Anantha Duraiappah – Educare all’Humanitas. Il paradigma olistico

Atti del Seminario Internazionale ADi Online – Febbraio 2021

Dall’India di Gandhi con gentilezza

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EDUCARE ALL’HUMANITAS
Il paradigma olistico

Anantha Duraiappah
Direttore dell’ UNESCO MGIEP Nuova Delhi

 

INTRODUZIONE

6aGrazie per l’invito.
Vorrei darvi innanzitutto alcune informazioni sull’Istituto che dirigo.
Si chiama Mahatma Gandhi Institute of Education for Peace and Sustainable Development (MGIEP), Istituto di Educazione alla Pace e allo Sviluppo Sostenibile Mahatma Gandhi, con sede a Nuova Delhi, India.

L’attività del nostro Istituto si concentra sull’obiettivo 4.7 dell’Agenda 2030: per lo Sviluppo Sostenibile: un’educazione rivolta alla promozione di società pacifiche e sostenibili.  A questo fine la visione che ci guida è “trasformare l’educazione per l’humanitas”. Una visione cruciale in un’epoca di globalizzazione caratterizzata da una crescita economica esponenziale accompagnata da crescenti disuguaglianze e da devastanti cambiamenti climatici, da un aumento della popolazione insieme all’aumento di migrazioni e di rifugiati.

Il nostro Istituto, creato nel 2009, ha avuto la fortuna di nascere e svilupparsi in un’epoca in cui c’è un grande fiorire di interesse per le scienze dell’educazione e per le neuroscienze applicate all’educazione.

 Ci sono molti studi su SEL, Social and Emotional Learning (Apprendimento sociale ed emozionale) e sulle soft skills che io amo chiamare “super hard skills”, perché considero competenze come mindfulness, autoregolazione, empatia e compassione, molto più importanti, durature e complesse rispetto alle competenze disciplinaristiche.

Negli ultimi quattro o cinque anni ci siamo avvalsi dei migliori ricercatori di tutto il mondo, per quanto riguarda lo sviluppo di queste competenze, di cui vi parlerò.

Vi parlerò dell’human flourishing, dell’educazione per far fiorire l’humanitas, non il capitale, ma comincerò da alcuni dati molto negativi per descrivere aspetti cruciali della situazione in cui ci troviamo.

COSA CI DICONO ALCUNI DATI

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Uno dei maggiori problemi che stiamo affrontando fra i giovani   consiste nel fatto che in India il 25% dei ragazzi tra 13 e 15 anni soffre di qualche forma di depressione. Un numero elevatissimo, una statistica che mi ha scioccato.  E tenete conto che questi dati di provenienza OMS si riferiscono solo ai casi denunciati, è quindi una cifra ottimistica, perché la tendenza è a nasconderli. Ragazzi tra i 13 e 15 anni che dovrebbero ancora giocare sereni e allegri, si trovano in depressione e questo ha molto a che fare con l’ambiente scolastico.

Ma ci sono altri dati impressionanti, in un anno in India si sono avuti 80.000 suicidi di giovani tra i 15 e i 19 anni. E anche in questo caso l’istruzione c’entra.

Un altro dato preoccupante riguarda l’aumento dell’intolleranza e dell’estremismo violento, che attraversa religioni, razze, politica e altri dati demografici sociali o economici. Abbiamo fatto interviste con ex jihadisti, talebani e primatisti bianchi. Abbiamo voluto capire cosa li abbia spinti a fare quello che hanno fatto. Alla base di questi fenomeni c’è sempre una cosa in comune: la violenza è motivata e giustificata dall’odio.

Ci sono poi i problemi gravissimi a livello globale come i cambiamenti climatici e l’aumento di migrazioni di massa. Tutte questioni rispetto alle quali la scuola non può rimanere estranea e che   richiedono di essere affrontate non solo a livello razionale, ma anche di coinvolgimento emozionale.

Altri dati ci dicono che i costi dell’istruzione crescono in maniera esponenziale, l’istruzione potrebbe diventare un bene non per tutti ma per pochi, con un crescente fenomeno di privatizzazione.

Infine, il persistere di un sistema d’istruzione tradizionale, controllato e strumentale, incurante delle situazioni descritte.

DI COSA ABBIAMO BISOGNO?

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Di fronte alla situazione che vi ho sinteticamente descritto. Allora, di cosa abbiamo bisogno?

Riassumo con tre brevi frasi ciò che secondo il mio Istituto dovremmo perseguire:

  • Un‘educazione per la rinascita dell’humanitas.
  • Un’educazione volta alla
  • Un nuovo approccio basato su scienza ed evidenza.

