PATHWAYS TO SCHOOL SUCCESS
IL NUOVO QUADRO DI AZIONE DELL’U.E. PER IL SUCCESSO SCOLASTICO

di Lucia Veneruso

Questa pubblicazione deve essere citata come segue: L.Veneruso, Pathways to school success, il nuovo quadro di azione dell’UE per il successo scolastico, ADi, 31 maggio 2023, https://adiscuola.it/pubblicazioni/pathways-to-school-successil-nuovo-quadro-di-azione-dellu-e-per-il-successo-scolastico/

Questa pubblicazione deve essere citata come segue: L.Veneruso, Pathways to school success, il nuovo quadro di azione dell’UE per il successo scolastico, ADi, 31 maggio 2023, https://adiscuola.it/pubblicazioni/pathways-to-school-successil-nuovo-quadro-di-azione-dellu-e-per-il-successo-scolastico/

NUOVI PUNTI DI INTERESSE IN UN QUADRO DI AZIONE RINNOVATO

La decisione del Consiglio dell’U.E. di sostituire la Raccomandazione 2011 sulle “Politiche di riduzione dell’abbandono scolastico” con la Raccomandazione “on Pathways to school success[1], mette in luce nuove indicazioni circa i percorsi da intraprendere, per i prossimi anni, al fine di garantire un’istruzione di buona qualità e più inclusiva.

Emerge un cambiamento di prospettiva a livello europeo: pur mantenendo accesi i riflettori politici sulla lotta all’Early Leaving from Education and Training (ELET), rinnovando e rilanciando la Raccomandazione del 28 giugno 2011, viene definito un nuovo quadro di azione che tiene conto delle trasformazioni, progressivamente intervenute, nei contesti formativi e sociali.

Nella recente Raccomandazione, emanata il 28 novembre 2022, gli Stati membri vengono sostenuti nel lavorare contemporaneamente su due ambiti prioritari, imprescindibili per la rinnovata cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione: l’abbandono dell’istruzione e della formazione e le competenze di base. Tale scelta politica è sostenuta dalla consapevolezza che i due fenomeni spesso interagiscono tra loro, pur rappresentando questioni sfaccettate e complesse, determinate da molteplici fattori. L’ELET è di sovente il risultato di un processo di progressivo disimpegno dall’istruzione, spesso associato a risultati scolastici mediocri, le cui radici possono affondare nella prima infanzia.

Nella nuova Raccomandazione vengono, pertanto, definiti due traguardi da conseguire attraverso un “Quadro strategico per il successo scolastico” (allegato al documento e parte integrante di esso) che si sviluppa attraverso sei punti chiave. Entro il 2030, la quota di coloro che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione dovrà essere inferiore al 9% e la quota dei quindicenni, con scarso rendimento in lettura, matematica e scienze, inferiore al 15%. Nella individuazione delle azioni e delle misure più efficaci per raggiungere i due target, assume particolare importanza la dimensione del benessere, alla quale si richiede di dare concretezza mediante l’integrazione nei curricoli dell’educazione sociale ed emotiva. Ne deriva una nozione più estesa di successo scolastico, basata sull’importanza di affrontare in modo sistematico – e secondo una visione olistica – tutti gli aspetti che possono avere un impatto sull’esperienza educativa dei bambini e dei giovani. Questo approccio dovrebbe assicurare lo sviluppo delle competenze necessarie per la realizzazione personale nell’istruzione e nella vita, condurre a un’esperienza di apprendimento significativa, oltre che all’impegno e a un’ampia partecipazione alla comunità, favorire positivamente la transizione all’età adulta, sostenere la formazione alla cittadinanza attiva[2].

L’attenzione ai bisogni di singoli studenti e/o di gruppi specifici innerva tutto il documento e genera proposte di intervento mirate, indirizzate ai responsabili politici e agli operatori nel settore dell’istruzione e della formazione dei singoli Stati membri. Viene raccomandato che tali proposte siano attuate a partire dai primi livelli di istruzione, compresa l’educazione e la cura della prima infanzia (ECEC), valorizzando la rilevanza degli interventi precoci.

