IL DIBATTITO ARGOMENTATIVO IN CLASSE

a cura di Graziano Cecchinato

PERCHE’ IL DIBATTITO IN CLASSE

deb9Nel 1993 l’Organizzazione Mondiale della Sanità  ha elaborato un documento che elenca 10 competenze essenziali per il benessere psicofisico dei bambini e degli adolescenti che la scuola dovrebbe favorire:

  • capacità decisionale: saper decidere motivatamente;
  • problem solving: analizzare, affrontare e risolvere costruttivamente i problemi;
  • creatività: esplorare alternative, individuare opzione diverse con flessibilità e originalità;
  • pensiero critico: analizzare, valutare il pro e il contro;
  • comunicazione efficace: esprimersi in modo efficace e appropriato;
  • capacità di relazioni interpersonali: con vivere, interagendo positivamente;
  • autocoscienza: conosci te stesso, nei tuoi punti deboli e forti;
  • empatia: ascoltare e comprendere gli altri;
  • gestione delle emozioni: riconoscerle e controllarle;
  • gestione dello stress: governare le tensioni e le fonti d’ansia.

Non sempre, come sappiamo, le pratiche didattiche svolte a scuola sono intenzionalmente progettate e condotte con l’esplicito intento di favorire lo sviluppo di una o più competenze trasversali. Viceversa il Dibattito argomentativo, o Debate nel mondo anglosassone, è un dispositivo didattico orientato specificatamente allo sviluppo di molte fra le competenze indicate. Nei vari formati e modalità con i quali può essere attuato richiede di:

  • ricercare e analizzare informazioni;
  • pensare criticamente;
  • argomentare coerentemente;
  • costruire casi;
  • comunicare oralmente;
  • ascoltare attivamente;
  • prendere e organizzare note;
  • prendere decisioni.

Si tratta di processi che nella pratica del Dibattito le studentesse e gli studenti devono svolgere attivamente e che per loro stessa natura sono strettamente correlati alle life skills individuate dall’OMS.

Un’analisi di come si può attivare il Dibattito argomentativo in classe, delle sue caratteristiche specifiche, dei suoi diversi formati e obiettivi e delle modalità con le quali si può progettare, condurre e valutare, consente di comprendere la sua efficacia nello sviluppo di queste competenze e fornisce gli elementi indispensabili per sperimentare questa metodologia in classe.

PROGETTARE UN DIBATTITO

deb1Nonostante le fortune che il Dibattito argomentativo riscuote da qualche decennio nel mondo scolastico anglosassone, esso affonda le sue radici nelle università e nei monasteri del nostro medioevo con il nome di Disputatio. Nel linguaggio corrente si ha una disputa quando due parti si confrontano difendendo posizioni contrapposte e mirando entrambi ad avere ragione. Usiamo invece il termine controversia quando le due parti cercano di convincere una terza parte giudicante delle rispettive ragioni (D’Agostini, 2010). È quest’ultimo lo schema al quale si fa riferimento quando a scuola si decide di adottare la pratica che qui chiamiamo Dibattito.

Si tratta di un dispositivo didattico fortemente strutturato e che per questo non può essere assimilato al confronto che può prodursi spontaneamente in classe fra due studenti e nemmeno ad un evento che un docente improvvisa sulle esigenze del momento. Affinché possa esprimere il suo reale potenziale educativo occorre progettarlo con cura e per tempo, andando a definire i molteplici elementi che lo connotano e occorre poi condurlo con altrettanto rigore. Solo in questo modo infatti è possibile garantire l’aspetto essenziale che lo contraddistingue, cioè il confronto fra due parti in opposizione che si fronteggino ad armi pari sostenendo posizioni che hanno entrambe fondamento e autorevolezza.

È necessario quindi definire :

  • un tema che ammetta due posizioni contrapposte di pari dignità, regole precise che stabiliscano gli stessi diritti nel sostenere le diverse posizioni
  • e modalità di valutazione del Dibattito il più rigorose possibile per giungere a decretare un “vincitore”, che non sarà chi “ha ragione” ma colui che ha meglio argomentato la propria posizione.

a) Il Tema

deb2Il primo elemento che occorre definire nella progettazione del Dibattito è il Tema, o Topic. La scelta di un buon tema è un passo fondamentale per il successo del Dibattito. La migliore strategia consiste nel scegliere una controversia che sia duratura nel tempo, una questione che contrappone due posizioni distinte di non facile conciliazione. Un tipico esempio di Tema adatto ad un Dibattito per una classe di scuola secondaria di secondo grado è: “La vivisezione dovrebbe essere abolita”. Sappiamo che su questo argomento molte persone hanno opinioni contrapposte, ognuna delle quali sostenuta da valide ragioni che possono essere quindi adeguatamente argomentate nel corso del Dibattito. Come vedremo si possono condurre ottimi dibattiti anche su temi meno controversi, ma scegliere un tema che divide gli animi è sicuramente un buon avvio.

