DISEGNARE IL FUTURO DEI GIOVANI EUROPEI
La governance dell’istruzione in 8 Paesi europei

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Tiziana Pedrizzi continua l’utilissimo e interessante lavoro di sintesi/commento di alcuni fra i testi maggiormente degni di nota pubblicati dal Symposium Books – Oxford University Press. Il testo qui esaminato è Shaping the Futures of Young Europeans- education governance in eight European countries, che analizza la governance dell’istruzione in 8 Paesi europei: Finlandia, Francia, Italia, Olanda, Polonia, Slovenia, Germania e Regno Unito.

L’argomento riguarda in modo specifico le politiche di orientamento e canalizzazione al termine della scuola dell’obbligo e della scuola secondaria di 2° grado, in particolare in rapporto al mondo del lavoro. Questo tema porta con sè di necessità una serie di riflessioni sull’insieme degli apparati educativi di questi otto Paesi europei.

Si riporta qui una breve sintesi del saggio di Pedrizzi, rimandando al testo integrale sul sito ADi.

Educazione: dall’emancipazione sociale alla mobilità individualizzata

ww2Secondo il testo, la luna di miele della liberalizzazione è finita dopo la fase trionfale del dopo ’89, e si è passati dalle grandi promesse di emancipazione sociale attraverso l’educazione a promesse di mobilità individualizzata attraverso il merito.

In questo contesto è centrale l’idea di “scientizzazione” dell’educazione che si realizza attraverso la misurazione delle conoscenze acquisite ed il ruolo centrale che questo dato assume nella valutazione dell’efficacia dell’educazione, con la marginalizzazione di effetti più impalpabili e difficilmente misurabili che fin qui erano stati considerati cruciali.

Dal punto di vista della gestione, si è passati dalla amministrazione burocratica alla valorizzazione della gestione “privata”, anche quando venga gestita da un soggetto ed ente giuridicamente pubblici.

Modalità di azione della Unione Europea

ww3I più importanti ambiti di influenza dell’UE sono: il Life Long Learning, l’economia della conoscenza, il NPM (New Public Management) ossia le nuove modalità di governo e di gestione dei sistemi formativi.

La Unione Europea ha svolto oggettivamente un ruolo importante nello sviluppo dei sistemi educativi negli ultimi decenni, ma non è chiaro quale impatto le sue parole d’ordine abbiano avuto sui singoli Paesi.

Infine le parole d’ordine europee sembrano essere accettate più dalla società nel suo complesso (genitori ed allievi) che dagli insegnanti.

Decentralizzazione

ww4Le riforme centrate sul tema della devoluzione e dell’autonomia paradossalmente sono state realizzate con la metodologia top-down, ovvero dall’alto in basso: questo spiega anche le difficoltà attuali ad agire in partenariato fra il centro e la periferia. La contraddizione potenziale risulta evidente se ci si domanda come mettere insieme l’autonomia delle scuole con il liberismo del New Public Management basato sul controllo dei risultati attraverso il raggiungimento di obiettivi definiti dall’alto.

In tutti i Paesi gli insegnanti ritengono che ci siano troppe riforme dall’alto senza tenere conto dei risultati. Per questo è entrata in campo nella definizione dei provvedimenti legislativi ed amministrativi l’impostazione bottom-up.

Transizione, ovvero politiche di uscita dalla scuola dell’obbligo e dalla scuola secondaria di 2° grado in rapporto al mondo del lavoro

ww5Per quanto riguarda l’organizzazione scolastica ed educativa, vi sono Paesi con sistemi integrati (sistemi scolastici comprensivi), Paesi con sistemi a basso livello di differenziazione e Paesi con sistemi ad alto livello di differenziazione.

Due sono gli elementi cruciali:

1) la più o meno precoce età della transizione/differenziazione,

2) la stratificazione della secondaria.

I sistemi comprensivi (integrati) sono più soft fino ai 14 anni ma alla fine non risultano essere più equi dei selettivi (ad alto livello di differenziazione).

La guida di supporto alla carriera è stata internalizzata o esternalizzata in modo light, ma cresce di importanza perchè legata al drop-out che costituisce un serio problema dei sistemi scolastici. Gli studenti svantaggiati vorrebbero un orientamento più individualizzato ed una scuola più pratica.

I soggetti sociali: genitori, studenti, scuole ed esperti

ww6Le scuole sanno diagnosticare i limiti, ma non le potenzialità degli individui. Di fronte a una situazione molto nuova del contesto le scuole non sono radicalmente cambiate.
I genitori sono più ottimisti delle scuole per quanto riguarda le capacità dei figli ed i loro comportamenti risultano essere o troppo coinvolti o troppo distanti.

Gli esperti proliferano, a dimostrazione della scientificità dei processi educativi, ma la efficacia del loro lavoro è da dimostrarsi soprattutto nel campo dell’orientamento dove sembra scarsa.

Gli studenti tendono a rassegnarsi al loro destino e danno la colpa dei loro orientamenti educativi e professionali a loro stessi oppure al caso, da cui fanno spesso dipendere le loro scelte

Migrazione

ww7I Paesi europei hanno contesti e politiche diversi nei confronti dell’immigrazione. Ad esempio Italia e Germania orientano le loro politiche verso l’integrazione, mentre la Gran Bretagna e l’Olanda attraverso le scuole di tendenza da tempo praticano il multiculturalismo.
All’Est spesso si tende ad affermare e praticare in proposito la political correctness allo scopo specifico di ottenere una buona immagine nei confronti dell’Unione Europea e conseguentemente fondi.

Aver avviato attività compensative con una grande sottolineatura del possesso della lingua ha poi rafforzato la sensazione che gli immigranti siano un problema. Anche perché le percentuali di fallimento non sono diminuite significativamente e i successi non sono aumentati.
E’ poi giusta la eguaglianza migrazione-svantaggio? Ancora oggi l’immigrazione è vista soprattutto come un modo per procurarsi manodopera a basso costo: al contrario si tratta anche di giovani caratterizzati da un alto potenziale, anche per il loro desiderio di miglioramento che spesso li spinge ad impegnarsi più degli autoctoni.

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