Vediamo ora cosa intendo con queste affermazioni.

Un approccio all’educazione basato su scienza ed evidenza

image007Occorre innanzitutto avere un approccio ai temi dell’educazione/istruzione basato sulla scienza e l’evidenza.  In questo ci possono aiutare le neuroscienze, anche se la loro applicazione all’istruzione è relativamente recente e non abbiamo risposte certe.

Da un punto di vista neurobiologico ogni essere umano nasce con una naturale propensione al bene, all’empatia, alla gentilezza. Questo tratto naturale, tuttavia, è stato compromesso dall’ambiente esterno a cui siamo sottoposti. Oggi il ritmo frenetico della vita, la crescente insicurezza occupazionale, lo stress che deriva dal bisogno di eccellere in ogni momento e il continuo aumento di eventi estremi causati dai cambiamenti climatici hanno offuscato la nostra sensibilità nei confronti degli altri. Dobbiamo ricreare la nostra naturale inclinazione a praticare la gentilezza, perchè quando ce ne allontaniamo ci ritroviamo in situazioni di depressione, di stress, di e ansia, perché andiamo contro il flusso naturale del nostro essere umani.

Le neuroscienze ci hanno dimostrato che così come si insegna e si apprende la lingua e la matematica si possono coltivare e fare apprendere l’autoconsapevolezza, l’empatia e la compassione.

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Alla base di qualsiasi apprendimento c’è la neuroplasticità, ossia la capacità del cervello di modificare la propria struttura e il proprio funzionamento, formando formare nuove connessioni neurali, in risposta all’attività e all’esperienza.

 Questo ha rivelato un’importante realtà: la capacità del cervello di cambiare per tutta la vita, di riorganizzare percorsi e creare nuove connessioni.

Il cervello umano viene generalmente rappresentato da due parti distinte, “il cervello pensante” attivato dalla neocorteccia e il “cervello sociale ed emozionale” attivato dalla corteccia limbica. Ma la scienza dimostra che ogni comportamento e azione si basa sul flusso continuo fra emozionale e razionale. La cognizione è plasmata per via emozionale. Non c’è opposizione tra cognizione ed emozione, ma vi sono più forme di articolazione tra emozione e cognizione nel processo decisionale. Bisogna capire che cos’è predominante in quella rete che determina il comportamento, e porta a decisioni   razionali o irrazionali.

A questo riguardo vi consiglio un bellissimo libro del 2008 di Dan Ariely: Predictably Irrational: The Hidden Forces That Shape Our Decisions (Prevedibilmente irrazionale: le forze nascoste che influenzano le nostre decisioni). In una carrellata di esperimenti divertenti e sorprendenti, Dan in cui Ariely dimostra che il processo decisionale si basa spesso su elementi irrazionali, dovuto al nostro essere più emotivi che raziocinanti.

Un altro libro molto interessante, anche se più difficile, è Behave: The biology of humans at Our Best and Worst (letteralmente “Comportamento: la biologia degli umani nel nostro meglio e nel nostro peggio”) di Robert Sapolsky (2017). Un testo che può essere definito lo stato dell’arte sulle conoscenze dei comportamenti umani dal punto di vista scientifico e biologico.

La questione più importante che Sapolsky affronta è: quali sono le cause dell’aggressività o della compassione? Cosa ci spinge ad azioni terribili e cosa potrebbe aiutarci a promuovere i nostri migliori comportamenti? Come si sono evoluti nel nostro cervello l’odio e la violenza e come possono essere sradicati?

Nell’affrontare il tema dei comportamenti, nell’assumere SEL come questione fondamentale nell’educazione dei giovani abbiamo analizzato diversi framework, ad esempio il lavoro che fa il Max Planck Institute for Human Development in Germania. E ancora abbiamo incluso nel nostro governing board Richard Davidson, Professore di psicologia e psichiatria all’Università del Wisconsin, uno scienziato di chiara fama la cui ricerca si concentra sulle basi neurali dell’emozione e dello stile emotivo, nonché sui metodi per promuovere la “fioritura dell’humanitas”.

L’importanza dell’apprendimento sociale ed emozionale

image011Tutte le recenti ricerche neuroscientifiche suggeriscono, dunque, che le emozioni svolgono un ruolo assolutamente significativo nel processo decisionale.  Se è così, questa dimensione, sia che la chiamiamo emotiva o irrazionale, può diventare un elemento salvifico per l’umanità. L’educazione dei giovani all’apprendimento sociale ed emozionale (SEL) può aiutare a suscitare atti di gentilezza, che noi al MGIEP chiamiamo “accendere i neuroni di Gandhi”.