Un altro aspetto essenziale nella scelta del tema è quanto questo coinvolga e provochi le studentesse e gli studenti. Tanto maggiore è il loro grado di interesse per l’argomento, tanto maggiore sarà il loro impegno nel sostenere le diverse posizioni e di conseguenza tanto maggiore il livello di approfondimento delle loro argomentazioni, con sviluppo di idee e riflessioni sui contenuti trattati. Un tema anche molto controverso, ma che non appassioni la classe difficilmente avrà successo. Occorre quindi che il tema scelto crei curiosità e interesse, cercando magari di ricondurre, attraverso esso, i contenuti disciplinari che si intendono esplorare alla quotidianità e ai contesti culturali delle giovani generazioni. Una strategia che può portare a individuare buoni temi consiste nel coinvolgere le studentesse e gli studenti nella loro formulazione. Si può condurre un brainstorming in classe oppure chiedere a ognuno di loro di formulare una proposta come attività da svolgere a casa: si deciderà quindi quale trattare sulla base dell’apprezzamento della classe, magari attraverso un voto.

Nella definizione del tema bisogna fare attenzione anche alla forma. Ed esempio: “Diritto alla privacy e libertà di informazione: quali relazioni intercorrono?”, è sicuramente un buon titolo per una ricerca, ma non è un tema sul quale si possa produrre un dibattito, perché non permette di definire due posizioni contrapposte. Un dibattito su questi argomenti potrebbe essere generato dal tema: “Il diritto alla privacy deve prevalere sul diritto all’informazione.”. Rimanendo in termini di forma è opportuno cercare di definire il tema nel modo più semplice e diretto possibile. Dato che ogni parola può assumere molteplici significati e interpretazioni occorre evitare l’uso di termini ambigui o troppo astratti, come anche l’uso di termini non neutrali che possono orientare il dibattito verso una direzione. In generale meno parole si usano e più chiaro, diretto e lineare risulta il tema.

Occorre anche fare attenzione a delimitare l’ambito di discussione all’argomento che si intende esplorare. Ad esempio proporre il tema: “La tortura è il male peggiore al mondo” potrebbe portare la classe non tanto ad approfondire il tema della tortura quanto a operare un confronto fra i diversi crimini e brutalità e dibattere sul loro grado di disumanità (Snider & Schnurer, 2006). È opportuno anche valutare attentamente l’ampiezza del campo di ricerca. Le argomentazioni, prove, esempi, casi che allieve e allievi argomenteranno durante il Dibattito scaturiranno dalle loro ricerche. Un argomento troppo ampio potrebbe impedire un adeguato approfondimento del tema trattato, mentre un argomento troppo specifico potrebbe rendere impossibile la ricerca di elementi da dibattere. Questo aspetto deve essere valutato per entrambe le posizioni che si fronteggiano. Questo ultimo punto è correlato ad un altro elemento rilevante nella progettazione del Dibattito: il tempo di preparazione, cioè il tempo concesso alla classe per predisporre le argomentazioni a sostegno della propria posizione. Su questo si tornerà più avanti.

Infine è opportuno precisare che solitamente i temi di dibattito vengono suddivisi in tre categorie (Snider & Schnurer, 2006):

  1. Fatti (Fact): si dibatte se una affermazione sia vera o meno. Un esempio : “L’energia nucleare è più dannosa che utile per l’umanità”.
  2. Valori (Value): ci si confronta sulla validità o sul valore di una posizione o un comportamento. Un esempio : “L’omicidio non è mai giustificabile.”
  3. Piani d’azione (Policy) : si cerca di stabilire se e quanto una decisione sia valida. Un esempio : “L’ex area industriale dovrebbe diventare un parco per il quartiere.”

b) Il protocollo

deb3Il protocollo è l’insieme delle regole con le quali si conduce un Dibattito. Sono stati sviluppati numerosi protocolli che si distinguono per caratteristiche adatte a soddisfare i diversi obiettivi formativi che ci si prefigge di raggiungere:

