Una esperienza modello in Bruges con la consulenza della Università di Lovanio

di Ignace Ryheul

Mi chiamo Ignace Ryheul, sono di Bruges, in Belgio, e sono stato molto contento di aver ospitato lo scorso anno a Bruges il gruppo ADi e ora eccomi qui con voi a Milano. Ho insegnato materie economiche per circa trent’anni e adesso mi occupo di studenti cognitivamente forti a tempo pieno. Ho studiato all’Università Radboud di Nimega e mi occupo in particolare di didattica.

Questo che vedete illustrato a fianco è il Belgio e ammetto che bisogna essere abbastanza dotati per capire come è organizzato! Ma, in breve, abbiamo tre lingue, il fiammingo, ovvero l’olandese in giallo, il francese in rosso e il tedesco, in blu. Io provengo dalla parte fiamminga, quella in giallo, e dalla bellissima città di Bruges. Ovviamente mi rendo conto che non è tanto bella quanto Milano, ma se non ci siete ancora stati vi consiglio di andarci, vi piacerà!

Reti per l’apprendimento

Ho buone notizie per voi: prima del 2020 non c’era nessuna politica particolare per i plusdotati nelle Fiandre e forse non vi sembrerà tanto strano non avere nessuna politica pubblica per la plusdotazione, per gli studenti cognitivamente dotati, ma a partire dal 2020 abbiamo istituito le reti per l’apprendimento, e adesso sono più di 400 le scuole che ne fanno parte per occuparsi degli allievi cosiddetti cognitivamente forti o plusdotati. Nel mio intervento vi racconterò di come ce l’abbiamo fatta e di cosa è stato fatto.

Due obiettivi

Per organizzare queste reti di apprendimento, come prima cosa ci siamo prefissi due obiettivi.

Innanzitutto, avevamo l’intento di definire gli argomenti in maniera scientifica, quindi abbiamo chiesto il supporto scientifico di tre università, perché intorno a questo argomento c’erano tante leggende metropolitane, bisognava sfatare i miti. Si sentivano tante storie, alcune vere, ma si trattava pur sempre di storie particolari, di pochi casi isolati, dei racconti di alcuni genitori… Se, tuttavia, guardiamo l’insieme, ci troviamo di fronte a un quadro completamente diverso quando si parla di plusdotazione e di studenti cognitivamente dotati, quindi bisognava innanzitutto sfatare i miti e avere un quadro scientificamente accurato. Il secondo obiettivo era di apprendere gli uni dagli altri.  Bisognava stabilire un dialogo fra i docenti. Dall’immagine della rete si nota bene che c’era qualcosa che si stava muovendo, inizialmente in maniera limitata in alcune scuole, alcune volte in modo impercettibile, ma grazie alle esperienze condivise ecco che abbiamo potuto costruire in diverse scuole dei progetti per gli studenti cognitivamente forti. Questo ci insegna che si può fare, non c’è bisogno di avere chissà quali risorse, non si deve costruire da zero, ma si può partire da ciò che si ha. Ci si affida a qualcosa che già funziona in una scuola ed è così che ci siamo organizzati perseguendo questi obiettivi.

Una questione di cura

Questo grafico mostra la distribuzione del campione in base al quoziente intellettivo, all’intelligenza e solitamente, quando si parla di giftedness, di plusdotazione, ci si riferisce a una piccolissima percentuale, quella sulla destra, un 2,14% di studenti con QI superiore a 130. Ma quando andiamo a guardare gli studenti a scuola ecco che diventa interessante addentrarsi nella situazione di questi studenti con un quoziente intellettivo particolarmente elevato, superiore a 120, ovvero una percentuale che è intorno circa al 10% degli studenti. Il 10 per cento degli studenti, lo ripeto, il 10 per cento di studenti particolarmente dotati, plusdotati, con bisogni educativi speciali durante tutta la loro carriera, magari non per tutto il percorso scolastico, ma sicuramente per quanto riguarda alcuni momenti del loro percorso, il 10 per cento di studenti può essere definito tale. Alcuni anni fa non c’erano politiche pubbliche di nessun tipo, neanche per questo 10% di studenti. Che cosa osserviamo nelle scuole? Vediamo nel grafico sopra che c’è la retta rossa e quando vediamo studenti in difficoltà (tutto a sinistra nel grafico) è normale per gli insegnanti dire “ok, bisogna fare un qualcosa extra, di speciale per questi studenti”.

