T. BOERI – IL RUOLO CRUCIALE DEGLI INSEGNANTI. ALCUNE IDEE PER VALORIZZARLO

Atti del VII Congresso Nazionale ADi 25-26 febbraio 2023

ALCUNE PROPOSTE PER VALORIZZARE IL RUOLO CRUCIALE DEGLI INSEGNANTI

Vi ringrazio innanzitutto per l’opportunità di intervenire a questo vostro congresso. Devo dire che il lavoro degli insegnanti, soprattutto degli insegnanti della scuola, è un lavoro fondamentale, che ha un valore sociale inestimabile, perché gli insegnanti sono coloro che permettono di coltivare il nostro capitale umano e al tempo stesso anche quello che noi chiamiamo capitale sociale, cioè quelle abilità anche non strettamente cognitive, che ci permettono di convivere nel modo migliore collaborando tra di noi anziché creando delle situazioni di difficoltà e di conflitto.

Valorizzare le differenze, fare emergere le vocazioni

Si è parlato molto spesso, recentemente di meritocrazia e di merito. Io credo che sono termini spesso coniugati in modo ambiguo, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’obbligo. L’obiettivo della scuola dell’obbligo è quella di portare tutti gli studenti al di sopra di un livello assoluto di conoscenze. Quindi la scuola dell’obbligo fallisce nel momento in cui ci sono molti abbandoni, sia espliciti che impliciti, cioè gli studenti che arrivano alla fine del ciclo scolastico senza aver accumulato quel bagaglio essenziale di conoscenze che la scuola dell’obbligo dovrebbe loro mettere bene.

Gli insegnanti, in questo contesto, devono aiutare chiaramente gli studenti a muoversi tutti in questa direzione. Questo significa egualitarismo? Assolutamente no. Significa anzi valorizzare le differenze che ci sono tra i diversi studenti, nel senso di aiutarli a far emergere quali sono le loro vocazioni, quali sono le loro aspirazioni e quindi in qualche modo e gentilmente sostenendoli in questo loro sforzo. Aiutare gli studenti a capire quali sono le loro vocazioni questo è il grandissimo contributo sociale che gli insegnanti devono svolgere.

Attrarre i migliori, attraverso reclutamento rigoroso, buone retribuzioni , stabilità, differenziazione della carriera

Quindi, proprio in virtù di tutto questo, noi oggi abbiamo la necessità assoluta di vedere e analizzare in modo molto attento la carriera degli insegnanti, le loro prospettive e diciamo anche di valutare l’operato degli insegnanti. Sono tutte cose che devono procedere di pari passo, dato il ruolo sociale così importante degli insegnanti.

Siamo in una situazione di calo demografico in cui il numero di studenti è destinato a diminuire e con questo chiaramente dovranno diminuire anche il numero di insegnanti come effetto del calo demografico.

Le stime maggiormente ricorrenti ci parlano di circa una riduzione di 100.000 unità nei prossimi dieci anni. Questo però non significa che ci saranno poche assunzioni. Al contrario, dato che molti  insegnanti non sono lontani dall’età di pensionamento, noi avremo nei prossimi otto anni la necessità di reclutare quasi 600.000  insegnanti. Ed è fondamentale che questo processo di reclutamento avvenga nel modo migliore possibile, quindi attraendo verso l’insegnamento le migliori intelligenze.

Che cosa significa cercare di attrarre verso la scuola le migliori intelligenze?

Significa innanzitutto prefigurare un percorso di carriera che valorizzi e differenzi il lavoro degli insegnanti e   i  loro livelli retributivi.

Una seconda cosa molto importante sono i livelli di partenza delle retribuzioni che in Italia sono nettamente inferiori a quelli di altri Paesi.

Quindi anche su questo credo occorre intervenire prefigurando dei livelli salariali più elevati e anche una prospettiva di relativa stabilità.

Noi abbiamo avuto un forte incremento dei contratti temporanei nella scuola e questo certamente non è qualcosa che ha fatto bene al nostro sistema formativo, soprattutto laddove i contratti temporanei si accompagnavano anche ad un processo di selezione  meno stringente e al fatto di attrarre dei candidati con talvolta una qualità delle competenze e un livello di preparazione inferiori.

