UNO SGUARDO POSITIVO SUL FUTURO
Innanzitutto grazie all’ADi per il lavoro che fa. È molto importante in un momento come questo avere occasioni in cui gli insegnanti possano riflettere rispetto alla possibilità di tenere viva e dotata di senso la comunità educante. Ed è questa una delle maggiori fatiche nel nostro Paese. Quindi grazie davvero del vostro lavoro.
Il tema di questa terza sessione è Uno sguardo positivo sul futuro. “Futuro” è oggi una parola spesso ambivalente, dove “positivo” si coniuga con tratti di altro genere, tratti di ansia, tratti di paura legati ai cambiamenti profondi che stiamo vivendo, alla rivoluzione tecnologica, alle migrazioni ecc…
Un importante anniversario
Vorrei partire da un episodio che ho vissuto due giorni fa. Ero a Torino per la celebrazione di un anniversario. Cento anni fa veniva sottoscritto nel nostro Paese il primo contratto nazionale di lavoro che poneva il limite di 8 ore quotidiane e 48 ore settimanali per le prestazioni dei lavoratori. A sottoscriverlo il Sindacato dei Metallurgici e l’Associazione degli Industriali di allora. Fu un passo avanti importante per i diritti dei lavoratori, per la dignità delle persone. Era il 1919, era appena terminata la guerra, ma non solo la guerra, anche la seconda rivoluzione industriale. E anche allora i fenomeni di paura rispetto al nuovo non erano banali. C’erano processi migratori dall’Italia verso altri paesi e c’erano migrazioni fortissime all’interno dei nostri territori: dalle campagne verso le città, dalle montagne verso le città, dal Veneto verso il Piemonte, cioè da alcune regioni verso altre più industrializzate.
C’erano allora gli stessi fenomeni di paura ed incertezza che riviviamo ora. Tuttavia a un certo punto ci furono non solo fattori di sviluppo industriale, ma anche la costruzione di nuovi diritti e la realizzazione di nuove potenzialità umane.
Ecco, credo che dobbiamo avere un uguale atteggiamento propositivo anche oggi nei confronti del nuovo che viviamo e di quello che arriverà in modo sempre più veloce.
È vero che manca il lavoro, che il sindacato ha perso potere, che vacillano le grandi organizzazioni intermedie, che siamo più isolati di fronte ai grandi cambiamenti, ma il nostro sforzo deve essere quello di essere complementari al cambiamento, non di subirlo.
Le imprese che investono sul cambiamento sono imprese che assumono nel settore manifatturiero. Ebbene le imprese che hanno investito sull’automazione, sull’intelligenza artificiale, sono anche quelle che investono molto sulla formazione, perché molte delle caratteristiche della forza lavoro nel nostro Paese sono complesse, mentre i livelli di scolarità sono bassi e le abitudini alla formazione continua sono scarse.
Il Rapporto OCSE sull’educazione degli adulti
E’ uscito recentemente un rapporto dell’Ocse sulla formazione continua che ci dice che abbiamo fatto dei grandi progressi: siamo passati dal 7, 5% di persone adulte che ogni anno si formano al 20%. Quindi è un avanzamento importante.
Ma se esaminiamo attentamente i dati, vediamo che oltre un terzo di quella formazione è formazione obbligatoria per la sicurezza. In ogni caso il balzo in avanti c’è stato, ma siamo sempre molto lontani dalla media OCSE del 40%.
Sappiamo che le imprese, soprattutto quelle più innovative, investono molto in formazione, lavorando su due fronti: uno è ovviamente la formazione sulle nuove tecnologie, l’altro è la formazione sulla complessità della risorsa umana, sulla parte per così dire socio-psicologica, la capacità di costruire relazioni, di acquisire autonomia ecc…
Di qui alcuni spunti rispetto ai ruoli che possiamo avere anche nel mondo della formazione scolastica.
Zoccolo duro e soft skills
Quali sono le sfide che la scuola ha di fronte?
Intanto raggiungere l’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 per un’educazione di qualità. Ciò significa innanzitutto padroneggiare lo zoccolo duro delle competenze per poter continuare a formarsi per tutta la vita.
Questa è sicuramente una parte importante, ma non sufficiente. Sono ugualmente importanti le soft skills o social skills, i famosi big five.
Sono temi che entrano ancora di striscio nella scuola, ma della cui importanza ci si sta sempre più rendendo conto; tanto più ora che della scuola non si occupano più solo i pedagogisti, ma anche i sociologi e gli economisti.
Le soft skills sono competenze che hanno a che fare anche con i valori e con il carattere delle persone.
Sono convinto che molti di questi aspetti siano educabili, ma non sono parte dei normali percorsi curriculari del nostro sistema d’istruzione. Eppure la ricerca ci dice che sono competenze fondamentali anche per gli apprendimenti scolastici e quindi per il successo dei nostri studenti. E sono anche molto predittive rispetto al successo nella vita e nel lavoro. E sappiamo anche che per l’acquisizione di queste competenze è importante agire fin dai primi anni di vita, quando più facile e veloce ne è l’apprendimento.
Alternanza scuola – lavoro
L’altro elemento importante riguarda il lavoro, quindi le esperienze di alternanza scuola lavoro, l’attività a fianco degli adulti nel mondo reale del lavoro.
Il fatto che l’alternanza scuola-lavoro sia stata soppressa e soppiantata da una più generale attività di orientamento ci deve fare pensare, perché ancora permane nel nostro sistema formativo una sottovalutazione della cultura del lavoro.
La questione docente
Infine non può essere taciuto il fatto che l’acquisizione di questo insieme di competenze da parte dei giovani coinvolge profondamente gli insegnanti e la loro professionalità.
E’ ancora aperto nel nostro Paese il tema del profilo e degli standard professionali dei docenti, del loro sapere e saper fare, nel quale una parte non trascurabile deve essere assegnata alle competenze socio emozionali collegate ad una capacità di riorganizzazione dell’insegnamento e dell’apprendimento.
La sessione odierna del seminario internazionale
La sessione di oggi affronterà questo insieme di temi che prefigurano la possibilità di garantire ai nostri studenti una formazione adeguata ad affrontare un futuro per molti aspetti ancora incerto e sconosciuto.
Apre la sessione il Direttore dell’Education di OCSE, Andreas Schleicher.
Buon lavoro.