UN’ESPERIENZA DI PERCORSO QUADRIENNALE IN UN ISTITUTO TECNICO STATALE ITALIANO

Nadia Cattaneo

LA SPERIMENTAZIONE QUADRIENNALE
ALL’ISTITUTO TOSI

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Ringrazio innanzitutto Alessandra per avermi invitato ed avermi dato l’opportunità di illustrare la sperimentazione quadriennale che è in fase di svolgimento nella mia scuola, l’Istituto Tecnico Economico statale Tosi di Busto Arsizio. Senza voler nulla togliere ai licei- io stessa ho frequentato il liceo classico e ho insegnato nei licei prima di diventare preside-  è importante  conoscere quanta “ricchezza” vi sia negli istituti tecnici, quante idee, progettualità e risorse in essi  si sviluppino.

Credo che il modo migliore per introdurvi nel nostro percorso quadriennale, dove i ragazzi acquisiscono il diploma a 18 anni, sia di condurvi virtualmente dentro all’istituto, e farvi toccare con mano come questa esperienza, per quanto limitata, sia riuscita a diffondere una nuova cultura  in tutta la scuola.

Guardiamo insieme il video

Il video che avete appena visto non è stato preparato per questa occasione.  E’ stato prodotto un anno e mezzo dopo che era cominciata la sperimentazione quadriennale, dai ragazzi che ora sono in terza.  Chiesi a questi pionieri , come io li chiamo, di  fare questo video  per due motivi: 1) perché mi interessava sapere cosa avessero colto dell’avventura che avevano intrapreso, 2) perché ritengo che i ragazzi vadano sempre coinvolti quando si parla di scuola.

Questo video ora viene utilizzato  per presentare l’istituto  ai nuovi genitori e ai nuovi possibili iscritti.

 E’ uno dei tanti prodotti che condividiamo. Sul nostro sito c’è uno spazio apposito in cui docenti e studenti condividono ciò che realizzano. Presto avremo piattaforma dedicata.  La condivisione,  che non è un’attività diffusa nella scuola italiana più portata alla competizione,  è per noi un obiettivo  estremamente importante , tanto che è stato unitariamente assunto dal Collegio Docenti.

Il nostro atteggiamento di fronte all’innovazione è stato da subito positivo, non abbiamo mai pensato che si trattasse di un’utopia. Diceva un imprenditore illuminato:

Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”.(Adriano Olivetti)

Noi abbiamo avuto la voglia e il coraggio di intraprendere, con la mente e con il cuore,  questa “impresa” che la sperimentazione ministeriale ha reso possibile.

Le prime norme che l’hanno sostenuta sono riscontrabili nel DPR 275/99, Il Regolamento sull’autonomia, in particolare negli articoli 8 e 11.Un’autonomia imperfetta, tutti conosciamo quanto sia estenuante il rapporto con l’USR quando si vogliono introdurre innovazioni. Il secondo riferimento normativo, quello che ha dato esecutività a questa sperimentazione,  è stato  il DM n.904/2013 “Attivazione in rete di un progetto di innovazione metodologica e didattica, ex art. 11 del D.P.R. n. 275/1999 – I.I.S. “Ettore Majorana” di Brindisi – I.T.E. “Enrico Tosi” di Busto Arsizio – I.S. “Carlo Anti” di Verona.” Un decreto che, come è già stato detto, ci chiede di fare in 4 anni tutto ciò che è stabilito per  5 anni, compreso lo stesso esame di stato. Vedremo dopo come abbiamo superato vari ostacoli a questo riguardo.

Infine , fra le norme, vorrei ricordare una frase importante che si trova nel DPR n. 88 del 2010, il nuovo Regolamento degli Istituti Tecnici:

La competitività delle economie più sviluppate si gioca sempre più sul terreno della “competizione intellettuale”, che intreccia profondamente conoscenza, innovazione e internazionalizzazione

Queste parole ci sono state costantemente di guida.

La sperimentazione in 4 anni è vera innovazione?  

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Ma la domanda di fondo  che ci siamo posti e che voi stessi vi porrete, è stata: La sperimentazione in 4 anni è vera innovazione?

