Una bussola per insegnare: come orientarsi in un futuro imprevedibile

Suzanne Dillon

In principio era la Bussola dell’Apprendimento

Sono molto grata per l’invito a parlare oggi. So che in passato avete avuto una presentazione sulla nostra Bussola dell’Apprendimento, quindi non mi soffermerò su questo, faccio solo un breve quadro, in modo che possiate collocare la mia presentazione di oggi. Il nostro Global Forum on the Future of Education and Skills è iniziato nel 2015 per esplorare due questioni.

La prima domanda è stata sul “che cosa”. Di che tipo di abilità e competenze hanno bisogno i giovani per realizzarsi e dare forma al loro futuro? L’attenzione era rivolta al curricolo, alla riprogettazione del curricolo e abbiamo risposto a questa domanda nel 2019, quando abbiamo pubblicato la nostra Bussola dell’Apprendimento. Questa “bussola” descrive i tipi di conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori e le tre competenze trasformative che riteniamo i giovani debbano raggiungere attraverso le loro esperienze con il curricolo scolastico.

La seconda domanda è sul “come” e si concentra su che cosa dobbiamo fare, come responsabili delle politiche scolastiche e come educatori, per realizzare la visione della Bussola dell’Apprendimento. È su questo che stiamo lavorando ora e, alla fine di quest’anno, pubblicheremo una nuova Bussola, che chiameremo Bussola dell’Insegnamento e dell’Apprendimento. Quindi stiamo affrontando in modo approfondito il ruolo dell’insegnante.

Le sfide per gli insegnanti

Ora vi chiederò di partecipare a un breve sondaggio, se potete collegarvi a Mentimeter con il telefono, seguendo le istruzioni sullo schermo.

Vi chiedo di scegliere tra quelle proposte quelle che ritenete essere le tre sfide principali per l’insegnante. Abbiamo già sentito parlare di alcune di queste sfide, ma secondo la vostra opinione, quali potrebbero essere? Naturalmente potremmo aggiungere molte altre sfide, ma volevo semplicemente sottolineare fin dall’inizio della mia presentazione che quello di insegnante è un lavoro difficile, molto interessante e gratificante, ma anche molto difficile. Come ha detto il precedente relatore, bisogna essere degli acrobati.

 

Qui si sono evidenziate alcune sfide: la motivazione degli studenti, il burnout o lo stress professionale, le aspettative che abbiamo sul ruolo dell’insegnante, le verifiche sommative, l’intelligenza artificiale e la tecnologia, le relazioni con gli studenti e il carico amministrativo. Al momento, quello che vediamo è che la motivazione degli studenti è considerata da questa sala come una sfida davvero importante per gli insegnanti e per il sistema educativo in generale. Ora, come ho detto, i dettagli ora non interessano, perché potremmo facilmente aggiungere altre sfide, ma voglio semplicemente ribadire che, in effetti, gli insegnanti devono essere acrobati.

Le competenze professionali degli insegnanti e il concetto di agency

Il nostro Global Forum indica una serie di competenze di cui gli insegnanti hanno bisogno per essere in grado di affrontare tutte queste sfide. Sappiamo che devono essere professionalmente preparati e competenti. Devono possedere eccellenti competenze digitali e sui dati, avere grande sensibilità e intelligenza, essere in grado di prendere decisioni informate basate su criteri di valore, essere flessibili, avere una mentalità di crescita, essere resilienti, essere in grado di ispirare e responsabilizzare gli studenti, essere appassionati e aperti all’apprendimento. Non stiamo chiedendo troppo agli insegnanti? Penso che la metafora di atleta o di acrobata sia davvero appropriata. Perciò ringrazio Gianluca Argentin che mi ha preceduto per avermi suggerito questa idea.

Possiamo affermare che, ovviamente, si tratta di competenze che gli insegnanti hanno sempre avuto, ma il ritmo del cambiamento e la complessità delle sfide che gli insegnanti si trovano ad affrontare oggi è ciò che rende ogni cosa più urgente.