Prendiamoli per mano per farli arrivare a un punto in cui questi studenti possano uscire dal momento di difficoltà. Poi abbiamo gli studenti a destra del grafico, anche per loro bisogna fare qualcosa, la retta verde ci dice che questi studenti desidererebbero un supporto extra, hanno dei bisogni extra, supplementari e quindi è importante far qualcosa per loro. Tuttavia, la retta rossa, in quel punto del grafico, è al minimo.

Negli ultimi decenni e forse non solo nelle Fiandre, anche in Italia, i plusdotati non sono stati realmente mai considerati.

Ebbene, così come è stato già detto precedentemente, ci siamo incentrati sulla parte sinistra dello schema che vedete sopra, le abilità, l’intelligenza…  dall’altra parte dello schema vi sono i risultati degli studenti e come vedete emergono due elementi, tra tutti, che fanno sì che gli studenti passino dal potenziale all’effettivo risultato di apprendimento. Questi due elementi sono il fattore interpersonale e il fattore ambientale. Le abilità degli studenti sono naturalmente il fattore predittivo più importante nel raggiungimento di un certo risultato di apprendimento.È logico pensare che studenti particolarmente intelligenti, per così dire, abbiano maggiori possibilità di ottenere voti più alti. È importante tener presente che questo pesa solo per il 20%, il 20% di risultati sono correlati alle abilità cognitive mentre l’80%  proviene da altre esperienze, dalla vita dello studente, i genitori, la famiglia, i docenti, la scuola, il modo in cui riescono a concentrarsi su ciò che studiano, il modo e la capacità di essere creativi… questo 80% non dipende assolutamente dall’intelligenza, dalle abilità, quindi sarebbe un vero peccato basare una politica di intervento sulla plusdotazione solo sull’intelligenza, sull’abilità, etichettando gli studenti soltanto sulla base di questi fattori. Questo tipo di ragionamento appartiene al passato, un passato che ci porta decenni indietro, quindi niente a che fare con la realtà di oggi.

Strumenti di screening

Cosa facciamo nelle scuole? Ecco questo sotto è lo schema che seguiamo. Ci focalizziamo su più livelli.

Innanzitutto, possiamo certamente considerare la valutazione, i voti che gli studenti ottengono a scuola. Questo è un modo veloce per capire chi ha bisogno o meno di maggiore attenzione, di supporto extra. Da questo primo sguardo ai voti, emerge il 50% del pool di talenti. Poi però bisogna guardare con attenzione a ciò che accade in classe. Non tutti gli studenti cognitivamente dotati, infatti, ottengono dei voti alti. C’è qualcosa che accade a scuola, nelle classi, per individuare un altro 50% del pool di talenti, bisogna essere attenti, guardarsi intorno, non è facile come guardare ai voti.

In alcuni casi si può chiedere ai genitori e agli studenti stessi. Dunque, come vedete dallo schema sopra, c’è tutta una varietà di azioni da compiere per capire, per individuare gli studenti plusdotati.

Mi è stato chiesto di fornire una checklist. Sì, non poteva contentare nessuno perché non c’è nessuna checklist per l’individuazione dei talenti ma io vi chiedo di non concentrarvi su una checklist, abbiate una mente aperta per capire chi ha bisogni speciali di maggiore attenzione e istruzione tra gli studenti cognitivamente dotati.

