La figura del referente per gli studenti plusdotati nella secondaria di II grado

di Daniela Rigamonti

Sono un’insegnante di Liceo linguistico. Vi presenterò il mio ruolo di referente per la plusdotazione.

Riferimenti normativi sulla figura del referente per la plusdotazione

Innanzitutto, che cos’è un referente della plusdotazione nella Scuola secondaria di II grado? I riferimenti normativi sono in attesa di essere pubblicati e li troviamo nelle Linee guida che abbiamo più volte sentito citare in questa giornata: le Linee guida per il diritto allo studio degli studenti plusdotati e per lo sviluppo del potenziale e del talento, redatte nel 2019 dal Tavolo tecnico di cui ha fatto parte la professoressa Zanetti.

In tale documento si definisce la figura del Referente per la plusdotazione che è membro della Commissione inclusione. Io ricopro esattamente questo ruolo da diversi anni all’istituto di istruzione superiore IIS Paderno Dugnano di Milano.

Nel 2020 il mio istituto si è dotato di un Referente per la plusdotazione ed è entrato nella rete di scuole di cui ci ha parlato la professoressa Zanetti, dal nome “La scuola educa il talento”. Vedete nella figura sopra la home page del sito. La piantina che vedete è interattiva, e funge da guida per le famiglie che sono attente alla plusdotazione che pensano di iscrivere i propri figli, indicando le scuole del territorio italiano che vantano una formazione sul tema. Finalmente anche in Italia si parla dell’argomento, abbiamo finalmente una legge e le famiglie si accorgono sempre più tempestivamente della presenza di un bambino plusdotato. Le famiglie, quindi, richiedono la certificazione e scelgono una scuola superiore che sia attenta e preparata ad accogliere il proprio figlio. Nel 2021 abbiamo attivato un corso di formazione per tutti gli insegnanti interessati, abbiamo raccolto 80 adesioni tra cui anche qualche insegnante degli istituti comprensivi del territorio in ottica della verticalizzazione dell’insegnamento. È stato un corso che ha avuto un grandissimo successo e che ha dato ai colleghi una conoscenza generale della plusdotazione.

Compiti del referente per la plusdotazione

Di cosa si occupa concretamente il Referente per la plusdotazione? Io faccio formazione continua: sono formatrice in corsi di formazione sia per i docenti non specializzati per cui faccio interventi ad hoc, sia per docenti già formati che vogliono un approfondimento o hanno dei dubbi su metodi di intervento.

Inoltre, mi occupo di controllare le certificazioni in entrata: mentre in passato il numero di certificazioni per la plusdotazione era esiguo, ora osserviamo che le certificazioni sono sempre più numerose e, soprattutto, sono molti i casi di doppia eccezionalità. Spesso il ragazzo plusdotato arriva a certificazione non per la plusdotazione ma, ad esempio, perché ha un disturbo specifico dell’apprendimento (dislessia, discalculia, disortografia…) oppure per iperattività; in sede di certificazione emerge anche la plusdotazione. Il dato curioso, che mi preme riportarvi, è che molte famiglie non vogliono che il Piano Didattico Personalizzato (PDP) del proprio figlio riguardi anche la plusdotazione, cioè per loro la plusdotazione serve solo per contenere il disturbo dell’apprendimento. Lo scopo della famiglia è che il ragazzo venga promosso, che superi l’anno, che argini le proprie difficoltà, ma non sono interessate a stimolare ad esempio i campi di interesse del ragazzo o tutto ciò che la plusdotazione potrebbe suggerire.

La mia figura di referente è importante anche agli Open Day, a cui partecipano tantissime famiglie della Scuola secondaria di I grado, e spiego loro che cos’è la plusdotazione: molti genitori si trovano ad avere un figlio che si annoia a scuola o che non studia e non ha un metodo di lavoro, ma che è molto intuitivo, che si annoia, e quindi fornisco loro un primo contatto con la realtà della plusdotazione e iniziano a diventare consapevoli. Dopo aver iscritto il ragazzo mi cercano, chiedono un colloquio con la Referente per la plusdotazione, mi parlano del proprio figlio e abbiamo una sorta di pre-screening, se così vogliamo chiamarlo.

