Il vero, il buono, il bello. Rivelazioni, disvelamenti*

Filippo Tarantino – Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e Scientifici

Premessa

vergine-velataIl vero, il bello, il bene sono distinti, eppure si sovrappongono: convertuntur, dicono i filosofi scolastici che li annoverano tra i trascendentali insieme a res ens unum aliquid. Vanno cercati con fini strumenti di indagine, ma possono essere donati da un raggio di luce. Sono concetti, idee astratte, ma danno ali alla passione: Eros, pteros. Per molteplici ragioni la bellezza, al pari della verità, si copre di veli, si nasconde: il disvelamento, l’operazione di a-letheia, è impresa non privata, bensì di una comunità dialogante che nella scuola si educa allo sguardo esperto e premuroso.

La lezione di Parmenide e di Platone

Parmenide, nel poema Sulla natura, spiega che vi è una porta che separa la regione dell’esperienza sensibile e dell’opinione da quella della conoscenza intelligibile e della verità. Custodita dalla Giustizia, essa si apre per intercessione di divine fanciulle, le Eliadi, figlie del Sole, che lasciano le case della Notte e, “togliendosi con la mano il velo dal capo”, portano in corsa verso la luce l’uomo desideroso di conoscere (Diels-Kranz,frammento1,vv.1-32)

amore-e-anima-in-platoneNon diversa è la dottrina di Platone: il vero (insieme al bello e alle altre idee-valori) si raggiunge attraverso un processo di elevazione morale e di affinamento cognitivo che consente all’anima di tornare nell’iperuranio dove, prima di cadere sulla terra e incarnarsi in un corpo, contemplava beata al seguito di una divinità le idee-essenze. Il processo di ritorno inizia alla vista di un bel giovinetto, oggetto di desiderio da parte della componente concupiscibile dell’anima. La dimensione razionale, però, in sinergia con quella irascibile, si orienta oltre il bel giovane, verso bellezze di ordine superiore: la bellezza delle proporzioni, degli oggetti matematici, quella delle leggi, fino alla bellezza in sé. Da iniziali tentativi fallibili e reversibili si passa a più stabili conquiste: il desiderio, l’eros, mette in moto energie che creano nell’anima inquietudini analoghe al prurito che i bambini avvertono alle gengive quando stanno per spuntare i denti. All’anima stanno spuntando le ali che le consentiranno di volare verso le essenze iperuraniche: “…per questo l’amore gli uomini lo chiamao eros, gli dei pteros…

Disvelamenti

I due scenari poetici e filosofici testé abbozzati concordano sulla necessità di un processo formativo, di una paidéia, che è educazione alla verità, ricerca della luce e assuefazione alla luminosità dell’essere, che strappa le cose al nascondimento. A-letheia: è, questo, il tema del seminario che Heidegger tenne a Friburgo nel semestre invernale 1942/43. Prendendo a pretesto il poema parmenideo egli scava nelle sedimentazioni storiche che hanno ricoperto di veli le parole- cardine di tutta la filosofia occidentale e mostra  quali mutamenti epocali si siano prodotti allorché il lessico delle origini fu romanizzato e a termini come aletheia, mythos, logos, epos, polis, dike, praxis, theoria, theion subentrarono i concetti di veritas, ratio, imperium, iustitia…, ecc .

Heidegger può così trattare in modo “originario” temi e problemi quali la verità, la giustizia, la politica, il divino… Esemplarmente egli fa quello che tutti i docenti potrebbero fare con gli strumenti propri delle loro discipline.

sezione-aurea-natura-1200x785L’autentico essere delle cose si nasconde, innanzitutto dietro la parola. Lo sforzo del filosofo-filologo dovrebbe essere orientato a intravedere tra i chiaroscuri e l’ambigua natura delle cose, delle situazioni, delle persone, lo spiraglio di bene, bello, vero e giusto che si nasconde. Non soltanto i docenti di arte, ma anche quelli che insegnano lettere, matematica, scienze naturali possono sottrarre al nascondimento la bellezza, la verità, la bontà e gli altri valori…: la sezione aurea, magica sintesi e generatrice di armonia, la meravigliosa struttura cristallina dei minerali, le leggi di astronomia, la geometria dei nidi d’ape, la magia dei numeri fiboniani…: numerosi sono i luoghi dove si nasconde la bellezza.

Il filosofo e pedagogista americano J.Dewey pubblicò nel 1934 (quando sull’ Europa gravavano le dittature) L’arte come esperienza, un libro in cui parla dell’esperienza come interazione tra l’uomo e l’ambiente naturale e sociale e sostiene che attraverso l’arte (quella degli artisti e quella degli artigiani ) si educa l’uomo in tutte le sue valenze.

Ex contrario: il Getsemani e la speranza

Sperimentiamo nell’esistenza quotidiana la fatica del vivere e l’oppressione del male nelle sue varie manifestazioni fisiche e morali, che ci riguardano come singoli individui e come comunità: malattie, umiliazioni, tradimenti, esclusione, depressione, decadimenti cognitivi, ignoranza, ingiustizie, miseria, sopraffazione, catastrofi naturali, guerre … Per un elenco parziale basta rivedere uno schema scolastico dell’ “Inferno” di Dante.

582993@2xPossiamo assumere il Getsemani (la suggestione è dall’omonimo recente saggio di Massimo Recalcati) ad emblema del male totale: in quell’orto Gesù sperimenta la solitudine, l’abbandono, il tradimento, l’abiezione, l’angoscia ai limiti della disperazione.

Il male ci inquieta, ci graffia, ci schiaccia, ci opprime nel nostro Getsemani. Eppure guardiamo al rovescio del male, ai valori positivi…Non ci rassegniamo alla coincidenza tra esistenza e destino e tentiamo di andare oltre, verso regioni inesplorate o ancora “nascoste, “velate”. La speranza, osserva Bloch, è principio dinamico in quanto il mondo diventa il laboratorium possibilis salutis hominis da praticare per experimentum. L’impegno è quello di risolvere la dissonanza tra mondo fattualmente esistente e speranza, esplorando le latenze o possibilità passive e attivando le tendenze o possibilità attive per realizzare il senso cercato e sperato, l’umano-cosmico e rendere il mondo il cosmo dell’uomo. Meglio: degli uomini, impegnati insieme nella costruzione della polis.

Un impegno comunitario. La bellezza, concetto polisemico…

Di un uomo per bene, educato, gentile, ben formato, buon cittadino diciamo che è una ”bella persona”. La bellezza è un termine polisemico che racchiude molti significati. Allo stesso modo Platone la ritiene “unico medico delle più grandi sofferenze dell’uomo” (Fedro,252b), come ricorda anche Foscolo che saluta nell’ amica risanata il ritorno dell’ “aurea beltade ond’ebbero ristoro unico ai mali le nate a vaneggiar menti mortali”. In breve: i valori che convergono nel bello sono antidoto al male.

mosc3a8La ricerca del bello, del vero, del giusto non è opera individuale, ma esito di un impegno che accomuna i cittadini di Kallipolis (città costruita e governata secondo giustizia) in un dialogo ermeneutico: la parola, il logos acquista luminosità e senso nel passaggio dall’io all’altro. Contro ogni relativismo.

L’educazione estetica è educazione a vedere con occhio esperto oltre l’immediato sensibile, ma anche, tout-court, a guardare, nel senso forte di custodire .

*Rielaborazione di un breve intervento al convegno ADI sul tema La scuola salverà la bellezza? Altamura,18 ott. 2019
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