Se è vero che in Europa la percentuale dei giovani ELET si è ridotta e che l’obiettivo del 10%, prefissato in ET 2020, è stato raggiunto (anche se non per tutti gli Stati, tra cui l’Italia), altrettanto vero che il traguardo relativo alle competenze base rimane ancora distante. Come rilevato dall’indagine PISA 2018, i risultati sono stati decisamente insoddisfacenti, con una tendenza al peggioramento per il periodo 2009-2018 in molti Paesi. Ad oggi, ancora un quindicenne europeo su cinque ha competenze carenti in lettura, matematica o scienze. Si comprende, pertanto, la crescente attenzione per tale problematica nel dibattito politico europeo e l’inserimento nella Raccomandazione “on Pathways to school success” del traguardo relativo alle competenze base che, in linea con il nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione per il 2030[3], prevede una quota di quindicenni, con scarso rendimento in lettura, matematica e scienze, inferiore al 15%. L’innalzamento del livello di competenze di base potrà incidere direttamente sulla riduzione della cosiddetta “dispersione implicita” che si riferisce alla quota di studenti che, al termine della scuola secondaria di secondo grado, raggiungono al massimo il livello 2 in italiano e matematica e che non raggiungono il livello B1 in inglese[4]. Si tratta di una problematica che va ad aumentare ulteriormente il numero di giovani a forte rischio di esclusione sociale e con importanti difficoltà ad elaborare le informazioni a loro disposizione per assumere decisioni utili ai loro progetti di vita.

MISURE PIU’ SPECIFICHE PER COMBATTERE L’ELET

In un copioso documento di studio[5], pubblicato nel 2019, nel quale si valuta l’attuazione della Raccomandazione sulle politiche di riduzione dell’abbandono scolastico del 2011, sono stati raccolti (soprattutto attraverso l’apprendimento tra pari e gli scambi di buone pratiche tra gli Stati membri) i risultati ottenuti negli ultimi dieci anni nella riduzione della percentuale di Early Leaving from Education and Training. Nel Report viene sottolineato che l’abbandono scolastico e formativo richiede ancora l’impegno degli Stati membri.

Anche se la percentuale di giovani ELET si è ridotta a meno del 9%, con una riduzione di 3,9 punti percentuali nel periodo 2010-2021, nell’U.E. sono ancora più di 3,2 milioni i giovani (tra i 18 e i 24 anni) che abbandonano l’istruzione e la formazione. Nella Raccomandazione del 2022 si individuano, pertanto, interventi più specifici che prevedono una combinazione di misure di prevenzione, intervento e compensazione, considerate quali buone pratiche per sostenere discenti, dirigenti, formatori e tutto il personale della scuola (punti 3 e 4 del Framework).

A differenza del precedente documento del 2011, viene attribuita una maggiore attenzione alle prime due misure che, nella lotta all’ELET, sono risultate meno consolidate rispetto a quelle di compensazione, peraltro offerte in quasi tutta Europa, spesso in veste di programmi educativi di “seconda opportunità”. Affrontare i problemi in modo proattivo prima, o non appena compaiono i segnali di allarme evita l’escalation dei problemi e può evitare l’impegno in una fase successiva, durante la quale può risultare molto più difficile incentivare gli studenti a tornare a scuola. Non solo le politiche di prevenzione sono più efficaci, ma possono beneficiarne anche tutti gli studenti (non solo quelli più a rischio di disimpegno o fallimento scolastico). Tra le misure di prevenzione evidenziate, emerge un chiaro riferimento alla necessità di lavorare sull’individuazione precoce dei fattori di rischio di scarso rendimento scolastico e abbandono. Riconoscere prontamente le difficoltà di apprendimento, i problemi di sviluppo, le competenze linguistiche, i bisogni educativi speciali, le difficoltà sociali ed emotive consente di intervenire il prima possibile sui discenti a rischio.

Inoltre, nel “Commission Staff Working Document[6] di preparazione alla pubblicazione della Raccomandazione “on Pathways to school success”, viene sottolineato che le politiche sulla riduzione dell’ELET, pur riconoscendo la complessità dei fattori che portano ad abbandonare l’istruzione e la formazione, hanno spesso assunto una visione piuttosto individualistica e maggiormente concentrata sui deficit degli studenti a rischio e sulle modalità mediante le quali correggerli. Si tratta di un impegno importante ed apprezzabile ma che purtroppo, di sovente, ha portato a trascurare le carenze di sistema, non sollecitando i cambiamenti ai livelli decisionali di competenza. Si comprende, pertanto, la richiesta indirizzata agli Stati membri di costruire una strategia integrata e globale per il successo scolastico, da attuare al livello politico adeguato (nazionale, regionale, locale) (punto 1 del Framework). Allo scopo, è necessario un coordinamento orizzontale con diverse aree politiche (quali sanità, servizi sociali, occupazione, alloggio, giustizia, inclusione dei migranti etc.) e una cooperazione verticale tra diversi livelli di governance (nazionale, regionale, locale), oltre che chiare linee di responsabilità.