Il concetto di agency è alla base della Bussola dell’Apprendimento e sarà alla base della Bussola dell’Insegnamento e dell’Apprendimento. Che cosa intendiamo per agency? Abbiamo parlato di agency come della capacità di definire una meta e di identificare le azioni per raggiungerla.

E sappiamo che l’agency non è qualcosa che le persone possiedono, ma qualcosa che fanno o che raggiungono. Il nostro concetto di agency include l’agency collaborativa, che riconosce l’influenza dell’ambiente sociale, strutturale e fisico di una persona sul suo senso di agency e sulla sua capacità di esercitarla.

Se parliamo di aiutare gli studenti a sviluppare l’agency, sappiamo che gli insegnanti stessi devono essere agentivi. Ciò significa, in parte, che devono avere la responsabilità e l’autorità di definire una meta per il loro lavoro in classe e di identificare le metodologie didattiche appropriate per i loro studenti. Significa anche avere la flessibilità e l’autonomia di strutturare l’ambiente della classe per soddisfare le esigenze di apprendimento degli studenti. Se analizziamo meglio da dove derivano questa responsabilità e questa autorità, è ovvio che gran parte di esse si basano sulla capacità professionale degli insegnanti.

Sappiamo che gli insegnanti devono essere in grado di definire i curricoli, di prendere decisioni sulla pedagogia e sulla valutazione. Sappiamo anche che devono essere in grado di riconoscere i bisogni di apprendimento dei loro studenti e di interagire con loro in modo efficace. Quindi, ovviamente, diamo per scontate le loro conoscenze professionali, ma dobbiamo anche considerare le convinzioni che gli insegnanti hanno sul loro ruolo e le disposizioni che hanno nei confronti del loro apprendimento personale.

La capacità di formare quelle che Priestley chiama “aspirazioni in espansione per la pratica”, una visione del punto di arrivo al quale la loro pratica personale di insegnamento porterà loro e i loro studenti. E soprattutto devono rimanere in quella che Heslin chiama “modalità di apprendimento”. È l’apertura mentale e la capacità di credere che loro stessi, come insegnanti, possono continuare a imparare, che non sanno già tutto e che c’è ancora molto da scoprire.

Sappiamo anche che gli insegnanti devono avere una forte capacità di costruire relazioni. Oggi siamo in un’epoca in cui i progressi digitali consentono all’intelligenza artificiale di adattare l’istruzione alle esigenze dei singoli studenti e di rispondere immediatamente ad esse, un’epoca in cui l’IA può anche, ad esempio, ridurre l’onere amministrativo, che è una delle sfide che pesa sugli insegnanti come abbiamo visto prima. Dobbiamo quindi chiederci quali siano le qualità umane uniche che gli insegnanti apportano rispetto all’intelligenza artificiale e ai programmi didattici digitali. Ed è proprio qui che si evidenzia l’importanza dell’intelligenza emotiva degli insegnanti.

Ma naturalmente l’agency degli insegnanti va oltre la semplice gestione degli aspetti tecnici e relazionali in classe, comprende anche il ruolo di progettisti e innovatori del curricolo. E questo livello di autonomia riconosciuto agli insegnanti è quello che conferma l’insegnamento come professione.

Le cinque aree di flessibilità e autonomia

Gianluca Argentin ha parlato della percezione che la professione insegnante non sia apprezzata come in passato. Quindi, nel nostro lavoro di sviluppo di una Bussola dell’Insegnamento e dell’Apprendimento, vogliamo sottolineare il ruolo centrale svolto dall’insegnante nel promuovere le aspirazioni degli studenti. Sappiamo che l’insegnante ha un’influenza significativa sui loro risultati e sui percorsi che intraprenderanno nel resto della loro vita.

Ma la nostra ricerca, che si basa sulla più ampia analisi dei programmi scolastici condotta oggi a livello internazionale, ci dice che, senza indicazioni e talvolta senza prescrizioni, alcuni insegnanti e dirigenti scolastici non si sentono pronti o abilitati o autorizzati a utilizzare il tipo di agency o di autonomia che potrebbero avere a disposizione. Sappiamo, ad esempio, che a livello internazionale ci sono diversi tipi di flessibilità in termini di decisioni a disposizione degli insegnanti. Molto rapidamente, vorrei citare cinque tipi di flessibilità.