Negli ultimi anni, SEL è emersa come un insieme di competenze attraverso le quali gli individui riconoscono e regolano le emozioni, identificano lo scopo positivo, dimostrano empatia per gli altri, intraprendono azioni costruttive e promuovono il fiorire dell’humanitas.

image013Noi abbiamo assunto un framework che definisce SEL in quattro competenze, che lungi dall’essere soft skills, sono da noi considerate, come vi dicevo all’inizio, super hard skills, capaci di incoraggiare la gentilezza e promuovere il comportamento prosociale; esse sono: Empatia (E), Mindfulness (M), Compassione (C) e indagine Critica (C),complessivamente definite on la sigla EMC2

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Il framework EMC2

Vediamo un po’ più in dettaglio:

  1. Empatia: è la capacità di capire l’altro a partire dalla prospettiva dell’altro non dalla propria; è la capacità di riconoscere le emozioni e di mettersi in sintonia con gli stati emotivi dell’ altro, come la felicità, l’eccitazione, il dolore o la paura. L’empatia è naturalmente incorporata nel cervello umano entro la “rete dei neuroni specchio” e costituisce la base della struttura sociale.
  1. Mindfulness: è la consapevolezza cosciente che deriva dal prestare attenzione all’esperienza del momento, in modo non giudicante. Attraverso una serie ben studiata di esercizi e pratiche, educa il cervello a coltivare una regolazione consapevole su: 1) dove risiede l’attenzione, 2) come vengono vissute le emozioni e i sentimenti, 3) come possono il pensiero, le credenze e i valori influenzare la capacità di prestare attenzione e regolare le emozioni. Ho dei colleghi in Giappone che mi dicono che hanno tante regolamentazione a livello emotivo (tutti sappiamo quanto siano gentili i giapponesi), ma questa non è regolazione consapevole bensì soppressione emotiva, che nulla ha a che fare con la mindfulness.
  1. Compassione, è un’espressione della gentilezza, è la capacità di agire positivamente per alleviare la sofferenza dell’altro. E’ mettere l’empatia in pratica. Richiede un’azione comportamentale motivata dalla necessità e dal desiderio di migliorare il benessere dell’altro ed è la base fondamentale per promuovere il comportamento prosociale.
  1. Indagine Critica è la continua capacità di mettere in discussione e valutare decisioni, azioni e cambiamenti comportamentali attraverso l’osservazione, l’esperienza, il pensiero, il ragionamento e il giudizio.

 

 

IL CURRICOLO LIBRE

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I curricula attuali sviluppano le competenze disciplinaristiche ma ignorano i processi di “autoregolamentazione”, di “compassione” e di “indagine”, per questo come Istituto MGIEP abbiamo progettato un nuovo modello di curricolo, LIBRE.

LIBRE integra l’approccio pedagogico dell’indagine critica con la consapevolezza, l’empatia e l’addestramento alla compassione, che si traducono in un’esperienza di apprendimento guidata dallo studente e interattiva.

Tenendo conto dei risultati delle neuroscienze, abbiamo dunque incluso nel curricolo l’educazione esplicita delle quattro competenze prima descritte, ossia 1. Empatia, 2. Mindfulness, 3. Compassione, 4.  Indagine Critica.

Esse non sono assunte come competenze a sé stanti, ma integrate con le competenze disciplinaristiche, così da educare l’intero cervello, con la finalità di promuovere società pacifiche e sostenibili.

 La ricerca nelle scienze cognitive ci indica che

  1. l’apprendimento dovrebbe essere progettato per alimentare l ‘”intero cervello“;
  2. non ci sono in natura due cervelli umani identici; ogni cervello è unico e l’apprendimento dovrebbe quindi essere “personalizzato“, adattato in modo ottimale ad ogni discente;
  3. la motivazione è la chiave per garantire l’apprendimento permanente.

Questi sono i tre obiettivi che hanno guidato la progettazione del processo Libre. Più in particolare essi sono così definibili:

