Intervento di Alessandra Cenerini
Presidente nazionale ADi
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Si stanno svolgendo al MIUR incontri in previsione della stesura dei decreti delegati sulle materie previste dalla legge 107/2015. Rimangono 16 mesi per l’emanazione dei decreti. Il giorno 7/10/15 si è svolto l’incontro relativo alla delega “Inclusione degli studenti con disabilità”. Di seguito la nota su cui si è svolto l’intervento della presidente dell’ADi, Alessandra Cenerini.
[stextbox id=”info” mleft=”50″ image=”null”]UN PRIMO GIUDIZIO SUI CONTENUTI DELLA DELEGA[/stextbox]
L’ADI considera apprezzabile l’art. 1 comma 181 c della legge 107/2015, Promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Apprezzabile per lo sforzo e l’impegno del Legislatore di superare – almeno così a noi pare – l’attuale sistema del sostegno, che, al di là dell’impegno dei colleghi, ha dimostrato in 35 anni di vita tutti i suoi limiti. Limiti che non elencheremo qui, l’hanno già fatto egregiamente operatori e ricercatori di ogni orientamento, oltre che i genitori, purtroppo tramite centinaia di ricorsi al Tar.
L’apprezzamento riguarda in particolare:
- l’istituzione di una figure specialistica per questa funzione, anche se il mantenimento del termine personale docente di sostegno non fa fare quel balzo in avanti verso l’innovazione da noi auspicata e di cui diremo;
- l’individuazione di standard minimi di prestazione scolastiche, sanitarie e sociali, tenuto conto dei diversi livelli di competenza istituzionale;
- la previsione di organismi territoriali come supporto all’inclusione.
[stextbox id=”info” mleft=”50″ image=”null”]ALCUNI SINTETICI CONTRIBUTI[/stextbox]
Sui tre capitoli sopra menzionati tentiamo di offrire un nostro primo contributo.
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GLI SPECIALISTI DELL’INCLUSIONE DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ
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Creare specialisti per noi significa uscire prima di tutto dal modello dell’insegnante che fa sostegno. Non vi è dubbio che questo tipo di insegnante resisterà ancora a lungo, considerato il numero delle assunzioni a tempo indeterminato con tale profilo, ma il decreto delegato non dovrebbe limitarsi all’esistente e prevedere due tipi di percorso:
- uno di riorganizzazione del ruolo degli attuali insegnanti di sostegno,
- un altro di ridefinizione radicale di un nuovo tipo di professione specialistica di supporto all’inclusione dei bambini e dei giovani con disabilità.
Vediamoli singolarmente
a) Riorganizzazione del ruolo degli attuali insegnanti di sostegno
Con la legge 8/11/2013, n. 128, è stata eliminata per gli insegnanti di sostegno della scuola secondaria la divisione in aree disciplinari.
Ora è evidente che di questo passaggio occorre trarre tutte le conseguenze.
In particolare:
- Eliminato il collegamento alle discipline, diventa irrazionale equiparare lo stato giuridico e contrattuale di questi insegnanti a quello dei docenti disciplinaristi della scuola secondaria. Occorre invece definire uno stato giuridico e contrattuale specifico e unico per tutti gli insegnanti di sostegno, che ne determini compiutamente il profilo. In questa ottica riteniamo che l’orario con gli alunni debba essere uguale in ogni ordine e grado di scuola, e in particolare ammontare a 25 ore settimanali (prendendo a riferimento l’orario degli insegnanti del grado scolastico dove funziona meglio:la scuola dell’infanzia), a cui vanno aggiunte le 80 ore annuali, oppure, e sarebbe meglio, un orario onnicomprensivo di 30 ore settimanali.
- L’insegnante di sostegno deve garantire stabilità nella scuola e nella rete e non vivere il proprio ruolo come un transito verso la cattedra “ normale”, parimenti gli va garantita stabilità di sede anche se non ancora di ruolo.