Una riguarda il “perché”, la capacità dell’insegnante di valutare gli obiettivi di apprendimento, gli scopi dell’apprendimento per gli studenti della sua classe.

La seconda riguarda il “che cosa”. Che cosa insegnerò e come deciderò gli argomenti e i gruppi di lavoro, quale sarà l’equilibrio che stabilirò tra di essi nel lavoro con i miei studenti.

Poi, naturalmente, c’è il “come”. E questo è probabilmente l’ambito in cui gli insegnanti hanno la maggiore flessibilità a livello internazionale, la scelta degli approcci pedagogici da adottare e la scelta dei materiali da utilizzare con gli studenti.

In quarto luogo, probabilmente la minore flessibilità si ha nello spazio della valutazione. In generale, gli insegnanti a livello internazionale hanno molta flessibilità nel valutare gli studenti nelle loro classi. Ma ci sono anche le valutazioni nazionali e regionali e le valutazioni internazionali, che hanno un impatto su quanto accade in classe.

Infine, la flessibilità in termini di decisioni sulla quantità di tempo da dedicare a un argomento e su come organizzare il tempo per l’apprendimento.

Sappiamo che gli insegnanti che hanno avuto poca esperienza con l’agency faranno davvero fatica a gestire la flessibilità in tutte e cinque le aree. Per questo motivo hanno bisogno di un certo sostegno. Come ho accennato in precedenza, abbiamo parlato dell’agency degli insegnanti che ha al suo centro la responsabilità, l’autorità e la capacità, la flessibilità e l’autonomia.

Come possiamo sostenere l’agency degli insegnanti?

L’agency è qualcosa che si può acquisire e che si sviluppa attraverso opportunità reali di fare pratica, di riflettere sulla pratica e di modificare la propria pratica. Molte delle riforme curricolari che abbiamo notato nel nostro progetto a livello internazionale offrono agli insegnanti opportunità di fare pratica. Anzi, molte di esse richiedono proprio modifiche della pratica e innovazione per gli insegnanti.

Il passaggio a un curricolo basato sui risultati, ad esempio, che abbiamo notato in molte riforme dei curricoli nei Paesi che partecipano al nostro progetto, pone molti insegnanti di fronte a una sorta di cambiamento di paradigma nel modo in cui devono pensare al proprio ruolo. Ma può anche portare con sé dei cambiamenti nella pratica pedagogica. Così, a volte, le pratiche pedagogiche che funzionavano davvero in un curricolo basato sulla conoscenza non sono più efficaci in un curricolo basato sui risultati. Ma naturalmente è vero anche il contrario. Molti insegnanti dispongono già di un eccellente repertorio di metodologie didattiche che possono mettere in campo. Il punto che voglio sottolineare è che il curricolo stesso offre agli insegnanti l’opportunità di acquisire, esercitare e riflettere sulla propria agency. Serve agency per ottenere l’agency e, ovviamente, non è un processo lineare. Non è qualcosa che inizia da un punto, passa attraverso tappe definitive e poi si dice: ora sono agentivo, ora ho raggiunto l’obiettivo. Al contrario, sarà sempre il risultato dell’interazione tra lo sforzo individuale, le risorse disponibili e i fattori contestuali e strutturali che si incontrano nella classe.

Quindi, come responsabili delle politiche e dirigenti scolastici, la Bussola dell’Insegnamento e dell’Apprendimento ci ricorderà che dobbiamo occuparci di come l’ambiente scolastico stesso possa promuovere l’agency degli insegnanti. Le strutture e i supporti forniti dalla scuola e dal sistema educativo nel suo complesso influenzeranno notevolmente il modo in cui gli insegnanti comprendono il loro ruolo, le loro precedenti esperienze come insegnanti, le loro relazioni personali, le loro relazioni professionali nelle scuole e le opportunità che hanno di collaborare in squadra.