Ad ogni modo, ecco una lista sintetica di domande che possiamo porci per identificare delle situazioni:

  • Io non vedo niente di speciale in classe (non ancora)
  • Vedo qualcosa in classe in certi momenti ed in certe condizioni
  • Vedo spesso qualcosa in classe
  • Vedo spesso qualcosa in classe e un intervento è desiderabile
  • Vedo spesso qualcosa in classe e un intervento è necessario

Questa lista può aiutarci naturalmente, ma bisogna tenere presente che non è che tutti questi elementi valgano sempre, non c’è manifestazione di plusdotazione sempre, così come non c’è plusdotazione laddove non c’è mai quel qualcosa di cui si parla nella lista. Non bisogna avere una visione o bianco o nero.

Non è che improvvisamente gli studenti mostrano di essere plusdotati né che mostrano di esserlo sempre.

C’è un momento in cui gli studenti mostrano questi elementi, cioè queste varie capacità di pensare più velocemente, di andare oltre, di arrivare prima, eccetera, ed è allora che dobbiamo prendere nota, osservare attentamente.

Una attenzione in più per le ragazze e per i “double gifted”

Le studentesse, le allieve, le ragazze non emergono, si nascondono molto più dei ragazzi, degli studenti maschi; quindi, siamo indotti a pensare che non ci sia nessun problema, che sia tutto a posto. No, le ragazze fanno vedere che è tutto ok, ma non sono ok, non sono soddisfatte, per cui non dimentichiamoci delle studentesse e non dimentichiamoci neanche di quello che accade a casa perché, se si guardano soltanto i voti e le valutazioni degli insegnanti, magari gli studenti plusdotati possono anche avere dei voti più bassi, ma bisogna capire le motivazioni che stanno alla base.

Alcune volte è incredibile e sorprendente quello che riescono a raggiungere. Vengono chiamati double-gifted, si tratta di studenti che sono speciali due volte, sono studenti con bisogni speciali e si rendono conto di esserlo. Bisogna chiedere “che cosa possiamo fare per voi?”. Alcune volte possiamo compattare più della metà dei contenuti in maniera che questi studenti possano procedere velocemente riguardo le materie e gli argomenti da apprendere.

Nell’immagine sottostante vedete che ci sono molti modi di essere efficaci: differenziazione, arricchimento, accelerazione… E tutto ciò ha risultati ottimi anche a livello emotivo, è veramente incredibile.

Missione e visione

Mi rendo conto che non è sempre facile, il percorso non è sempre in piano, ma vi lascerò alcune linee guida che potrebbero esservi utili nel vostro percorso. Se state iniziando, cominciate con un numero piccolo di studenti, non fate tutto con tutti dall’inizio, cominciate con quegli studenti che già vanno bene, che hanno buoni voti e chiedete loro “che cosa posso fare per voi, per te?”. E sarà già molto, raggiungeranno i risultati senza troppi sforzi.

Ricordatevelo, ciò che fate e il motivo per cui lo fate sono più importanti del come. Un’altra cosa importante: non fate false promesse. Non dite “cambieremo il mondo insieme”, anche se alla fine questi studenti lo faranno davvero.

E se avete dei dubbi se fare qualcosa o meno, meglio far qualcosa che non fare niente, non agire è la cosa peggiore. E ancora, date voce agli studenti. Il docente non deve dire “io farò questa cosa per voi”, ma lasciate che il ragazzo, lo studente, la studentessa, prendano la parola e dicano quello che vogliono, possono fare.

La comunicazione è importante anche dal punto di vista della growth mindset, della motivazione, della crescita. La comunicazione è la chiave del successo, il dialogo fra studenti e docente crea una rete.

Meet 4 connection: invito a un programma di scambi

E noi che cosa facciamo da questo punto di vista? Che cosa ci piace fare? Vogliamo contribuire al cambiamento degli studenti plusdotati.

Se siete interessati, ho molti esempi, in foto vedete una scuola che ospita il Meet4connection. Se siete interessati a fare qualcosa di particolare, di diverso, con questi studenti ho dei bellissimi progetti e potete venire a trascorrere una settimana a Bruges, per cominciare. Fatemelo sapere, mandatemi una mail, entrate in contatto con me, io sarò assolutamente felice di accogliervi!

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