Questo 14 settembre 2020, con il ritorno in classe dopo quasi 7 mesi di lockdown, rappresenta per i più un auspicato ritorno alla ”normalità”, ma serpeggia anche la convinzione che segnerà una cesura con la tradizione scolastica pluricentenaria, che ci portiamo dietro dalla Ratio Studiorum dei Gesuiti del 1599. Uno spartiacque tra passato e futuro.
Nei mesi del lockdown tutti gli insegnanti hanno dovuto giocoforza misurarsi con la Didattica a Distanza e familiarizzare con l’uso del digitale, che finalmente non è più vissuto con “sospetto” o “diffidenza”, ma è diventato un bagaglio acquisito, uno strumento per molti versi insostituibile, anche se moltissime potenzialità sono ancora da scoprire da parte dei più.
L’anno del Covid19 e del 5G
Ma c’è un altro dato che ci rende convinti (cautamente) che siamo sul crinale divisorio fra tradizione e futuro: il 2020 è stato l’anno non solo del Covid19 ma anche del 5G. E sarà quest’ultimo a fare nei prossimi anni la differenza. Ci sono buoni motivi di credere che per la prima volta le tecnologie, che finora hanno investito tutti i settori della società, lasciando immutata la scuola, invaderanno anche il settore dell’istruzione.
Il 5G, acronimo di 5^ Generazione, vale a dire il nuovo livello delle reti mobili che via via soppianterà il 4G, segnerà una differenza qualitativa e non solo quantitativa. Non solo aumenterà in modo esponenziale la velocità delle reti mobili, ma diventerà il legame invisibile che intreccerà persone, luoghi e servizi, modificando sostanzialmente il modo in cui vivremo la nostra casa, la nostra auto, le cure mediche, la nostra città, in breve ogni aspetto organizzativo e logistico della nostra vita.
Una delle conseguenze più importanti sarà lo sviluppo definitivo dell’Internet of Things, o Internet delle Cose, che indica una famiglia di tecnologie il cui scopo è rendere qualunque tipo di oggetto un dispositivo collegato ad internet, in grado di godere di tutte le caratteristiche che hanno gli oggetti nati per utilizzare la rete. Questo cambiamento, che è già in atto e sotto gli occhi di tutti, porterà conseguenze e sviluppi importanti in diversi ambiti e contesti. Avremo Smart Homes, Smart Cars, Smart Cities, Medicina Smart e altro ancora, ma anche la scuola sarà coinvolta
Cristina Pozzi su 5G e futuro dell’istruzione
Di scuola e 5G parla, in un’intervista al Corriere del 21 maggio scorso, Cristina Pozzi, relatrice al nostro seminario internazionale 2020 Rinascimento dell’istruzione, tuttora sospeso. Si dice convinta del cambiamento radicale che il mondo della scuola sosterrà nei prossimi anni. «Ma la strada non sarà quella di digitalizzare l’esistente: bisognerà immaginare da zero tutto il percorso e i contenuti dell’educazione. E il 5G in questo giocherà un ruolo fondamentale. Prima di tutto rendendo protagonisti delle lezioni non più solo gli insegnanti, ma anche divulgatori ed esperti che grazie alla telepresenza potranno “entrare” nelle scuole e interagire in tempo reale con gli studenti».
Pozzi immagina una scuola aperta e connessa. Le lezioni, dice, si faranno anche multimediali. “Si tratta di arrivare a una virtuosa contaminazione con i nuovi strumenti digitali. Molti test di verifica, per esempio, saranno svolti in Rete, con la valutazione in tempo reale.”
Inoltre, continua, “si potranno sfruttare i principi di gamification per aumentare l’interesse e la partecipazione dei ragazzi. Le nozioni raccontate durante le lezioni delle diverse materie si potranno poi toccare con mano. Con piramidi egizie da costruire letteralmente in classe, oppure legami chimici che – attraverso la realtà virtuale – potranno essere studiati “da dentro”. La matematica poi potrà essere applicata a problemi attuali e visualizzata in presentazioni condivise, per essere meno astratta, e tanto si potrà fare con materie come biologia – attraverso software e visori per la realtà aumentata.” Si tratta di suggestioni di una scuola di domani, dove cambieranno anche gli strumenti di valutazione a disposizione del docente.
Ma il cambiamento forse più decisivo sarà costituito da verifiche e compiti elaborati da piattaforme che permetteranno agli insegnanti di costruire percorsi tagliati su capacità ed esigenze di ogni singolo studente. È il mondo dei big data che entra nella scuola.
Ma conclude Pozzi: “Affidarsi a un’intelligenza artificiale non vuol dire spegnere quella umana, anzi. Il progetto scuola, anche in futuro, girerà sempre intorno al fattore umano, a maestri e professori, e alla loro insostituibile sensibilità”.
Concetti simili ce li propose Francesc Pedrò nel nostro seminario internazionale del 2017, Big Bang, con un’avvincente relazione sui Big Data, che concluse così, rivolgendosi agli insegnanti in sala:
“In ultima analisi voi siete i soli capaci di collegare i punti, di interpretare i dati e di usarli per arricchire di informazioni la vostra professionalità, piuttosto che farvi guidare. Al momento, una buona esperienza scolastica inizia ancora con un buon maestro. “
Auguri di buon lavoro!
Auguri di buon lavoro a tutti gli insegnanti e i dirigenti scolastici, specialmente a quelli che al momento poco riescono a sognare, alle prese con aule senza banchi, con spazi insufficienti, con colleghi che mancano, e con procedure sanitarie a volte inquietanti. Ma…….