La mobilità per l’apprendimento rappresenta, per gli istituti di istruzione e formazione e i fornitori di apprendimento non formale e informale, un forte stimolo a migliorare la qualità dell’apprendimento offerto. Consente di incontrare nuove culture, praticare le lingue e conoscere metodi di insegnamento e apprendimento innovativi e aiuta a sviluppare competenze necessarie per lo sviluppo personale, educativo e professionale: pensiero critico, competenza interculturale, capacità di comunicazione. Investendo nella mobilità per l’apprendimento, i Paesi europei possono costruire sistemi di istruzione e formazione più inclusivi, competitivi e resilienti.
Sono queste le motivazioni per cui l’UE ha deciso di intensificare il suo impegno nel promuovere la mobilità per l’apprendimento in tutti i percorsi di istruzione e formazione (scuola, istruzione superiore, istruzione e formazione professionale, apprendimento degli adulti e dei giovani, sport) presentando la proposta strategica dal titolo “‘Europe on the Move’ – learning mobility opportunities for everyone”. Essa consiste nella pubblicazione di alcuni documenti (una proposta di Raccomandazione al Consiglio da parte della Commissione[1], due documenti di lavoro in accompagnamento alla proposta[2] e due allegati[3]) che rappresentano il quadro di riferimento a sostegno dell’imminente emanazione della Raccomandazione del Consiglio dell’UE sulla mobilità per l’apprendimento. Quest’ultima avrà la finalità di rafforzare le condizioni quadro necessarie per consentire a un numero maggiore di persone di beneficiare di tutte le opportunità di mobilità offerte dal programma Erasmus+ e da altri programmi transfrontalieri.
A partire dalla Raccomandazione del Consiglio “Gioventù in movimento” del 2011, sono stati compiuti molti passi in avanti nell’abbattere le barriere alla mobilità per l’apprendimento, ma i dati dimostrano che sussistono ancora numerosi ostacoli che si frappongono alla piena realizzazione della mobilità per tutti. Tra le difficoltà ancora da affrontare viene fatto riferimento ai molteplici vincoli finanziari, amministrativi e sociali, alla mancanza di informazioni e orientamenti, alla portata limitata del riconoscimento automatico dei periodi di studio all’estero, alla persistenza di barriere linguistiche e di accessibilità.
1. I PIANI D’AZIONE NAZIONALI
Nel contesto attuale, caratterizzato dalla finalità di costruire, entro il 2030, lo Spazio Europeo dell’Istruzione[4], la proposta strategica della Commissione sosterrà gli sforzi degli Stati membri nell’attuare politiche adeguate ai rispettivi sistemi nazionali, per affrontare le sfide e fornire gli incentivi utili ad aumentare il numero e la qualità delle mobilità . A tale scopo, viene presentato un “Quadro di mobilità per l’apprendimento” che aiuterà i Paesi dell’UE a rafforzare le condizioni favorevoli alla mobilità. Restando esclusa, nel settore dell’istruzione e della formazione professionale, l’armonizzazione comunitaria delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri, il valore aggiunto europeo dell’iniziativa risiede principalmente nella capacità dell’UE di mobilitare l’impegno politico a livello nazionale e di sostenere i sistemi di istruzione e formazione attraverso orientamenti strategici e strumenti comuni, sollecitando lo sviluppo di piani d’azione nazionali o regionali, per il periodo 2025-2030.
Al di là dei nuovi obiettivi europei relativi alla mobilità, da raggiungere entro il 2030 (25% di laureati con un’esperienza di mobilità; 15% di discenti in mobilità frequentanti istruzione e formazione professionale; 20% i discenti con minori opportunità in mobilità in tutti i sistemi di istruzione, formazione, gioventù e sport), ai Paesi dell’UE viene richiesto di cooperare pienamente con la Commissione per quanto riguarda le azioni che saranno intraprese.