A quel punto mi consulto con il coordinatore di classe e con i docenti del consiglio di classe, e ho un primo colloquio conoscitivo con il ragazzo, ovviamente autorizzato dalla famiglia, e vediamo quali possono essere i suoi punti di forza, i suoi punti di debolezza, che cosa lo annoia.

Dopo la pandemia riscontriamo ogni giorno tanti casi di ritiro sociale, di disturbi d’ansia, di disturbi del comportamento alimentare. Io cerco di avvicinare il ragazzo e coordinandomi con il consiglio di classe cerco di aiutarli ad attivare quelle strategie che possono aiutare soprattutto ad arginare il ritiro sociale e l’abbandono scolastico.

E poi mi occupo di supporto didattico: do consigli, cerco di ascoltare i bisogni dei ragazzi e di aiutare i colleghi a presentare la loro disciplina in un modo non tradizionale.

Gli studenti brillanti del quarto anno (achiever)

Gli studenti plusdotati che hanno voti altissimi sono rari. Il mio ruolo non esisterebbe se fossero tutti bravi ed eccellenti, il problema dei ragazzi plusdotati è infatti la mancanza di supporto e di prevenzione dell’abbandono scolastico. Tante volte abbandonano durante l’anno scolastico e rientrano l’anno successivo dopo aver superato la crisi, ma è comunque un lavoro di sostegno quotidiano e complesso. È indubbio che sia più facile motivare un bambino, che è ancora ingenuo e pronto allo stupore, magari con un approfondimento disciplinare accattivante; il ragazzo plusdotato delle superiori è ormai demotivato (soprattutto chi è stato riconosciuto tardi, come diceva la professoressa Zanetti nel suo intervento): è un ragazzo che difficilmente torna a credere nella scuola, che non ne vuole più sapere, che ha fatto tanta fatica e ha una bassissima autostima. Quindi è necessario un lavoro di sostegno continuo.

Dopo questa doverosa premessa, gli studenti plusdotati brillanti ci sono, e con loro partecipiamo all’Academy of Distinction dell’Università di Pavia, sempre del LabTalento diretto dalla professoressa Zanetti. È una vera e propria accademia a cui si accede dopo una selezione ormai giunta alla terza edizione: i nostri ragazzi sono sempre riusciti a entrare. Si fanno corsi legati alle STEM: Matematica, Fisica, Astrofisica, ecc. tenuti non solo dall’Università di Pavia (che prepara i corsi di Matematica), ma anche da altre università italiane. I ragazzi, dopo la selezione, vengono ammessi ai corsi e partecipano alle lezioni universitarie collegandosi online una volta al mese. Ci sono poi lezioni di Team Spirit, tenuti dalle psicologhe dell’Università di Pavia, che sono corsi di team building in cui i ragazzi di tutti i corsi di tutte le regioni d’Italia si conoscono e fanno attività di socializzazione. Alla fine del percorso, si incontrano fisicamente per una settimana in presenza e condividono quanto hanno fatto durante l’anno. Il momento più bello è proprio il momento finale.

Il mio ruolo di Referente per la plusdotazione in quest’area è di supporto nella fase di selezione degli studenti, monitoraggio e verifica degli esiti. L’esperienza dell’Academy of Distinction ha un fortissimo valore orientativo, perché i ragazzi che fruiscono delle lezioni universitarie si trovano ad amare ancora di più la disciplina per la quale si sono candidati e spesso si iscrivono all’Università per specializzarsi proprio in quella disciplina.

Conclusioni

Auspico che il ruolo di referente per la plusdotazione si diffonda rapidamente in tutte le scuole d’Italia come previsto dalla normativa: è infatti necessario supportare dei ragazzi che nell’immaginario collettivo sono dei geni e che invece hanno tanto bisogno di una didattica che li sappia agganciare e che riesca ad accompagnarli fino all’università, dove potranno finalmente dedicarsi a ciò che li appassiona. È doveroso ricostruire la loro autostima e arginare l’abbandono scolastico.

 

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