La formazione iniziale degli insegnanti, il supporto che ricevono all’inizio e durante la loro carriera e le riflessioni personali e collettive sulle loro pratiche e sulle loro convinzioni riguardo al loro ruolo, tutti questi elementi daranno forma alla loro concezione di ciò che significa essere un insegnante.  Sono in continuo movimento. Sappiamo che gli insegnanti adottano e adattano i loro comportamenti professionali in risposta al modo in cui comprendono cosa significa essere un insegnante e cosa è richiesto. Quindi, uno dei messaggi principali della Bussola dell’Insegnamento sarà che è davvero importante garantire che ci siano opportunità per gli insegnanti di riflettere e riconsiderare il proprio ruolo.

Questo ci porta, ovviamente, a considerare lo sviluppo professionale degli insegnanti, che sarà una grande componente della nostra nuova Bussola. Sappiamo che la formazione degli insegnanti in ogni fase del curricolo è una leva potente per una crescita e una capacità di risposta continue. Gli sviluppi del curricolo chiedono agli insegnanti di esaminare le proprie convinzioni in merito all’efficacia dell’insegnamento e al modo in cui sanno che i loro studenti hanno imparato.

Ciò significa che dobbiamo avere insegnanti che considerano criticamente la propria pratica e i suggerimenti che vengono dati per l’innovazione e la riforma. Devono far emergere le proprie convinzioni, i propri bias e le proprie concezioni sull’insegnamento e sull’apprendimento e hanno bisogno di tempo per riflettere su come queste influiscono sul modo in cui si relazionano con i loro studenti e sulla loro capacità di rispondere alle loro esigenze di apprendimento. Oltre a riflettere sulle proprie prospettive, è anche estremamente utile esplorare altre prospettive e, in particolare, attingere all’esperienza di colleghi che lavorano nella stessa scuola o nello stesso comune o regione.

Opportunità di collaborazione tra insegnanti

Sappiamo però che le opportunità per questo tipo di apprendimento collaborativo e collettivo sono limitate. Abbiamo già riconosciuto che a volte il passaggio a un curricolo basato sui risultati è più di quanto un singolo insegnante possa essere in grado di gestire e, in realtà, la teoria del pensiero collettivo ci ricorda che se le persone si riuniscono per riflettere insieme, possono generare conoscenze che un individuo da solo non potrebbe generare. Per questo la Bussola sottolineerà l’importanza di creare opportunità di lavoro collettivo e collaborativo tra gli insegnanti nelle scuole.

McGrath, in un recente documento dell’OCSE, ha notato che gli insegnanti collaborano già moltissimo. Hanno team didattici, comunità di apprendimento professionale. In realtà l’indagine TALIS ci mostra che è una pratica meno comune di quanto si crede.

È abbastanza probabile che gli insegnanti utilizzino pratiche collaborative di base, come discutere i progressi di un particolare studente con i colleghi. In media, circa il 61% degli insegnanti lo fa. E in misura un po’ minore si scambiano materiale didattico con i colleghi. Circa il 47% degli insegnanti scambia materiali e si sostiene a vicenda. Tuttavia, sono pochi gli insegnanti che si impegnano in una collaborazione professionale approfondita. Solo il 9% degli insegnanti dei Paesi che hanno partecipato a TALIS nel 2018, ad esempio, ha avuto l’opportunità di fornire o ricevere un feedback basato sull’osservazione da parte dei colleghi. E solo il 21% ha riferito di avere partecipato a un qualche tipo di attività collaborativa nel mese precedente alla rilevazione TALIS. È quindi importante per noi riconoscere che – se vogliamo che gli insegnanti lavorino collettivamente e in modo collaborativo, perché crediamo che questo sia il modo in cui possono essere sostenuti – dobbiamo creare le opportunità per farlo.

Partnership di apprendimento

Molto rapidamente, mi soffermerò su come coltivare alcune partnership di apprendimento e sui luoghi in cui trovare opportunità. Ad esempio, possiamo guardare alle imprese. Dal nostro terzo rapporto sull’analisi del curricolo, incentrato sull’equità, sappiamo che ci sono opportunità non sfruttate di coinvolgimento delle imprese. Per esempio, l’opportunità di fornire agli studenti una visione di come la matematica possa essere applicata in diversi contesti professionali o l’opportunità di acquisire competenze lavorative in un ambiente autentico e anche, in molti casi, l’opportunità per le aziende di sostenere le scuole fornendo risorse.

