata post Millennials.  Sono nati poco prima dell’inizio del millennio, in un ambiente che li ha resi insicuri.  Una generazione, insieme a quella Y, per la prima volta più povera dei genitori, che ha vissuto situazioni molto problematiche:  ha dovuto fare  debiti per pagare le tasse universitarie,  è pressata dalla difficoltà di trovare un lavoro. Una generazione che ha sofferto probabilmente più di altre di problemi legati alla salute mentale (aumento di depressione, ansia, suicidi tra i giovani  e giovanissimi).

E ora abbiamo la generazione Alpha, la prima interamente nata nel 21° secolo, in un mondo totalmente digitale, che non sa immaginare come fosse la vita senza iPhone, iPad e App .  Ci sono più di 2,5 milioni di nati Gen Alpha ogni settimana nel mondo, molto meno rispetto alle generazioni precedenti. Entro il 2025 ci saranno quasi 2 miliardi di soggetti Gen Alpha.

Afferma Joe Nellis, Professor of Global Economy alla Cranfield School of Management in Inghilterra,  che sarà una generazione più istruita e più dinamica, più intelligente delle generazioni passate, capace di abbracciare la complessità.

Crede anche  nella loro volontà di avere un impatto sulla società,  sui problemi del mondo di oggi: l’ambiente, la sostenibilità, gli squilibri, la povertà, le disuguaglianze. E’ convinto  che questa generazione, come nessun’altra, si interesserà e vorrà avere un peso sul benessere degli altri.

Di idee simili è Isabella Fumagalli, Head of Territory for Insurance in Italy di BNP Paribas Cardif  che sostiene :”I nati dal 2010 in poi riescono a rompere completamente gli schemi, regalandoci una vera e propria ‘ri-generazione’ umana che sovverte gli stereotipi di genere, supera le diversità culturali e difende il pianeta. Non sono solo semplici “nativi digitali” ma soprattutto “nativi social”, costantemente immersi tra vita reale e vita virtuale, esattamente la dimensione della nuova normalità.”

Joe Nellis , continuando nella sua analisi, sostiene  inoltre che i soggetti Gen Alpha    potenzialmente   staranno meglio della generazione precedente.  Nati in famiglie più piccole, impiegheranno più tempo ad assumersi le responsabilità degli adulti, rimarranno nell’istruzione per periodi più lunghi, entreranno a far parte della forza lavoro più tardi,  avranno figli più tardi. Molti vivranno fin oltre 100 anni.

Per quanto riguarda l’istruzione,  gli Alfa  eviteranno un’istruzione ampia, un eccesso di nozioni, preferendo lo specialismo e   la profondità  su argomenti e nicchie. Prendere un master sarà la norma.

E conclude Nellis chi gestisce l’istruzione dovrà adattarsi!

Le poche ricerche sui Gen Alpha sono di norma concordi nel proporre questa visione sostanzialmente ottimistica e totalmente diversa rispetto alle generazioni che l’hanno preceduta.

Come la scuola saprà adattarsi alle esigenze, aspirazioni e nuovi modelli di questa generazione è  impresa  non semplice. Un salto culturale che dovrà mettere, volente o nolente,  davvero l’agency degli studenti al centro. Forme innovative di auto apprendimento e modalità totalmente diverse di valutazione. Diventerà insostenibile, ad esempio, pretendere che non si usi internet negli esami, sarebbe come chiedere l’ora senza fare usare l’orologio, afferma Sugata Mitra.

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