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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Rosario, nel gennaio scorso abbiamo pubblicato un tuo documentatissimo saggio sul reclutamento degli insegnanti, nel quale nonostante il tuo ragionato pessimismo ti sforzavi di dare indicazioni per invertire la rotta. Il Ministro sul Corriere del 5 maggio u.s. ha esposto il suo piano. A tuo avviso siamo ancora in presenza di quella che, citando Cassese, definisti “l’inesorabile tragedia della perseveranza storica”, o vedi spiragli di cambiamento?
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[stextbox id=”risposta” caption=”Rosario Drago”]
Non anticipiamo il giudizio, procediamo prima ad una breve analisi delle modalità di reclutamento come risultano oggi, non solo dalle dichiarazioni del Ministro, ma anche alla luce del fuoco di sbarramento delle dichiarazioni sindacali, delle fughe di notizie, delle rivendicazioni e delle illazioni varie che fanno emergere lo scenario delle prossime decisioni amministrative. Tanto per cominciare avrai notato che le dichiarazioni del ministro Profumo differiscono da quelle del ministro Giarda e da quelle dei sindacati fatte dopo l’incontro con i tecnici del MIUR. Questo significa che la situazione è tutt’altro che definita. Ma atteniamoci per il momento alle proposte del Ministro e alle sue varie prese di posizione per capire innanzitutto quali sono gli obiettivi che dice di voler perseguire.
Questi gli obiettivi dichiarati:
- dare spazio ai giovani;
- creare un nuovo modello di concorso che abbia “grande attenzione al docente, a come sta in aula, alla sua attitudine all’insegnamento. Gli studenti hanno bisogno di questo. La lezione come si diceva una volta non è più sufficiente”;
- svuotare le graduatorie: “L’aggiornamento del sistema porterà allo svuotamento delle graduatorie”;
- dare cadenza biennale ai concorsi.
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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Sono obiettivi condivisibili, non ti pare? Vediamo ora le azioni messe in campo.
Il Ministro ha proposto:
1) abilitazione “facilitata” con accesso indiscriminato al TFA per coloro che abbiano almeno 3 anni di servizio, eludendo la preselezione e gli esami che per legge tutti devono fare. Si tratta di un anno in più rispetto ai fatidici 360 giorni (che corrispondono a 2 anni di servizio), per poter mettere questa “sanatoria” sotto l’ombrello dell’Europa, anche se nella fattispecie la normativa europea non pare c’entri nulla.
2) due tornate concorsuali: a) la prima entro il 2012 per gli abilitati con immissione in ruolo nell’a.s. 2013-2014 per 5000/8000 posti, b) la seconda bandita nella primavera 2013 con conclusione nel 2014 e immissione in ruolo nell’a.s. 2015-2016 con accesso anche per i nuovi abilitati dal TFA (sia quelli entrati con selezione sia quelli “sanati”)
Ora la domanda è: con queste proposte riuscirà il Ministro a raggiungere gli obiettivi che tu hai ricordato?
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[stextbox id=”risposta” caption=”Rosario Drago”]
Per rispondere bisogna esaminare sia quello che viene dichiarato sia gli aspetti non detti ma che si intravvedono facilmente.
Andiamo con ordine:
1) La valorizzazione dei giovani scompare totalmente. In un Paese che fa concorsi ordinari ogni 10 anni è impensabile che ne venga bandito un secondo quando è ancora in corso il primo. Tieni inoltre conto che il TFA viene massacrato dall’ingresso indiscriminato di non abilitati sulla base della sola anzianità.
2) Le graduatorie ad esaurimento non saranno svuotate ma rimpinguate. E’ scontato, visto come vanno le cose, che gli idonei al primo concorso che non troveranno posto nel biennio 2013-2014 troveranno asilo nella graduatoria, che invece di essere “svuotata” – come promette il Ministro – sarà così nuovamente ripopolata. E sarà ripopolata non solo con gli “idonei” al concorso, ma anche con gli abilitati dal TFA. per i quali non sarà fatto un immediato concorso, e in ogni caso lo rivendicheranno sulla base di una vantata anzianità di servizio.
3) Il “nuovo modello” ipotizzato dal ministro non nasce nemmeno sulla carta, travolto dai vecchi meccanismi. Scomparirà, tra l’altro, la preselezione, uno strumento universalmente adottato da tutte le amministrazioni per accelerare le procedure, combattere gli abusi, stabilire un ragionevole rapporto tra posti disponibili e insegnanti da assumere senza illudere nessuno e senza costringere la gente a impegnare tempo e denaro (molto!) per imprese impossibili. E’ solo evidente che la preselezione bisogna saperla fare, e che quella disposta per il concorso a dirigente scolastico ha purtroppo screditato il meccanismo. Ma gli errori e le assurdità presenti in quella preselezione non possono inficiare questo strumento. Infine bisogna di nuovo sottolineare che svuotando di qualsiasi significato il TFA, con l’affiancamento di questa ennesima sanatoria, si colpisce il momento fondamentale del reclutamento, che è la selezione nella fase della formazione. Tutti i migliori sistemi di istruzione la attuano. Basti pensare che in Finlandia accede alla formazione il 10% degli aspiranti.