  • il numero di studentesse e studenti coinvolti, che può variare da un minimo di 2 all’intera classe, attribuendo specifici ruoli;
  • il numero di squadre che si confrontano, che di norma sono 2, ma alcuni protocolli prevedono due squadre distinte a sostenere la stessa posizione o anche il confronto fra 3 diverse posizioni;
  • il tempo di preparazione, che può durare da un intero anno scolastico a 10 minuti;
  • il tempo concesso per ogni intervento, che va da un minimo di un minuto fino a un massimo di 10;
  • le fasi del Dibattito che possono essere più o meno articolate.
  • L’adozione di una o dell’altra fra le opzioni previste in queste impostazioni è intesa a favorire il raggiungimento di distinti obiettivi formativi.

 Ad esempio, tempi di preparazione molto lunghi presuppongono un approfondito lavoro di ricerca e quindi si mira allo sviluppo di pensiero critico e capacità analitiche; viceversa se si rende noto il tema solo pochi minuti prima del Dibattito si intende sollecitare capacità inventive e di improvvisazione, originalità e rapidità di pensiero. Dibattiti organizzati con squadre numerose favoriscono lo sviluppo di competenze socio-relazionali, laddove invece confronti individuali mettono alla prova capacità personali.

Tempi ridotti di intervento stimolano competenze di sintesi e di argomentazione stringente, mentre periodi più dilatati richiedono una maggiore capacità di concatenazione logica e pianificazione (De Conti, 2013).

Per un’analisi dei vari formati rinviamo al testo “Many Sides: Debate Across the Curriculum” di Snider e Schnurer, citato in bibliografia.

Standard Debate Format

Esemplifichiamo le fasi essenziali del dibattito utilizzando uno dei protocolli più diffusi nei contesti dell’istruzione superiore, lo Standard Debate Format.

Ordine degli interventi:

1 Prima argomentazione  Pro                                        8 minuti
2 Prima argomentazione   Contro 8 minuti
3 Seconda argomentazione    Pro 8 minuti
4 Seconda argomentazione    Contro 8 minuti
 
5 Prima replica                   Contro 4 minuti
6 Prima replica                   Pro 4 minuti
7 Seconda replica               Contro 4 minuti
8 Seconda replica               Pro 4 minuti

Si possono notare alcuni elementi:

  • ogni intervento ha uno scopo preciso. Con i primi quattro interventi si portano a confronto le principali argomentazioni a favore e contrarie alla tesi sostenuta dal tema. Con le repliche si cerca di confutare le argomentazioni della squadra avversaria. Gli oratori non possono divagare, pena una perdita di efficacia: una volta che siano state poste in gioco le argomentazioni, le repliche devono attenersi alla loro confutazione;
  • l’ordine delle repliche viene invertito rispetto a quello delle argomentazioni per lasciare alle squadre lo stesso tempo di preparazione;
  • ogni elemento della squadra viene incaricato di svolgere un solo intervento, di conseguenza il numero minimo di membri per ogni squadra in questo formato è 4.
  • i tempi degli interventi devono rigorosamente essere rispettati per garantire la parità di opportunità fra le squadre. Per lo stesso motivo in questo protocollo non sono ammesse interruzioni, ne da parte dei membri della squadra avversaria, ne da parte del pubblico. Il tempo complessivo di svolgimento del Dibattito è di 48 minuti, che ne consente la realizzazione in un’ora di lezione.

La durata significativa degli interventi previsti in questo protocollo presuppone dibattiti che richiedono un consistente periodo di preparazione e capacità analitiche e comunicative di un certo livello. Per questo motivo lo Standard Debate Format si presta ad essere utilizzato in ambito universitario o nei tornei fra classi o fra scuole.

