Perché un convegno sul benessere a scuola, sulla felicità e sul piacere di stare a scuola?
Perchè ancora oggi felicità e piacere sono termini estranei al vocabolario della nostra scuola. Nell’immaginario scolastico “piacere” è collegato a “lassismo”.
Ma la felicità e il piacere non hanno nulla a che fare con l’inutile o il permissivismo o la mollezza. Altrimenti, come mai tanti ragazzi trovano piacere nella disciplina dello sport, nello sforzo di correre, o nell’impegno ad imparare la musica o nella lettura dei sette tomi della saga di Harry Potter?
Il problema è che non riusciamo a liberarci di una tradizione scolastica in cui piacere e apprendimento sono incompatibili. Mentre è noto che lo stare bene alimenta la motivazione e facilita l’apprendimento.
Anni fa l’ADI scrisse in un documento sugli insegnanti, che il fine ultimo dell’educazione doveva essere la “felicità”. Quella dichiarazione non fu assolutamente raccolta: una stravaganza di un’associazione che voleva a tutti i costi rompere i consolidati paradigmi dell’istruzione.
Allora ricordammo un’antica data: il 4 luglio 1776. Quel giorno fu stilata la Dichiarazione di indipendenza delle tredici colonie britanniche in terra americana, e su quella Dichiarazione furono incise come pietre tre parole a suggello dei diritti inalienabili degli uomini e delle donne : Vita, Libertà e ricerca della Felicità (Life, Liberty and the pursuit of Happiness).
Ebbene noi consideriamo la felicità dei nostri allievi il fine ultimo dell’educazione, un fine che ci porta a costruire nuovi ambienti di apprendimento, nuove relazioni, ad accrescere i livelli di autonomia e responsabilità dei singoli e del gruppo, ad improntare l’educazione al rispetto e alla condivisione, che comincia dagli insegnanti. Solo così potremo alimentare comportamenti democratici e fare diventare realtà l’apprendimento di tutti. Certo un apprendimento fatto anche di fatica, ma sorretto dalla motivazione e dalla consapevolezza delle mete che insieme si vogliono raggiungere.
Che fare allora? Come modificare l’organizzazione della scuola, come rompere le rigidità del passato, come alimentare il senso di appartenenza alla propria comunità scolastica, come fare crescere il senso di identità? Questo affronterà il convegno che si rivolge in particolare alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo di istruzione
PROGRAMMA | ||
8:30 | Registrazione e richiesta di attestato | Segreteria organizzativa |
8:50 | Apertura dei lavori e benvenuto | Dora Acri, Responsabile per ADi di “Il benessere a scuola” |
9:00 | Un video per cominciare | Ken Robinson, consigliere internazionale sull’educazione |
9:10 | L’importanza del benessere a scuola | Alessandra Cenerini, Presidente nazionale ADi |
9:20 | Attualità del tempo pieno e prospettive di rilancio | Marzia Mascagni, Insegnante scuola primaria Longhena (BO) |
9:35 | Imparare facendo: l’esperienza dei laboratori | Elisa Ferrini e Alice Ara, operatrici CDI |
9:45 | Intervento a cura della Scuola Popolare di Musica Ivan Illich | |
10:00 | Le buone pratiche quotidiane | P. Paoletti e C. Fabbri, insegnanti IC di Bazzano- Monteveglio |
10:15 | Le esperienze di Percorsi di Pace e di Teste in gioco | Umberto Pampolini, Dirigente Scolastico per Percorsi di pace, Francesca Gafforio e Ilenia Burgio, insegnanti scuola primaria per Teste in gioco |
10:30 | Coffee Break | |
11:00 | Basta compiti! Non è così che si impara | Maurizio Parodi, Dirigente scolastico, promotore del movimento Basta Compiti! |
11:15 | Una valutazione dalla parte delle bambine e dei bambini | Simonetta Fasoli, membro della segreteria nazionale MCE |
11:30 | Interventi dei partecipanti | |
12:00 | Conclusioni: la prospettiva del movimento”Il benessere a scuola” | Dora Acri, Responsabile per ADi di “Il benessere a scuola” |
Alessandra Cenerini: L’importanza del benessere a scuola
Il rapporto Pisa Ocse 2012 ha fatto emergere che il 38% degli studenti italiani di 15 anni ritiene che la scuola sia un luogo in cui non si ha voglia di andare. Il nostro Paese si trova in 54° posizione, con ben 53 nazioni sopra di noi in cui gli studenti sono più felici.
Nel 2016 la situazione non è molto cambiata. Il ritratto che dei ragazzi italiani, di11-13-15 anni, ha fornito il Rapporto sulla salute e il benessere dei giovani pubblicato dall’ufficio europeo dell’ Organizzazione mondiale della Sanità (OMS 2016), ci comunica che solo il 26% delle undicenni e il 17% dei coetanei maschi dichiara che la scuola gli “piace un sacco”. Un dato che, a 15 anni, scende rispettivamente al 10% e 8%. Lo ‘stress da scuola’ colpisce il 72% delle quindicenni e il 51% dei ragazzi.
Essere felici di andare a scuola è un sentimento estraneo alla nostra immagine dell’istituzione, che ha radici antiche e si basa essenzialmente sulla separazione tra istruzione ed educazione.
