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Alessandro Cavalli
Insegnare per un mondo glocale

Un tempo educare voleva dire trasmettere alla nuove generazioni il patrimonio di saperi accumulato nei secoli, affinché fossero in grado di affrontare nella loro vita futura i problemi che le generazioni precedenti avevano già risolto, senza dover partire ogni volta da zero.
Da quando le società umane sono entrate in un processo di accelerazione del cambiamento, che non sembra al momento destinato ad arrestarsi, educare vuol dire anche preparare le nuove generazioni ad affrontare problemi di un mondo che non conosciamo ancora, sappiamo solo che sarà diverso dal nostro e da quello delle generazioni passate. Ad esempio, che cosa vuol dire educare a vivere in una società in declino demografico quando l’umanità nel suo insieme sperimenta un’esplosione demografica? Cosa vuol dire prepararsi ad affrontare la possibile graduale scomparsa del lavoro manuale, almeno nelle forme a noi conosciute?

111cavIl cambiamento genera inevitabilmente resistenze ed entusiasmi. Il compito dell’educazione non consiste nel rafforzare le resistenze e gli entusiasmi, ma addestrare a vivere consapevolmente il cambiamento.

Parliamo di globalizzazione, non sappiamo quali direzioni prenderà, ma sappiamo che ha ed avrà importanti implicazioni su ogni società locale, sull’ambiente nel quale ogni scuola è parte, sulla vita quotidiana dei suoi membri.

 

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Jeffrey Holte
Cambogia: la missione di Liger Leadership Academy

La Liger Leadership Academy (LLA) sta cambiando in modo audace il paradigma dell’insegnamento e dell’apprendimento in un piccolo Paese in via di sviluppo, la Cambogia.

Nel 2019, la maggior parte delle scuole di tutto il mondo continua ad operare in modo tradizionale, senza sostanziali differenze fra i vari Paesi, ma l’apprendimento che si realizza in queste scuole non è più in linea con le esigenze che esprimono oggi gli studenti.  Dobbiamo perciò ripensare completamente il modo in cui gli alunni acquisiscono le conoscenze e approfondiscono le competenze così da aumentare le opportunità educative ed economiche.

Attraverso esperienze autentiche e coinvolgenti, gli studenti della LLA sviluppano competenze e sono valorizzati e responsabilizzati. E’ così che li prepariamo a inserirsi nel migliore dei modi e ad avere successo in un mondo sempre più complicato.

777L’obiettivo di LLA è formare per la Cambogia leader innovativi, dotati di un forte senso etico. La leadership è una competenza avanzata e complessa e richiede avere opportunità di coinvolgere persone, luoghi, affrontare nel proprio Paese sfide e possibilità. Attraverso la contestualizzazione dell’apprendimento e la responsabilizzazione degli studenti nel risolvere i problemi del mondo reale, LLA cerca di sviluppare una comprensione e un orgoglio sociale che vada ben oltre il nazionalismo. Oltre alla conoscenza dei contenuti e alle competenze accademiche tradizionali, gli studenti si costruiscono una “scatola di attrezzi” individualizzata che contiene competenze quali la collaborazione, la comunicazione, la capacità di fare collegamenti, il lavoro di rete, l’autoconsapevolezza, tanto per citarne alcune.

L’istruzione sta vivendo forse il momento più critico della sua storia. La velocità con cui il mondo sta cambiando è esponenziale, ed è ora il momento per le scuole di comprendere i cambiamenti  e tenere il passo, inventando e implementando nuovi standard di pratiche. Sia che il cambiamento sia un’iniziativa su larga scala come quello della LLA o modifiche incrementali a un programma esistente, dobbiamo essere leader coraggiosi per assicurare il futuro ai nostri giovani.

 

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Alberto De Toni
Scuole auto – organizzate: verso ambienti di apprendimento innovativi

L’auto-organizzazione scolastica rappresenta un orizzonte di grandi prospettive per tutte le scuole. Per sostenere questa tesi saranno presentati i risultati di una ricerca svolta in 14 scuole italiane che mette in evidenza come esista una correlazione positiva tra le capability dell’auto-organizzazione scolastica e l’innovatività degli ambienti di apprendimento. Detto in altre parole, più le scuole sono auto-organizzate e più gli ambienti di apprendimento risultano innovativi.