Anche a livello scolastico sono presenti alcune inadeguatezze. Sarebbe, pertanto, opportuno che le istituzioni scolastiche adottassero un approccio globale, basato sul partenariato intersettoriale all’interno e intorno alle scuole e sulla multidisciplinarietà. La scuola è vista come un sistema multidimensionale e interattivo in grado di apprendere e cambiare; un centro di apprendimento aperto che fornisce supporto al suo quartiere e riceve supporto dalla comunità.

Un “approccio scolastico completo” è un modo ecologico di vedere una scuola che riconosce il ruolo, le relazioni e le interazioni tra l’intera gamma degli attori (dirigenti scolastici, personale docente e non docente, genitori e famiglie, comunità locali e più ampie) che possono avere un impatto sullo studente. E’ opportuno promuovere azioni che coinvolgano non solo tutta la scuola, ma anche tutti gli ambiti di attività (insegnamento e apprendimento, pianificazione e gestione, etc.) (punto 5 del Framework).

IL RUOLO CHIAVE DELLE ABILITA’ SOCIALI ED EMOTIVE

La scuola è molto più che un contesto accademico. È un ambiente di apprendimento dinamico, sociale ed emotivo in cui gli studenti vivono e progrediscono dal punto di vista cognitivo ed affettivo. Un numero crescente di ricerche conferma il ruolo chiave delle abilità sociali ed emotive[7]. Una buona salute mentale e fisica rappresenta un fattore fondamentale per migliorare il rendimento scolastico, in quanto appare direttamente collegata alla motivazione degli studenti a scuola, alla loro concentrazione, alla loro capacità di apprendere, mantenere e applicare la conoscenza e altri aspetti comportamentali e cognitivi. Le tre condizioni – impegno, rendimento e benessere a scuola – devono intrecciarsi in un’azione che miri a migliorarle contemporaneamente, in quanto questa impostazione promuove migliori risultati scolastici per tutti i bambini e i giovani e crea anche condizioni favorevoli per chi si trova in situazioni svantaggiate, aumentando così le possibilità di successo nell’istruzione e nella vita.

Pertanto, nella nuova Raccomandazione viene sottolineata la rilevanza di inserire nei curricoli – a partire dal sistema ECEC – l’educazione sociale ed emotiva, la prevenzione del bullismo e la salute mentale e fisica, da considerare non solo come precondizioni del successo scolastico, ma anche come obiettivi educativi in sè definiti.

SOSTEGNO MIRATO A BISOGNI E A GRUPPI SPECIFICI

Alcuni studenti o gruppi di studenti possono richiedere un sostegno potenziato e mirato. Le scuole devono prestare particolare attenzione a bambini e giovani provenienti da gruppi socio-economicamente emarginati, studenti provenienti da un contesto migratorio e neoarrivati, alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali, inclusi bambini con alto potenziale di apprendimento o dotati (anche se il riferimento agli studenti Gifted, presente nel documento di preparazione, non è evidenziato nella versione definitiva della Raccomandazione).

La ricerca ha ampiamente esplorato il successo scolastico degli alunni e ha prestato particolare attenzione ai fattori che possono contribuire all’ELET e allo scarso rendimento scolastico. Molti di essi sono correlati a fattori sociali più ampi, come il background socioeconomico.

I discenti provenienti da contesti svantaggiati sono sovra rappresentati tra coloro che abbandonano l’istruzione e la formazione senza conseguire un titolo di istruzione secondaria di secondo grado. Così pure, il contesto socioeconomico di provenienza risulta il fattore predittivo più rilevante dei risultati scolastici. Infatti, l’indagine PISA 2018 ha rivelato che, nella maggior parte dei Paesi dell’U.E., la percentuale di discenti con risultati insufficienti in lettura è assai più elevata nel quarto inferiore dell’indice dello status economico, sociale e culturale (ESCS), rispetto a quella dei discenti nel quarto superiore dell’ESCS.