Di seguito, i principali orientamenti strategici individuabili nel nuovo Quadro della Commissione che aggiorna la precedente Raccomandazione del Consiglio del 2011 “Gioventù in movimento” e suggerisce agli Stati membri le piste da percorrere:
2. SVILUPPARE UNA CULTURA DELLA MOBILITÀ
La cultura della mobilità per l’apprendimento va sviluppata fornendo opportunità sistemiche di mobilità per fare in modo che essa diventi parte integrante di tutti i percorsi di istruzione e formazione. Ciò può essere realizzato trasformando la mobilità in percorso abituale e consolidato, integrando i periodi di mobilità per l’apprendimento all’estero in tutti i programmi di istruzione e formazione attraverso finestre di mobilità flessibili, corsi opzionali e altre opportunità, e sostenendo concretamente l’impegno delle organizzazioni nell’inviare ed accogliere le mobilità. Ugualmente, va riconosciuto il ruolo del personale nel preparare, incoraggiare e realizzare la mobilità e vanno offerte ai discenti informazioni mirate sulle varie opportunità, durante l’intero ciclo di apprendimento permanente. Vanno fornite informazioni alle organizzazioni anche mediante la creazione di promotori della mobilità ai fini dell’apprendimento (coordinatori, punti di contatto, ambasciatori o centri di informazione) a livello regionale o locale. Va, inoltre, promossa la cooperazione tra le autorità regionali e locali e gli erogatori di istruzione e formazione e ridotti gli oneri amministrativi.
3. RENDERE LA MOBILITÀ AI FINI DELL’APPRENDIMENTO PIÙ INCLUSIVA E ACCESSIBILE
A livello dell’UE, viene definito un preciso obiettivo di inclusione: entro il 2030, le persone con minori opportunità dovrebbero rappresentare almeno il 20% di tutti i discenti che beneficiano della mobilità ai fini dell’apprendimento. Offrire occasioni di mobilità all’estero ad una gamma molto più ampia di partecipanti significa costruire un forte senso di cittadinanza e di comprensione dei valori comuni in tutta Europa. Per incoraggiare una mobilità inclusiva, è necessario rimuovere gli ostacoli per le persone con minori opportunità o con disabilità sin dalle prime fasi di progettazione dell’attività di apprendimento, per rispondere alle loro esigenze e fornire il livello di sostegno necessario. Vanno sviluppate misure specifiche per favorire la mobilità delle persone con minori opportunità, come pure va dato supporto alle organizzazioni che ospitano tali persone, anche assegnando finanziamenti adeguati a livello nazionale o regionale e fornendo informazioni precise e tempestive sui finanziamenti disponibili, sulla tempistica dei pagamenti e su altri tipi di sostegno utili ai discenti in mobilità con problematiche di svantaggio.
4. SOSTENERE LA TRASPARENZA E IL RICONOSCIMENTO DEI RISULTATI DELL’APPRENDIMENTO
Viene raccomandato di promuovere il riconoscimento automatico dei risultati dei periodi di apprendimento all’estero nei settori dell’istruzione e della formazione a tutti i livelli, garantendo la coerenza del processo decisionale in materia di riconoscimento. Altrettanta importanza viene attribuita al sostegno del pieno riconoscimento delle competenze acquisite attraverso la mobilità anche nell’ambito dell’apprendimento non formale e informale, in modo che i risultati ottenuti possano essere utilizzati più facilmente nell’istruzione formale e nel mercato del lavoro. Per tale motivo, viene promossa la cooperazione in materia di modalità di convalida tra gli organismi competenti in tutti i settori dell’istruzione e della formazione, gli erogatori di apprendimento non formale e le organizzazioni della società civile. Viene suggerito, altresì, l’uso sistematico delle credenziali e degli strumenti dell’UE che sostengono la trasparenza e la convalida dei risultati dei periodi di apprendimento all’estero, in particolare Youthpass e la piattaforma Europass/Europass Mobility.
5. PROMUOVERE I VALORI DELL’UE ATTRAVERSO LA MOBILITÀ AI FINI DELL’APPRENDIMENTO
Nelle “Conclusioni del Consiglio sul contributo dell’istruzione e della formazione al rafforzamento dei valori comuni europei e della cittadinanza democratica” del 1° dicembre 2023[5] viene affermato che l’ambizione di realizzare lo Spazio europeo dell’Istruzione si fonda su una serie di valori e principi fondamentali comuni in materia di istruzione che, in quanto vettori di coesione e di integrazione, vanno continuamente rafforzati: qualità, uguaglianza, equità, successo per tutti, inclusione, rispetto e diversità.
In tale contesto, i sistemi di istruzione e formazione devono non solo prevedere le nuove sfide, adeguarvisi e rispondervi in modo opportuno, ma anche contribuire al futuro delle democrazie degli Stati membri e dell’UE formando cittadini attivi, impegnati e creativi che siano consapevoli dei loro valori comuni e siano in grado di migliorare l’ambiente in cui vivono.