Patavina Libertas

Nella pratica didattica di una classe è più appropriato adottare protocolli che consentano interventi più agevoli e magari anche la formazione di squadre più consistenti. Un protocollo che ben si presta a questo è il Patavina Libertas[1] che prevede questo sviluppo:

Squadra Pro Squadra Contro Minuti
Prologo   2
  Prologo 2
Prima argomentazione   3
  Prima argomentazione 3
Seconda argomentazione   3
  Seconda argomentazione 3
Dialogo socratico fra le squadre 5
Pausa 10
Replica   2
  Difesa 2
  Replica 2
Difesa   2
Epilogo   2
  Epilogo 2

Le varie fasi assolvono a specifiche funzioni[2]:

  • Prologo: presentazione del problema e della sua rilevanza, enunciazione della posizione assunta, definizione dei termini chiave e anticipazione delle argomentazioni che la squadra svilupperà nel corso del Dibattito;
  • Prima argomentazione: presentazione delle prove (ragioni, cause, motivi, dati ed esempi) a sostegno della propria posizione;
  • Seconda argomentazione: presentazione di ulteriori argomentazioni a sostegno della propria posizione;
  • Dialogo socratico: finalizzato ad approfondire la posizione dell’interlocutore, ad impegnarlo a fare concessioni utili alla propria posizione, a farlo cadere in contraddizione ponendo domande “alla Socrate”;
  • Pausa: destinata a preparare le repliche alle argomentazioni, selezionando le obiezioni che si ritengono più forti e a predisporre la difesa dalle obiezioni (possibili o già avanzate) avverse;
  • Replica: presentazione delle repliche rivolte alla posizione sostenuta dagli avversari. Finalizzata ad individuare e contestare eventuali vizi, fallacie, contraddizioni, premesse non dimostrate, conclusioni non conseguenti, interpretazioni discutibili; definizioni alternative, conseguenze indesiderate… con particolare attenzione a verità delle premesse, rilevanza e pertinenza dell’argomento, completezza dei dati;
  • Difesa: si risponde alle obiezioni avanzate dalla controparte e si giustificano i propri argomenti, cercando di ripristinarne validità e consistenza contestate;
  • Epilogo: Si ricapitolano i punti salienti del Dibattito e si mostra che la propria posizione è preferibile a quella avversa. Conclusione logica e chiusura retorica.

Si noterà come questo protocollo preveda interventi più succinti che richiedono capacità di sintesi e di organizzazione, ma anche come si presti a essere attuato con tempi di preparazione più contenuti, che meglio si adattano alle quotidiane esigenze didattiche. Inoltre, l’articolata suddivisioni in fasi consente la formazione di squadre più consistenti, nelle quali ogni studentessa e ogni studente svolge un proprio ruolo, per un Dibattito che si sviluppa comunque in 43 minuti.

__________

[1] Si tratta di un protocollo ideato da Adelino Cattani docente di Teoria dell’argomentazione dell’Università di Padova e adottato nei tornei nazionali di dibattito “Palestra di Botta e risposta.
[2] Comunicazione privata con l’autore Adelino Cattani.

 CONDURRE UN DIBATTITO

deb4Le competenze per condurre un buon Dibattito si acquisiscono soprattutto con la pratica. Non è realistico aspettarsi che la classe apprendano per via teorica e dall’oggi al domani come dibattere efficacemente, ma si possono comunque condividere consigli e strategie che possono migliorare le loro performance fin dalle prime esperienze.

Il Dibattito è un dispositivo didattico che incide sull’apprendimento in molteplici piani, da quello motivazionale a quello sociale a quello cognitivo.

Piano motivazionale.  Per l’aspetto motivazionale il Dibattito è in grado di attivare l’interesse, il coinvolgimento, la motivazione nelle studentesse e negli studenti. Ciò avviene principalmente perché attiva i meccanismi psicologici della sfida fra compagni. L’impegno che molto spesso allieve e allievi profondono nella preparazione e nella conduzione del Dibattito deriva in buona parte da questo, dal desiderio di dimostrare le proprie capacità e il proprio valore.

Piano sociale. Spostandoci su una dimensione sociale possiamo considerare come questo desiderio non ha come destinatari principali i propri insegnanti, con l’obiettivo di ottenere un buon voto o la loro approvazione, ma i propri pari. Le due squadre si fronteggiano cercando ognuna di prevalere sull’altra di fronte ai propri compagni di classe, o anche a tutta la scuola o a platee più ampie nei casi dei tornei, e sono loro a decretare la squadra vincitrice. Questa prospettiva fa assumere una rilevanza sociale fondamentale. Mentre si fronteggiano le studentesse e gli studenti mettono in gioco la loro reputazione in una fase della vita, l’adolescenza, nella quale il confronto con un propri pari gioca un ruolo determinante nella loro crescita e maturazione. Il Dibattito offre uno spazio che consente di spostare questo confronto da quelli che molto spesso sono gli effimeri temi dell’esteriorità, della apparenza o anche della prevalenza fisica verso piani più profondi, con i quali si pongono in campo la forza della ragione e le proprie idee.