Ma quello che conta è riconoscere che il fulcro di qualsiasi tipo di impegno, che sia con le aziende, con i genitori o attraverso reti interscolastiche che offrano opportunità di apprendimento condiviso, è mettere lo studente al centro. Questo è l’obiettivo primario.

Sono stati pubblicati consigli su come gestire la collaborazione secondo alcuni principi di base. Vi fornisco questi esempi solo per darvi un’idea di ciò che è possibile fare. Se cominciamo dall’alto, da ciò che possiamo fare noi come responsabili politici e dirigenti scolastici, allora dobbiamo pensare a come creare spazi per costruire pratiche di collaborazione che poggino sulla motivazione. Quindi la sfida per tutti noi, che la Bussola cercherà di illustrare, è quella di creare all’interno delle scuole il contesto per l’apprendimento condiviso e sappiamo che c’è un buon punto di partenza.

Conosciamo i tipi di opportunità di apprendimento che funzionano meglio per gli insegnanti. Vogliamo passare a opportunità di apprendimento motivanti, che posizionino gli insegnanti non come risorse del sistema, ma come persone ricche di risorse che possono imparare le une dalle altri. Questo è davvero un principio importante nella Bussola dell’Insegnamento che stiamo costruendo.

Creare opportunità di leadership intermedia

Vogliamo abbandonare questa descrizione centrata sui deficit della formazione degli insegnanti, sia iniziale che continua, che si concentra sulle cose che pensiamo che gli insegnanti non sappiano, sulle competenze che pensiamo che gli insegnanti non abbiano. E passare a una descrizione che dice che abbiamo un gruppo, un esercito di acrobati, che ha sviluppato enormi competenze e una grande conoscenza e la questione è come possiamo dare loro l’opportunità di insegnare l’uno all’altro, di imparare l’uno dall’altro e di insegnare a noi politici che cosa funziona. Ma la sfida è creare opportunità di leadership intermedia e Hargreaves ne ha scritto, quindi non mi dilungherò troppo, so che avete sentito parlare di Andy Hargreaves in passato. Il suo ultimo libro sulla “leadership dalla zona intermedia” è molto interessante e dice che è ora che gli insegnanti si facciano avanti e non si affidino al preside della scuola o al governo o all’autorità regionale per dirigere la loro attività.

Naturalmente i dirigenti e i decisori politici forniscono indicazioni perché si occupano del sistema a livello nazionale, ma a livello di scuola è importante che gli insegnanti intervengano e inizino ad assumersi attivamente la responsabilità nelle aree dello sviluppo del curricolo, dell’apprendimento, della pedagogia e della valutazione.

Infine, è davvero importante accettare il fallimento. Come diamo ai nostri studenti tutto il tempo che abbiamo a disposizione quando insegniamo loro a risolvere un problema, diamo loro l’opportunità di risolverlo e diciamo loro di lavorare insieme in gruppo in modo che possano sostenersi a vicenda, così dobbiamo fare per gli insegnanti, dare loro la stessa opportunità.

Infine, lasciatemi dire sul pericolo dell’incoerenza. Come responsabili delle politiche, ripetiamo più e più volte che il curricolo, la pedagogia e la valutazione sono la stessa cosa, quindi devono avere coerenza tra di loro. Non è sufficiente, come creatori di curricoli, dire “questo è ciò che vorrei” e poi non mettere in atto le strategie per raggiungerlo. E l’altra cosa è la velocità. È importante darsi il tempo necessario, perché l’’apprendimento richiede tempo, l’apprendimento degli insegnanti richiede tempo.

Concludo rapidamente ringraziandovi ancora una volta e dicendo che gli insegnanti nel loro lavoro hanno tre esigenze: autonomia, appartenenza e la sensazione di contribuire, di sapere che ciò che fanno conta davvero. Nello sviluppo della nostra Bussola dell’Insegnamento e dell’Apprendimento. speriamo davvero di poter preparare le condizioni che permettano agli insegnanti di sperimentare autonomia, appartenenza e la possibilità di contribuire.

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