- Nello stato giuridico, insieme a tutti gli aspetti, vanno anche definiti quelli etico-deontologici, considerato che si è di fronte alla parte più debole e indifesa della popolazione.
- La valutazione in ingresso e in itinere deve assolutamente tenere conto anche degli aspetti attitudinali.
- E’ evidente che va ripensata tutta la formazione iniziale ed in servizio di questa figura, avendo chiaro che in entrambe – formazione iniziale e in servizio – vanno coinvolti , in varie misure, anche tutti gli altri insegnanti e i dirigenti scolastici. Il “sostegno” non cambierà finchè non cambierà l’attuale rigida organizzazione scolastica in classi e lezioni uniformemente scandite dal suono della campanella.
b) Un nuovo specialista dell’inclusione dei bambini/giovani con disabilità
L’ADi considera questo secondo percorso la vera svolta a cui tendere, possibilmente in tempi rapidi. Per l’ADi questo specialista
- non è più un insegnante, ma un professionista nel campo della disabilità, per grandi aree socio-sanitarie, con formazione universitaria, di cui bisogna costituire il percorso curricolare. Un percorso che comunque non deve coincidere né con quello degli insegnanti della scuola primaria né con quello degli insegnanti disciplinaristi della secondaria.
- E’ un professionista per tutti gli ordini e gradi di scuola, senza distinzione, e non è comunque relegato al solo ambito scolastico. La specializzazione universitaria deve consentirgli di operare per così dire “a mercato aperto” (dipartimenti socio-sanitari, associazionismo, collegamenti con gli ambiti lavorativi, case di cura, ecc). Deve avere un proprio profilo professionale, uno specifico codice di comportamento, un contratto professionale con orario professionale pieno. E nessuna previsione di passaggio alla carriera docente, perché non è un docente e non ha svolto carriera accademica per fare l’insegnante.
Il suo compito si svolge nella scuola a sostegno degli insegnanti, ma anche fuori di essa a sostegno delle famiglie ecc.
E’ evidente che questo cambiamento comporta:
- un diversa organizzazione della scuola, molto più flessibile nell’organizzazione dei gruppi,
- una modificazione sostanziale della didattica,
- una costante approfondita formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici.
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LA PREVISIONE DI STANDARD MINIMI DI PRESTAZIONI SCOLASTICHE
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Questo punto è chiaro e ci trova d’accordo, anche se sarebbe opportuno che si facesse per tutte le funzioni e i servizi scolastici non solo per l’inserimento dei disabili.
Vogliamo aggiungere che andrebbe previsto, oltre a molto altro, che il numero degli specialisti di sostegno venga assegnato alle scuole in rapporto alle necessità, alla domanda e ai bisogni da soddisfare non in relazione al numero dei disabili. Tutto ciò va cioè definito in via negoziale, tra il responsabile del servizio a livello di territorio e la rete di scuole. Va ribadito, insomma, che questa risorsa va attribuita al territorio e alla rete di scuole, non al singolo disabile, per evitare eccessi di delega o la deresponsabilizzazione della scuola.
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GLI ORGANISMI TERRITORIALI
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Gli organismi operanti a livello territoriale per il supporto all’inclusione sono assolutamente necessari.
Non deve però trattarsi di un organismo “scolastico”, ma di:
- un servizio integrato per l’inclusione dei disabili (integrato nel senso che metta in collegamento la rete di scuole, il servizio socio sanitario, il servizio socio-assistenziale degli enti locali, le associazioni delle famiglie e il volontariato di sostegno per l’animazione e il tempo libero), che abbia responsabilità anche gestionali e di direzione, responsabilità per i rapporti con gli specialisti, con le famiglie, con la ricerca e l’università, per la programmazione delle formazione continua, ecc;
- un servizio con funzione anche di sportello unico per i genitori, in modo da costituire un punto di riferimento per le famiglie per il disbrigo delle pratiche burocratiche, per le certificazioni, per i permessi, per le relazioni con enti e altri servizi e per l’aiuto alla collocazione nel mondo del lavoro.