  • 3aUn apprendimento che impegna “tutto il cervello”
    E’ questione ormai acquisita che l’educazione debba includere l’apprendimento delle competenze sociali ed emozionali oltre al pensiero logico e razionale. Pertanto, al fine di adottare un approccio che impegni l’ “intero cervello”, il contenuto del curricolo deve essere progettato per sviluppare contestualmente le competenze sociali ed emozionali e il pensiero razionale e logico.
  • Un apprendimento motivante
    3bGli attuali sistemi di istruzione tendono a concentrarsi principalmente sulla motivazione estrinseca, voti ecc.., mentre si fa poco per sviluppare o incoraggiare la motivazione intrinseca. Per garantire che la motivazione sia focalizzata sul compito e non solo sulla ricompensa, è importante incoraggiare un apprendimento per obiettivi e compiti, capace di creare motivazioni sia intrinseche che estrinseche.
  • 3cUn apprendimento personalizzato
    Quasi tutti i curricoli sono progettati in modo standardizzato, uguale per tutti. Ma la ricerca delle neuroscienze ci dice che ogni studente ha un suo personale percorso di apprendimento, determinato in parte dal cablaggio del cervello e in parte dalla connettività ambientale. Queste conoscenze hanno condotto a un approccio centrato sullo studente (Learner-led approach in education LED), ossia allo sviluppo di processi di apprendimento significativi per ciascun discente.

La metodologia pedagogica di Libre

Al fine di creare esperienze di apprendimento che siano multisensoriali, gratificanti, interattive e coinvolgenti, il “processo Libre” integra diverse pedagogie, più precisamente:

  1. lo storytelling;
  2. la riflessione;
  3. la gamification;
  4. l’indagine critica;
  5. il dialogo;
  6. la pedagogia digitale.

Non usiamo il termine TIC ma pedagogie digitali, perché non si tratta solo di strumenti tecnologici, ma di modalità di apprendimento digitale che deve essere divertente, gratificante, multisensoriale, immersivo ed esperienziale. La combinazione di tecnologia immersiva con una solida pratica pedagogica, non solo supporta le lezioni in classe, ma crea anche negli studenti una motivazione intrinseca che dura tutta la vita.

Vediamo un po’ più in dettaglio queste pedagogie.

  • Storytelling
    5aLe storie sono una parte naturale e ineludibile dell’evoluzione umana e fanno parte di quasi tutte le culture. Continuano ad essere uno dei modi più popolari con cui le comunità umane trasmettono di generazione in generazione le informazioni culturalmente rilevanti. Le storie possono essere in forma di narrazioni o studi di casi.
  • Pratica riflessiva
    5bLa pratica riflessiva è la capacità di riflettere sulle proprie azioni nel corso dddell’apprendimento continuo. La riflessione è un processo fondamentale e naturale che continua anche quando non pensiamo in modo consapevole ed è una prerogativa dell’autoanalisi e dell’autoregolazione. Le riflessioni forniscono agli studenti metodi utili per identificare e valutare le connessioni tra l’apprendimento in classe e l’esperienza pratica.
  • Giochi e Gamification
    5cA differenza della didattica tradizionale i giochi richiedono agli studenti di essere attivi, coinvolti e interattivi. Consentono loro di costruire conoscenze, abilità e attitudini mentre vivono consapevolmente una esperienza. I giochi possono essere progettati per fornire contenuti in un ambiente interattivo che consente ai giocatori di apprendere attraverso le loro esperienze nel corso della navigazione.
  • Indagine critica
    5wL’apprendimento orientato all’indagine è un approccio pedagogico che incoraggia gli studenti a trovare le risposte al problema affrontato attraverso l’osservazione, il pensiero e il ragionamento propri o comuni e facendo leva sul proprio giudizio ed esperienza.
  • Discussione (Dialogo)
    5w1La pedagogia del dialogo o discussione tratta tutti i partecipanti alla pari, siano essi insegnanti o studenti, e attraverso il riconoscimento dei diversi punti di vista e valori conduce a una nuova, e spesso migliore, comprensione di concetti e idee. nnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn nn nnnnn  n    nn     n nn
  • Pedagogie digitali
    5w2La tecnologia, che costituisce una parte fondamentale del processo Libre, non solo è progredita in modo rapidissimo nell’ultimo decennio, ma ha reso le informazioni accessibili e trasmissibili a tutti. Le nuove tecnologie digitali disponibili oggi hanno la potenzialità di trasformare l’istruzione, rendendola non più solo “trasmissiva” ma “trasformativa”. Le pedagogie specifiche, tra cui storytelling, gamification, indagine, riflessione e dialogo, sono oggi rese accessibili a tutti dalle tecnologie digitali e hanno la potenzialità e il potere di offrire un’esperienza di apprendimento interattiva guidata dallo studente.

Un esempio di metodologia Libre: lo studio del cambiamento climatico (click per ingrandire)

Provo a spiegarlo con un esempio: come affrontare in classe il tema del cambiamento climatico.

 Si comincia con una parte informativa di tipo cognitivo, razionale: che cos’è il cambiamento climatico, quali evidenze, quali le cause, effetto serra, deforestazione, le responsabilità, chi ne rende conto.