L’approccio sistemico illustrato dalla Raccomandazione “on Pathways to school success” è inteso a migliorare i risultati scolastici per tutti i discenti, indipendentemente dalle caratteristiche personali e dal contesto familiare, culturale e socioeconomico di provenienza. Oltre a misure più universali, di cui tutti gli studenti possono beneficiare, occorre orientare le iniziative in base al livello di bisogno (misure mirate per alcuni studenti o gruppi di studenti che condividono bisogni simili o sono a rischio moderato, e misure più individualizzate per quelli con problemi complessi o bisogni cronici e ad alto rischio), individuando, altresì, azioni diversificate e più flessibili che mirino ad aumentare il benessere. La costruzione di sistemi di raccolta di dati e di monitoraggio (punto 2 del Framework) potrebbe fornire importanti informazioni che riguardano tutti i livelli di istruzione (sistema ECEC, istruzione primaria, secondaria di primo grado e secondo grado) e tutte le tipologie di istruzione e formazione (compresa l’IFP), da rendere disponibili ai diversi livelli politici. Tali sistemi di monitoraggio fornirebbero un valido supporto non solo per monitorare l’attuazione e valutare l’efficacia e l’efficienza delle misure adottate, ma anche per progettare e guidare lo sviluppo delle politiche. In relazione a queste ultime, vengono proposte alcune misure strutturali  utili ad intervenire su aspetti che in vario modo possono incidere sull’equità e sull’inclusione del sistema (punto 6 del Framework).

LA COOPERAZIONE E LA RICERCA COME STRUMENTI DI SVILUPPO

La collaborazione tra Stati membri appare fondamentale per sviluppare il nuovo quadro di riferimento e per raggiungere i traguardi previsti per il 2030. La ricerca finanziata dall’UE e la cooperazione politica tra Stati membri hanno già permesso di identificare numerose buone pratiche ed esempi, attualmente disponibili online, come ad esempio  il Toolkit europeo per le scuole “Promuovere l’istruzione inclusiva e contrastare l’abbandono scolastico”, creato nel 2016 come parte della piattaforma SEG (School Education Gateway)[8], che sostiene lo sviluppo e la diffusione di materiale per l’orientamento e per il successo educativo di tutti gli studenti; o ancora il Toolkit VET del Cedefop per affrontare l’abbandono precoce[9]. Entrambi gli strumenti includono risorse e pratiche selezionate che aiutano i giovani a rischio a rimanere o reintegrarsi nell’istruzione o nella formazione e il mercato del lavoro.

Allo stesso modo, viene indicata molto utile la condivisione di buone pratiche derivanti da scambi di personale, progetti e reti nell’ambito di Erasmus+. Viene, infatti, evidenziato quanto il programma Erasmus+ 2021-2027 abbia dato sostegno a numerosi progetti transnazionali in vari settori dell’istruzione (istruzione scolastica, istruzione professionale, educazione degli adulti), sostenendo gli insegnanti e tutto il personale scolastico nell’acquisizione di nuove competenze e nello sviluppo di strategie e curricula inclusivi e contribuendo alla riduzione dell’abbandono dell’istruzione e della formazione e della scarsa padronanza delle competenze base.

Vengono promosse la comunità online eTwinning, le Teacher Academy Erasmus+, di recente approvazione (vedi contributo sul sito ADI[10]) e i centri di eccellenza professionale. Così pure, l’utilizzo dei corsi online aperti e di massa (MOOC) e le opportunità di apprendimento per la formazione professionale continua di insegnanti, formatori, dirigenti scolastici e formatori dei docenti create dalla nuova piattaforma europea per l’istruzione scolastica ESEP (European School Education Platform).  La piattaforma ha riunito in un unico spazio online  le precedenti piattaforme eTwinning e School Education Gateway (SEG), permettendo di scoprire ed esplorare tutti i contenuti e le opportunità relativi al tema dell’istruzione scolastica in Europa. Per quanto riguarda il programma Erasmus+ viene sottolineato quanto esso sia stato determinante nel diffondere le pratiche di successo e per rafforzare la cooperazione nella realizzazione di riforme nazionali.