4) I posti continueranno ad essere divisi al 50% con la graduatoria “inesauribile”. Va detto, alla luce di quello che sta avvenendo, che Fioroni fu un rivoluzionario quando concepì la chiusura della graduatoria permanente e la biennalità dei concorsi, solo che anche lui cadde sotto il fuoco amico, ripiegando sulla graduatoria ad esaurimento che, era chiaro fin d’allora, sarebbe ridiventata permanente ovvero “inesauribile”. Da un governo tecnico ci si sarebbe potuti almeno aspettare che, avviati i concorsi, venisse posta una scadenza per la definitiva chiusura della graduatoria ad esaurimento, e che quindi ai vincitori dei concorso fossero assegnati tutti i posti disponibili e non più solo il 50%.
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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Dalla tua analisi è chiaro che siamo ripiombati nella inesorabile tragedia della perseveranza storica, con tutto ciò che porta con sé, ossia strascichi a non finire di ricorsi, non ti pare?
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[stextbox id=”risposta” caption=”Rosario Drago”]
Non c’è dubbio. Siamo ancora all’interno di quel pessimo costume magistralmente descritto dal Ministro Bonghi nel lontanissimo 1896: “La legislazione scolastica è fatta in questo modo: che per diventare tal cosa o tal altra si prescrive che si debba seguire tal e tal altra; ma poi anche senza seguirne nessuna si diventa (insegnanti) lo stesso”.
E non vi sono dubbi che i tribunali saranno sommersi dalle solite migliaia di ricorsi. Come potranno rimanere indifferenti e non fare ricorso quelli a cui magari mancano tre giorni ai tre anni o ai 360 giorni, e che dovranno sottoporsi a preselezione, a esame scritto e orale e pagare il corso TFA? Come potranno digerire il fatto che al loro fianco, ci saranno colleghi che prenderanno l’abilitazione senza aver superato nessuno di questi tre passaggi e che magari nemmeno pagheranno la tassa di iscrizione e frequenza? Ragioniamo un attimo. Se risponde al vero il fatto che l’esperienza di insegnamento qualifica, come si va dicendo, non dovrebbero queste persone essere più preparate delle altre per la selezione in ingresso? Delle due l’una, o non è vero che l’esperienza sul campo qualifica o si è incapaci di costruire preselezioni ed esami che sappiano individuare le persone preparate. In questo secondo caso il MIUR dovrebbe preoccuparsi e impegnarsi per costruire prove serie ed affidabili e non cercare scappatoie.
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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Dall’analisi risulta che la situazione è davvero drammatica.
Non c’è nessuna via di uscita?
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[stextbox id=”risposta” caption=”Rosario Drago”]
Come ADi abbiamo mille volte indicato la strada maestra, che passa da un lato attraverso la chiusura in un tempo ravvicinato delle graduatorie ad esaurimento, che sono il vero cancro del reclutamento, dall’altro attraverso la decentralizzazione delle assunzioni alle Regioni e alle singole scuole, come vorrebbe la nostra Costituzione che non assegna compiti gestionali allo Stato né atti di amministrazione al Parlamento. Ma anche in questo caso il reclutamento deve avvenire in connessione con una formazione iniziale selettiva- molto selettiva- seria e rigorosa.
Nell’immediato sarebbe stato molto meno deleterio il classico concorso ordinario abilitante come quello del 1999.
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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Ma in questo caso non pensi che si svuoterebbe il TFA?
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[stextbox id=”risposta” caption=”Rosario Drago”]
Piuttosto che il pasticciaccio delle abilitazioni riservate, meglio un concorso ordinario abilitante che in questa fase conviva con il TFA, che comunque non credo si svuoterebbe. Ma quando dico concorso ordinario, intendo concorso con tutti i crismi, anche con la preselezione, sia chiaro. Non intendo un corso-concorso! E nessuno degli idonei deve andare a ripopolare le graduatorie ad esaurimento. I concorsi dovranno avere cadenza biennale e dovranno, dopo questa tornata e la messa a regime dei TFA, essere riservati ai soli abilitati. Se non sarà così meglio coprire definitivamente il reclutamento con una pietra tombale e smettere di parlarne.
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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Non ho mai nutrito molte speranze, però mi auguravo che questo così detto governo tecnico trovasse la forza di superare antichi corporativismi e dare almeno una piccola svolta a questa questione strategica.
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[stextbox id=”risposta” caption=”Rosario Drago”]
Si è capito subito, purtroppo, che la scuola non era fra le priorità di questo governo e che quindi sarebbe rimasta sottoposta, come sempre, non solo alle rivendicazioni sindacali, ma anche a quelle, non meno corporative, dei parlamentari e dei vari responsabili scuola dei partiti. La procedura di consultazione, per quanto mantenuta segreta, è stata certamente democratica: prima ha deciso la nuova Maggioranza che sostiene il Governo, poi sono stati sentiti i sindacalisti, che avevano già dato tutte le indicazioni ai vari parlamentari e responsabili dei partiti, quindi sono stati incaricati i dirigenti amministrativi col compito di scrivere concretamente le norme, infine il Ministro è stato autorizzato a lanciare un sasso nello stagno, per verificare le reazioni dell’opinione pubblica. Così va il mondo.
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[stextbox id=”domanda” caption=”Alessandra Cenerini”]
Già. Non rimane che constatare dolorosamente che su questo versante l’ADi continua ad essere una vox clamantis in deserto. In ogni caso continueremo a tenere ben monitorata questa vicenda perché è assolutamente dirimente per il miglioramento dell’istruzione nel nostro Paese.
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