Poi c’è la parte umana ed è questa che assume particolare interesse, perché riguarda la maggiore vulnerabilità ai cambiamenti climatici (cibo, acqua, alluvioni, siccità, malattie), gli effetti che producono sulla salute, sulla sicurezza, sul benessere materiale, che insieme costituiscono il benessere dell’umanità.

Si affrontano quindi le possibili soluzioni attraverso: 1) azioni di adattamento (riduzione della disponibilità di acqua, protezione delle coste e dell’innalzamento dei mari, sviluppo di varietà di colture resilienti), che comportano anche “azioni di gentilezza”;2) azioni di mitigazione (ridurre le emissioni di gas serra- trasporti, energia, industria-; ridurre la deforestazione), e l’inevitabile analisi delle contraddizioni, degli interessi contrastanti in gioco.

Si tratta quindi di uno studio a tutto campo, che impegna” tutto il cervello”, sviluppando insieme il pensiero logico e razionale e le competenze sociali ed emozionali, con l’utilizzo di tutte le componenti che costituiscono il framework di SEL (Empathy, Mindfulness, Compassion, Critical inquiry), e le diverse pedagogie

Un apprendimento basato sull’indagine critica che porta alla consapevolezza e stimola la responsabilità e “azioni di gentilezza”.

CALL TO ACTION

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E siamo al Call to Action vi do una serie di indicazioni e strumenti per poter mettere in pratica ciò di cui abbiamo fin qui parlato.

 

Abbiamo FramerSpace, una piattaforma digitale basata sull’intelligenza artificiale progettata dall’UNESCO MGIEP, che aiuta progettisti di curricoli, decisori politici, sviluppatori di contenuti, insegnanti e studenti a ripensare il modo in cui, nel 21° secolo, può essere sviluppato un apprendimento che integri le competenze cognitive con quelle sociali ed emozionali, che sono la base per la costruzione di società pacifiche e sostenibili. Al centro della progettazione e dello sviluppo di questa piattaforma, c’è la domanda: “Come apprendono gli studenti?”

FramerSpace è stata concepita per impartire un apprendimento personalizzato, con contenuti che si adattano alle capacità dei singoli studenti, al loro stile di apprendimento, al loro livello di conoscenza e alle loro preferenze.

FramerSpace offre una serie di corsi, sviluppati dal team dell’UNESCO MGIEP, che fanno apprendere agli studenti le principali competenze sociali ed emozionali, attraverso dibattiti e dialoghi su temi cruciali a livello globale, quali la prevenzione dell’estremismo violento, l’azione contro i cambiamenti climatici, l’uguaglianza e l’equità.

Con FramerSpace, l’UNESCO MGIEP mira a democratizzare l’educazione fornendo soluzioni di apprendimento personalizzate per gli studenti di tutto il mondo; a questo fine collabora con governi e Ministeri della Pubblica Istruzione di diversi Paesi, a cui dà libero accesso a questa piattaforma di apprendimento digitale unica nel suo genere.

Un invito, quindi, anche a voi di utilizzarla.

Nel corso della prima conferenza mondiale della gioventù sulla gentilezza   tenuta a Nuova Delhi   nell’agosto 2019, in occasione del 150° anniversario della nascita di Gandhi, è stata lanciata la Dichiarazione sulla gentilezza per lo sviluppo sostenibile

Si tratta di un Manifesto che fa appello ai giovani di tutto il mondo   e alle loro organizzazioni per implementare gli obiettivi dell’Agenda 2030 attraverso atti trasformativi di gentilezza.

Da questa iniziativa è nata la Global Youth Alliance, che sta spingendo gli Stati membri dell’ONU a dichiarare il decennio 2021-2030 la Decade della Gentilezza.

Nell’ ambito di queste iniziative, nate sotto il monito di Kindness matters, la gentilezza conta, vi invito a sollecitare i vostri studenti a creare Club della Gentilezza che si colleghino alla Global Youth Alliance.

CONCLUSIONE

Concludo riproponendovi quelli che sono i miei tre Must:

  • 8aDobbiamo alimentare entrambe le parti del nostro cervello, razionale ed emozionale, per costruire intelligenza emozionale e resilienza.
  • Dobbiamo integrare SEL nell’educazione, sviluppando nei ragazzi empatia, mindfulness, compasssione, e pensiero critico.
  • Dobbiamo incoraggiare “atti di gentilezza” in maniera consapevoleempatica e critica, attraverso I’apprendimento basato sui progetti nei curricoli scolastici.

Grazie per l’attenzione.

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