3333L’esito del lavoro empirico responsabilizza in primis i docenti, le associazioni scientifiche, le comunità di pratica, e in seconda battuta le scuole con i dirigenti scolastici, le reti di scuole e gli organi di governo e di coordinamento. Ai vertici ovvero Ministero, Uffici Scolastici Regionali e Territoriali, Ambiti, Agenzie di supporto (Invalsi, Indire) ecc. rimangono i compiti chiave di definizione di politiche, allocazione delle risorse, implementazione delle misure di accompagnamento, creazione di reti, valutazione degli esiti in uscita ecc.

Le resistenze all’auto-organizzazione, provengono sia dall’alto che dal basso della piramide scolastica.

Le resistenze dall’alto derivano dal fatto che la maggiore autonomia viene vissuta come una riduzione della capacità del Ministero di tenere sotto controllo le attività. Il passo concettuale fondamentale per vincere le resistenze provenienti dall’alto è capire che auto-organizzazione non implica perdita di potere. Il potere è come la conoscenza: può essere duplicato. La concettualizzazione del potere come entità a somma non-zero è il passo critico per giungere a capire l’essenza dell’empowerment e la gestione dei sistemi a molte menti. L’empowerment non è abdicazione di potere, né condivisione di potere. È duplicazione di potere.

Ma le resistenze provengono anche da chi sta in basso. É molto più sicura e tranquillizzante la gerarchia, illusione di ordine, controllo e prevedibilità. Le resistenze dal basso non saranno mai superate se alla scuola mancherà un’anima, una comune ispirazione, un dream, una passione che coinvolga tutti i collaboratori nel gusto della scoperta, della ricerca, nella costruzione del nuovo, nella soddisfazione di creare qualcosa di proprio, di distintivo, nel dare significato alla propria storia, al proprio progetto di vita, ad un progetto di società più giusta e solidale.

L’auto-organizzazione per affermarsi ha bisogno di energia. L’energia è necessaria affinché i sistemi complessi adattativi – come scuole e classi – si auto-organizzino. Questo flusso è garantito dall’intra-imprenditorialità dei docenti (in classe) e dei dirigenti scolastici (nella scuola). La scuola muta se i suoi attori la spingono dal basso.

In una scuola che promuove l’auto-organizzazione, dirigenti e docenti passano da un ruolo classico di “pianificazione e controllo”, rispettivamente di scuola e apprendimento, ad uno nuovo di “creazione e presidio” del contesto, rispettivamente scolastico e di apprendimento. Un contesto dove la vera motivazione è l’auto-motivazione, frutto di una visione condivisa, ottenuta con l’esempio del leader che fornisce l’energia del cambiamento.

Serve intelligenza distribuita, inter-connessa, auto-motivata e auto-attivata. Al centro non si risolve. Il Ministero è necessario, ma non sufficiente. Il futuro è nella periferia, dentro le scuole auto-organizzate, capaci di promuovere feconde reti interconnesse di studenti, docenti, tecnici, dirigenti e scuole: l’auto-organizzazione è il futuro più affascinante della scuola.

 

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Marius C. Felderhof
La dimensione religiosa nelle sfide dell’educazione globale

Se si cerca di comprendere il mondo a livello globale, diventa presto evidente che le varie tradizioni religiose hanno esercitato e continuano a esercitare una profonda influenza sulle diverse culture nei diversi Paesi e, sempre più, anche in Europa, soprattutto a causa dell’immigrazione. Può essere sconcertante per un’Europa laica scoprire che le religioni e le istituzioni religiose esercitano ancora tanta influenza, nel bene o nel male, sulla vita di tante persone (stimate nell’85% della popolazione mondiale).
In Gran Bretagna una prima risposta educativa per preparare i giovani a questo mondo religiosamente plurale è stata quella di offrire loro lo studio delle religioni e delle diverse fedi religiose invece di un’educazione religiosa “confessionale” obbligatoria per legge. Si ritiene che questa soluzione iniziale sia inadeguata e che, dal punto di vista educativo, ci siano modi più costruttivi di affrontare il problema che siano più realistici, più rispettosi della natura delle religioni e più vantaggiosi per gli alunni.

