Da un preside texano un suggerimento per il ministro Gelmini: non grembiuli ma divise da carcerato
In questa calda estate di accesi dibattiti sulla riforma della scuola, che hanno spaziato dal ritorno al grembiule al voto di condotta, con tanto di forum e appositi sondaggi sui maggiori quotidiani nazionali, ci pare interessante comunicare al ministro Gelmini una variante decisa nel mese di agosto dal preside della Gonzales High School del Texas.
Il pover’uomo, in piena canicola estiva, sconvolto dalle chiappe al vento, dagli ombelichi ammiccanti e dai seni spumeggianti delle sue allieve ha stilato un codice di abbigliamento scolastico con l’elenco degli indumenti proibiti. Tra questi figurano: i top a striscia di spaghetto, le minigonne, gli abiti che lasciano vedere la biancheria intima, i pantaloni larghi pieni di tasche in cui si possono nascondere armi. Inoltre per i maschi gli orecchini e le t-shirt, che devono essere rigorosamente sostituite dalle camicie.
Fatto il codice, il brav’uomo è passato a classificare le punizioni, decidendo che le studentesse e gli studenti recidivi dovranno indossare una divisa da carcerato, opportunamente mostrata alle televisioni (v. foto a sinistra).
Un piccolo particolare: gli studenti hanno deciso di violare in massa la regola, mettendo il ben intenzionato preside in condizione di non trovare divise per tutti
Ma ha davvero senso riparlare di grembiuli, divise e via dicendo?
In quali situazioni sono state adottate le divise?
Si danno sostanzialmente due casi:
Stati autoritari
Quando la decisione avviene a livello nazionale si tratta generalmente di stati autoritari. Non importa spaziare fuori dall’Italia, basta andare indietro di 70 anni. In epoca fascista la scuola, e non solo la scuola, era infestata dalle divise
Scuole autonome
L’altra situazione è, al contrario, tipica delle scuole che godono della massima autonomia, dove anche il modo di vestire diventa un simbolo identitario, un orgoglioso esternare la propria appartenenza, come è stato per tante scuole inglesi.
Che fare allora Ministro Gelmini?
Passato il caldo dedichiamoci ad altro