Scrive  Massimiano Bucchi in “Per un pugno di idee. Storie di innovazioni che hanno cambiato la nostra vita”:

L’innovazione

  • è un processo complesso e non lineare che mette in gioco numerosi elementi, processi e attori sociali,
  • è qualcosa di più e di diverso da nuova tecnologia,
  • è un momento non effimero di cambiamento concettuale, sociale e culturale;
  • ogni innovazione è figlia della tradizione.”

(Massimiano  Bucchi, Per un pugno di idee, Bompiani)

Mi interessa in particolare l’ultima frase, “ogni innovazione è figlia della tradizione”, perché è un po’ la storia della nostra scuola. Cercherò allora di collocare l’innovazione nel mio Istituto, l’ITE Tosi di Busto Arsizio, nella sua tradizione, nella sua storia.

 Tradizione e innovazione al Tosi nel corso di quasi 40 anni

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Quando sono entrata al Tosi sei anni fa, subentrando a un dirigente che aveva retto egregiamente la scuola per 30 anni, ho trovato questo slogan a emblema dell’Istituto:

IL FUTURO DEL TOSI E’ NELLA SUA STORIA”

Al mio arrivo, l’Istituto festeggiava i 60 anni, così ho chiesto agli studenti di coniare un nuovo motto, e questo è stato il risultato:

RADICATO NEL PASSATO, PROIETTATO NEL FUTURO”

Una frase che dà bene il senso del modo di lavorare e di essere del Tosi.

Qui in breve come il nostro istituto ha abbracciato via via le innovazioni  che venivano proposte alla scuola italiana:

  • 1979-80 – Prima esperienza di alternanza scuola-lavoro
  • 1990-91 – Primo scambio internazionale
  • 1995 – Prima IFS
  • 1994 – Registro elettronico
  • 1998 – Didattica modulare
  • 2007 – CLIL
  • 2010 – Didattica per competenze
  • Dal 2010 Materiali didattici Web cartacei e digitali autoprodotti
  • 2012/13 Generazione Lombardia
  • 2014/15 100 Mega di banda

Mi soffermerò in particolare solo sul punto relativo al 2010 “didattica per competenze”. Da noi non si è trattato di una pura affermazione scritta sulla carta, al Tosi  la didattica per competenze è stata praticata e vi mostrerò come anche il nostro registro elettronico, che non è standard, ma costruito sulle esigenze della scuola, ne tenga conto.

Sulle innovazioni  che sopra vi ho riportato ci sono sempre stati  il monitoraggio e la riflessione critica. In tal modo l’innovazione non è mai stata improvvisazione, ma sviluppo riflessivo delle esperienze realizzate.

Le obiezioni

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Le obiezioni a questa sperimentazione, anche per i limiti imposti dal Decreto Ministeriale, sono state molteplici. Di seguito le più ricorrenti che ho sintetizzato, cogliendole dal testo di Mario Dutto, Percorsi quadriennali nella scuola secondaria di secondo grado – Iprase, 2015 :

  • La semplice riduzione a 4 anni e compattamento del curriculum non è automaticamente innovazione
  • Con il ciclo quadriennale si scardina nell’ultimo segmento un’ impostazione pluridecennale senza garanzia di successo
  • Rischio di sovraccarico di tempo scuola, di stress e affaticamento
  • Mancanza di supporti strutturali adeguati
  • Richiesta di una professionalità “altra” ai docenti senza adeguati riconoscimenti
  • Incertezza sull’utilizzo delle ore “risparmiate”
  • La gestione di un numero maggiore di studenti in uscita

Non li affronterò tutti. Mi interessa innanzitutto la prima obiezione “compattamento del curricolo”. E’ un problema che abbiamo affrontato sia in Collegio sia nei gruppi disciplinari. Ciò che cerchiamo di spiegare sempre alle famiglie è che questa sperimentazione non è il “bigino” dei 5 anni, una sorta di indigestione di nozioni. Abbiamo avviato un processo di “distillazione” dei programmi ( anche se il termine programmi non è corretto), realizzato attraverso l’insegnamento per competenze. Non è cosa semplice, anche perché gli insegnanti sono sempre presi dall’ansia dell’esame di stato, una contraddizione che imbriglia molte risorse educative, ma si può fare.