Per sostenere l’interazione e la comprensione tra tutti i cittadini europei occorre incoraggiare la mobilità, i gemellaggi e la cooperazione transnazionale, nell’ambito dell’intera comunità europea dell’istruzione (alunni, studenti, tirocinanti, docenti, personale della scuola, volontari e dirigenti), a tutti i livelli, e in tutte le tipologie di istruzione e formazione. Viene sottolineato il potenziale che hanno nella formazione sia la mobilità che gli scambi di buone pratiche per il dialogo interculturale, la cittadinanza attiva, la promozione di valori comuni e lo sviluppo di un senso di appartenenza all’Unione Europea. Un’esperienza più intensa e diretta aiuta a comprendere cosa significhi essere europei e rafforza la dimensione europea dell’istruzione e della formazione. I valori dell’UE possono essere promossi arricchendo le attività di mobilità ai fini dell’apprendimento con esperienze di formazione in materia di consapevolezza interculturale, impegno civico, valori e diritti fondamentali dell’UE, fornendo ai discenti, agli educatori e al personale in arrivo informazioni pertinenti al contesto locale e creando una cultura dell’accoglienza che incoraggi la partecipazione di tutti alla vita delle comunità ospitanti.
6. MOBILITÀ E FORMAZIONE DEI DOCENTI EUROPEI
Fin dalla sua istituzione, lo Spazio europeo dell’Istruzione ha previsto di “rendere la mobilità internazionale parte integrante della formazione dei docenti” e di promuovere una formazione mirata a rafforzare la dimensione “internazionale” degli istituti scolastici.
In un precedente contributo[6] sono state evidenziate le nuove opportunità, recentemente offerte dall’Europa, per migliorare le politiche e le pratiche di formazione, secondo una prospettiva europea e internazionale. Le Accademie degli Insegnanti (Teacher Academies), sostenute dal nuovo Programma Erasmus+, migliorano la capacità degli istituti di istruzione e formazione nell’ospitare e beneficiare delle attività di mobilità e sperimentano nuove misure che consentono l’apprendimento reciproco tra docenti e formatori degli insegnanti attraverso reti transnazionali, comunità di pratica e programmi congiunti tra istituti di formazione dei docenti.
La proposta della Commissione “Europe on the Move” si colloca in tale contesto, come dimostra l’allegato dal titolo “Quadro politico dedicato alla mobilità degli insegnanti”[7]. Il documento risulta in piena coerenza sia con le “Conclusioni del Consiglio sui docenti e i formatori europei del futuro” del 9 Giugno 2020, sia con le “Conclusioni del Consiglio sul rafforzamento della mobilità degli insegnanti e dei formatori” del 21 aprile 2022 e propone di trasformare la mobilità in una parte essenziale della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti. È innegabile, infatti, che un’esperienza di mobilità incoraggia gli insegnanti ad essere proattivi e innovativi, promuove la fiducia in se stessi, contribuisce a sviluppare il senso di appartenenza a una comunità europea, migliora la pratica professionale e le competenze disciplinari e pedagogiche, rende la professione docente più attrattiva, favorisce la mobilità dei discenti, migliora le prassi in uso negli istituti di appartenenza contribuendo, in senso lato, al rinnovamento del sistema d’istruzione e di formazione.
Nel Quadro viene suggerita l’istituzione di “finestre di mobilità” nell’anno accademico dei docenti in formazione iniziale, per consentire di partecipare facilmente ai periodi di mobilità senza compromettere i loro studi o, ancora l’introduzione, nei programmi di studio, di moduli dedicati all’acquisizione delle competenze necessarie per svolgere periodi di mobilità per l’apprendimento all’estero (riguardanti, ad esempio, le competenze linguistiche, la mediazione interculturale, le competenze digitali). Per i docenti in servizio, viene suggerito di incentivare la mobilità premiando i docenti che svolgono un periodo di mobilità all’estero e riconoscendo i risultati come parte legittima e preziosa della loro attività professionale. L’individuazione e l’integrazione di finestre di mobilità nell’anno scolastico, permetterebbe la mobilità quando l’invio e l’accoglienza degli insegnanti è facile da attuare e quando gli insegnanti sostitutivi sono garantiti.
