Abstract della 2^ sessione
La pedagogia come la conosciamo oggi è focalizzata sulla costruzione della dimensione cognitiva dell’apprendimento.
Tuttavia, recenti ricerche della psicologia positiva e delle neuroscienze hanno mostrato che non solo la cognizione può produrre emozioni, ma che le emozioni possono produrre cognizione. In altre parole, cognizione ed emozione vanno di pari passo. Ciò costituisce una sfida per il sistema educativo. Escludere il ruolo delle emozioni nell’apprendimento degli studenti diminuisce le loro potenzialità di imparare ad essere cittadini attivi e umanitari.
Il cervello deve essere visto come cervello sociale in base al quale i comportamenti e il processo decisionale sono influenzati da una complessa rete neurale che collega il cognitivo e l’emozionale.
C’è pertanto bisogno che l’istruzione sia riallineata al modo in cui apprendiamo e reagiamo. Questo comporta l’introduzione dell’apprendimento sociale ed emozionale (SEL) come parte integrante dei curricoli. Lo scopo è di educare il cervello emotivo a esercitare autoregolazione, regolazione emotiva, empatia e compassione.
La scuola non deve più essere considerata solo come un’istituzione preposta allo sviluppo delle capacità cognitive, ma anche come un luogo che educa alla gentilezza. L’apprendimento esperienziale sotto forma di atti di gentilezza è uno degli strumenti pedagogici più forti per l’apprendimento sociale ed emozionale in quanto, attraverso l’azione, è in grado di sviluppare quelle competenze sociali ed emozionali di cui abbiamo, oggi, urgentemente bisogno nel nostro mondo.
“Mi chiamo Vecchio Tjikko e sono, per quanto ne so, l’albero più vecchio del mondo. Ho 9550 anni. Ho visto molto, ho vissuto molto e non smetto mai di sorprendermi. Oggi sono felice, perché vedo bambini che danno nuova vita al mondo, perché li vedo piantare e prendersi cura del pianeta; perché li vedo preoccuparsi e agire; perché penso che possano costruire un futuro diverso da quello che è stato annunciato. Sarò qui per vedere cosa sono in grado di costruire questi bambini, se gli adulti (che hanno già dimenticato di essere stati un tempo bambini) li lasceranno fare.”
Questa è stata la parte finale di un musical organizzato dai bambini di Scholé, una scuola con sede a Matosinhos, in Portogallo. Il musical ha rappresentato il momento culminante di uno dei progetti di apprendimento, chiamato “Kindness Matters (per gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, SDG´s)”. Sei settimane di project based learning per infondere negli alunni il senso dell’ auto-iniziativa, della cura e la consapevolezza che si pu ò cambiare il mondo dandosi una mano.
Ma questa è solo una piccola parte di ciò che accade quotidianamente in una scuola che desidera diventare migliore a beneficio del mondo. Questa scuola, rivolta al mondo e per un mondo che non c’è ancora, deve necessariamente aprirsi al mondo e accogliere il mondo.
“…Globale e locale, universale e singolare, tradizione e modernità, di breve e lungo termine, competizione e pari considerazione e rispetto per tutti, routine e progresso, idee e realtà – tutto ci obbliga a rifiutare ricette o rigidità e a volgerci a pensare e creare un destino comune che possa emancipare l’umanità. (Profilo dello studente alla fine della scuola obbligatoria, Ministero dell’Istruzione Portghese, 2017).
Scholé si pone come un trampolino di lancio per gli studenti, per partire alla scoperta del loro mondo interiore e dei mondi che li circondano ; ma è al tempo stesso un porto dove possono sempre tornare, attraccare per poi salpare di nuovo.
Crediamo veramente che “La scuola dovrebbe essere il luogo in cui tutti i bambini di tutte le famiglie possono essere accolti, qualunque sia il loro odore, forma, legame o lingua”. (João dos Santos, 1981).
La capacità di sognare e disegnare il profilo ideale degli studenti di Scholé non può (né potrebbe) superare l’imprevedibilità che il potenziale di crescita incontra in un mondo globalizzato. I principi, i comportamenti e i valori che formuliamo per i nostri studenti sono la guida che illumina il loro processo di crescita, ma i luoghi, le esperienze e le relazioni definiranno le opportunità e le destinazioni del viaggio. Ogni bambino sviluppa la propria auto-iniziativa: decide chi vuole essere e insieme condivide il desiderio di dare il proprio contributo al mondo.
“Nel mondo di oggi, tutti devono essere “imprenditori”. Non nel senso di gestire attività a scopo di lucro, ma nel senso di lottare instancabilmente per migliorare il proprio mondo attraverso le proprie abilità e passioni, la propria perseveranza e audacia e il proprio sostegno alla comunità. È l’essenza della nostra umanità: creare, inventare, migliorare il nostro mondo “. (Dintersmith, T. (2018). What Schools Could Be. Princeton University Press).
Radioimmaginaria è la radio degli adolescenti e il primo network in Europa fatto da ragazzi dagli 11 ai 17 anni. È nata a Castel Guelfo di Bologna nel 2012 e ad oggi conta più di 300 speaker adolescenti che trasmettono da 50 città in 9 Paesi diversi.
Quest’estate un gruppo di speaker è stato protagonista di “OltrApe”, un viaggio in ApeCar da Castel Guelfo a Stoccolma per scoprire l’Europa e parlare di clima e ambiente sulle orme della coetanea Greta Thunberg.