C’è poi il problema del sovraccarico, e vi dirò come l’abbiamo risolto.

 Le ragioni della scelta del percorso quadriennale

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A questo punto è giusto chiedersi: “ Di fronte a tante obiezioni, quali sono le ragioni che hanno comunque spinto verso la scelta del percorso quadriennale ?”

I motivi che ci hanno indotto ad accogliere la sfida e avviare la sperimentazione sono stati essenzialmente questi:

  • dare agli studenti pari opportunità ed equità,
  • riconnettere i saperi e le competenze della scuola e quelli della società,
  • portare a sistema modelli didattici e organizzativi sperimentati.

Non commenterò ad uno ad uno questi  punti, mi soffermerò in particolare sul primo.

Perché pari opportunità? Innanzitutto perchè le scuole italiane all’estero, secondarie di 2° grado, sono tutte di 4 anni. Non solo, in Italia molte scuole private hanno da tempo avviato percorsi quadriennali, ma sono estremamente costose. Così è giusto  che anche la scuola statale offra le stesse opportunità. Noi l’abbiamo fatto, e ci siamo ispirati  all’IB, di cui tanto si è parlato stamani.

Infine perché equità?  Perché il nostro ordinamento per alcuni lo prevede già. Sono i famosi “ottisti”,  quegli studenti che , se ottengono in quarta la media dell’otto, possono presentarsi direttamente all’esame di stato, diplomandosi in 4 anni. E’ evidente che questa possibilità non è solo per gli “eccellenti”, ma anche per chi ha risorse economiche, perché la scuola italiana non sostiene economicamente  i ragazzi che decidono di prepararsi a “saltare” un anno.

Per fare tutto questo è stata  ovviamente necessaria la condivisione professionale  ( i docenti) e sociale (le famiglie, gli studenti).

Il progetto è stato graduale, ad oggi coinvolge 6 classi – 2 prime, 2 seconde, 2 terze- per complessivi 150 studenti. Una piccola parte del nostro Istituti Tecnico Economico, che è costituito da 1948 studenti, 168 docenti e circa 40 ATA.

Gli ambiti della sperimentazione e dell’innovazione

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L’innovazione ha sostanzialmente coinvolto tre ambiti: 1) lo spazio, 2) il tempo, 3) la didattica

Lo spazio:

Le innovazioni hanno riguardato:

  • il setting
  • scuola fuori scuola: reale/virtuale
  • la classe laboratorio
  • il passaggio dall’aula 2.0 alla classe 3.0

Il setting è di per sé un educatore , come abbiamo sentito da tutte le relazioni straniere che si sono susseguite in questo seminario. Nel nostro Istituto lo spazio si adatta alle diverse attività degli studenti.

Ma non c’è solo lo spazio fisico dentro la scuola, è molto importante anche la “scuola fuori scuola”, le esperienze che i nostri ragazzi fanno fuori dalla scuola. Si tratta di attività particolarmente significative, perché l’apprendimento non formale può essere altrettanto importante di quello formale. Il “fuori scuola” può essere anche virtuale, attraverso piattaforme e classi virtuali. L’apprendimento è garantito in un continuum che va oltre lo spazio dell’aula. L’aula, poi, è un vero e proprio laboratorio, siamo passati dall’aula 2.0, caratterizzata  dalle attrezzature, all’aula 3.0 flessibile negli arredi e nell’uso delle TIC.

 Il tempo

Le innovazioni hanno riguardato:

  1.  l’articolazione annuale
  2. la compattazione
  3. le classi aperte
  1. L’articolazione annuale
    Come noto il Ministero impone che il monteore complessivo dei 5 anni sia mantenuto nel percorso quadriennale.  E’ stata quindi necessaria una vera e propria riorganizzazione del tempo, considerato che non si può pretendere che i ragazzi rimangano a scuola dalle 8 alle 18, dal momento che noi abbiamo la settimana corta.
    La prima modificazione è stata quella di iniziare una settimana prima in settembre e concludere la scuola una settimana dopo in giugno. Nel corso dell’anno scolastico si svolgono poi attività particolari di progetto, che richiedono la permanenza a scuola per alcuni pomeriggi. E ancora abbiamo calcolato i tempi della classe virtuale. In questo modo, l’orario settimanale dei ragazzi del percorso quadriennale non si discosta  molto da quello degli studenti delle classi tradizionali.
  1. Il compattamento
    Alcune materie non sono distribuite su tutto l’anno scolastico, ma sono compattate in moduli che possono durare alcune settimane o un solo quadrimestre. Questo permette anche di ridurre la frantumazione delle discipline.
  1. Le classi aperte
    Si tratta di classi parallele, per le quali sono previste attività di scomposizione e ricomposizione dei gruppi di alunni  per livello, o per competenze o per specifiche attività.