7. UNA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE: IL COORDINATORE DELLA MOBILITA’
Nel suddetto Quadro, inoltre, gli Stati membri vengono sollecitati a stanziare le risorse necessarie per assegnare specifico personale alla mobilità. Per la prima volta viene fatto riferimento ad un profilo docente – il “coordinatore della mobilità” – con compiti relativi alla preparazione ed attuazione di progetti e attività di mobilità, come ad esempio il tutoraggio degli insegnanti ospitati dalle scuole, il sostegno agli istituti di accoglienza e di invio e la gestione delle procedure logistiche e amministrative. Parimenti, nella proposta di Raccomandazione si sottolinea che gli insegnanti che abbiano avuto esperienze di mobilità debbano essere considerati dei modelli di ruolo, docenti di riferimento a cui ispirarsi per avviare pratiche di successo all’interno delle scuole, figure importanti per i discenti e promotori chiave della mobilità per l’apprendimento nelle scuole. Questo aspetto risulta ben specificato nel documento di lavoro della Commissione (si veda nota 2) in cui si ribadisce che “affinché alcuni insegnanti possano beneficiare delle attività di mobilità, parte del personale deve agire come gestori di progetto e coordinatori della mobilità: preparare domande di progetto, trovare partner all’estero, gestire fondi UE e rendicontare. Si tratta di compiti nuovi per il personale che incontra ostacoli nel ricevere una formazione adeguata e nel vedere riconosciuto il proprio lavoro. Affrontare questi problemi è un elemento cruciale per rendere le opportunità di mobilità uno standard nelle scuole europee”.
È auspicabile che la rilevanza europea di tali riferimenti alla figura del “coordinatore della mobilità” possa indurre gli Stati membri a muoversi nella direzione di un riconoscimento formale del personale che rende possibili le mobilità per l’apprendimento nelle istituzioni scolastiche e che spesso svolge il proprio lavoro come compito aggiuntivo e di frequente scarsamente considerato.
La questione della valorizzazione e della carriera dei docenti è da tempo approfondita da ADi[8] che la considera cruciale per garantire la qualità del nostro sistema di istruzione. Sebbene trascurata dal sistema scolastico italiano, tale tematica appare sempre più oggetto di attenzione da parte dell’UE, tanto è vero che alcuni documenti europei[9] invitano alla creazione nelle scuole di una leadership distribuita e di un’effettiva leadership intermedia, mediante la costruzione di nuovi profili professionali.
8. IL CONTRIBUTO DELL’ADi A MOBILITA’ PER L’APPRENDIMENTO E INTERNAZIONALIZZAZIONE
Il Progetto di Accreditamento Erasmus+ 2021-1-IT02-KA120-SCH-000045533 di ADi – approvato nel 2022 e giunto alla seconda annualità – sembra aver anticipato la proposta della Commissione “Europe on the Move” per ciò che riguarda il profilo del “coordinatore della mobilità”. Infatti, il primo dei due obiettivi del Progetto, oltre a mirare allo sviluppo della dimensione internazionale delle scuole associate ADi, prevede la definizione delle competenze del docente con “vocazione interculturale”, con compiuta esperienza in materia di mobilità internazionale e dotato di competenze specifiche e di peculiari skills trasversali. Tali competenze non riguarderanno solo la capacità progettuale e gestionale, ma anche l’attitudine a veicolare e a integrare, nella propria realtà scolastica, metodologie e pratiche di “internazionalizzazione“, sperimentate durante le attività di mobilità. La costruzione di un set di standard professionali che definirà il profilo di tale docente sarà utile per poter attestare le sue competenze specifiche nell’ipotesi in cui il nostro sistema scolastico, facendo finalmente proprio l’orientamento dell’UE, riconosca una carriera docente che valorizzi anche tale figura professionale.
La mobilità per l’apprendimento assume notevole rilevanza anche nel secondo obiettivo del Progetto di Accreditamento di ADi, che mira alla conoscenza approfondita di “best practices” europee, mediante esperienza diretta negli ambienti e nei contesti di produzione. La finalità è quella di trasferire, mediante corsi di formazione da proporre nei contesti scolastici interessati alla formazione dell’Associazione, tematiche pedagogiche e didattiche intercettate a livello internazionale. Tali tematiche sono state selezionate (e lo saranno anche per le prossime annualità) sulla base della loro rilevanza e attinenza con le richieste del mondo della scuola e approfondite mediante la partecipazione a corsi di formazione e ad attività di job shadowing svolti insieme a formatori e docenti di altri Paesi. A completamento dei percorsi formativi organizzati dagli esperti ADi è previsto anche l’invito ad esperti e professionisti qualificati europei, con i quali si organizzeranno laboratori, incontri di formazione e visite alle scuole per attività di confronto, approfondimento e riflessione sulle “buone pratiche”.