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Dopo questo “avant-tour” a bordo di un vecchio ApeCar del 1970 rimesso a nuovo e reso ecologico, l’obiettivo è quello di dare la possibilità ad altri ragazzi e adolescenti di viaggiare alla scoperta dell’Europa, senza genitori o insegnanti, facendo giornalismo e comunicazione con Radioimmaginaria.
Il nostro mantra alla Highweek Primary School
Alla Scuola Primaria Highweek abbiamo un mantra per i nostri bambini: “diventare i migliori alunni possibili”. Ma come raggiungere questo obiettivo quando tanti degli approcci che avevamo provato erano falliti?
Il nostro intento era quello di infondere negli alunni l’amore per l’apprendimento, renderli intraprendenti e resilienti se messi alla prova. Volevamo che il nostro insegnamento fosse meno guidato dagli adulti, volevamo più apprendimento collaborativo, più dialogo, più problem solving, volevamo un curriculum significativo e creativo che soddisfacesse le esigenze dei nostri alunni.
C’era bisogno di coraggio per trovare un approccio giusto per la nostra scuola, che corrispondesse alle ambizioni dei nostri alunni e desse a noi fiducia in noi stessi. Dovevamo trovare un modo per farlo, qualcosa di significativo, che incidesse davvero sul nostro modo di lavorare.
Il nostro viaggio verso questa meta è stato segnato dall’esplorazione e dalla ricerca azione
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Verso una scuola che dà agli alunni la forza di credere di poter migliorare
Da maggio 2016 lavoriamo con James Nottingham e Challenging learning per sviluppare negli alunni comportamenti e attitudini che favoriscono l’apprendimento. Gran parte di questo approccio è incentrato sul lavoro e sulla ricerca della professoressa Carol Dweck sulla growth mindset, sulla mentalità di crescita.
La ricerca di Carol Dweck indica che la mentalità ha effetti significativi sul comportamento e sulle prestazioni, in particolare quando si tratta di compiti impegnativi. Il suo lavoro ha dimostrato che la maggior parte delle persone che ha una fixed mindset, una mentalità fissa, evita situazioni difficili quando si trova di fronte a una scelta, perché ha paura di fallire. Chi ha una “mentalità fissa” vive il fallimento come una propria incapacità, una propria mancanza di intelligenza. Invece le persone che hanno una growth mindset, mentalità volta alla crescita, vedono la lotta o il fallimento come una parte naturale del processo di apprendimento e un’opportunità per migliorare. Carol Dweck ritiene che l’atteggiamento mentale possa avere ripercussioni su tutte gli aspetti della vita di una persona, dal successo negli studi alle scelte personali e professionali.
Nella nostra scuola abbiamo usato questa filosofia come punto di partenza per cambiare le convinzioni degli alunni, la loro mentalità e i loro atteggiamenti nei confronti dell’apprendimento. Lavorando con Challenging Learning abbiamo attivato una serie di tecniche di insegnamento e apprendimento, oltre a creare un nostro approccio personalizzato all’insegnamento e all’apprendimento. Ora utilizziamo strategie come il Learning Pit, la tassonomia di SOLO (Structure of Observed Learning Outcomes), il dialogo, la Filosofia per l’infanzia per supportare l’apprendimento dei nostri alunni.
Il nostro desiderio di nuove sfide
Ora abbiamo un linguaggio condiviso per quanto riguarda gli atteggiamenti nei confronti dell’apprendimento, abbiamo uguali convinzioni su tutto ciò che ci guida verso l’obiettivo comune. Abbiamo alunni entusiasti che hanno sempre voglia di nuove sfide e hanno una grande curiosità verso il mondo. Bambini sicuri di sé, in grado di dialogare, discutere, esplorare e sfidare idee e concetti. Bambini fiduciosi che hanno grandi aspirazioni. Genitori attivamente coinvolti e interessati all’apprendimento e ai progressi dei loro figli.
Abbiamo alzato l’asticella delle aspirazioni e delle possibilità nei bambini e nel personale. Questo ha avuto un impatto su tutti gli aspetti della vita scolastica e i risultati sono stati decisivi per il cambiamento di tutta la nostra scuola.
Lene parlerà delle trasformazioni avvenute negli spazi scolastici, dall’aula mono funzionale ad ambienti di apprendimento che mettono al centro gli studenti di oggi, il loro benessere, i loro nuovi modi di apprendere, muovendosi anche oltre la scuola, verso i centri di cultura locale, sempre più importanti man mano che l’apprendimento diventa sempre più connesso. Gli edifici scolastici sono potenti infrastrutture, che richiedono una forte intenzionalità progettuale nei confronti di un modello che forgi i nostri ecosistemi di apprendimento.
Il passaggio a una nuova architettura degli spazi di apprendimento non è compito facile. Richiede molto più di un buon design e siccome di norma molte decisioni sono assunte lontano dalla classe, finisce che non di rado ci si trova di fronte a soluzioni che non sono ben accolte dagli insegnanti, che non ne colgono la significatività.
Il lavoro professionale di Lene è volto a colmare questo divario, a dare voce a insegnanti e studenti e a tenere in gran conto le loro opinioni e i loro desideri quando progetta nuovi spazi di apprendimento che guardano al futuro.
Lene illustrerà quanto viene realizzato nel suo Laboratorio di Progettazione degli Spazi di Apprendimento, in cui migliaia di insegnanti e centinaia di studenti hanno finora reso manifesto qual è il loro sogno di spazi di apprendimento proiettati al domani.