Piano cognitivo. Ciò mette in luce la dimensione cognitiva attivata dal Dibattito. Dovendo sostenere e difendere la propria posizione ci si pone in una prospettiva diversa da quella che si assume quando si devono riprodurre delle conoscenze. Il Dibattito porta allieve e allievi non tanto a memorizzare contenuti, ma ad interrogarsi sulla fondatezza di questi, spronandoli ad andare alla radice dei concetti ad interrogarsi sul perché delle assunzioni. Insegna alle studentesse e agli studenti come documentarsi, come riflettere criticamente su aspetti controversi e come sostenere pubblicamente le proprie idee e convincere altri della loro validità. Tutto ciò conduce non solo a impegnarsi con rigore sui contenuti affrontati, ma anche a vederli sotto una nuova luce, ad interpretarli e applicarli in nuovi modi, a produrre quindi nuove idee.

a) Ricercare

deb5Come abbiamo visto il Dibattito ha bisogno di una fase di preparazione che può essere più o meno lunga. È opportuno dare un tempo consistente alla preparazione del Dibattito, se possibile anche durante il tempo classe, attribuendo in questo modo anche implicitamente rilevanza all’attività didattica sulla quale chiediamo l’impegno della classe. La prima azione che questi dovranno compiere è la ricerca delle fonti. In questo ambito sappiamo che oggi esiste uno strumento dal quale non si può prescindere. Nell’ambito della scuola secondaria, non c’è nulla di più essenziale che l’accesso alla rete Internet che permette di venire a conoscenza, oltre a tutto ciò che è pubblicato nel Web, anche delle fonti bibliografiche più tradizionali, come i testi e gli articoli scientifici. Nei casi dei gradi scolari inferiori si possono predisporre ricerche mirate, limitare l’ambito di ricerca o anche fornire le fonti direttamente, ma se l’età delle allieve e degli allievi lo consente è opportuno abilitarli ad una libera ricerca in Rete. Ricercare fonti in fase di preparazione di un Dibattito è significativamente diverso dalle ricerche che normalmente si conducono per documentare un argomento disciplinare. Ricercare un tema controverso porta a individuare fonti che lo trattano da prospettive diverse e spesso opposte. Induce studentesse e studenti ad ampliare il loro orizzonte di riferimento attorno al tema e ad avere un approccio maggiormente critico nel valutare le fonti, che spesso sono in contraddizione fra loro. Verrà quindi spontaneo interrogarsi sull’attendibilità di quanto esaminato, sull’indipendenza o l’obiettività dei relativi autori, più che accettare come autorevoli le prime proposte dal motore di ricerca.

Dopo questa fase i membri di ogni squadra debbono organizzare un piano di sviluppo dei loro argomenti avendo cura che siano sorretti da una logica lineare e non contraddittoria. Questa fase è contraddistinta da brainstorming, dialoghi serrati fra i membri di uno squadra dove ognuno cerca di mettere in crisi gli elementi e le assunzioni prodotte, come i fatti, le statistiche, le metafore, i concetti chiave ed gli esempi utili a sostenere la propria tesi. Studentesse e studenti saranno indotti a interpretare i dati reperiti, a esaminare i casi significativi nell’ambito del tema a proporre esempi chiarificatori per giungere a decidere cosa è rilevante per sostenere la propria tesi e cosa può essere tralasciato.

A questo scopo una strategia molto efficace è assumere non solo il punto di vista della propria parte, ma anche quello della parte avversa. Mettersi insomma nella parte degli avversari ipotizzando le loro obiezioni e le possibili confutazioni, non solo per prepararsi ad affrontarle, ma anche per poterle evitare affinando le proprie argomentazioni.