In questo percorso di sviluppo di una dimensione internazionale del contesto scolastico, ADi inoltre intende offrire alle scuole percorsi formativi attraverso i quali, nell’ambito del quadro di riferimento rappresentato dalle politiche europee nel settore dell’istruzione, si forniranno i principali strumenti per progettare in chiave europea, si daranno informazioni anche riguardanti azioni del Programma Erasmus meno note e mirate al rafforzamento della cittadinanza europea e si esamineranno pratiche formative in uso in contesti scolastici europei di eccellenza.
In ADi c’è da tempo piena consapevolezza che la formazione dei docenti debba essere sviluppata in chiave europea e che, pertanto, non si possa prescindere dal confronto con la scuola “degli altri” e dalla comparazione con quanto viene realizzato negli altri sistemi scolastici.
9. VALUTAZIONE IN ITINERE DEI PIANI DI MOBILITA’ NAZIONALI
La Raccomandazione del Consiglio ‘Europe on the Move’, una volta emanata, dovrebbe produrre i suoi effetti nei prossimi anni, in quanto gli Stati membri sono invitati a adottare, entro il 2025, un approccio sistemico per superare gli ostacoli alla mobilità per l’apprendimento, in linea con i suggerimenti provenienti dall’UE. Per monitorare i progressi compiuti dai Paesi europei nel sostenere la mobilità, valutare l’impatto delle azioni avviate e riesaminare i piani d’azione nazionali elaborati per il periodo 2025-2030, verrà utilizzato il Mobility Scoreboard[10], un quadro di valutazione della mobilità istituito, nel 2016, per dare seguito alla Raccomandazione del Consiglio “Youth on the Move” del 2011. Attualmente, esso contiene indicatori riferiti solo al settore dell’istruzione superiore e dell’istruzione e formazione professionale iniziale. Ma la proposta della Commissione prevede di rinnovarlo, estendendolo a tutti i settori dell’istruzione e della formazione e della gioventù. Sulla base dei dati acquisiti, la Commissione redigerà una relazione di sintesi nel 2026.
10. CONCLUSIONI
Le istituzioni scolastiche sono da tempo chiamate ad impegnarsi per organizzare e/o aggiornare la propria strategia di internazionalizzazione, al fine di contribuire in maniera più incisiva alla costruzione dell’identità europea dei giovani, fornendo ad essi le risorse necessarie affinché diventino cittadini attivi e protagonisti di un cambiamento positivo, ispirato dai valori e dai principi fondamentali dell’UE. Questo impegno va sviluppato anche definendo obiettivi a breve, medio e lungo termine che, progressivamente, rendano la mobilità parte integrante delle attività della scuola. A tal fine sarà utile incentivare le mobilità per l’apprendimento dei discenti, o mettere a sistema alcune attività come l’invio e l’accoglienza di insegnanti e la cooperazione con organizzazioni all’estero. Come pure, il processo di internazionalizzazione delle scuole potrà ricevere sicuro sviluppo dall’introduzione e dalla sperimentazione, nel contesto scolastico di riferimento, delle buone prassi approfondite durante le attività di mobilità.
Nell’attesa che i singoli Stati avviino le azioni sollecitate dall’Europa, sarebbe importante che le istituzioni scolastiche prendessero spunto dall’importante documentazione “Europe on the Move” per aggiornare, fin da subito, la propria strategia di internazionalizzazione. Andrebbe privilegiata la qualità piuttosto che la quantità dei progetti di scambio e cooperazione, operando una accurata selezione delle azioni da avviare. La qualità della progettazione europea va curata anche lavorando per rafforzare l’impatto dei risultati in termini di efficacia e di sostenibilità all’interno del proprio contesto scolastico e producendo una documentazione strutturata che renda fruibili, in contesti diversi, le esperienze e i modelli realizzati.
In questo percorso orientato a costruire una dimensione internazionale più solida e concreta, oltre che basata sui valori comuni europei, le scuole potranno trovare un competente sostegno nella formazione che ADi si propone di offrire, coerentemente con la forte vocazione, che la caratterizza, al confronto internazionale e all’approfondimento delle buone pratiche in Europa e nel mondo.
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