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La relazione prende avvio dal riconoscimento dei vincoli relativi alla progettaizone del curricolo, in particolare quelli derivanti ​​dalla finitudine umana.
Prosegue prendendo in considerazione la questione centrale dell’educazione religiosa. Non tanto dello studio delle religioni quanto del nucleo fondante delle tradizioni religiose. A differenza degli Studi sulle religioni, che spesso che spesso portano a esiti differenziati, il cuore dei valori religiosi che si sostanzia nel “vivere bene” può essere un terreno comune di incontro di religiosi e laici. Questo nucleo fondante ha dimensioni morali e spirituali globali. Esso stabilisce anche che un punto centrale dell’educazione religiosa è lo sviluppo del carattere degli alunni, la loro apertura verso l’altro e il loro impegno globale. Questo sviluppo del carattere ha dimensioni cognitive (che impegnano l’intelletto), affettive (che coinvolgono i sentimenti) e conative (che attengono alla volontà). E’ interessante chiedersi se gli interventi educativi all’interno dell’insegnamento della religione abbiano effettivamente un impatto sullo sviluppo del carattere. Uno studio pilota su piccola scala portato avanti nelle scuole di Birmingham e Liverpool ha prodotto risultati incoraggianti per quanto riguarda sia gli alunni che gli insegnanti.

 

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Raini Sipilä
Finlandia: la vera natura del nuovo curricolo

In Finlandia il nuovo curriculum nazionale è stato introdotto nel settore dell’istruzione di base nel 2016. Prima ha coinvoltole le classi dalla 1a alla 6a (scuola primaria) e successivamente le classi dalla 7a alla 9a (scuola secondaria). A livello locale sono stati elaborati propri programmi di studio basati sul curriculum nazionale.
La riforma in Finlandia è stata innanzitutto un ripensamento dell’apprendimento e degli ambienti di apprendimento. Si è inteso dare un ruolo più attivo agli studenti, più peso alle loro richieste, alle loro idee ed esperienze. Gli insegnanti sono stati chiamati ad avere più flessibilità nello svolgimento del loro ruolo.

La riforma è stata oggetto di moltissimi dibattiti e di molte reazioni sia a favore sia contro.

111aI giornali di tutto il mondo hanno dato informazioni sulla riforma finlandese con titoli del tipo: “La Finlandia abbandonerà l’insegnamento delle discipline“, “In Finlandia le discipline potrebbe essere presto una cosa del passato“. Nei giornali si è parlato di “Apprendimento basato sui fenomeni”, proponendolo come un modo rivoluzionario di pensare e insegnare, ebbene questa definizione non compare nel Curricolo nazionale. Sorprendentemente il curriculum nazionale è basato sulle discipline.

La vera novità consiste nelle competenze trasversali, nei moduli multidisciplinari e nel coding.

La competenze trasversali fanno parte di ogni disciplina, esse sono:

  1. pensare e imparare ad imparare,
  2. competenza culturale, interazione ed espressione di sé,
  3. saper prendersi cura di sé e saper gestire la propria vita quotidiana,
  4. multiliteracy,
  5. competenza digitale,
  6. competenza nel lavoro e imprenditorialità,
  7. partecipazione e coinvolgimento nella costruzione di un futuro sostenibile.

Gli studenti vengono valutati in vari modi, ci sono diverse modalità di valutazione: autovalutazione, valutazione tra pari, feedback scritto/orale e scheda annuale. La valutazione si basa su obiettivi definiti per ​​ciascuna disciplina; lo scopo della valutazione è sostenere l’apprendimento degli studenti.”

 

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