Infine si deve dedicare del tempo alla preparazione degli interventi. Nel Dibattito non è consentita la lettura del testo, ma si possono utilizzare delle note che ricordino all’oratore la successione dei punti e anche questo sviluppa una competenza specifica. Si può anche ricorrere a presentazioni multimediali che, oltre a svolgere un’attività di guida per l’oratore, sono strumenti di comunicazione efficace.

b) Esporre

deb6Anche la fase dell’esposizione rappresenta una sfida notevole per studentesse e studenti. Non di rado alcuni di loro tendono a ritrarsi di fronte a questa attività sostenendo che sia troppo complessa e di non averne le capacità. Occorre quindi svolgere un’azione di sostegno che li introduca ai rudimenti del dibattito. Abbozziamo qui alcuni punti sui quali si possono pensare degli interventi da condurre in classe:

  • cercare di far superare il timore di parlare in pubblico, ricordando loro che è una competenza che si acquisisce con l’esperienza e che non saranno valutati negativamente per questo;
  • riflettere sulla distinzione fra opinioni e fatti, sapendosi avvalere proficuamente di entrambi;
  • mettere in luce la rilevanza delle argomentazioni prodotte prima di esporre le prove a sostegno della loro validità. Occorre convincere prima ancora di dimostrare;
  • approfondire il tema trattato, per acquisire una visione d’insieme e conoscere le relazioni che intercorrono fra i vari aspetti in gioco;
  • avvalersi di note testuali o di strumenti di presentazioni multimediali per sostenere il proprio intervento, evitando sia la lettura di un testo, quanto la totale improvvisazione;
  • avvincere il pubblico rivolgendosi direttamente a esso e cercando il contatto visivo;
  • utilizzare quando possibile le armi della retorica e della persuasione;
  • esporre in modo chiaro, se possibile suddividere l’intervento per punti logicamente conseguenti;
  • esporre in modo dinamico, con entusiasmo e impegno.

L’acquisizione di tutte queste abilità non è certo immediata, ma la spinta motivazionale innestata dalla sfida e la gratificazione prodotta dal loro possesso sono elementi che consentono alle studentesse e agli studenti di fare notevoli passi avanti nell’acquisizione di queste competenze.

c) Replicare

deb7Il dibattito richiede non solo lo sviluppo delle capacità di organizzazione ed esposizione della propria posizione, ma anche quelle di confutazione delle argomentazioni della squadra avversaria e anche quelle di difesa delle proprie. Qui emergono soprattutto capacità di improvvisazione, rapidità di pensiero, capacità organizzative, a cominciare da un’attività significativa come quella di prendere note. Seguire con attenzione la rapida esposizione che caratterizza gli interventi di un Dibattito è un’attività che sollecita che mette alla prova le capacità cognitive delle studentesse e degli studenti. Quando un’argomentazione della squadra avversaria fa intravedere un punto debole, un aspetto attaccabile, occorre annotarlo velocemente e in modo chiaro. Sviluppare questa abilità evita di scordarselo e permette di riprendere velocemente l’esposizione in corso. Anche questa è una competenza rilevante che il Dibattito sollecita a sviluppare.

Ci sono poi altri aspetti legati a questa fase che le studentesse e gli studenti dovrebbero acquisire e che concorrono a condurre correttamente un Dibattito. È rilevante ad esempio mantenere un comportamento rispettoso verso i propri avversari e il pubblico, spesso compagne e compagni della classe. In particolare occorre osservare i tempi stabiliti per gli interventi, non interrompere l’esposizione della squadra avversaria, dimostrare considerazione per le loro argomentazioni e accettare di buon grado le valutazioni del Dibattito.

VALUTARE UN DIBATTITO

deb11La valutazione di un Dibattito assolve a molte funzioni che coinvolgono e riguardano l’itera classe. Per prima cosa la valutazione del Dibattito porta a decretare la squadra vincitrice. È bene però precisare che ciò non significa stabilire chi ha ragione e chi torto, operazione priva di significato vista la natura controversa e sostanzialmente indecidibile del tema affrontato. La squadra vincitrice sarà quella che ha meglio argomentato, che più si è dimostrata convincente, che ha meglio motivato, che è maggiormente riuscita a far accettare la propria posizione dal resto della classe (Cattani, 2011). È un punto che deve essere chiaro: in questo il Dibattito si distingue ad esempio dal dialogo socratico, che mira invece al raggiungimento della conoscenza.