Il rifiuto di considerare il problema del benessere degli allievi non è una lacuna o un difetto, è una vera e propria concezione della scuola: si crede che il piacere non sia formativo e che abbia a che fare con l’inutile, il futile e il lassismo. Niente di più falso. La ricerca del piacere di andare a scuola non consiste solo nell’offrire un ambiente di lavoro piacevole, essa cerca in primo luogo di produrre gli attori di una società democratica.
La ricerca del benessere degli allievi è dunque una sfida politica: il sentimento del benessere degli allievi non può essere una variabile vagamente sentimentale… deve essere una vera politica delle scuole.
Marzia Mascagni: Attualità del tempo pieno e prospettive di rilancio
Longhena è una scuola primaria, pubblica statale a Tempo Pieno. Non è una scuola speciale, di speciale ha l’ubicazione privilegiata: si trova sulle colline bolognesi, al centro del Parco del Pellegrino . Per questa sua posizione non ha stradario di riferimento, ma accoglie le bambine e i bambini di tutta la città di Bologna. Ha anche un’altra caratteristica che la contraddistingue: grazie alla determinazione, all’impegno e alle lotte di insegnanti e genitori, ha mantenuto il modello didattico- organizzativo del Tempo Pieno. Quello vero. Quello delle 40 ore con tutte le compresenze e due insegnanti per classe più, al massimo, uno di inglese. Ubicazione e Tempo Pieno, più un gruppo di insegnanti coesi e molto motivati, fanno di Longhena una scuola dai tempi distesi, dove non esistono voti, apprendere è un piacere e l’autonomia delle bambine e dei bambini è un obiettivo prioritario. Grazie alle compresenze si pratica ancora il lavoro a classi aperte e a piccoli gruppi. E poi s’investe sull’ambiente con la ricerca sul campo, usando il parco come aula didattica e come luogo di libertà e di gioco autogestito, fondamentale per lo sviluppo dell’autonomia e della consapevolezza di sé.
Elisa Fermi e Alice Ara: Imparare facendo: l’esperienza dei laboratori
Al cuore del lavoro del Centro di Documentazione per l’Integrazione (CDI) è l’idea che il bambino sia un essere “competente”, “capace di”, che attraverso l’esperienza pratica può consolidare gli apprendimenti in un confronto dialogico con gli altri, siano essi compagni o adulti.
Attraverso i nostri laboratori svolgiamo da più di 15 anni attività con i bambini sui presupposti della cittadinanza attiva, dando risposte ad un bisogno di apprendimento sociale, che non è meno importante degli altri apprendimenti. Inoltre lavoriamo sull’ arricchimento delle competenze scolastiche attraverso la riflessione su come si apprende e con quali strumenti.
Paoletti e C.Fabbri: Le buone pratiche quotidiane
Nel nostro intervento riferiremo delle nostre quotidiane esperienze pedagogico-didattiche legate al movimento di educazione attiva.
Le nostre attività mirano all’inclusione di tutti, al successo di tutti attraverso la peer education e il cooperative learning. Una didattica che pone i bambini al centro, li rende autonomi e responsabili verso se stessi e i compagni, attraverso la pratica del recproco aiuto.
Maurizio Parodi: Basta compiti! Non è così che si impara
I compiti a casa sono:
inutili, veicolano un sapere “usa e getta”; dannosi, procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà; discriminanti, aggravano la condizioni di chi sia socialmente svantaggiato; deleteri, rappresentano una delle cause dell’abbandono scolastico; prevaricanti, ledono il “diritto al riposo e allo svago”; impropri, costringono i genitori a sostituire i docenti senza averne le competenze professionali; limitanti, impediscono lo svolgimento di fondamentali attività formative che la scuola non offre (musica, sport…); stressanti, causano conflitti, litigi tra genitori e figli; assurdi: si danno persino i “compiti per le vacanze”; malsani: costringono a portare ogni giorno zaini pesantissimi.
Le scuole migliori del mondo li hanno aboliti.
Dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua eta’..”
Simonetta Fasoli: Una valutazione dalla parte delle bambine e dei bambini
Il superamento del voto numerico nella valutazione sommativa delle Scuole del Primo ciclo rappresenta senz’altro un importante risultato per tutti coloro che, come noi, sostengono una valutazione che non sia ridotta a classificazione e misurazione.
Al tempo stesso, dobbiamo considerare questa circostanza come un’occasione per ripensare profondamente i modi di progettare l’azione pedagogico-didattica in funzione di una scuola inclusiva ed equa.
E’ necessario, perciò, orientare le pratiche valutative in modo tale da evidenziare il nesso tra progettazione e valutazione, intendendo quest’ultima come parte integrante dello stesso processo di insegnamento/apprendimento. Solo così lo strumento della valutazione sommativa (in questo caso, la descrizione dei livelli attraverso le lettere alfabetiche) potrà rendere ragione del processo e non limitarsi a sancire un risultato.
Dora Acri: La prospettiva del movimento”Il benessere a scuola”
Un convegno come questo, che ha raccolto tante voci sensibili e profondamente convinte che , come dice il titolo di questo seminario “ Per imparare bisogna star bene”, non può permettere che si disperdano le energie che qui si sono raccolte e confrontate.
La conclusione del seminario deve perciò segnare la nascita di una rete di diverse realtà che intendono affronatre la sfida politica della realizzaione del benessere nelle nostre scuole. Come afferma la presidente dell’ADI, “Il sentimento del benessere degli allievi non può essere una variabile vagamente sentimentale… deve essere una vera politica delle scuole.”