La didattica

Si è lavorato molto sulla didattica,qui posso solo citare le metodologie e le pratiche didattiche che sono state attivate, quali:

  • la flipped classroom
  • il cooperative learning
  • il learning by doing
  • la peer education
  • il Clil
  • le certificazioni internazionali
  • il debate
  • la multicanalità
  • la pluridisciplinarietà
  • la personalizzazione
  • l’alternanza
  • la valutazione per competenze
  • le soft skills

Mi soffermerò solo su alcuni aspetti.

  1. Metodologie condivise dall’intero Consiglio di classe
    Le metodologie didattiche che ho richiamato  sono in uso anche in classi tradizionali, ma c’è una differenza sostanziale nel nostro percorso quadriennale:  non sono lasciate alla scelta personale del singolo docente, ma sono assunte e condivise  dall’intero consiglio di classe. Questo significa che gli studenti usufruiscono di una continuità di metodi didattici nelle diverse discipline , che rende più armonico ed efficace l’apprendimento.
  1. Il debate
    Abbiamo introdotto il debate come attività ufficialmente inserita nel programma di studio, perché riteniamo che contribuisca a sviluppare alcune importanti soft skills.
  1. La personalizzazione
    A partire dal 3° anno, gli studenti possono operare delle opzioni all’interno del curricolo, ovviamente entro i limiti del nostro ordinamento. Possono  scegliere di approfondire alcune discipline o anche svolgere attività non tradizionali. Siamo pertanto riusciti a fare ciò che la scuola italiana non fa: introdurre forme parziali di opzionalità.
  1. Il particolare registro elettronico dell’ITE Tosi
    Abbiamo creato un registro elettronico su misura per le nostre esigenze, in particolare per registrare e valutare le competenze. Vi mostro solo una pagina, da cui potete rendevi conto come le competenze siano valutate attraverso una serie di indicatori e per livello. La schermata che vedete si riferisce alla matematica

I ruoli

Contestualmente alle modificazioni organizzative e metodologico-didattiche sono necessariamente cambiati i ruoli dei vari protagonisti, che possono essere così riassunti:

  • Studenti: attivi e costruttivi (compiti autentici)
  • Docenti: da erogatori a organizzatori e coach;dalla solitudine alla condivisione
  • Consigli di Classe e gruppi disciplinari: da riti a team di ricerca e progetto
  • Le famiglie: partecipi e coinvolte
  • Il Dirigente Scolastico: strategie, progettualità, relazioni

CONCLUSIONI PROVVISORIE

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Innovazione e criticità

E’ sicuramente presto per poter trarre conclusioni, e comunque nel farlo non si può dimenticare, come dicevo all’inizio, che l’innovazione  è un processo complesso e non lineare che mette in gioco numerosi elementi, processi e attori sociali, è un momento non effimero di cambiamento concettuale, sociale e culturale, che non si può ridurre semplicisticamente  a una nuova tecnologia.

Ciò premesso, non si possono tacere alcune criticità che derivano soprattutto da vincoli normativi e da carenze normative, che si possono così sintetizzare:

  • permanere di rigidità ordinamentali in relazione soprattutto al curricolo e agli organici
  • autonomia funzionale imperfetta
  • Comitati Tecnico Scientifici non attivati
  • assenza negli insegnanti di differenziazione di carriera, che impedisce di riconoscere stabilmente specifiche e certificate competenze assolutamente necessarie nell’organizzazione di un tipo di istituto come quello che vi ho descritto.

E mi piace concludere con Itaca  di Costantino Kavafis: la meta è importante, ma ancora di più il viaggio  e la carica, la fermezza nel compierlo.

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