Le modalità attraverso le quali emerge questo maggiore apprezzamento possono essere varie, ma sono le compagne e i compagni di classe che stabiliscono la squadra vincitrice. Una valida e collaudata modalità consiste nel fornire agli studenti una rubrica come quella riportata sotto:

Indicatori Descrittori Punteggio (1/5)
Squadra Pro Squadra contro
Organizzazione e chiarezza complessive Gli interventi sono stati condotti in modo chiaro ed efficace.
Argomentazione Gli argomenti sono stati sostenuti con ragioni, prove ed esempi.
Replica Le repliche sono state pertinenti ed efficaci.
Difesa Le difese sono state pertinenti ed efficaci.
Presentazione Tono della voce, gestualità, trasporto sono stati convincenti
Rispetto I membri si sono comportati correttamente nei confronti della squadra avversaria

Dopo che ogni studente avrà compilato la propria rubrica, la squadra che avrà totalizzato il punteggio complessivo maggiore avrà vinto il Dibattito. Per una valutazione più formale delle studentesse e degli studenti che hanno partecipato al Dibattito il docente potrà compilare una rubrica simile per ognuno di loro.

Anche gli studenti che non hanno partecipato direttamente al Dibattito dovrebbero essere valutati. È possibile ad esempio chiedere loro di compilare un questionario con domande come le seguenti:

  1. Quale delle due squadre ha fatto la migliore esposizione e perché?
  2. Quale è stato l’argomento più significativo e perchè?
  3. Quale è stata la prova più robusta e perché?
  4. È stato tralasciato qualche argomento rilevante? Quale?
  5. Cosa hai appreso da questo Dibattito che ti ha colpito?
  6. Hai cambiato la tua precedente posizione e perché?

Le studentesse e gli studenti verranno valutati pertanto sulla base dell’appropriatezza e dello spessore delle loro risposte al questionario.

In questo modo lo svolgimento di un Dibattito porta ad una valutazione formale complessiva di tutta la classe. Questo aspetto, oltre ad assolvere ad una specifica esigenza, contribuisce a rendere più partecipato e produttivo il Dibattito stesso. Tutte le studentesse e gli studenti sono portati a seguire attivamente il Dibattito non solo perché ci sono i loro compagni in gioco, sapendo che spetta a loro decidere la squadra vincitrice, ma anche perché anche loro stessi saranno valutati. Condividendo con loro la rubrica e il questionario di valutazione li indurremo ad un ascolto attento, dove si rivelerà decisivo anche in questo caso la loro capacità di annotare ogni aspetto che li colpisce.

Al termine del Dibattito è opportuno anche dare vita a una libera discussione dove studentesse e studenti possono porre domande di chiarimento, introdurre nuove idee ed esprimere le loro considerazioni. In questa fare l’insegnante deve assicurare che eventuali giudizi negativi non siano vissuti con eccessivo peso dai partecipanti e deve eventualmente cercare di controbilanciarli mettendo in luce aspetti positivi.

 CONCLUSIONI

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“Prof, lo so, ma non riesco a dirlo!”. Abbiamo introdotto questa riflessione sul Dibattito con questo titolo per richiamare una situazione che riteniamo vissuta molte volte nella vita scolastica di ogni insegnante. Si presenta in particolare quando chiediamo ai nostri studenti non di riprodurre una conoscenza trattata, ma di esprimere su questa le loro considerazioni (Nicola, 2013). È vero che l’impasse può derivare da una approssimativa conoscenza dell’argomento, ma nello spazio che separa conoscere e argomentare si manifesta la distanza che spesso separa nella pratica didattica la riproduzione di conoscenze dallo sviluppo di competenze. Il Dibattito compie un passo decisivo in questa direzione. Spinge gli studenti ad abbandonare una conoscenza superficiale e a sviluppare pensiero critico e capacità di comunicare le proprie idee (Snider & Schnurer, 2006), competenze, come noto, sempre più strategiche nella globalizzazione della conoscenza. Il Dibattito coinvolge le studentesse e gli studenti in un’esperienza, nella quale testano la forza delle proprie idee e accrescono così le loro capacità riflessive. L’esperienza sarà tanto più significativa quando più il Dibattito sarà svolto con cura e rispetto delle sue regole e ciò è possibile solo con una progettazione, conduzione e valutazione competenti e accurate.

Bibliografia

deb10Cattani, A. (2011). Argomentare le proprie ragioni organizzare. Condurre e valutare un dibattito. Loffredo editore, University press. Casoria (NA)

D’Agostini, F. (2010). Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito pubblico, Bollati Boringhieri, Torino.

De Conti, M. (2013). Dibattere a scuola: scegliere il proprio percorso educativo. Studi sulla formazione, 16(1), 111.

Nicola, F. (2013), Il dibattito sì. A scuola. La Ricerca. Loescher, Torino.

Snider, A. C. & Schnurer, M. (2006). Many Sides: Debate Across the Curriculum, I.D.E.A., New York.

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