IN SINTESI

La Raccomandazione del Consiglio del 2011 chiedeva strategie globali contro l’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione. La sua valutazione conferma la pertinenza degli approcci olistici, rivelando al contempo che l’implementazione è ancora difficile in molti Paesi. Questo approccio viene confermato dalla nuova Raccomandazione “on Pathways to school success” e dal suo quadro di azione che delinea una strategia integrata e globale per il successo scolastico, da adottare al livello appropriato e in base alla struttura del sistema di istruzione e formazione. La nuova e più ampia strategia prevista dalla Raccomandazione del 2022  intende includere un insieme equilibrato e coordinato di misure politiche che combini prevenzione, intervento e compensazione (con una forte attenzione alle azioni preventive e di intervento), oltre che sistemi di monitoraggio e di raccolta sistematica dei dati a livello nazionale, regionale e locale per acquisire informazioni quantitative e qualitative sugli studenti, nonché sui fattori che influenzano i risultati dell’apprendimento.

La politica deve basarsi non solo sull’identificazione del problema, ma anche su prove scientifiche di impatto sociale concreto, utilizzando le pratiche che migliorano i risultati degli studenti. E’ necessario includere solo azioni e misure basate sull’evidenza che hanno dimostrato di essere in grado di raggiungere risultati positivi, in relazione al successo educativo e al benessere e che si fondano sulle più recenti ricerche (studi accademici e revisioni politiche, nonché approfondimenti contestualizzati di dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e tutori e studenti). Il lavoro di questi ultimi anni ha, infatti, permesso di identificare e selezionare numerose buone pratiche ed esempi, resi attualmente disponibili, per ispirare i responsabili politici e tutti gli operatori, a livello nazionale, regionale, locale e scolastico, sia per ridurre l’ELET che per aumentare il livello delle competenze base.

In tale quadro di riferimento, assume particolare rilievo la cooperazione transfrontaliera da realizzare ai vari livelli, grazie anche alle risorse previste dal Programma Erasmus+. Quest’ultimo viene considerato quale strumento indispensabile per attuare il nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione previsto dal Consiglio dell’U.E.  e per la costruzione di uno Spazio europeo dell’istruzione entro il 2030.

 

 

 

***

[1]   https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A32022H1209%2801%29&qid=1671106078506
[2] Dal 2012, l’indagine PISA ha incluso, in ogni ciclo, una valutazione di dominio innovativa, rivolta alle competenze interdisciplinari del 21° secolo, allo scopo di fornire ai paesi/economie PISA una visione più completa della “prontezza per la vita” dei loro studenti (problem solving nel 2015, competenza globale nel 2018, pensiero creativo nel 2022 e l’apprendimento nel mondo digitale, nel prossimo ciclo del 2025). Queste nuove valutazioni di dominio guidano l’innovazione in PISA in diversi modi: includendo altre competenze, oltre quelle di competenze di base, nella valutazione internazionale degli studenti su larga scala e promuovendo progressi nelle modalità in cui gli studenti vengono valutati.
[3] Risoluzione del Consiglio su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione verso uno spazio europeo dell’istruzione e oltre (2021-2030) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32021G0226(01)
[4] https://www.invalsiopen.it/wp-content/uploads/2019/10/Editoriale1_ladispersionescolasticaimplicita.pdf
In Italia, al 2019, la percentuale di giovani che ha acquisito il titolo di studio di scuola secondaria di secondo grado senza possedere le competenze di base previste dopo tredici anni di scuola raggiungeva il 7,1%.
[5] “Assessment of the Implementation of the 2011 Council Recommendation on Policies to Reduce Early School Leaving”: final report” https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/72f0303e-cf8e-11e9-b4bf-01aa75ed71a1/language-en
[6]  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/ALL/?uri=SWD:2022:176:FIN
[7] I risultati del Survey of Social and Emotional Skills (SSES) dell’OCSE dimostrano che le abilità sociali ed emotive degli studenti sono strettamente correlate al loro benessere psicologico. OECD (2021), Beyond Academic Learning: First Results from the Survey of Social and Emotional Skills, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/92a11084-en
[8] https://www.schooleducationgateway.eu/it/pub/resources/toolkitsforschools/general.htm  Tra le altre risorse, si consiglia la consultazione del “Compendium of inspiring practices on inclusive and citizenship education” redatto dal Working Group on Common Values and Inclusive Education, https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/2edab132-7fbe-11eb-9ac9-01aa75ed71a1
[9] https://www.cedefop.europa.eu/en/tools/vet-toolkit-tackling-early-leaving/identify
[10] https://adiscuola.it/pubblicazioni/ue-nuove-possibilita-di-formazione-dei-docenti/

 

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