Scuola e integrazione degli immigrati

Un altro fattore importante di cui tenere conto nelle carriere degli insegnanti sono chiaramente le necessità di integrare persone che hanno bagagli, background culturali diversi.

Chiaramente gli insegnanti che operano in realtà ad alta densità di immigrazione si trovano spesso a dover gestire delle classi molto eterogenee e che quindi ci richiede anche molto sforzo nel promuovere la coesione e l’integrazione.

Il problema dell’immigrazione nella scuola, e degli effetti sulla scuola, è qualcosa di cui si è poco parlato nel nostro Paese.

C’è stata molta polemica sull’alternativa tra ius soli oppure ius sanguinis, io credo che questa sia un’alternativa che non è adeguata ad affrontare i problemi veri che noi abbiamo. È fondamentale che l’integrazione avvenga soprattutto nel sistema scolastico.

L’esperienza tedesca ce lo insegna. In Germania è stato introdotto un regime di accesso alla cittadinanza che guarda ai rendimenti degli immigrati di seconda generazione nel sistema scolastico. Questo ha portato non soltanto a una riduzione consistente degli abbandoni scolastici da parte degli immigrati di seconda generazione, ma anche ad un rafforzamento delle interazioni tra questi studenti e l’altro corpo di studenti che sono nati in Germania

Io credo che noi dovremmo muoverci in Italia adottando un regime di questo tipo.

Famiglie e ruolo degli insegnanti: una questione cruciale

Infine, c’è un aspetto culturale che a mio giudizio è davvero importante, che i convegni come il vostro non possono non contribuire ad approfondire. Noi abbiamo visioni del ruolo dell’insegnante che sono evolute nel corso del tempo. In Italia, purtroppo in non pochi casi si sono evolute in una direzione che trovo assolutamente controproducente, cioè una direzione di contrapposizione tra le famiglie e il ruolo degli insegnanti.

Le famiglie hanno un ruolo fondamentale nell’educazione dei figli e anche nella formazione di capitale umano. Gli insegnanti, però, sono coloro che possono permettere, soprattutto a coloro che vengono da famiglie meno abbienti e col background culturale più basso,  di promuovere e permettere di avere maggiori opportunità. Quindi il ruolo degli insegnanti per molti aspetti è ancora più importante di quello delle famiglie e le famiglie devono capire questo enorme opportunità che collaborare con gli insegnanti può avere per il futuro dei loro figli.

Non sempre questi aspetti vengono adeguatamente valorizzati e vengono adeguatamente promossi. Troppe volte noi abbiamo situazioni di contrapposizioni tra le famiglie e gli insegnanti, laddove gli insegnanti chiaramente chiedono un impegno continuativo, costante agli studenti e chiaramente utilizzano anche i mezzi a loro disposizione, tra cui la valutazione per incentivare maggiormente gli studenti ad un impegno nell’ambito del processo formativo. Questo è proprio un terreno di battaglia culturale che dovrebbe vederci tutti impegnati.

Io insegno ad un livello diverso, insegno a livello universitario. Chiaramente i problemi sono diversi, sono molto meno difficili da affrontare perché noi non abbiamo un problema, diciamo, di innalzamento di una base comune, di portare tutti al di sopra di un livello assoluto di conoscenze. A livello universitario si può essere molto più selettivi, ci sono meno problemi di integrazione di rapporti sociali, di rapporti con le famiglie di quelli che si hanno nella scuola.

Per questo ho sempre guardato con estrema ammirazione al lavoro degli insegnanti della scuola e ritengo che il loro lavoro sia davvero fondamentale per molti aspetti molto più importante del lavoro sociale nell’ambito universitario.

Ciò detto, auguro a tutti voi un proficuo lavoro.

Mi spiace non essere con voi presente oggi, ma rivolgo a tutti voi i migliori auguri per il proseguimento dei vostri lavori.

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